venerdì, aprile 11, 2025

Simone de Beauvoir

 

“L’oppresso non può realizzare la sua libertà di uomo se non nella rivolta, giacché la peculiarità della situazione contro la quale si ribella consiste proprio nell’impossibilità di ogni sviluppo positivo; la sua trascendenza si supera all’infinito solo nella lotta sociale e politica.”

giovedì, aprile 10, 2025

[Alfredo] Finirà presto

 "Finirà presto" si dice Alfredo e chiude la porta e sente il cane dei vicini abbaiare e poi con calma inizia a dirigersi verso il supermercato. 

Un panino e un etto di mortadella, non ci vuole molto. 

"Finirà presto" continua a ripetersi e rientra e si siede e taglia il pane per farcirlo. 

"Finirà presto" pensa e morde e mastica e apre una bottiglia di birra da cui beve appena un sorso. 

"Finirà presto, non è possibile altro"

Il sole invade il balcone e la stanza e poi si ritira ed è di nuovo notte. 

"Finirà presto" sogna Alfredo e tira su la coperta per coprirsi, per  tornare bambino.

domenica, aprile 06, 2025

In margine alla manifestazione del 5 aprile

La foresta di Birnam è tornata sulle strade.

L'ho vista tante volte farlo,  ho provato tante volte 

speranza

per quel suo ondeggiare, che 

ora fatico: quasi fosse imbattibile

il male. 

Mi muovo anch'io, sugli alberi 

mi arrampico forse solo per tenacia, 

forse per quel che resta di un morbido,

esatto,

adolescenziale sognare.

giovedì, aprile 03, 2025

[Alfredo] amnesie

 "… non c'è più educazione e poi come si vestono! Le ragazze poi!  Sembrano tutte zoccole poco eleganti. Ma li ha sentiti parlare a quegli zulu? Sembra di essere tornati in Africa"

Alfredo lo guarda e nel frattempo guarda lontano, di là dai vetri dell'autobus, verso il fiume che scorre lento, verso gli alberi che marciano ordinati, verso il cielo che sembra di nuovo imbruttirsi. Quello continua a parlare e non si accorge di quella disattenzione, di quel rifiuto. Come se quel lungo sfiatare sia solo il necessario svuotarsi di una pentola lasciata troppo da sola sul fuoco.

Mancano ancora molte fermate, ma Alfredo decide che forse è già abbastanza. Si alza, saluta con il capo educatamente e fugge via da quel vuoto, da quel ciarlare. 

Sul marciapiede nessuno, quella è una fermata secondaria. La campagna è vicina e sull'altro lato della strada solo un vecchio edificio con un piccolo bar. Alfredo decide che prenderà un caffè e tornerà indietro; un'auto lo sfiora mentre attraversa la strada, lui sembra quasi non farci caso impegnato com'è a rintracciare un ricordo.

Era stato qualche giorno prima, vicino ai portoni di una scuola, in un piccolo spazio ricavato tra due palazzi, quasi un proscenio non voluto da nessun architetto. Aveva sentito cantare dei ragazzini. Non era riuscito a capire bene quelle parole strette tra un inglese inventato e un gergo  a lui sconosciuto,  ma il gruppetto sembrava ridere felice, e urlavano e si dimenavano senza sosta. 

Subito gli era tornato in mente un romanzo letto molti anni prima, l'autore raccontava di una donna sentita cantare al balcone e concludeva che c'era ancora speranza se questo tornava a succedere. Alfredo per quanto si sforzasse non riusciva a ricordare altro di quel testo, di quello scrittore, ma di certo non avrebbe potuto chiederlo al suo vicino sull'autobus se il ricordo gli fosse affiorato prima, forse nemmeno a quei ragazzi persi nel loro vivere. 

Alfredo sorride pensando che lo avrebbero di certo deriso se si fosse avvicinato loro con quel dubbio e di sicuro avrebbero avuto ragione.

mercoledì, aprile 02, 2025

ma

Ma, se piove, 

chi asciugherà quelle tue lacrime, 

amore?

lunedì, marzo 31, 2025

[Alfredo] oggi è una bella giornata

Alfredo ha dimenticato la giacca a casa. È uscito così, con la camicia di mille colori e il sole che promette di scaldarlo. Forse rientrerà tardi oggi, forse la sua passeggiata sarà più lunga del solito. La meta, però, è sempre la stessa: la panchina sotto il grande albero nel parco. 

Sulla strada da un'occhiata rapida alle civette dell'ultima edicola rimasta nel quartiere: un incidente; un massacro; una guerra che si avvicina. 

Alfredo ripensa ai racconti della sua famiglia, alle loro fughe da sfollati, alla borsa nera, ai lavori improvvisati e scuote la testa e si rattrista e quel sole non riesce più a scaldarlo e quella luce non gli mette più allegria. 

Quando raggiunge la panchina è come se avesse perso le forze. Una madre, poco lontano, ride giocando con il suo bambino, l'albero si è riempito di gemme e un tiepido vento gli accarezza il viso. 

Alfredo alza gli occhi verso il cielo, poi li chiude per proteggerli, per proteggersi.