Grazie per aver ricordato con me. Ho visto girare questo scritto, mi piace condividerlo anche qui, con voi :)
QUESTO NON E' MIO FIGLIO
(Felicia, la madre di Peppino Impastato. Cinisi, 1979)
Questo non è mio figlio. Queste non sono le sue mani questo non è il suo volto. Questi brandelli di carne non li ho fatti io. Mio figlio era la voce che gridava nella piazza era il rasoio affilato delle sue parole era la rabbia era l'amore che voleva nascere che voleva crescere. Questo era mio figlio quand'era vivo, quando lottava contro tutti: uomini di panza che non valgono neppure un soldo padri senza figli lupi senza pietà. Parlo con lui vivo non so parlare con i morti. L'aspetto giorno e notte, ora si apre la porta entra, mi abbraccia, lo chiamo, è nella sua stanza a studiare, ora esce, ora torna, il viso buio come la notte, ma se ride è il sole che spunta per la prima volta, il sole bambino. Questo non è mio figlio. Questa bara piena di brandelli di carne non è di Peppino. Qui dentro ci sono tutti i figli non nati di un'altra Sicilia.
Non sono mai stato comunista ma Peppino aveva un coraggio e una dignità assoluta. Lasciato solo morì solo, Palermo se ne fregò per lunghissimi anni questa è la verità nuda e cruda. Adesso è più facile ma radio aut era un nano che sbeffeggiava un gigante. I versi di Felicia vanno letti in siciliano picchì in lingua sunnu nautra cosa. Chistu nun è me figghiu U tabbutu iè chinu di frattagghie di carni nun è Pippinu. Cca dintra ci sunnu tutti i figghi mai nasciuti di nautra Sicilia.
Una coscienza pura come poche
RispondiEliminaE già.
RispondiEliminaGrazie per aver ricordato con me. Ho visto girare questo scritto, mi piace condividerlo anche qui, con voi :)
RispondiEliminaQUESTO NON E' MIO FIGLIO
(Felicia, la madre di Peppino Impastato. Cinisi, 1979)
Questo non è mio figlio.
Queste non sono le sue mani
questo non è il suo volto.
Questi brandelli di carne
non li ho fatti io.
Mio figlio era la voce
che gridava nella piazza
era il rasoio affilato
delle sue parole
era la rabbia
era l'amore
che voleva nascere
che voleva crescere.
Questo era mio figlio
quand'era vivo,
quando lottava contro tutti:
uomini di panza
che non valgono neppure un soldo
padri senza figli
lupi senza pietà.
Parlo con lui vivo
non so parlare
con i morti.
L'aspetto giorno e notte,
ora si apre la porta
entra, mi abbraccia,
lo chiamo, è nella sua stanza
a studiare, ora esce,
ora torna, il viso
buio come la notte,
ma se ride è il sole
che spunta per la prima volta,
il sole bambino.
Questo non è mio figlio.
Questa bara piena
di brandelli di carne
non è di Peppino.
Qui dentro ci sono
tutti i figli
non nati
di un'altra Sicilia.
Brigatepoetirivoluzionari (fb)
Avevo trovato anch'io, girando sul web, queste parole ... Tropo difficile commentare. Grazie per la condivisione Dario
RispondiEliminaNon sono mai stato comunista ma Peppino aveva un coraggio e una dignità assoluta. Lasciato solo morì solo, Palermo se ne fregò per lunghissimi anni questa è la verità nuda e cruda. Adesso è più facile ma radio aut era un nano che sbeffeggiava un gigante. I versi di Felicia vanno letti in siciliano picchì in lingua sunnu nautra cosa. Chistu nun è me figghiu U tabbutu iè chinu di frattagghie di carni nun è Pippinu. Cca dintra ci sunnu tutti i figghi mai nasciuti di nautra Sicilia.
RispondiElimina"in siciliano" sì
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