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09/07/13

6. Donatore. Nel suo cammino l'eroe incontra un personaggio che gli offre -alcune volte in cambio di un gesto di generosità dell'eroe -dei doni.

Cettina è chiu ranni di Calogero. Un anno. Forse due. Quando quello se la ritrova davanti non può evitare di mostrarsi sorpreso. Che non se lo aspettava prorio.

"E tu chiccifai cà?"
"Avi nura ca taliu! Chiffai?"
"Ah sì? E comè ca non ti visti?"
"Ero al balcone minchiuni"
"Certo! E per arrivare cà avvulasti..."
"No! Scinnii di dà!"

Calogero isa locchi verso il palazzo lì dove Cettina gli indica con il dito. Accanto al balcone della casa della carusa nota che passa il tubo per quando piove

"Certo! E ammesso ca cià fà quel coso a fariti scinniri comu fai dopo pacchianari?"
"Ciaiu i chiavi scemo!"
"Ah!"

Calogero non cinnavi vogghia di proseguire la discussione. Eppoi si deve spicciare che u pannitteri arriva presto a matina pi travagghiari.

"Va bene! Va bene va! Chiffai ma runi una manu?"
"Certo. Ma piffari cosa?"
"Vogghiu u me palluni. Don Tano su puttau dentro al panificio"
"E comu fai?"
"Trasu darreri o garage... cè un puttusiddu! Una finestra  per laria..."
"Veramenti?!"
"E certo. Su tu ricu! Allora chiffai? Veni? E tardu già"
"Forza"

Cettina lo segue e mentre sorride che ci piace lidea di quel gioco. Non cinnavi primura a caruridda che prima al balcone ha sentito so o pà che accuminciava a farici una visita intima a quella fimmina che sè portato a casa e lo sa che quannu finisciuno poi dormono ca non sentono mancu i bummi e allora lei può rientrare senza che loro se ne accorgono.

"Ma ciafai? E' iautu!"
"Aspetta ca pigghiu sta cascia"

Nonostante tutti gli sforzi Calogero arriva solo a puntellare i ita sul bordo della finestra e le cassette di legno abbiate dietro al panificio sono troppo leggere e basse e fradice per poterci fare una specie di scala.

"Te lavevo detto io"
"E brava a mavara!"
"Certo. Iu sugnu mavara ma tu sì duru"
"Comu no! Bellaiuto ca mi runi"
"Va bene. Va bene. Minni staiu iennu!"
"Ecco! Brava!"
"Però ci putemu pruvari dumani se vuoi"
"Macchidici! E su poi mu tagghiunu?"
"Scimunitu dumani è duminica! Il panificio è chiuso"
"Vero..."

Calogero si vergogna che non lha pensata prima questa cosa e allora smette di provare ad arrampicarsi che già ciavi tutte le braccia e le iamme graffiate e tanto lo sa che non ci può arrivare a quella minchia di finestra e ci vuole altro oppure una nuova pinsata. Solo che non ci vuole dare ragione a quella carusidda.

"Chiffai? Mi accompagni alla fontana?"
"Sì! Va bene"

I due camminano muti e ora sono al centro della strada che non cè più bisogno di nascondersi. Lontano dove cè la via grande continuano a passari le machine e qualcuna ogni tanto li illumina e li fa sembrare come a fantasmi.
Quando è sicuro che non lo può vedere Calogero guarda a Cettina che quella carusa è proprio strana. Ciavi un paro di pantaloncini larghi larghi tutti blu che di sicuro sono di so o pà e una magliettina con le figure dei cartoni. Calogero non li conosce quei personaggi che lui non cià tempo per quelle minchiate.
Cettina invece continua a camminare avanti e ogni tanto si gira di scatto forse per fargli uno scherzo oppure se ne accorge che lui la talia.

"Comu stà to o mà?"
"Comu a stari? Come sempre"
"Mio padre dice che sarebbe megghio ca murissi. Megghio pittia intende"
"Ce la chiestio qualcuno il suo parere?"
"No certo. Era che io ci spiai"
"E perchè?"
"Accussì"
"Senti ma dumani voi veniri veramente?"
"E certo! Tu rissi iu!"

Lacqua dopu tannicchia ca scurri è quasi fridda. Cettina si piega e continua a mungiri u buttuni per bere. E si vagna la facci bevendo. E la maglietta macari.  Poi ci mette un dito a fermare luscita e lacqua accumencia a schizzare e lei  vagna a Calogero che scappa e arriri e che poi tenta di prendere lui il possesso di quellarma ma il risultato è ca su vagnati tutti rui dalla testa ai peri e gocciolano che quasi arrinesciunu ad aviri friddu.

"Bastardu!"
"Cunnuta!"

Quannu Calogero lassa Cettina davanti alla porta della sua casa ci dice solo "a domani" e poi acchiana le scale che gli mancano pochi piani a sò casa. E salendo si accorge che per un po' non ci ha pensato più al suo pallone ma ora però cè ritornato in testa.

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