Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta poesia. Mostra tutti i post

03/12/24

Evgenij Aleksandrovič Evtušenko - Non ci saranno più parole -

Non ci saranno più parole, lo sai

né qui, né altrove

né parole a dire ciò che è stato

né parole a dire ciò che non è più

mi resta un pacco mai spedito

e un libro desiderato

mi resta un letto non ancora disfatto

e musiche mute e parole strozzate

e immagini sfocate

mi resta la sciatta e affrettata gentilezza

di una conversazione lampo

moneta di latta

da gettare ai pezzenti per strada.

 Evgenij Aleksandrovič Evtušenko

02/12/24

Federico Garcia Lorca - Madrigale

Il mio bacio era una melagrana,
profonda e aperta;
la tua bocca era una rosa
di carta.

Lo sfondo un campo di neve.

Le mie mani erano ferri
buoni per le incudini;
il tuo corpo era il tramonto
di un rintocco di campana.

Lo sfondo un campo di neve.

Nello sforacchiato
teschio blu
fecero stalattiti
i miei ti amo.

Lo sfondo un campo di neve.

Si riempirono di muffa
i miei sogni infantili,
il mio dolore tortile
trapanò la luna.

Lo sfondo un campo di neve.

Adesso ammaestro grave
l’alta scuola,
il mio amore, i miei sogni
(cavallucci senza occhi).

E lo sfondo è un campo di neve.

Federico Garcia Lorca, Madrigale 

13/11/23

César Vallejo - Caduta tra due stelle

 [...] Amato sia

chi ha fame o sete, ma non ha

fame che sazi tutta la sua sete,

sete che sazi tutta la sua fame. [...]


César Vallejo, da "Caduta tra due stelle" , raccolta Poemi umani

05/04/21

Stanotti m'insunnai

 Stanotti m'insunnai ch'era ccu nuddu

e nuddu si 'nsunnau ch'era ccu mia,

mi vaju ppi vutari e vitti a nuddu

e nuddu si vutau e vitti a mia,

ed iu parrava di amuri ccu nuddu

e parrau nuddu d'amuri ccu mia.

Ed ora comu fazzu senza nuddu?

E nuddu comu fa senza di mia? 


Lionardo Vigo Calanna marchese di Gallodoro - "Raccolta di canti siciliani"

12/08/18

Mario Benedetti - Che cos’è la solitudine -

Ho portato con me delle vecchie cose per guardare gli alberi:
un inverno, le poche foglie sui rami, una panchina vuota.
Ho freddo, ma come se non fossi io.
Ho portato un libro, mi dico di essermi pensato in un libro
come un uomo con un libro, ingenuamente.
Pareva un giorno lontano oggi, pensoso.
Mi pareva che tutti avessero visto il parco nei quadri,
il Natale nei racconti,
le stampe su questo parco come uno spessore.
Che cos’è la solitudine.
          La donna ha disteso la coperta sul pavimento per non sporcare,
          si e distesa prendendo le forbici per colpirsi nel petto,
          un martello perché non ne aveva la forza, un’oscenità grande.
          L’ho letto in un foglio di giornale.
          Scusatemi tutti.

Mario Benedetti, “Che cos’è la solitudine” (da “Umana gloria”, Mondadori, 2004)

26/07/18

Giorgio Caproni - Ritorno

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.


Giorgio Caproni, Ritorno da Il muro della terra

15/07/18

Michel Faber

Ecco come stanno le cose:
trascorreremo la notte separati.
Ho il tuo nuovo indirizzo
stampato su un bigliettino
ma non conosco la città abbastanza bene
da figurarmi il posto dove stai dormendo.
Inoltre, è tutto finito ormai.
Non sono più necessario ai tuoi bisogni.
Sei con altri della tua stessa razza
e io, alfine, sono assente dalla tua mente.

Ci sono così tante persone alle quali dovrei dire
che mi hai lasciato.
Una sfida per un altro giorno.
Che caldo c’è! Ormai è luglio.
Alzo gli occhi mentre cammino e in cielo
vedo la prima delle lune
che non condivideremo.


Undying. Una storia d’amore (La nave di Teseo, 2017), trad. it. L. Manini

05/05/18

Valerio Magrelli - Io sono ciò che manca

Io sono ciò che manca
dal mondo in cui vivo,
colui che tra tutti
non incontrerò mai.
Ruotando su me stesso ora coincido
con ciò che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi
la contumacia e la malinconia
l’oggetto geometrico
di cui sempre dovrò fare a meno.


Valerio Magrelli, da Ora serrata retinae (1980)


Grazie a:  https://ipoetisonovivi.com

18/12/15

Pudore di Antonia Pozzi

Se qualcuna delle mie povere parole
ti piace
e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
Antonia Pozzi 1° febbraio 1933

24/06/15

Jean Portante

     per leggere davvero
    bisogna spegnere tutte le luci
    le parole amano il buio
    come l'immagine ama la camera oscura
    da sole potrebbero
    senza far rumore sostituire il mondo

10/06/15

Io cammino fumando

Io cammino fumando
e dopo ogni boccata
attraverso il mio fumo
e sto dove non stavo
dove prima soffiavo.
 
Valerio Magrelli, Nature e venature, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1987

07/06/15

A Niccolò Ammaniti di Aldo Nove

Siamo in pochi a non essere ancora morti
Ancora meno di quelli che non sono mai nati e non nasceranno
È una situazione curiosa che non sappiamo per quanto si potrà protrarre
Ma per fortuna abbiamo una fede incrollabile nei nessi di relazione
È per questo motivo che oltre alle barche a vela le polpette di riso l'ammoniaca
La Sprite i tappi del dentifricio e miriadi di altra merce
Esistono i libri che sono pieni
Di nessi e ci danno la gratificante impressione
Che questa sia una storia, che abbia un inizio e una fine
E che magari ci convinca a leggere e rileggere,
E ci dia delle belle soddisfazioni
Accantonandoci dal mondo qualche ora.


In questo la narrativa
Ha dei vantaggi sulla poesia, è più compiuta
Ti accompagna ad esempio
In autobus permettendoti di avere un
Mondo altro a tua disposizione, più ricco di quei nessi di relazione
Solo tuo e docile alla tua ondivaga attenzione. Invece la poesia
Inizia e finisce un po' scontornata dal mondo,
E più assomiglia al mondo
I cui contorni non vogliamo accettare
Essere consunti davvero e indecifrabili,
Quello nostro quotidiano
Delle impennate di serotonina,
Delle accidentali erezioni causate dalla pubblicità degli assorbenti interni

E come questo mondo la poesia è già consunta, ferita
A morte come una mosca schiacciata sulla pagina,
Così da principio fa mostra delle sue viscere
Piccole striature d'ego invendute sugli scaffali
dei magazzini.

La narrativa invece ha l'alibi suo proprio
Di dirti che questa storia non è vera
Oppure più veramente di quello che appare
Riempie le toppe, quelle
Zone d'inesistenza solare che Vittorio Sereni sapeva Essere i morti che dappertutto
Sgomitano gridando
Che il senso non c'è, e non c'è mai stato. Siamo in pochi,
A non essere ancora morti,
Ancora meno di quelli che non sono mai nati
e non nasceranno
E una cosa di cui non si avverte proprio l'utilità
è la poesia,
O questa cosa stessa che adesso (sono
Le undici del mattino, davanti al computer, la tele
accesa con
Bin Laden che parla di Bush, e l'interruzione
Per la pubblicità dello yogurt), qualunque cosa
Essa sia, sto scrivendo e
I margini troppo stretti del foglio che
Permane poco, pochissimo, per sempre di fronte all'attesa
Di un altro messaggio al cellulare, dell'ora
Di pranzo puntuale
Oggi ancora, per oggi o
Per domani.

18/03/15

Cominciate, poeti

"Cominciate, poeti, a spedire fogli di poesia
ai politici, gabellieri d'allegria,
a chi ha perso l'aria di studente spaesato
a chi ha svenduto lo stupore di un tempo
le ribalte del non previsto,
ai sindacalisti, ai capitani d'industria
ai capitani di qualcosa,
usate la loro stessa lingua
non pensate, promettete
..."disarmateli" se potete!

(al diavolo le eccedenze, poeti
le care eccedenze, le assenze anche,
i passeri di tristezza, i rapimenti
i pendoli fermi, i voli mozzi, i sigilli
le care figure accostate al silenzio
gli addentellati, i germogli, gli abbagli ...
al diavolo, al diavolo ...)

Disprezzate i nuovi eroi, poeti
cacciateli nelle secche del mio gazebo oblungo
(ricco di umori malandrini, così ben fatto!)
fatevi anche voi un gazebo oblungo
chiudeteci le loro parole di merda
i loro umori, i loro figli, il denaro
il broncio delle loro donne, le loro albe livide.

Spedite fogli di poesia, poeti
dateli in cambio di poche lire
insultate il damerino, l'accademico borioso
la distinzione delle sue idee
la sua lunga morte,
fatevi poi dare un teatro, un qualcosa
raccontateci le cose più idiote
svestitevi, ubriacatevi, pisciate all'angolo del locale
combinate poi anche voi un manifesto
cannibale nell'oscurità
riparlate di morte, dite delle baracche
schiacciate dal cielo torvo, delle parole di Picabia
delle rose del Sud, della Lucerna di Jacca
della marza per l'innesto
della tramontana greca che viene dalla Russia
del gallipolino piovoso (angolo di Sternatia)
dell’osteria di De Candia (consacratela a qualcosa!).

Osteggiate i Capitoli Metropolitani, poeti
i vizi del culto, le dame in veletta, "i venditori di tappeti"
i direttori che si stupiscono, i direttori di qualcosa,
i burocrati, i falsi meridionalisti
(e un po' anche i veri) i surrogati
le menzogne vendute in codici, l'urgenza dei giorni sfatti,
non alzatevi in piedi per nessuno, poeti
...se mai adorate la madre e il miglio stompato
le rabbie solitarie, le pratiche di rivolta, il pane.
Ecco. Fate solo quel che v'incanta!
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli e poi ricominciate.

Fatevi disprezzare, dissentite quanto potete
fatevi un gazebo oblungo, amate
gli sciocchi artisti beoni, i buffoni
le loro rivolte senza senso
le tenerezze di morte, i cieli di prugna
le assolutezze, i desideri da violare, le risorse del corpo
i misteri di donna Catena.
Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli per poche lire!
"

25/12/14

"Conosco appena le mani" di Vittorio Bodini

Conosco appena le mani,
le scarpe che metto ai piedi.
Conosco il giorno e la notte
e i terrori del vento.
Ma gli anni? Dove son gli anni,
e tutti i libri che ho letto?
I volti amati si sfrondano
delle loro vicende,
non restano che i nomi.
Tutto nella memoria
cade a pezzi, sprofonda
senza rumore
nelle botole dei morti.
Ah, dove sono le acute presenze
del passato, le sue calde forme,
la cera su cui incidevano
i miei sentimenti?
Dove si nasconde il senso
delle cose che ho vissuto,
e i brividi lucenti
e i cieli dell’avventura?

Vittorio Bodini da “Metamor”, Scheiwiller, 1967

Fonte: http://poesiainrete.wordpress.com

14/12/14

Natale, credo


            «Natale, credo, scada il bollino blu
              del motorino, il canone URAR TV,
              poi l'ICI e in piú il secondo
             acconto IRPEF - o era INRI?
            La password, il codice utente, PIN e PUK
            sono le nostre dolcissime metastasi.
           Ciò è bene, perché io amo i contributi,
            l'anestesia, l'anagrafe telematica,
           ma sento che qualcosa è andato perso
           e insieme che il dolore mi è rimasto
           mentre mi prende acuta nostalgia
           per una forma di vita estinta: la mia».
                                                        Valerio Magrelli