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31/12/13

Auguri


[..] a tutti i grandi sognatori.
A tutti gli illusi, a quelli che parlano al vento.
Ai pazzi per amore, ai visionari, a coloro che darebbero la vita per realizzare un sogno.
Ai reietti, ai respinti, agli esclusi. Ai folli veri o presunti.
Agli uomini di cuore, a coloro che si ostinano a credere nel sentimento puro.
A tutti quelli che ancora si commuovono.
Un omaggio ai grandi slanci, alle idee e ai sogni.
A chi non si arrende mai, a chi viene deriso e giudicato.
Ai poeti del quotidiano.
Ai "vincibili" dunque, e anche agli sconfitti che sono pronti a risorgere e a combattere di nuovo.
Agli eroi dimenticati e ai vagabondi.
A chi dopo aver combattuto e perso per i propri ideali, ancora si sente invincibile.
A chi non ha paura di dire quello che pensa.
A chi ha fatto il giro del mondo e a chi un giorno lo farà.
A chi non vuol distinguere tra realtà e finzione.
A tutti i cavalieri erranti.
In qualche modo, forse è giusto e ci sta bene...
a tutti i teatranti.

Fonte

30/12/13

Amleto - 4 -



 
"Buongiorno!"
Il vecchio Don Nico li talia con la faccia schifata mentre loro accumenciano ancora a prendere vita.
Vicino a lui so mugghieri e dietro una carusidda che Tino la riconosce subito. E' quella del filmi. E del sogno macari. E non può essiri si dice nella testa Tino ma poi non ci fa più molto caso a questo pensiero che limportante è che quella esista. Carmelo accumencia a fare un po' di ordine ma sua madre lo ferma subito e si leva il cappotto e si mette addosso una vestaglietta e pigghia lattrezzi.
"Sistema i valiggi" ci dice e Carmelo ubbidisce come a un cani vastunato.
"Gemma tu aiutalo che quello è un incapace"
Tino fa subito mente locale che vuole sapere tutte le persone e le femmine soprattutto che lui ha conosciuto e che si chiamano Gemma ma non ce ne vengono in mente nessuna e mentre cerca di ricordare non ci leva gli occhi di dosso a quella che ha di fronte anche se lei ha già cangiato stanza e di suo è rimasto solo il ciauro di una cosa buona.
"Lopera dei pupi!" ci veni alla fine nella testa. "Sì! Lopera dei pupi"
E una fimmina che combatteva e che si chiamava accussì Gemma. Gemma della Fiamma.Se la ricorda Tino che ciaveva anche uno zito quella che si chiamava Erminio della Stella d’Oro. E ora che ci torna tutto in testa e ricorda anche. Lui cera rimasto male che quello era stato lunico spettacolo dei pupi che aveva visto e non cera Orlando e Rinaldo e neanche quel traditore di Gano cera.
Insomma lui era nico ma cera rimasto male lo stesso che lui a quelli si aspettava. Che così ci avevano detto.
E mentre Tino pensa a queste cose nemmeno se ne accorge che il vecchio si è seduto a tavola e si sta pigghiannu il loro caffè e ora si accende la sigaretta e li osserva a uno a uno fino a quando si siddia e astuta la cicca dentro alla tazza e si susi e la faccia è ancora schifata.
"Iu minni staiu iennu a cuccarimi" ci dice alla moglie e poi sparisce.

29/12/13

Amleto - 3 -



La casa è tutta o scuru. Tino si alza dal divano e sciddica quasi che a terra cè ancora il suo vomito. Riesce per fortuna a tenersi a una sedia ma il rumore richiama gli altri che alzano la testa e lo guardano stupiti. Giacomo è ancora assittato con le carte nelle mani e non si capisce cosa sta facendo che di sicuro non si vede niente. Michele invece va ad alzare la tapparella e all'improvviso una lama di luce taglia la stanza e ci dà vita come se prima tutto fosse stato interrotto e ora partissi di nuovo il cinema. Carmelo che dormiva davanti alla televisioni astutata si susi. Urla:
"Chiffà nu facemu un cafè?"
Gli altri non rispondono ma non cè bisogno.
Tino si leva le scappe. Le controlla che quella di sinistra ciavi attaccati pezzi di pizza e muco ancora denso. Poi li abbia di lato. Pigghia uno straccio nella lavanderia per puliziare e si inginocchia che tutto è difficile. Gli altri invece accumenciano a furiare senza parlare e senza sapere bene quello che stanno facendo. Solo Concetto sembra un po' più sveglio e si lava la faccia nella pila e si mette il giubbotto e nesci che gli altri non capiscono ancora cosa sta succedendo ma non ci riciunu nenti che non ce ne hanno forza di parrari. Quando lui torna la cafittera da dodici ha appena iniziato a fiscari. Nelle mani ciavi una guantera con le raviole di ricotta appena sfornate che appena apre il pacco il ciauro di cannella riempie la stanza.
Stanno ancora mangiando quando suonano alla porta ma nessuno ha voglia di aprire. Carmelo alla fine si susi che è lui il padrone di casa e gli altri continuano come se niente fosse. La testa è un flipper impazzito e il corpo un palloncino sgonfio pieno di purtusa.

27/12/13

Amleto - 2 -




Rommi Tino e mentre rommi ci pari di esseri dentro il filmi e il diavolo ci parra macari a iddu e solo che è un diavolo gentile che ci discute come se fosse un amico.
Sono a casa di Carmelo assittati a tavola. Quello sta fumando una sigaretta e beve il vino. Deve essere vino di quello buono. Di quello che costa assai perchè anche Tino lo sente nella bocca anche se non cià il bicchiere davanti. Parlano e Tino ci cunta della partita e del palo che ha preso e il Diavolo sorride come se lavesse vista veramente lazione. Come se fosse stato lì. Poi però succede che cambia la scena e loro ora sono assittati a un tavolino del bar. Non lo sa Tino che bar è. Sa solo che anche questo è tutto elegante e cè un gran passio anche se loro sono gli unici seduti in mezzo a tanti tavoli vuoti. Però è come se il loro posto fosse in mezzo alla strada anche se non ne passano machine. Anche se non si sente niente oltre i passi della gente.
Il diavolo in mezzo alle cosce cià una bocca che va su e giù e ogni tanto nesci fora una lingua lunghissima che lo attorciglia tutto come a una corda. Cè solo quella bocca e il diavolo però è tranquillo che si mangia la sua granita e guarda i passanti mentre Tino non riesce a non fissare quelle labbra e sente come a una fitta che lo sa che però è solo desiderio.
"Vuoi che te la passo?"
"Ammia mi piacciono tutte intere"
"Come quella?"
Il diavolo indica con il dito e lindice si allunga fino a toccare le minne di una fimmina dellaltro lato della strada. Lei è a terra. Appoggiata con le spalle al muro come a una che chiede lelemosina. Ha gli occhi bassi prima che quel dito la tocchi ma quando li alza Tino si accorge che è cieca. Lei afferra con le mani quel dito e se lo porta tra le gambe e inizia a mimare. E il suo ventre è la bocca e il dito è il battagghiu del diavolo che le cose si confondono negli occhi di Tino e lui si vergogna e ora fissa i so peri. Ma ecco che la scena cambia di nuovo e inizia a volare u carusu e cè lei con lui e finalmente la riconosce. E' quella del film.
Allimprovviso tutto diventa confuso e Tino sa solo che quella è la campagna che ha visto alla televisione e loro si abbracciano e fanno lamore anche. Velocemente. Fino a urlare. Poi quando si sveglia invece cè lha ancora duro e una grande macchia nei pantaloni.

26/12/13

Amleto - 1 -








Tino è a casa dei suoi amici che ci ha passato la serata. Dorme ora ma prima invece viveva. Gli altri sembra che nemmeno lo sanno che nemmeno se ne accorgono che lui runfa sopra al divano.
Michele e Concetto assittati ancora al tavolo parrunu di fimmini e sinventano storie che lo sanno anche loro che sono minchiate epperò ci si divertono. Carmelo talia la televisioni solo che non si è accorto che il segnale sé fermato e allora  ci sembra che quella faccia  ferma  nello schermo lo vuole sfidare a cu chiuri prima locchi. Giacomo invece si fa un solitario con le carte che solo lui conosce le regole e nel frattempo finisce la seconda bottiglia di uischi che si sono accattati tornando a casa nel nuovo negozio dei cinesi allangolo.
Sono tra quelli del calcetto. Che loro si vedono una vota o misi e quasi sempre sono diversi che non si sa mai chi è libero e chi manca. Finita la partita Tino si siddiava a tornare a casa che già era tardi e accussi ha deciso anche lui di farisi puttari una pizza e le birre macari che la casa di Carmelo è libera I suoi non ci sono. Sono partiti a trovare per Natale la figghia alla Germania che quella si è diplomata e ha trovato il travagghio e loro vogliono essere sicuri che tutto è a posto.
Alla televisioni prima cera un filmi in bianco e nero. Un filmi stranu che cè una fattucchiera che ci piace uno che si chiama Antonio e che però vuole sposare a unaltra. E allora lei la fattucchiera ci abbia il malocchio a quello e poi ci succedono altre cose nella storia come un bambino morto che la cunotta o il prete che ci mette le mani addosso e il Demonio che ci parla macari e tante altre avventure che alcune possono essere macari vere e altre invece sono solo minchiate.
Tino talia e vivi e a un certo punto non lo sa più quante birre ha vivuto che il tavolo è pieno e ci viene di parlare e allora si metti assittato sopra alla seggia con la panza appoggiata allo schienale e i iammi aperti e accumencia a gridare che prima però con un fiscuni ha attirato lattenzione di tutti:
"Io vi vulissi sulu riri che ammia... ammia non minni futti nenti di tutto. E questa è la verità!"
E dopo queste parole Tino accumencia a scuncittari che nello stomaco non ci rimane più niente e la testa furia e furia e attorno a lui tutti arrirunu che non lo sa se lo stanno pigghiannu pò culu o stannu pinsannu e sò cazzi ma lui non se ne preoccupa che ora si sente più leggero e si susi e si sdraia nel divano e saddummisci.


ps Il film è questo

23/12/13

[fotografare l'attimo - 23/12/2013] Questionario di Proust


Il tratto principale del mio carattere
La lentezza dettata dal dubbio.

La qualità che desidero in un uomo.
L'onestà.

La qualità che preferisco in una donna.
L'accogliere.

Quel che apprezzo di più nei miei amici.
L'esserci al di là dei miei errori.

Il mio principale difetto.
L'attendere senza agire.

La mia occupazione preferita.
Amare

Il mio sogno di felicità.
Condividere con chi amo

Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia:
Non aver conosciuto l'amore.

Quel che vorrei essere.
Il Nilo.

Il paese dove vorrei vivere.
Quello in cui la libertà di ognuno è la libertà di tutti.

Il colore che preferisco.
Il rosso dell'autunno.

Il fiore che amo.
Gelsomino.

L'uccello che preferisco.
Il falco

I miei autori preferiti in prosa.
Oggi Isaac B. Singer e Calvino

I miei poeti preferiti.
Oggi Wislawa Szymborska e Magrelli

I miei eroi nella finzione.
Don Chisciotte e Kayser Söze

Le mie eroine preferite nella finzione.
Modesta [ L' arte della gioia]

I miei compositori preferiti.
Cohen, Conte

I miei pittori preferiti.
Leonardo da Vinci, Modigliani

I miei eroi nella vita reale.
Peppino Impastato, Ernesto Che Guevara

Le mie eroine nella storia.
Rosa Luxemburg

I miei nomi preferiti.
Quelli della tradizione

Quel che detesto più di tutto.
Fallire senza riuscire a giustificarmi

I personaggi storici che disprezzo di più.
I cortigiani di ogni epoca

L'impresa militare che ammiro di più.
La battaglia di Dien Bien Phu

La riforma che apprezzo di più.
Le otto ore lavorative

Il dono di natura che vorrei avere.
La parlantina

Come vorrei morire.
Facendo l'amore

Stato attuale del mio animo.
Apatia triste

Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza.
Quelle che potrei commettere o che ho commesso

Il mio motto.
Pedagogista per titoli, maestro per passione, scribacchino per necessità


In Foto : Questionario di Proust

22/12/13

Testamento di Claudio Orlandi


Le mie braccia alle formiche
Le mie mani ai mugnai
Le mie orecchie alle foglie
I miei occhi ai fiorai

Tutta la dolcezza ai vermi
Tutta la dolcezza a te


Le mie gambe alle catene
Il mio fegato ai pollai
La mia gola alle cicale
La mia testa a Salomè

Ma tutta la dolcezza ai vermi
Tutta la dolcezza a te


La mia schiena agli specchi
Il mio sangue alle querce
Le mie spalle alle bandiere
Il mio cuore agli operai

Ma tutta la dolcezza ai vermi
Tutta la dolcezza a te!

Fonte:  http://www.progettopane.org

21/12/13

14/12/13

targhette

io ci sono momenti che non ne ho parole e giro e talio e vivo come sempre che se è per quello io continuo a mangiare e a camminare come prima e a guardare e a rispondere e a salutare macari ma non ce lho lo stesso le parole che quelle sono fuggite sono scappate e lo decidono loro quando tornare a farimi compagnia. a darimi la loro libertà.
io ormai le conosco a quelle cornutelle e le lascio fare e non ci casco a questi sghezzi. e certo un po’ mi preoccupo perché non ci so stare bene senza a idde  ma ho fiducia che in fondo non le ho mai trattate male a loro e certo questo qualche cosa vorra dire.
oggi infatti sono tornate che io ero sopra il treno e aspettavo di scendere che non ce ne avevo fretta che ormai ero arrivato e mi aspettava solo la bicicletta per tornare a casa a mangiari e cuccarimi poi che la giornata era stata dura.
proprio prima della porta della carrozza accalai locchi. io lo sapevo che ci trovavo. cerano i posti riservati che io li ho sempre chiamati così che per questo non mi ci sono mai seduto che poi se ti capita ti devi alzare e macari non ne trovi di altri. cerano questi posti riservati dicevo e però alla parete non cera scritto nenti. non cerano le parole che conoscevo. che a me mi sembra che cerano sempre state. non cera proprio scritto nenti. e macari è accussì da un sacco di tempo ma io non ci avevo mai fatto caso che le cose quando ce le hai sotto agli occhi è sempre una scoperta se ci metti tannicchia di attenzione. al posto di vecchi al posto di mutilati al posto di donne incinte al posto di donne con picciriddi al posto di queste cose cerano solo quattro disegni nichi nichi. che uno lo doveva capire bene che stavano a significare.
e allora io mi sono accorto che le parole invece a me mi erano ritornate. che avevo voglia di raccontarla questa minchiata. ero contento insomma ma qualche cosa dovevo fare per quelle altre che le avevano fatte sparire. e io allora per protesta ho chiuso gli occhi.

10/12/13

Nubi pulviscolari di Andrea Pomella

"Ultimamente mi è capitato di leggere libri di racconti che vengono presentati come romanzi con la scusa che i racconti sono “legati tra loro da un filo sottile”, il timore è che se li presentassero per quello che sono, cioè per dei racconti, i lettori ne risulterebbero spaventati. Nel mondo dell’editoria dire “racconti” è come in politica pronunciare la parola “patrimoniale”. Perciò ci si attacca a quel filo sottile sperando che il lettore non si scoraggi dalla esasperante brevità delle storie. Ciò che risulta poco chiaro è che anche in una raccolta di racconti “puri” scritti da un qualsiasi autore esiste un filo sottile che unisce le storie, anche nel caso in cui le storie narrate non abbiano nulla in comune l’una con l’altra, né per ambientazione né per personaggi o temi ricorrenti, se non altro perché a scriverle è la stessa mano. La questione è che il racconto rilascia attorno a sé una nube pulviscolare molto più estesa di quanto non faccia il romanzo, il racconto agisce sul sottaciuto più che sul detto, e questa è la forza che lo rende facile alla connessione.[...]"

Fonte:  http://andreapomella.wordpress.com

07/12/13

zebre e savane

io a quella voce che mi urla nella testa a quella voce che azzanna che ordina io a quella voce non ci ho mai creduto e neanche le prime volte che tappavo le orecchie e chiudevo gli occhi e la mia bocca si serrava e lei mi diceva mi sussurrava io non ci ho mai creduto e cercavo di farla capire questa cosa a quelli e ripetevo e ripetevo ma loro i bianchi i medici i dottori che mi guardano i dottori che mi strappano il vestito nuovo della festa che mi tirano le braccia i dottori che mi uccidono i dottori non mi vogliono credere non mi vogliono credere i dottori e mi spogliano e mi tolgono tutto e le mani le mani mi toccano tra le gambe le mani le loro mani nella mia faccia sopra il mio seno le mani e poi il sangue il sangue che cola tra le gambe che scende che macchia il vestito nero il vestito della festa il sangue e ora la voce è la mia voce che urla che piange e qualcuno poi mi manda nella stanza della luce e tante volte tante volte ancora che tutto passerà dicevano tutto passerà e non ci sarà più nessuna voce e tornerai a casa e potrai bere la tua cioccolata che a me è sempre piaciuta la cioccolata che a me è sempre piaciuta e io lo ricordo ancora che avevo la mia tazza con Pluto che addenta un osso nella mia tazza solo che i colori erano tutti sbagliati tutti capovolti e Pluto era viola nella tazza che quella invece rimaneva bianca tutta bianca e avevo la mia mamma anche e la mia mamma diceva brava brava e rideva che a me è sempre piaciuta la cioccolata e la voce ancora non c'era e mamma rideva e poi piangeva piangeva tanto mamma che io non lo sapevo mica perchè piangesse ma poi lo ha fatto di nuovo che la casa bruciava e io ero dentro e poi anche lei bruciava e io avevo quei fiammiferi nelle mani quei fiammiferi e la faccia tutta nera e gli occhi e le mani nere e il vestito della festa anche che poi non l'ho più vista e la voce allora è arrivata e prima però mi hanno portato qui prima mi hanno legata stretta mi hanno legata e io piangevo anche io piangevo come la mamma come la casa che bruciava.
io a quella voce che mi urla nella testa io a quella voce non ci ho mai creduto anche se lei mi mostra le cose e mi dice guarda hanno lasciato qui quella forchetta prendila prendila guarda nascondila e io non l'aveva presa però avevo resistito che era stata la voce era stata lei che lei mi odia e lo sa che poi se la trovano c'è la camera c'è la camera se la trovano e io la volevo consegnare  la volevo solo consegnare ma nella stanza invece nella stanza attorno c'era solo sangue e quelli mi hanno trovato così che il dottore ha detto che se lo aspettava e la voce urlava uccidili uccidilo ma io ero legata ero legata e non sono stata non sono stata io non.
io a quella voce che mi urla nella testa io a quella voce non ci ho mai creduto non ci ho creduto a quella voce.

Il testo partecipa all'EDS Nero di Natale by La Donna Camèl. con:

http://lalineadhombre.blogspot.it
http://callmeleuconoe.wordpress.com
http://melusina.altervista.org
http://pendolante.wordpress.com
http://kermitilrospo.blogspot.it
http://milanocongliocchiali.blogspot.it
http://oraequilillina.blogspot.it
http://calikanto.blogspot.it
http://blog.libero.it/LaDonnaCamel

01/12/13

Rosa Parks ed Enzo Del Re

Rapporto di Polizia sull'arresto di Rosa Parks
Chissà se Rosa Parks era consapevole, quel primo dicembre del 1955, di compiere un gesto rivoluzionario, carico di dignità, di desideri di uguaglianza e libertà, certo non poteva prevedere il boicottaggio, da parte della popolazione afro-americana, dei mezzi pubblici di Montgomery durato 381 giorni e forse neppure la decisione della Corte Suprema, presa l’anno seguente, di bollare come incostituzionale la segregazione razziale sui mezzi pubblici dell’Alabama.
Forse, più semplicemente, Rosa Parks era veramente stanca, dopo la giornata di lavoro, e deve aver pensato che la fatica non ha razza e non ha colore,  che la stanchezza dei neri è uguale alla stanchezza dei bianchi e allora ha compiuto un gesto semplice e spontaneo: non si è alzata dal posto che aveva occupato.[...]
Fonte testo: Sciura Pina


comunque,  per giustificare il titolo...


30/11/13

IL TEMPO PER VIVERE... da CESIM


"La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli. E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere."
José Mujica, Presidente dell’Uruguay

Fonte: CESIM - Centro Studi e Iniziative di Marineo

Adolescenti e Internet da http://www.bambini.info

Uno studio europeo commissionato da McAfee ha rivelato un preoccupante gap tra il comportamento degli adolescenti online e ciò di cui genitori sono al corrente, nonostante il fatto che il 66% dei genitori abbia aiutato i propri ragazzi a creare i loro profili online che sorprendentemente vengono aperti in età sempre più giovani, con il 4% a meno di 10 anni e il 31% tra i 10 e i 12 anni.

In Italia sono molti gli adolescenti che accedono volontariamente a contenuti non appropriati online, nonostante il 76% abbia dichiarato che i loro genitori confidano nella correttezza del loro comportamento online. Un’elevata percentuale di genitori (41%) è convinta che il proprio figlio adolescente dica la verità su tutto ciò che fa su Internet e il 72% ha fiducia nel fatto che i propri ragazzi non accedano online a contenuti non appropriati, mentre solo il 9% è convinto del contrario.
Si tratta di un divario che sta consentendo a molti adolescenti di compiere online attività discutibili e alle volte anche illegali:
  • Il 40% degli adolescenti ha ammesso di visitare siti web che i genitori disapproverebbero, mentre solo il 28 % dei genitori pensa che i propri figli consulterebbero siti simili
  • Il 45% degli adolescenti ha visto intenzionalmente contenuti video sapendo che i propri genitori non avrebbero approvato, mentre il 32% dei genitori pensa che il proprio figlio lo farebbe
  • Il 30% degli adolescenti ha ammesso di aver acquistato online musica piratata e un preoccupante 3% ha dichiarato di aver acquistato alcool o droghe su Internet
  • Il 26% degli adolescenti ha inviato o pubblicato online una propria foto in abiti succinti
  • Il 10% dei ragazzi ha ammesso di aver ricercato online le risposte a un esame, mentre molti genitori (76%) sono certi che i propri figli non lo farebbero
  • Il 25% degli adolescenti ricerca intenzionalmente immagini di nudo o contenuti pornografici online, e il 42% visualizza questo tipo di immagini fino a un paio di volte al mese (il 6% anche più volte al giorno)
  • Il 12% degli adolescenti ha dichiarato di aver incontrato realmente persone conosciute online
Il 47% dei genitori ha affermato di essere in grado di scoprire che cosa sta facendo il proprio figlio online, ma solo il 29% degli adolescenti ha dichiarato di non sapere come nascondere il proprio comportamento ai genitori.
La ricerca europea ha rivelato, inoltre, che la maggior parte dei ragazzi ha adottato le seguenti misure per nascondere il proprio comportamento online:
  • Il 60% degli adolescenti minimizza la finestra  browser quando un genitore entra nella stanza
  • Il 41% cancella la cronologia del browser
  • Il 36% degli adolescenti ha consultato qualcosa non a casa propria
  • Il 14% nasconde o elimina contenuti non appropriati
  • Il 14% dei ragazzi ha creato un indirizzo di posta elettronica privato sconosciuto ai propri genitori
Cyberbullismo: un pericolo reale e presente
  • Il cyberbullismo è un fenomeno che la maggior parte degli adolescenti intervistati ha osservato o sperimentato in prima persona.
  • Il 23% degli adolescenti ha dichiarato di aver assistito a un episodio di bullismo online avente per oggetto un amico o un compagno di classe
  • La piattaforma più utilizzata per il bullismo in Italia è Facebook (89%)
  • Il 10% degli intervistati è stato vittima in prima persona di episodi di bullismo online, e le emozioni provocate da tali episodi vanno dalla rabbia (81%), al sentirsi soli (62%) e depressi (38%) a un allarmante desiderio di non voler più vivere (19%)
  • La risposta più diffusa qualora si sia testimoni di episodi di cyberbullismo in Italia è stata affrontare direttamente il bullo (55%) o denunciare l’episodio a un genitore o un docente (35%)
Il monitoraggio e il coinvolgimento dei genitori 
Il 51% dei genitori ha affermato di aver parlato con i propri figli adolescenti su come navigare online in modo sicuro, ma, dato molto più preoccupante, il 17% non ha fatto assolutamente nulla per monitorare il comportamento online dei propri figli, con un 31% certo che il proprio figlio adolescente non rischi nulla online. Tra i genitori che hanno messo in atto dei controlli:
  • Solo il 15 % ha impostato dei controlli sul dispositivo mobile del figlio adolescente
  • Solo il 30% ne conosce la password del dispositivo mobile
  • Solo il 38% si è fatto dare dal proprio figlio adolescente la password della posta elettronica o dell’account di social media
  • Solo il 35 % ha impostato dei controlli di sicurezza parentale sul computer di casa
Il 22% dei genitori ammette che il proprio figlio adolescente è più esperto di tecnologia e che non sarà mai in grado di tenere il passo con i suoi comportamenti online. Lo conferma il fatto che il 9% degli adolescenti ha ammesso di disattivare il parental control sui propri dispositivi.
“Questi risultati non sono soltanto allarmanti, ma sono un chiaro invito ad aprire gli occhi per quei genitori convinti al 100% che i propri figli non facciano nulla di pericoloso online, soprattutto dopo che hanno permesso loro di creare dei profili social”, spiega Ombretta Comi, marketing manager per l’Italia di McAfee. “Il mondo online può essere pericoloso, non importa quanti anni abbia un bambino, o un adolescente, i genitori devono assumere un ruolo attivo, se vogliono proteggere i propri figli affinché non vedano o vivano qualcosa di non adatto alla loro età. Il fenomeno del cyberbullismo, ad esempio, ha subìto un’impennata molto preoccupante nel corso dell’ultimo anno e i ragazzi hanno bisogno di essere supportati e informati dai genitori per poter affrontare un qualsiasi tipo di abuso online”.
I genitori dovrebbero avere frequenti conversazioni a tu per tu con gli adolescenti per essere informati sulle scelte che stanno facendo online e i rischi e le conseguenze delle loro azioni. I genitori dovrebbero anche essere attenti nel configurare le funzioni di parental control, per mantenere un occhio vigile per sapere come e quando i propri figli scoprono ciò che li circonda online.
I genitori dovrebbero giocare d’anticipo con gli adolescenti sulle attività di monitoraggio e i controlli attuati sui propri dispositivi di accesso a Internet. Molti ragazzi ci penserebbero due volte prima di fare alcune cose online, se sapessero che i genitori li stanno guardando.
I genitori dovrebbero confortare e tranquillizzare i propri figli se ritengono che siano stati presi di mira da dei bulli. Avere scambi di opinione aperti e onesti fin dal primo ingresso di un ragazzino nel mondo online è il modo migliore per capire quali sono i comportamenti adeguati e quali non lo sono.
“Essendo cresciuti nel mondo online, gli adolescenti di oggi sono spesso più smaliziati dei loro genitori nella navigazione, andando ad alimentare quel gap di conoscenza che a volte rende difficile per i genitori fornire le indicazioni necessarie ai propri figli. Questo significa che, oggi più che mai, i genitori hanno bisogno di aiuto per affinare la loro consapevolezza delle minacce online e dei modi per mantenere le loro famiglie al sicuro anche quando non sono con loro”, conclude Ombretta Comi.
A proposito della ricerca
La ricerca è stata commissionata da McAfee e condotta da Atomik Research in Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Italia con interviste a 200 genitori di adolescenti e 200 adolescenti (di età compresa tra i 13 e i 17 anni) in ciascuna nazione nel mese di ottobre 2013.
Fonte: http://www.bambini.info

24/11/13

Cesare Basile, il Teatro Coppola, la S.I.A.E, il Club Tenco


Credo che un artista abbia il dovere di schierarsi piuttosto che sottrarsi ai conflitti. È l’unica regola alla quale ho cercato di essere fedele come individuo e come musicista nel corso della mia oramai lunga carriera.

Viviamo da troppo tempo e con sconcertante naturalezza l’era delle tre scimmie, la viviamo adeguandoci alla goffaggine che genera complicità, paghi del piatto di minestra che la carità del Potere ritiene di assegnarci ai piedi della sua tavola.
Non vedo, non sento, non parlo. Tuttalpiù faccio un salto di fianco e lascio che la cosa passi.
Strana pratica per un mestiere che è fatto esclusivamente di vedere, sentire e parlare. Strana pratica per chi ha scelto il racconto come segno della propria esistenza.
Faccio parte da due anni dell’assemblea del Teatro Coppola Teatro dei Cittadini, un teatro occupato e autogestito, uno spazio sottratto all’incuria e alla magagna della Pubblica Amministrazione, frutto gioioso e libero di un altrettanto gioioso e libero atto illegale. Rivendico quotidianamente la legittimità di questa pratica come risposta a un sistema di gestione dell’arte e della cultura verticistico, monopolista, clientelare. Questo non mi rende migliore o peggiore di altri, né fa di me un eroe, mi vede solo parte attenta di una scelta e come parte attenta di una scelta non posso fare a meno di vedere, sentire e parlare. I recenti attacchi del presidente della S.I.A.E., Gino Paoli, e del suo direttore generale Gaetano Blandini contro il Teatro Valle occupato e le altre esperienze autogestite sul territorio italiano (il Teatro Coppola Teatro dei Cittadini fra queste) mi hanno profondamente disgustato per toni e arroganza; attacchi dai quali traspare, tra l’altro, una chiara e ben orchestrata richiesta autoritaria di ripristino della legalità che altro non è che un’esortazione allo sgombero.
Sabato 30 Novembre avrei dovuto partecipare, insieme ad altri musicisti, a una manifestazione organizzata dal Club Tenco e dal Teatro Valle. In seguito allo scontro con la S.I.A.E. il Club Tenco ha cancellato questa manifestazione dalla sua agenda con la seguente motivazione: «Il Club Tenco di Sanremo, preso atto del forte contrasto emerso negli ultimi giorni tra il Teatro Valle di Roma occupato e la Siae, ha deciso di annullare la manifestazione “Situazioni di contrabbando” programmata al Teatro Valle nei giorni 29 e 30 novembre. Non avendo la competenza tecnica per entrare nel merito dei gravi motivi di contrasto, il Club ritiene comunque di non dover alimentare, per la sua parte, attriti e polemiche, e per questo rinuncia serenamente ad un evento che potrebbe acuire il dissidio tra le due parti».
Essendo la S.I.A.E. partner importante del premio Tenco non viene difficile capire il perché di questo passo indietro.
Ma se il Club Tenco ritiene di dover sottostare a un ricatto e fare un passo indietro per non «acuire il dissidio tra le due parti», io reputo opportuno farne uno in avanti per sottolinearlo questo dissidio: conflitto fra chi vuole una cultura liberata e chi, invece, la cultura vuole amministrarla per mantenere privilegi.

Ecco perché, ringraziando tutti quelli che mi hanno votato, non ritirerò la targa Tenco 2013 per il miglior album in dialetto e non parteciperò alla premiazione dell’8 dicembre al Petruzzelli di Bari.
Cesare Basile

16/11/13

Vota i SonuPueti a Sotto il Cielo di Fred


L'avventura dei Sonupueti ha inizio a Catania.
Lì, Fabio e suo fratello, hanno condiviso per anni la stessa stanza, lo stesso autobus per andare a scuola, la stessa tazza per la colazione e, a tratti, anche la passione per le copertine dei fumetti di Jolanda.
Sulla scia di Pinky and the Brain, nel 2012 il gruppo parte da un piccolo indirizzo internet per tentare di conquistare il mondo, porta con sé poche cose: un riff, una strumentazione essenziale, la voce di Fabio.
Puoi votare i SonuPueti su: 
 Sotto il Cielo di Fred


o condivere il loro lavoro su:


Il brano presentato al concorso (arrangiato e "pulito" per l'occasione) è "sostanzialmente" questo:

15/11/13

"C’ER@ UNA VOLTA" esperienze di scrittura multimediale.



Questo video è stato realizzato dalla mia classe all'interno del progetto C’era una volt@... Esperienze di scrittura multimediale organizzato dall'Università degli Studi di Parma in collaborazione con la casa editrice Battei.
Ogni classe partecipante doveva riscrivere una o più fiabe ancora inedite di autori contemporanei proposti dall’editore Battei e rispettare alcune semplici regole. Le nuove storie dovevano:
  • essere estese per un minimo di 2 a un massimo di 5 pagine (formato A4) arricchite di parole, testi e/o suoni o filmati o disegni o immagini;
  • mantenere la riconoscibilità dell’ipotesto (ad esempio, si conserva la situazione iniziale);
  • [facoltativo] mostrare capacità combinatoria modificando l’ordine delle sequenze narrative conservate dalla fiaba originale;
  • dare prova di creatività inventando nuove sequenze narrative;
  • [facoltativo] riscrivere attraverso forme multimediali utilizzando, ad esempio, i programmi di scrittura per LIM.
Il progetto si è concluso con la produzione di un libro, questo:




11/11/13

Ritratti inutili - il libro -

Luisa, Andrea, Ersilia, Leo, Fabrizio, Sandro, Celestina, Graziano, Carmelo, Cosimo, Annibale, Demetrio, Pasquale, Minimo, Francesca, Ludovica, Carmela, Casimira, Veronica, Arturo, Hans, Patty & Katy, Mariolina, Roberta, Vito, Carlo e Clara, Saladino...

06/11/13

il vetro zigrinato delle docce

Dieci poesie scritte in un mese
non è molto anche se questa
sarebbe l'undicesima.
Neanche i temi poi sono diversi
anzi c'è un solo tema
e ha per tema il tema, come adesso.
Questo per dire quanto
resta di qua della pagina
e bussa e non può entrare,
e non deve. La scrittura
non è specchio, piuttosto
il vetro zigrinato delle docce,
dove il corpo si sgretola
e solo la sua ombra traspare
incerta ma reale.
E non si riconosce chi si lava
ma soltanto il suo gesto.
Perciò che importa
vedere dietro la filigrana,
se io sono il falsario
e solo la filigrana è il mio lavoro.
Valerio Magrelli, Ora serrata retinae, Milano, Feltrinelli, 1981

04/11/13

Accorinti e Pertini

Renato Accorinti, Sindaco di Messina, 4/11/2013


"Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza la giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io."
Sandro Pertini

  


02/11/13

01/11/13

Matilda

 

Io a Bellafonte lho conosciuto pecchè cera Filippo che ci passau una estate intera mentre che eravamo insieme. Era stato che quellanno avevamo fatto un mese di collegio per colpa di una vecchia che sera messa a tirare la borsetta così forte che io ero caduto dalla vespa e per fortuna non mi ero fatto male solo che il tempo di risalire mero trovato con le mani di uno sbirro addosso e la faccia unchiata di coppa.
Insomma comunque ci era andata bene che il giudice aveva visto che era la prima vota e poi eravamo nichi e allora ceravamo stati solo un mese a cuntari i muschi e dopo era arrivato il caldo e il prete ci aveva preso nella colonia che ci dava il comune per laltro mese che ci mancava.
Filippo spariva dopo la preghiera della mattina che non lo diceva mai a me cosa faceva e dopo spuntava  direttamente a mare che sera accattatu una radio con le cassette e ciaveva questa di bellafonte che ce la metteva sempre e poi macari era anchelunica.
Diceva che ce laveva data sua madre ma io lo sapevo che non poteva essere che sua madre allargava le cosce nel continente e nessuno lo sapeva in che città travagghiava mentre lui stava cu sò nanna. Comunque queste non sono cose che si possono rimproverare a un amico che poi ognuno è libero di credere quello che vuole. Lui dicevo veniva con questa radio piazzata nellaricchi e il volume al massimo e camminando si annacava per la gioia di qualche volontario di quelli che aiutavano a Don Gino.
Che noi lo sapevamo che per passare qualche capriccio in più ci sarebbe bastato darici il biscottino a qualcuno di quelli ma per un mese non ne valeva la pena e così ci divertivamo solo a farli sbrugghiari tannicchia che di più non ci interessava..
La spiaggia era quasi sempre vuota che la stagione non era ancora iniziata anche se si stava bene al sole e già ci eravamo abbronzati e si puteva fari il bagno macari. Quelli che montavano le cabine nel lido vicino travagghiavano dalla matina fino alla sira e noi ci avevamo fatto amicizia che quando si fermavano per mangiare noi ci avvicinavamo. Il fatto è che il nostro pranzo era a ora di colazione. Che un cristiano non mangia alle dodici. E noi invece sì e per giunta dopo non si puteva manco fare il bagno.
"Ma a scola ci iti?"
"Ma quali scola? Chicciiemu a fari?"
"E bravi! Accussì ni viremu macari lanno prossimo"
"Macchiddici Franco? Fu una disgrazia la nostra!"
Franco era quello più simpatico e anche il più caruso che di sicuro ancora non ciaveva mancu vintanni. Ammucciuni ogni tanto ci dava nacari tannicchia di vino e noi ciavevamo cuntato dello scippo.
"E quanto cera nella borsa?"
"Cinque euri"
"Un lavoro di fino insomma"
"Ahu! Chistu cera!"
Filippo laveva guardato incazzusu che non lo sopportava di essere pigghiatu po culu ma Franco laveva smontato arrirennu che dopo un pò anche noi lo avevamo seguito.
Lui cera stato macari al collegio ma ciaveva passato due anni che aveva pungiuto a uno per una questione di onore. Però non aveva voluto cuntari chiossai solo che non ci voleva tornare e che era stato fortunato che aveva trovato questo travagghio che lo chiamavano o spissu per i lavori di fatica.
Io e Filippo aspettavamo che fineva di mangiari e poi ci salutavamo e noi tornavamo a priari che nel pomeriggio cera anche il rosario. Lui invece si allontanava che non capivamo bene dove andava solo che scumpareva ogni giorno dietro a una casetta arancione che era lunica in muratura che cera in tutta la spiaggia.
"Sarà ca caca" diceva Filippo e io ridevo che quello era un appuntamento preciso come con la zita.
Lultimo giorno Filippo arrivò nella spiaggia tutto pulito e ordinato e  fischiettando che io la conoscevo quella canzone che lavevo sentita tante volte. Aveva posato la radio sopra alla sabbia e sera spogliato come negli spogliarelli della televisione aspettando che tutti lo taliassero. Poi quando ciaveva fatto venire la bava a tutti i chierichetti aveva messo la radio a tutto volume e aveva accuminnciato a ballare. Furiava a piedi nudi nella spiaggia con una mano allaria e con laltra che si teneva la minchia dura. Ero scoppiato a ridere e dopo lavevo seguito anche io che era troppo divertente anche se ero meno bravo di lui.
"E bravi! E bravi! Unaltro mese non ve lo leva nessuno!"
Era la voce di Don Gino che lavevano avvertito ed era corso fuori dalla chiesa tuttu suratu con la sua panza che abballava insieme a noi.
Insomma per quella minchiata veramente ci fecero fare un mese dentro in più che questa veramente fu una ingiustizia. Ma in quel momento non ci pensavamo che ancora ridevamo.
Mentre salivamo dietro la rete che separava la colonia dal lido vistumu a Franco che ci guardava e sorrideva come a uno che se lo immaginava. Vicino a lui cerano sei cuccioli che giocavano e cialliccavano le scarpe.



Scritto per l'Eds arancione del grande cocomero proposto da La Donna Camèl.

Lo hanno fatto anche:
Melusina con Latte o limone?
La Donna Camèl. con Condomini 
Lillina con PC gate
Pendolante con Giuseppe
Hombre con Essere Johann Cruijff
Calikanto con La torta di amarene
Angela con Notte insonne con gatti rosso arancio
Cielo con Jamaica discromatica
Melusina con La pappa!
Singlemama con In pirlo veritas
Leuconoe con Tequila sunrise
Marco C. con La stessa tonalità
Fulvia con Il quadro capovolto
Lillina con Maracaibo
La Donna Camèl con Pronto soccorso

29/10/13

"Considerazioni a margine di un commento" di Michele Torresani

[...] Qualcuno interroga i docenti sui loro bisogni didattici concreti? Perché non esistono in Italia, come in altri Paesi, delle indagini sulle esigenze reali degli insegnanti in rapporto al numero di ore a disposizione in un anno, ai programmi da svolgere, ai libri di testo spesso mastodontici e sempre più inadeguati ai livelli di preparazione e agli interessi degli studenti? Perché mancano strutture di reale supporto, accanto ai bellissimi ma spesso dispersivi progetti, che implicano certo tanto entusiasmo, ma anche tanto lavoro in più, che si aggiunge alle faticosissime correzioni? È solo una questione di mancanza di fondi? O è una incapacità di immaginare una nuova e più moderna struttura organizzativa della scuola? Perché non pensare, ad esempio, a distaccare per qualche ora i professori più anziani al fine, ad esempio, di sostenere i colleghi più giovani (se mai ne esistano in un corpo docente sempre più anziano)?

E, come si diceva qualche giorno fa di fronte ai dati sconfortanti del nostro Paese in rapporto a quelli di altri, perché nessuna autorità competente sembra davvero interrogarsi sulle cause di questo declino e correre al più presto ai ripari con misure urgenti e tangibili?
Fonte: http://torresani-edu.blogspot.it

Il compito della scuola è aiutare a imparare a vivere

Le nuove tecnologie, il computer, la video-conferenza ecc... sono divenute indispensabili. Intendiamoci, esse non possono rimpiazzare un insegnante fisicamente presente. Ha detto Platone: «Per insegnare, occorre eros». Eros è una parola greca che significa piacere, amore, passione. Per comunicare, non serve a nulla dispensare il sapere a fette, ma bisogna amare ciò che si fa e le persone che sono dinanzi a noi.

L’insegnante è colui che, attraverso ciò che professa, può aiutarvi a scoprire le vostre proprie verità. Se la letteratura ha una grande importanza per me, è perché essa mi racconta esperienze di vita. Perfino le tanto disprezzate serie televisive parlano d’amore, gelosia, ambizione, morte, tristezza, in breve dei sentimenti qui molto stereotipati ma tratti dalla vita quotidiana. A mio avviso, l’insegnante è un mediatore che aiuta ciascuno a comprendersi, a conoscersi. E la letteratura gioca in questo un grande ruolo. Io sono di quelli che hanno riconosciuto le loro proprie verità attraverso grandi romanzi. Dostoevskij mi ha insegnato a comprendere i miei sentimenti riguardo la vita.

Io non credo che occorra scartare certe discipline, col pretesto che esse hanno un pubblico di nicchia. Le belle lettere non sono un lusso! Se tante persone leggono sulla metropolitana, è perché si immergono in un universo di cui hanno bisogno. Perché amiamo il cinema? Perché ci permette di vivere meglio i nostri sentimenti d’amore, di partecipazione, di simpatia ecc... Il cinema meriterebbe d’altronde di trovare un posto più importante nella cultura; è un’arte fondamentale... In realtà, così come sussistono ora, le discipline devono essere integrate in grandi insiemi.

Cosa sono la fisica, la chimica, se non il mondo di cui siamo fatti, posto che noi abbiamo delle cellule biologiche composte da interazioni fisico-chimiche? La grande scoperta degli anni Cinquanta è che non c’è una sostanza vivente diversa dalla sostanza materiale normale. Noi siamo fatti di elementi chimici che esistono nella natura, ma che sono organizzati in modo ben più complesso e nuovo. La fisica come la chimica sono noi stessi! È il mondo nel quale noi siamo.

Il compito della scuola è aiutare a imparare a vivere. Certi insegnamenti non fanno parte delle discipline, ma permettono di integrarle. Che cos’è, essere umani? Oggi, in mancanza di pedagogia, questa domanda rimane completamente scollata dal resto. Essere umani è senz’altro essere un individuo, ma un individuo che fa parte di una società e di cui anche la società fa parte. Da quando si nasce, ci viene inculcato infatti il linguaggio, la cultura, ciò che si deve fare, non fare ecc... In effetti, il nostro essere è costituito da tre parti in una: membro di una società, membro di una specie e individuo.

Secondo me, conoscere la nostra natura umana è dunque essenziale. E questo passa per forza attraverso l’insegnamento dell’incertezza. Ci si rende conto oggi che ci sono fenomeni che non si possono controllare, così nelle discipline come nella microfisica. Si è certi della morte, ma non si sa quando arriverà. Ci si sposa, si pensa che si sarà felici, ma potrebbe essere un matrimonio orribile. Si cerca il lavoro senza essere sicuri di trovarlo... L’incertezza fa parte del destino umano, ma nessuno è preparato per affrontarla. A mio avviso, la riforma dell’insegnamento deve anzitutto andare in questa direzione.

Effettivamente, essere specialista di tutto è essere specialista di niente. Raymond Aron, mi sembra, diceva che il proprio del lavoro di uno specialista è sapere tutto su un dominio estremamente ridotto, cioè pressoché niente. Delle due cose, l’una: o si ha una mancanza di conoscenze precise, o una conoscenza talmente precisa che alla fine non ha alcun interesse. In effetti, bisogna partire dal problema della conoscenza. Se si ha un’informazione, ma si è incapaci di situarla nel suo contesto (frammentato attraverso le discipline), si arriverà per forza a un’informazione senza interesse.

Si è d’altronde obbligati a contestualizzare senza posa – il proprio della storia è di essere una scienza che contestualizza gli eventi. Come uscirne? Alcune risposte sono già state date, attraverso raggruppamenti scientifici. Prendiamo l’esempio dell’ecologia, scienza fondata sull’idea di ecosistema, ma che riguarda molte discipline. In un dato ambiente, l’insieme degli esseri viventi, vegetali, animali, i microbi ecc... costituisce un’organizzazione spontanea, a sua volta collocata in una data cornice fisica, geografica e meteorologica.

Pertanto, l’ecologo, che si interessa ai meccanismi della formazione e delle disfunzioni degli ecosistemi, possiede conoscenze varie ma incomplete. Dovrà dunque chiedere l’aiuto del botanico, dello zoologo ecc... Lo stesso per le scienze della terra: la meteorologia, la vulcanologia, la sismologia, la geologia sono state separate fino al momento in cui si è scoperta la tettonica a placche. Avendo dimostrato da allora che la terra è un sistema funzionale molto complesso, ci si è impegnati a riunire queste differenti materie.

Le interazioni tra differenti discipline sono difficili da riconoscere, ma sono necessarie. Per esempio, la mondializzazione di cui si parla molto oggi è un fenomeno economico che ha anche i suoi contro-aspetti: l’omogeneizzazione tecnica provoca dei movimenti di chiusura sull’identità nazionale e religiosa. Qualche cosa di economico ha dunque delle conseguenze sulla religione e sulla psicologia. In effetti, non si può separare l’economico, lo storico, lo psicologico, il mitologico ecc... Einstein lo mostrava già ai suoi tempi. Era un globalista-matematico, pensatore, ingegnere, qualcuno che sperimentava i concetti. Adorava suonare il violino, “perdeva tempo” interessandosi d’arte, di politica... Gli specialisti, loro, si accontentano di verificare le sue teorie.

Si è disgiunto tutto ciò che riguarda l’essere umano: il cervello in biologia, la mente in psicologia... Le scienze umane sono state esse stesse delimitate. La filosofia è una riflessione anzitutto sulle conoscenze acquisite e sul destino umano e sui grandi problemi del nostro tempo. Ora, le conoscenze sono troppo disperse perché questa disciplina possa nutrirsene. C’è qui una grande lacuna. La missione di raccoglierle insieme necessita tanto di uno sforzo nel mondo scientifico quanto nel mondo filosofico. È in questo senso che il sistema di insegnamento meriterebbe di essere riformato.
Edgar Morin

Fonte: http://www.avvenire.it

27/10/13

Lewis Allan Reed (Brooklyn, 2 marzo 1942 – Long Island, 27 ottobre 2013)





WASTE

Sometimes when I’m all alone
I feel a type of fear
dawn’s descending, dusk is breaking
creep my darling near.
I see my life before me
as a seamstress sees her pins
full and lined with failure
and coated then with sin.
An education gone to waste
talent left ignored
imagination rent with drugs
someone who’s always bored
scared to death of life itself
but even more by death
not fit company for anyone
let alone a wife
no example for a child
therefore no sun for me
I am told never to think these thoughts
for they make me unhappy.

The sin was craziness you see
don’t blame yourself for that -
a strange childhood, well that is true
but nothing can be done about that.
The future is the same for all
we face it as we can
and there is nothing wrong with fear
it proves that you’re a man.
Then other times I feel so good
the opposite you see
I think I’m full of talent
good old intuitive me.

I write all hours of the night
terrible poetry.
Others say that it is good
but they are lying to me.
Why would they lie, you might ask
and to this I would reply
encouraging me encourages them,
to cut me shows their lie.
For mine was illusion of life
well spent,
everyone thought so.
I was courted as a rake
wherever I did go.
But I know warts, you can’t fool me
with flattering and praise.
You sing my songs
to prove to yourselves
that you are not a waste.
PERDITA

A volte quando sono solo
provo un tipo di paura
l’alba discende, irrompe il crepuscolo
striscia vicino lentamente, tesoro.
Vedo la mia vita davanti a me
come una sarta i suoi spilli
piena, e segnata di fallimento
poi coperta dal peccato.
Un’educazione andata a farsi benedire
un talento ignorato
l’immaginazione a nolo con le droghe
qualcuno vinto dalla noia
intimorito dalla vita stessa fino alla morte
ma ancor più dalla morte
non adatto alla compagnia per nessuno
tantomeno per una moglie
non è modello per un bimbo
pertanto non c’è sole per me
mi è stato detto di non pensare mai queste cose
perché mi intristiscono.

Il peccato è la pazzia, capisci
non fartene una colpa-
una fanciullezza strana, be’ questo è vero
ma non c’è nulla da fare a riguardo.
Il futuro è uguale per tutti
lo affrontiamo come possiamo
e non c’è nulla di male nella paura
dimostra che sei un uomo.
Poi altre volte mi sento così bene
proprio l’opposto, vedi
penso di essere pieno di talento
il caro vecchio me stesso pieno di intuito.

Scrivo a qualsiasi ora della notte
della terribile poesia.
Altri dicono che sia buona
ma mentono.
Perché mai mentirebbero, potresti chiedere
e ti risponderei
che incoraggiarmi li incoraggia,
stroncarmi mostra la loro menzogna.
Perché la mia è stata un’illusione di vita
ben spesa,
tutti lo hanno pensato.
Sono stato corteggiato come uno importante
ovunque io sia andato.
Ma conosco il gioco, non potete farmi fesso
con lusinghe e lodi.
Cantate le mie canzoni
per provare a voi stessi
che non siete uno scarto.



Grazie a  http://www.loureed.it

Photograph:  Stephen Shore, “Lou Reed,” NYC, c. 1967.
 

24/10/13

Goffredo Riccobono [2 di n]

Goffredo Riccobono ripensò subito ai suoi giochi da bambino, ai pomeriggi passati in attesa dei programmi televisivi per i ragazzi, alle immagini di sconosciute contrade, d’italici volti, trasmesse in bianco e nero dalla televisione di stato, poi alzò gli occhi da quell’immagine e si rese conto un po’ meglio che lo attendeva una lunga attesa.

Almeno un gruppo con tre signore, un po’ avanti con gli anni, che tra loro elencavano i propri acciacchi e un po’ in disparte un altro informatore scientifico che attendeva con loro il proprio turno, lo precedevano. “Uno ogni tre pazienti” era la regola di quel luogo ed egli, purtroppo, era arrivato dopo quell’austero e silenzioso signore. Del resto che quella fosse la regola lo si poteva anche leggere su un piccolo foglio A4, stampato di certo proprio dal medico, incorniciato e appeso come memento tra le riproduzioni della Marilyn di Warhol e di un cielo stellato di Van Gogh.
Accanto all’uomo con il bambino sostava anche una bionda un po’ volgare, ma Riccobono non riusciva a comprendere se ella fosse insieme alla coppia o meno. Insomma sperando che nessuna delle tre anziane avesse voglia di parlare ma si limitasse al solito elenco di medicinali da prescrivere e comprendendo anche l’uomo sarebbe andata via più di un’ora piena. Anzi no, certo di più, perché solo allora uscì dal bagno un altro signore, un quarantenne si sarebbe detto, che certo lo aveva preceduto.

Il pallore di quell’uomo strideva stranamente con il corpo tozzo e il volto tondo. Portava una polo bianca e dei jeans alla moda con tagli d’ordinanza finto vissuti, ma Goffredo fu colpito soprattutto dalla lunga serie di puntini che coprivano il collo, il viso e le braccia.
Morbillo? Quarta, quinta, sesta malattia? Scarlattina, forse? O varicella? Tifo? Colera? Sifilide? AIDS?
A ogni assalto della propria, scarsa, memoria medica Goffredo Riccobono perdeva forze guardandosi attorno sempre più disperato. Cercava aiuto, conforto, nei presenti e si sarebbe allontanato volentieri da quel luogo, da quello stanzone, se un improvviso panico non lo avesse lì costretto. Gli altri sembravano non essersi accorti di nulla, solo l’uomo con il bimbo aveva colto il suo sguardo seguendolo fino all’uomo a pois. Goffredo lo vide  stringere con più forza il proprio bimbo e poi allontanarsi come per caso, come avesse solo in uggia il rimanere lì ad attendere. Magari ne fosse stato capace anch’egli.

23/10/13

Goffredo Riccobono [1 di n]

Goffredo Riccobono viveva molte vite, di alcune aveva piena coscienza, di altre immaginava la presenza, di molte ignorava ogni cosa; tutto ciò non rappresentava certo un problema per la qualità della sua esistenza, giacché è scientificamente dimostrato che questo avviene normalmente per ognuno di noi. Lo stesso Goffredo aveva letto qualcosa su tale fenomeno, un giorno in cui attendeva, impaziente, il proprio turno nella sala d’attesa del medico curante.
“Scopri te stessa” recitava il titolo di quell’articolo, era, infatti, una famosa e storica rivista femminile e il “te stessa” faceva chiaramente intendere l’utenza di riferimento. Di seguito l’estensore usava lo studio di una “prestigiosa università americana” per spiegare e confermare proprio quelle frasi che fanno da prologo al nostro piccolo narrare.
Goffredo Riccobono, alla lettura, si era dapprima stupito che ciò potesse realmente accadere, poi aveva iniziato ad annuire a ogni frase, strabuzzando un po’ gli occhi, così come egli era solito fare a ogni nuova scoperta che lo trovasse curioso spettatore, quindi aveva dimenticato ogni cosa.
Ciò era accaduto non appena la porta dello studio del dottore si era aperta e un “A presto!” aveva accompagnato l’informatrice scientifica che da più di trenta minuti aveva preso possesso dell’attenzione del medico.
Lei, uscendo, gli aveva sorriso, quasi impercettibilmente dietro quel leggero trucco che le illuminava il volto. Egli l’aveva osservata parecchio prima, durante l'attesa, mentre lei trafficava con il suo tablet e rispondeva compulsivamente al cellulare alzandosi e spostandosi nella stanza di quel poco che ai propri occhi rappresentava il necessario rifugio. Goffredo ne era rimasto affascinato. Non che lei rappresentasse il suo modello, ma le sue movenze, le gambe, il piccolo seno, appena intravisto grazie alla scollatura all’americana, le belle spalle da nuotatrice, lo avevano turbato ed eccitato. Aveva chiuso gli occhi e immaginato per un attimo di possederla, lì tra quelle sedie, tra quelle mura, poi li aveva riaperti e un signore con un bimbo in braccio gli aveva chiesto se fosse stato veramente lui l’ultimo in attesa, così come gli era stato detto.
“Sì, sì, sono io” aveva risposto Goffredo e subito dopo aveva scelto proprio quella rivista tra quelle presenti sul tavolino in vetro poco distante dalla sua sedia e iniziato a sfogliarla. Ricordava, Riccobono, di essere stato colpito dalla copertina, una foto in bianco in nero di un’altra Italia, lo squarcio di una nazione che egli ricordava con quella luce per averci vissuto e averne, negli anni, costruito memoria. Ecco in questa foto un gruppo di bambini giocava in strada, una strada quasi priva di auto e di vecchi.

20/10/13

Una riga si potrà salvare

Scrivi, ti prego. 
Due righe sole, almeno, anche se l'animo è sconvolto e i nervi non tengono più. 
Ma ogni giorno. 
A denti stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. 
Lo scrivere è una delle più patetiche e ridicole nostre illusioni. 
Crediamo di fare cosa importante tracciando delle contorte linee nere sopra la carta bianca. 
Comunque, questo è il tuo mestiere, che non ti sei scelto tu ma ti è venuto dalla sorte, solo questa è la porta da cui, se mai, potrai trovare scampo.
Scrivi, scrivi. 
Alla fine, fra tonnellate di carta da buttare via, una riga si potrà salvare.
(Forse).
Dino Buzzati
Siamo spiacenti di
Mondadori 1975


16/10/13

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