Il fatto è che Calogero lo sa che non è nel giusto e allora ci cade la forza. Che ribellarsi diventa una minchiata.
"Calò! Calò! Fallu veniri cà a Don Tano"
Calogero entra nella stanza a testa bassa che ancora la testa ci furia. Don Tano lo segue lento. Non sembra aviri primura. Comu su tuttu fussi già deciso.
"Allora Calò pecchè non ce lo dici a Don Tano quello che mi giurasti ammia?"
"Non fui iu!"
Quello che ci nesci a Calogero è un filo di voce che si fatica a sentirlo. Sta per chianciri u picciruddu e allora si morde il labbro che quello non è il momento e grida poi. Grida forte.
"Non fui iu! Non fui iu!"
Don Tano lo guarda tutto serio e sta per ribattere quando di nuovo suonano alla porta. Calogero rapi senza nemmeno chiedere chi è. Senza dire niente. Davanti a lui cè Iano. E quello lo saluta con la testa e poi trasi comu su fussi a so' casa.
"Don Tano! Don Tano la cercavo!"
Lospite sembra che manco si è accorto della malata. E' tutto concentrato su quelluomo.
"E chi voi di mia? Ora stamu parannu. Vero?"
Don tano talia la madre di Calò come per dirici: "Non si preoccupi che ora continuiamo. Che ce lo leviamo dai cugghiuna a chistu. Un attimo. Prima ca diventa chiattidda. Prima ca sattacca"
Iano forse ora lha capito che non si è comportato bene e saluta la donna e ci chiede come sta e però lo fa in fretta che altro ciavi per la testa. Altro ha da fare.
"La cercavo Don Tano!" "E' per via del panificio" aggiunge. Come su avissi notizie sconosciute. Misteriose.
"Rimmi allura! Forza! Siamo tra amici"
"Ecco io..."
"Chi cè?"
"Insomma. No sacciu se posso qui!"
"Senti carusiddu. Trasisti cà come a un porco e non ti rissi nenti macari se non le sopporto queste scortesie. Mi ricisti che avevi notizie e non vuoi parlare... ma chi mi voi fari incazzari?"
"No! No Don Tano! Iu vogghiu riri solo la verità!"
"Ah! La verità. E dilla allura!"
Calogero lo talia senza parole a quellamico suo che non ce lo faceva a quello tutto quel coraggio. Iano è uno che non si muove senza passari dalla mammina e dal paparino a chiedere il permesso macari di pisciari. Chi ci fa a so' casa? Chivvoli?
"Io stanotte lo visti a lui" e Iano indica Calogero "lo visti che traseva nella traversa dietro al panificio e che poi è uscito e subito è arrivato il fuoco"
"E comu u viristi?"
"Ero affacciato che cera cauru. Non riuscivo a dormire"
Don Tano lo guarda ancora più serio poi isa la mano e ci runa unaltra aggiustata alla facci di Calogero che così era pari con quella di prima.
"Calò! Calò! Unni sì Calò? Cu è stu munsignaro ca ciavi i chiavi da me casa? Cu iè? Don Tano io ci chiedo scusa. Io per un attimo ci ho creduto a quello. Oh chi disgrazia! Chi disgrazia! Unni sì Calò? Unni sì? Cu murrubau a me figghiu?"
Don Tano ora riprende a guardare a Iano che trema. Trema come su si aspittassi una lignata macari per lui.
"E picchì mi stai cuntannu sti cosi? Sintemu"
"Per la verità Don Tano. Per la verità"
"Di nuovo cu stà verità! Va bene! Va Bene! E chi viristi poi?"
"Poi nenti Don Tano. Poi minni trasii che ci cuntai tutto a me o mà e idda arrusbigghiaiu a me o pa' e poi ci telefonai subito ai vigili per chiamarli. E quannnu mi affacciai di nuovo non cera chiu nuddu!"
Calogero ci arriva nella panza con tutta la sua forza urlando e lo ietta nterra e ci runa pugna che quello si difende e Don Tano deve faticare per separarli. Che con la sinistra tiene a uno e colla destra tiene allaltro. E pensa che i pigghiassi a coppa a tutti rui. Così! Per sfogarsi. Ma non può in quel momento e allora accumencia a santiari e poi ci chiede scusa alla donna che quello non è parrari di cristiani. Poi appena è un po' più calmo ordina:
"Ora vassittati e cià finiti. E mi cuntati tuttu macari. Di prescia però ca iu non ci vogghiu aviri nenti acchiffari che picciriddi."
E allora quei due sembra che si calmano e si siedono ai piedi del letto. E a vederlo quello pari un quadro antico. Con quella fimmina menza susuta tra di loro e quei due con la faccia gonfia e gli occhi a terra.
Nessun commento:
Posta un commento