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23/05/12

Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992)

"La forza legale non proteggeva in alcun conto l'uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi diluviavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissità; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d'impedimento a proferire una condanna [...]. Con tutto ciò, anzi in gran parte a cagion di ciò, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l'impotenza de' loro autori; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d'aggiunger molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano da' perturbatori, e d'accrescer le violenze e l'astuzia di questi. L'impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d'interesse, e con gelosia di puntiglio. Ora, quest'impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire. [...] Di quegli stessi ch'eran deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alla parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela; gli uni e gli altri, per educazione, per interesse, per consuetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime, e si sarebbero ben guardati dall'offenderle, per amor d'un pezzo di carta attaccato sulle cantonate. Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber però potuto venirne alla fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d'essere abbandonati da chi, in astratto e, per così dire, in teoria, imponeva loro di operare. Ma, oltre di ciò, costoro eran generalmente de' più abbietti e ribaldi soggetti del loro tempo; l'incarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore, e il loro titolo un improperio. Era quindi ben naturale che costoro, in vece d'arrischiare, anzi di gettar la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorità e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo; nell'opprimer cioè, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa."

Alessandro Manzoni , I Promessi Sposi, Capitolo I

19/05/12

"Quello che non so" di Il nuovo mondo di Galatea

Non so molto sull’attentato a Brindisi, per il buonissimo motivo che sono una blogger che scrive da casa sua: non ero sul posto, non posso aver visto nulla, non sono andata a chiedere informazioni ai testimoni né ho potuto avere contatti con gli inquirenti e le forze dell’ordine. So quello che ho letto dai lanci di agenzia e dalle notizie frammentarie dei giornali. E cioè che stamattina, poco prima del suono della campanella, all’Istituto Professionale Francesca Morvillo Falcone di Brindisi è scoppiata una bomba, più precisamente un ordigno formato da tre bombole a gas ed innestato da un timer. A seguito di questo fatto, una alunna sedicenne della scuola ha perso la vita, un’altra rischia di rimettercela e alcuni ragazzi sono rimasti feriti.
Quello che so io, come blogger che scrive da casa, è in pratica anche quello che sanno anche tutti gli altri blogger come me, e probabilmente, tranne qualche trascurabile particolare in più, anche i grandi opinionisti dei vari giornali e telegiornali, perché loro, come me che sono una blogger di provincia, il culo dalle loro scrivanie non ce lo alzano di certo, manco se scoppia una bomba a Termini, e figuriamoci in una scuola pugliese.
Quello che so è dunque che l’Istituto preso di mira portava il nome della defunta moglie di Giovanni Falcone, perita come lui nella strage di Capaci, il cui ventennale si celebra proprio in questi giorni. So che quella di Capaci è stata una strage di mafia, e so che la Mafia siciliana ha ormai addentellati ed alleanze ovunque, ma so anche che la Puglia e Brindisi non sono sotto la sua diretta influenza, semmai sotto quella della Sacra Corona Unita, organizzazione che, per quanto consta, non ha mai fatto attentati di questo tipo. So che le organizzazioni mafiose possono essere solidali, ma fino ad un certo punto, e mai e poi si pestano i piedi, per cui un mafioso non va senza permesso a mettere bombe in territori della Sacra Corona a meno che la Sacra Corona non gliene dia esplicito permesso, ma che la Sacra Corona, per quanto possa essere solidale con la Mafia siciliana, ben difficilmente darebbe il permesso di fare nel suo territorio un attentato che rischierebbe di smuovere le acque del suo quieto vivere ed inimicarle la popolazione.
Non so per certo, ma posso immaginare e silentio, che la scuola in questione non abbia mai ricevuto minacce o avvertimenti dalla malavita locale, altrimenti queste sarebbero subito state ricordate al momento dell’attentato e i mass media ne avrebbero parlato. Non risulta, invece, che la scuola avesse qualche progetto, più o meno educativo, in atto che potesse dar fastidio alla Sacra Corona, né che abbia mai avuto problemi sul territorio: nessun insegnante minacciato, nessun precedente (effrazioni, problemi). Non risulta che questa scuola, insomma, si segnalasse per una particolare incisività, rispetto ad altre, in iniziative antimafia, o che potessero dar fastidio alla criminalità: il che non vuol dire che non ne abbia fatte, si fanno in tutte le scuole, o che i suoi studenti non abbiano partecipato a cortei, o conferenze in cui la Mafia veniva esacrata, magari con grande entusiasmo, ma che le sue iniziative erano simili a quelle di molte altre scuole, e non certo tali da potersi configurare come qualcosa da “punire” con un attentato così eclatante e fuori dagli schemi.
So, perché sono una blogger ma un pochina di memoria storica ce l’ho, che gli attentati di Mafia avvenuti in passato sono stati un po’ diversi, perché sempre volti a colpire o persone ben determinate (giudici, giornalisti, personaggi che erano un punto di riferimento per il loro impegno) oppure luoghi simbolo (l’Accademia dei Georgofili vicino agli Uffizi a Firenze, la Chiesa del Velabro nel centro di Roma), ed hanno anche usato mezzi diversi, cioè esplosivo professionale fatto saltare grazie a telecomandi a distanza, non bombole del gas fatte esplodere da un timer così mal settato da far detonare tutto prima del suono della campanella.
Quello che so, insomma, è che si è trattato certamente di un attentato, progettato per uccidere alcuni studenti della scuola; ma che le modalità di questo attentato, se c’entra la Mafia, sono per lo meno anomale rispetto al passato.
Quello che non so, e che non posso sapere io, ma in questo momento non lo può sapere nessuno, è tutto il resto, perché per ora non abbiamo altre notizie che queste, non ci sono rivendicazioni, e non abbiamo idea né delle prove in mano agli inquirenti né di altro. Per cui chi in questo momento scrive post dando per scontato il coinvolgimento di Mafie, Sacre Corone, Servizi Deviati, Complotti internazionali, e individua persino i mandanti e le motivazioni dell’attentato in questione, basandosi su suggestioni del passato o su non meglio precisati suoi ragionamenti politico-scientifico-oracolari dovrebbe almeno avere il buon gusto di dire chiaramente che per ora, e allo stato dei fatti, quello che sa lui è quello che so io, e tutto il resto sono idee, più o meno balzane, che gli frullano per il capo.
Fonte: Il nuovo mondo di Galatea ~ Diario ironico dal mitico nordest

16/05/12

"porn enjambement" da THE GUILTY MOUSE (il blog di Vittorio Ferrara )

Allen Ginsberg una volta ha scritto che l’unica cosa pornografica che avesse mai visto era stata un sacerdote benedire le bombe al napalm che venivano caricate sugli aerei in missione sul Nord Vietnam questa definizione di pornografia è stata per un paio di generazioni un faro etico ed estetico ora qui e specificatamente in settimana è stata usata pornografia questa


e questa ma nessuno si è inorridito mentre se qui si pubblicasse ancora oggi una foto di mapplethorpe come questa sarebbero in molti a sentirsi offesi eppure la pornografia è sotto gli occhi di tutti ogni giorno in immagini come questa


e così in tante altre consumate quotidianamente cos’è che allora ci fa accettare o rifiutare una determinata immagine? la “velatezza” del/al riferimento? il riferimento in sé? è la “quantità di realtà” che l’immagine porta, dunque, a fare la differenza? la sua “cortesia”? la sua ipocrisia? nella tipologia dei segni secondo Peirce e Morris questa immagine (questo segno) apparterrebbe alla iconicità* diciamo a “seconda vista” e alla indicalità* a “prima vista” (o “svista”)? questa immagine sembra dunque arrogarsi il diritto all’uso di una libertà codificata come l’ enjambement, come di una figura rigidamente regolata che si prende la libertà spiazzante di concludere il proprio senso altrove, o almeno semplicemente “un po’ più in là” ecco una pornografia accettabile sarebbe allora quella che chiuda il proprio senso (“che volgarità!”) almeno appena un poco più in là che questo a prima vista possa sembrare un sedere vi sono pochi dubbi ma questo “enjambement” ci permette di “far finta di non capire” o “capire un po’ più in là” si potrebbe dire “far finta di non vedere” se non avessimo invece perfettamente “già visto” Mappertolphe è l’inaccettabile che richiede un piano di decifrazione culturale una esegesi estetica questa è invece sottocultura e basta


          accettata (?) ma “inaccettabile” come un sacerdote che benedice bombe
           questa è per il topo
chi legge questo blog in africa in australia in canada negli states…? e perché?
*(Ugo Volli – “il nuovo libro della comunicazione” – SEGNI ICONICI i segni (le comunicazioni, i mezzi) caratterizzati da una certa somiglianza strutturale fra il segno (la comunicazione, il mezzo, il messaggio) e ciò che esso comunica (il significato, il referente) che appaiono “fatti alla stessa maniera”. Per esempio: la pittura figurativa, mappa metropolitana, disco SEGNI INDICALI caratterizzati da contiguità fisica o casuale. Per esempio: dito puntato, freccia, manifesto che attira l’attenzione col colore, “mouse” SEGNI SIMBOLICI arbitrari, caratterizzati da un legame convenzionale. Per esempio: linguaggi verbali, scritture alfabetiche, linguaggi di programmazione del computer)

 Fonte: THE GUILTY MOUSE

11/05/12

"Non c'e' nessuna ondata di suicidi economici" di Gennaro Carotenuto

È proprio vero che c’è un’ondata di suicidi economici in Italia? È proprio vero che si sta ammazzando un numero senza precedenti di bravi imprenditori strozzati dal fisco, da Equitalia, dallo Stato che non rimborsa, dal costo del lavoro troppo alto? In molti cominciano a dubitarne e a pensare che si tratti di una manipolazione mediatica. Il sociologo Marzio Barbagli, ripreso dal Blog di Gad Lerner, afferma apertamente che «non c’è nessuna emergenza suicidi dovuta alla crisi economica».
Come per il caldo o il freddo “senza precedenti”, le rapine in villa o gli stupri commessi da immigrati, sui quali i media dominanti costruirono ad arte la destabilizzazione del governo presieduto da Romano Prodi, anche l’ondata di suicidi di imprenditori sarebbe innanzitutto un fenomeno percepito, mediatico, portato in prima pagina non perché davvero rilevante o perché segni un picco particolare rispetto al passato, ma perché così conviene a fomentare una polemica anti-fisco che sarà l’argomento fondamentale delle destre nella prossima campagna elettorale.

I 38 suicidi di piccoli imprenditori contati dalla Cgia di Mestre dall’inizio dell’anno, sempre penosi, «non rappresentano un’anomalia a fronte delle 1300 persone circa che nello stesso periodo si sono tolte la vita in Italia. I suicidi in questa categoria sociale c’erano anche negli anni passati, più o meno con la stessa frequenza». Sempre secondo Bargagli Italia e Grecia, due dei paesi più aggrediti dalla crisi, avevano e continuano ad avere tassi di suicidi tra i più bassi in Europa. La Germania, che corre come un treno, ha un tasso di suicidi doppio di quello italiano.
Scrive cose simili Daniela Cipolloni su Wired che sostiene anzi che nel 2012 i suicidi attribuiti a motivi economici sarebbero in calo, 0,29 al giorno contro 0,51 del 2010 e 0,54 del 2009. Ogni anno in Italia si suicidano circa 3.000 persone, un numero che circa vent’anni fa era intorno ai 4.000, e la motivazione economica sarebbe marginale nel togliersi la vita. Secondo Stefano Marchetti dell’ISTAT, intervistato da Cipolloni, il suicidio economico è al penultimo posto tra le motivazioni di chi si toglie la vita in Italia. Quasi una persona su due si suicida per motivi di salute e perfino chi si suicida per motivi sentimentali sarebbe il doppio di chi si suicida per problemi economici.
Ovviamente è innegabile che le difficoltà economiche contribuiscano a determinare le condizioni di molti suicidi. Ma non sono gli imprenditori i principali soggetti a rischio. Ben peggio va ai disoccupati. 362 suicidi del 2010, il 12% del totale, era disoccupato. Quindi, parlare di ondata di suicidi causati dalla crisi è una forzatura tendenziosa. Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, sempre intervistato da Wired, indica tre motivi di riflessione: 1) i suicidi sono innanzitutto persone già con gravi patologie psichiche. Le difficoltà contingenti si innescano su quadri già gravi. Tuttavia, 2) è dimostrato che il parlare troppo di suicidi causi emulazione tra chi è già predisposto. Infine: 3) la cosa migliore che può fare il governo per arginare i suicidi è aumentare i fondi destinati ai centri di salute mentale.
Anche se un tema così delicato merita rispetto e prudenza, è evidente che c’è chi soffia sul fuoco. Una breve in cronaca merita il suicidio dell’operaio cassintegrato, del cinquantenne licenziato, del giovane precario. Finisce in prima pagina chi invece si suicida “per colpa di Equitalia”. Ragioniamo con la nostra testa mentre gli sciacalli politici e mediatici soffiano sul fuoco e forniscono interpretazioni fuorvianti e fanno partire ondate emotive. Siamo già in campagna elettorale. Tutto già visto.

09/05/12

01/05/12

Il mio Maggio

 Il mio Maggio
A tutti,
 a quanti, spossati dalle macchine,
 si sono riversati per le strade,
 a tutti,
 alle schiene sfinite dalla terra
 e che invocano una festa,

il primo maggio!
 Al primo fra tutti i maggi
 andiamo incontro,compagni,

con la voce affratellata nel canto.
 E’ mio il mondo con le sue primavere.
 Sciogliti in sole, neve!
 Io sono operaio,
 è mio questo maggio!
 Io sono contadino,
 questo maggio è mio!

A tutti
 A quelli che, scatenata l’ira delle trincee,
 si sono appostati in agguati omicidi,
 a tutti,
 a quelli che dalle corazzate
 sui fratelli
 hanno puntato le torri coi cannoni,
 il primo maggio!
 Al primo fra tutti i maggi
 andiamo incontro,
 allacciando le mani disgiunte dalla guerra.
 Taci, ululato del fucile!
 Chètati, abbaiare della mitragliatrice!
 Sono marinaio,
 è mio questo maggio!
 Sono soldato,
 questo maggio è mio!

A tutte

le case,
 le piazze
 le strade,
 strette dall’inverno di ghiaccio,
 a tutte
 le fameliche
 steppe,
 alle foreste,
 alle messi,
 il primo maggio!
 Salutate
 il primo fra tutti i maggi
 con una piena
 di fertilità, di primavere,
 di uomini!
 Verde dei campi, canta!
 Urlo delle sirene, innalzati!
 Sono il ferro,
 è mio questo maggio!
 Sono la terra,
 questo maggio è mio!
Vladimir Vladimirovič Majakovskij.


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