14/07/13

11. Vittoria dell'eroe. L'eroe sconfigge l'antagonista e porta a termine la sua missione.

Luciano accuminciau a furiarisi per liberarsi ma più si muoveva e più li stingeva quei lacci. Non lo poteva sapere che Calogero lo conosceva bene quel trucchetto del nodo.
Lo aveva imparato alla colonia estiva che ce laveva spiegato un suo amico. Saro do Tunniceddu lo chiamavano.  Era andata così che loro erano rimasti dentro le stanze dove passavano le giornate mentre gli altri erano andati a farisi u bagno nel mare della Plaja. Era stato allora che quello aveva pigghiato un picciriddo nicuzzo che era rimasto cuccato perchè ciaveva tannicchia di frevi e lo aveva usato come cavia.

"U viri come è facile?"
"Sì!  Ma non è ca ci fai mali? Talia come ti guarda"
"Ma no. Sulu su tira... vero Cicciuzzu ca tu non tiri? Vero?"
"Però chianci"
"Non ti preoccupare! Ora ci passa. Me patri mi rissi ca ci sù fimmini che se ce lo fai questo giochetto saddivettunu veramente. Ma a mia piaci sulu accussì. Per provare. Insomma non si mai. Ti può sempri sevviri"

U picciriddu lo guardava impaurito che le lacrime ci niscevano lente. Non era la prima volta quella e Calogero pinsò che non sarebbe stata manco lultima. E' che Saro veramente saddivitteva accussì che poi però era sempre pronto a aiutare e a difendere a tutti. Insomma una brava persona a parte sta sciocchezza.

"Allora... ora io ti levu stu bavagghiu e tu mi rici perchè facisti questa minchiata. Cheppoi ca tu sì una testa di minchia io lho sempre saputo ma arrivare a questo punto!"

Luciano aveva cominciato a capire che a muoversi non ci conveniva o forse sera solo stancato.  Fatto sta che sera fermato un poco e con la faccia girata taliava a Calogero pietoso e impaurito. Fece di sì con la testa e allora quello ci levo la maglietta dalla ucca. Era tutta vaviata. Uno schifo.

"E allora?"
"Chivvoi? Chi voi sapiri?"
"Picchì ciabbruciasti u panificio a Don Tano?"
"Non è di Don Tano"
"E di cu iè allura?"
"Di me o pa!"
"Certo! Certo!"
"E' la verità. Sillava accattato con la liquidazione"
"E allura picchì ci sta Don Tano?"
"Ci pristau i soddi che a lui non ciabbastavano e u mutuo non ciù ravuno le banche che lui era pensionato"
"Cui? Cu ci resi i soddi?"
"Don Tano! E cui se no? E poi si pigghiau tutto du bastardu!"
"E io che centro?"
"Nenti. Nenti. Maccririri. Ti visti assira e mi vinni sta pinsata"
"E bravo u cunnutu. Solo che io ci puteva moriri u sai?"
"Ma no. Non volevo. E' stato un incidente! Chiffai mi levi sti lazza? Ciaiu i razza che non me le sento più" 
"No!"
"Fozza Calò! Ti rissi tutto! Fozza!"

Per tutta risposta Calogero ci misi di nuovo na ucca la maglietta che quello stava attaccando a chianciri e poi u lassau accussì che di sicuro tra poco sarebbe passato qualcuno della casa  a svegliarlo e a liberarlo. Ci voleva una lezione per quello stronzo. Anche se.

Per andarsene alzò un poco la serranda piano piano per non fare rumore. Non gli andava di strisciare ancora nterra come a verme. Aveva quasi saltato la ringhiera quando ci vinni nella testa una mala pinsata. Tornò indietro e svuotò tutto il tubetto che aveva conservato nella sacchetta sopra il culo di Luciano. Quello si pigghiò veramente un bello scantazzo ma Calogero si misi sulu a ririri a taliarlo. Ora ci faceva veramente pena du carusu.
Nisciu nuovamente e fece il percorso al contrario che voleva sapere come era andata a finire e guardare la faccia di Don Tano.

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