Alla sira ci si cucca tardi da queste parti. Che fino a quando quella pettra niura lassa tutto il calore che ha pigghiato ci voli tempo e allora i mura le strade bruciano e l'aria si mantiene caura che poi quando come oggi non cè vento si fa fatica macari a respirare.
Certo Calò è caruso e lui non li sente assai queste cose che fussi per iddu si muoverebbe in continuazione. Avi largento vivo in corpo du picciriddu.
Ora su lunnici e ancora cè gente che passa. Balconi affumicati dove si arrusti la carne e si vivi la birra o il vino. Vuci di televisione e di cuttigghio che dalle finestre arrivano fino ai palazzi vicini.
La gente parra e si cunta le cose e si passa le novità ammiscate alla cronaca di quelli famosi che stanno macari supra i giurnali. E si lamenta. Che cè sempre qualcosa di cui lamintarisi. E sparulia a tutti. Che non ce nè uno buono. E sacchiappa. Che il vino e il cauro danno alla testa. E arriri. Che qualcuno rici qualche minchiata. E vive.
Calogero cià dato la lattughedda a sua madre e poi ci ha fatto muovere un po' le gambe prima dellultima medicina. Quella che la fa dormire senza tanti dolori. Aspetta che faccia effetto che non ci vuole assai e poi si metti arreri alla finestra a taliari la luna.
Questa notte quella ci pari grandissima e deve essere veramente così perchè allora con lunico faro che ancora funziona non si virissi nenti nella piazzetta. E invece.
Ascuta la genti Calogero e per un po' immagina macari di sentiri u mari. Alle volte succede infatti che tannicchia di aria arriva dal porto fino a là e si porta dietro cose che Calò non conosce ma che lui lo sa che ci piacerebbe sapere. U carusiddu quando succede questa cosa apre la bocca e allarga i polmoni come se quella fussi lultima aria possibile e nel respirare chiuri locchi e si sente forte. Imbattibile.
Quannu sastuta l'ultima luce dietro alle finestre rimane solo la luna e un ciauru duci di carne nellaria. Calogero controlla di nuovo sua madre e poi nesci che sè preso un cacciavite e una pinza e se li è messi in una busta di prastica. Che non si sa mai può essere che ci servono.
Chiude la porta alleggiu alleggiu e poi scinni le scale con cautela. Mancu chiuri u purtuni che lo sa che quello ci vuole forza a farlo e poi fa buddellu quando sbatte. Davanti nella notte ci sono tutte le machine posteggiate e due suggi martogni che fanno cena con quello che qualcuno cià lanciato dal palazzo.
"E certo ca crisciunu accussì" pensa Calogero e si talia le braccia e le gambe sicche come angiove e le mani grandi che quelle laveva prese da suo padre. Poi inizia a camminare vicino al muro. Nellombra. E quasi non si accorge di Cettina che lo guarda dal balcone del primo piano e lo spia e lo segue mentre lui si sente come a quello: a Bond. Geims Bond.
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