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09/05/22

09-05-1978

 



"Il comunismo non è oggetto di libera scelta intellettuale, né vocazione artistica: è una necessità materiale e psicologica."

09/05/21

43 anni

 43 anni  fa Peppino Impastato veniva ucciso. Per il suo impegno militante antimafia e per il suo meridionalismo sociale. Peppino è stato il precursore dell’antimafia sociale. Le sue idee, la sua figura sono attualissime. Soprattutto oggi, con la mafia che diventa sempre più pervasiva all’interno delle strutture economiche e sociali. La mafia attua, oggi, negli strati popolari impoveriti dalla pandemia, un vero e proprio welfare “sostitutivo” di uno Stato sociale  che non eroga le risorse necessarie; e acquista quote ed azioni di aziende in difficoltà economiche. Peppino è, quindi, attuale perché fu vittima del “sovversivismo” reazionario delle classi dominanti meridionali. Non dimentichiamo che la Commissione Antimafia, nel 1976, ancora parlava della mafia come di una “comune forma di delinquenza organizzata” e che la prima legge antimafia fu varata solo nel 1982 (4 anni dopo l’uccisione di Peppino…). Umberto Santino ci insegnò, in quegli anni difficili, il “paradigma della complessità” della borghesia mafiosa: la mafia come organizzazione e sistema di rapporti, intreccio tra criminalità, accumulazione, processi di valorizzazione del capitale, codice culturale; e, insieme, consenso sociale.  Impiegammo 22 anni per ottenere la condanna giudiziaria dei mandanti dell’uccisione di Peppino e 21 anni per ottenere l’approvazione, in Parlamento, della mia relazione che indaga sugli intrecci di potere che non avevano permesso di giungere subito alla verità. Anche il Ministero dell’Interno parlò, per 20 anni, di Peppino “terrorista” o di Peppino “suicida”. Non a caso decisi, insieme agli splendidi collaboratori della Commissione Antimafia,di intitolare la relazione “Anatomia di un depistaggio”. E, dopo anni di inchiesta, volemmo che si aprisse con queste parole:” Italiani perdonateci; lo Stato avrebbe potuto scoprire subito la verità, ma segmenti dello Stato ( Carabinieri, parte della Magistratura) lo impedirono”. Non vi fu, infatti, da parte dello Stato, negligenza o inerzia ma scelta consapevole.. Perché la mafia è un sistema di relazioni. A Cinisi indagammo sulla identità di una mafia in transizione: che diventava un vero e proprio distretto della droga, raccordo e tramite tra mafia siciliana e mafia statunitense. Insomma Badalamenti, che volle l’uccisione di Peppino, aveva tanto denaro, tanto potere, un articolato sistema di relazioni politiche. La mafia è dentro l’amministrazione, la finanza, la politica. Il ricordo di Peppino è attualissimo. Perché fu, insieme ai tanti braccianti e sindacalisti uccisi dal potere borghese/mafioso (da Portella della Ginestra in poi) precursore dell’antimafia sociale. Costruì un nesso tra lotte studentesche, bracciantili, per la riforma agraria : una sfida al comando mafioso sul territorio. Utilizzando anche  strutture allora appena apparse; Radio aut , con il sarcasmo delle splendide e coraggiose trasmissioni di Peppino, fu una vera e propria demistificazione e critica del potere. Rivedo Peppino nelle tante ragazze, nei tanti giovani che praticano conflitto e mutualismo sociale nei quartieri metropolitani del Sud, nei tanti paesi abbandonati dallo Stato. Peppino non è una icona nostalgica: era un militante comunista, un attivista sociale, di Lotta Continua e di Democrazia Proletaria, che combatteva i compromessi “milazziani” che coinvolgevano mafie e settori della sinistra in un articolato sistema di interessi. E’ stato certamente anche un precursore del movimento altermondialista. Lottò per “un altro mondo possibile”. Lo comprese e lo aiutò la sua splendida mamma, mamma Felicia, donna straordinaria, che è stata la mamma di tutte e tutti noi.

Giovanni Russo Spena 

08/05/13

"Poi di chiddu c'era sei chila di robba, sei chila... "

"Ricordo anche un altro particolare. Mentre stavo ultimando il sopralluogo, proprio perché non c'era più nulla da fare, mi posi il seguente interrogativo: può il corpo di una persona ridursi in quel modo, senza la possibilità di trovare una sua parte più consistente?"

Fonti:
http://peppinoimpastato.tumblr.com/
Commissione Antimafia - Comitato di lavoro sul caso Impastato -

05/01/12

5 Gennaio, Pippo e Peppino

Un ritratto di Pippo Fava di Luigi Politano


Un ritratto di Pippo Fava
Chissà cosa stava pensando Pippo Fava quando l'hanno ammazzato, la notte del 5 gennaio di 28 anni fa. Forse, andando a teatro dalla sua nipotina, pensava alle strade di Catania che lui viveva ogni giorno, ai vicoli della città etnea e ai palazzi signorili di chi ha voluto la sua morte. Magari stava proprio prendendo in giro uno dei tanti pupi in mano a Santapaola. Storie di tutti i giorni nella terra che ha fatto di tutto per dimenticarlo, ma che lascia in ogni dove qualcosa che Pippo Fava ha raccontato in una vita intera. [continua a leggere]


In memoria di Peppino di Daniele Biacchessi

Ha braccia forti e un corpo allungato, come il suo volto.
Capelli mai pettinati, e baffi, e barba.
E uno sguardo che osserva lontano.
Al di là delle persone e dei fatti, al di là della sua stessa terra.
E' uomo curioso, Giuseppe Impastato, Peppino.
A Cinisi c'è nato e cresciuto.
5 gennaio 1948.
Il padre, Luigi Impastato, è un commerciante, amico di mafiosi.
Lo zio, Cesare Manzella, è un capomafia ucciso nel 1963 nel corso di una guerra tra clan.
E' giovane Peppino.
Lui ha fatto un giuramento.
"Così, come mio padre, non ci diventerò mai".
Rompe con il padre Luigi e avvia un'attività politica di contrasto a Cosa Nostra.
Fonda il circolo "Musica e Cultura".
Cineforum, concerti e soprattutto dibattiti.
Molti dicono che è matto, ma altri giovani del paese si uniscono a lui.
Siamo nel 1976 [continua a leggere].

Fonti: Cado in Piedi ; Articolo 21

09/05/09

Maggio 1973, Maggio 1978, Maggio 2009






Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Como beber
Dessa bebida amarga
Tragar a dor
Engolir a labuta
Mesmo calada a boca
Resta o peito
Silêncio na cidade
Não se escuta
De que me vale
Ser filho da santa
Melhor seria
Ser filho da outra
Outra realidade
Menos morta
Tanta mentira
Tanta força bruta...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Como é difícil
Acordar calado
Se na calada da noite

Eu me dano
Quero lançar
Um grito desumano
Que é uma maneira
De ser escutado
Esse silêncio todo
Me atordoa
Atordoado
Eu permaneço atento
Na arquibancada
Prá a qualquer momento
Ver emergir
O monstro da lagoa...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

De muito gorda
A porca já não anda
(Cálice!)
De muito usada
A faca já não corta
Como é difícil
Pai, abrir a porta
(Cálice!)
Essa palavra
Presa na garganta
Esse pileque
Homérico no mundo
De que adianta
Ter boa vontade
Mesmo calado o peito
Resta a cuca
Dos bêbados
Do centro da cidade...

Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
Pai! Afasta de mim esse cálice
De vinho tinto de sangue...

Talvez o mundo
Não seja pequeno
(Cálice!)
Nem seja a vida
Um fato consumado
(Cálice!)
Quero inventar
O meu próprio pecado
(Cálice!)
Quero morrer
Do meu próprio veneno
(Pai! Cálice!)
Quero perder de vez
Tua cabeça
(Cálice!)
Minha cabeça
Perder teu juízo
(Cálice!)
Quero cheirar fumaça
De óleo diesel
(Cálice!)
Me embriagar
Até que alguém me esqueça
(Cálice!)
Padre, allontana da me questo calice

Padre, allontana da me questo calice

Padre, allontana da me questo calice

Il vino è sporco di sangue

Non voglio bere una bevanda amara

Ed ingoiare fatica e dolore

Posso tenere chiusa la mia bocca

Però non posso chiudere il mio cuore

Ah se potesse la mia madre santa

Far diventare degna questa vita

Lasciare respirare la mia gente

Tra le menzogne e tanta forza bruta

Padre, allontana da me questo calice…

Com'è difficile stare in silenzio

Io nel silenzio di notte mi danno

Voglio lanciare un grido disumano

Con la speranza di essere ascoltato

Questo silenzio mi lascia stordito

Anche stordito però rimango attento

Potrebbe emergere in qualche momento

Dal lago il mostro che ho tanto temuto

Padre, allontana da me questo calice…

Per quanto è grasso il porco non cammina

Per troppo uso il coltello non taglia

Com'è difficile padre avere voglia

Che passi notte ed arrivi mattina

Sembra il progetto di un mercante pazzo

In questi giorni dipinti di nero

Non smette mai di nuocere il pensiero

Degli ubriachi chiusi nel palazzo

Padre, allontana da me questo calice…

Il mondo aspetta ancora il suo destino

Forse la vita non si è consumata

Voglio inventare da solo il mio peccato

E poi morire del mio stesso veleno

Non voglio più sentirmi in una gara

Mi tiro fuori dai luoghi comuni

Voglio annusare fumo di gasolio

Ubriacarmi e poi farmi scordare