Cerca nel blog

30/01/09

Filu di vespru - 11 -

"Sono il figghio della Brancitelli" ci rissi e non so pecchè mi aspettavo una reazione strana. Chinnisacciu... stupore, paura, ma quello invece mi guardò senza fare una smorfia.
"Di chi scusi?"
"Niente, niente... ero qui per..."
Non sapevo che dire. Era quella la verità, ma unu non le ammette mai queste cose. 
"E possibile vedere i libri dei battesimi?"
La soluzione era nisciuta fuori come un pirito non voluto.
"Certo, ma..."
"Vede padre è che io...  io sto per maritarimi. e mia nonna mi ha detto che sono stato battezzato in questa chiesa"
"Ah! Capisco! Io sono qui da poco, però... però...  un momento, qual è il suo nome, figliolo?"
Ci snocciolai la litania delle date e dei nomi e iddu spariu di nuovo, ma questa volta mancò di più e quando spuntò era strano in faccia e con un librazzo aperto nelle mani.
"Ecco, ho trovato però..."
"Mi dica... cè qualche problema?"
"No, no... è che..."
"E' che cosa? Padre"
"Insomma lei..."
"Io?"
"Ecco, guardi lei stesso..."
Andai con locchio dove cera il suo dito, e il mio nome anche, e quello di mia madre, ma il padre era ignoto e accanto, dove cerano le date, mancava anche qualche morta che si doveva essere persa.
"Lei è sicuro dei... insomma, dei dati che mi ha dato?"
"Sì! Certo! Se vuole le mostro..."
"No, no, non cè bisogno, ma, a proposito, sa dirmi niente di questa?"
Solo allora mi accorsi che sullaltro lato del foglio, in corrispondenza con i miei dati cera una strana scritta.
Mi sforzai un poco per leggerla bene ad alta voce e alla fine con laiuto del padre ce la fici: Mater semitam monstravit.
"Macchivvodiri?"
Come uno ca cerca acqua e trova rina, ecco comero e quella bestia di un parrino lo sapeva leggere il latino, ma a capirlo mi passi tannicchia in difficoltà.
"Ecco penso che.."
Come a un grande attore si fermò con la mano sotto il gargarozzo e locchi allaria.
"Allora?" feci io incazzuso.
"Certo.. quel mater è indubbiamente madre"
"Ma questo mellero immaginato padre"
"E anche l'ultima credo sia.. mostrava, ecco.. o dimostrava.. mah! Non capisco però quei semi, forse indica la progenie"
"Chi? A progi cosa?"
Me lo dovevo immaginare. Quello non sapeva nenti e mi vuleva pigghiari po culu con qualche parolona.
"I suoi figli intendo"
"Ah! Ho capito! Li mostrava! Come a quella degli sgracchi insomma!"
Mi sentivo più tranquillo, in fondo ero stato sempre bravo nella storia.
"Gracchi! Gracchi!-urlò lui.
"Sì. Ascusari. Gracchi. Avi raggiuni vossia. Ma perché ci misunu questa frase qui?" azzardai.
"E che ne so io" fece quello fermandosi nei suoi pensieri.
"Mi scusi padre ma lei è sicuro, insomma, della traduzione?"
"Sì, certo, ma quella è una lingua morta, deve capire, e poi..."
"Già" ci dissi fermandolo un momento.
"..e poi ogni autore aveva le sue preferenze"
"Ma sono tre parole, padre!"
"Sì.. ma la costruzione latina.."
"Ma non è che per caso lei ciavissi il libro delle parole.."
"Un vocabolario di latino? Beh sì.. ma non ora. Si sente meglio piuttosto?"
Feci di sì con il capo e allimprovviso decisi di salutarlo, volevo tornare in quella casa invece di continuare a perdere tempo. Prima però appuntai la frase sopra a un biglietto dellautobusso che avevo trovato nella sacchetta, che quel parrino, con la sua chiacchera a muzzicuni, non mi aveva tanto convinto della sua scienza.
"A presto" mi fece lui.
"Ave" ci risposi.

27/01/09

La storia della nonna bambina

traduzione italiana di Alberto Cavaglion e Susanne Raweh
titolo originale: Ha-Sippur shel Savtà Yaldà (The Story of Granny-Girl)
Shufra for Fine Literature L.T.D., 2004


Le pagine non sono più visibili sul sito dell'Istituto :(
in rete, qui, rimane qualcosa 

26/01/09

Filu di vespru - 10 -

Mero già fumato tre sigarette quanto spuntau la signorina. Mera cascata do cori cuddà sucata, ma idda non lo sapeva.
"Il notaio si scusa ma un improvviso impegno lo ha costretto ad allontanarsi. Mi ha pregato però di tenermi a sua completa disposizione per sua ogni eventuale richiesta."
Poi con sorrisetto aggiunse:
"Ha particolari richieste signor Buonamico?"
Ve lo lascio immaginare a voi chimmipassau nella testa in un paio di secondi che il camasutra in confronto addivintau un libro di preghiera dei devoti.
Però cava fari? Acchianarici incoddu? Dirici "veniccà e fa u tò doveri"? Come a un pacchiuttazzo ci risposi solo:
"Bene, non si preoccupi. Telefonerò per un appuntamento"
"Ah! Ma se è per quello anche ora se..."
"No. No... non si preoccupi, chiamerò io"
"Se è così! Come vuole lei Buonamico, la saluto allora"
"Sì, certo. Salve!"
"Mi raccomando, ci pensi! A presto"

Mi feci strada da solo e non ci resi nemmeno il tempo di rapirimi la porta, lo sapevo che se mi fermavo non cillavissa fatta a controllarimi. Avevo voglia di tornare a casa per scaricarimi u battagghiu, ma nosacciupicchì mi diressi di nuovo verso il palazzo della nicchia.
Il cancello era chiuso questa volta e di Garibaldi non cera traccia. Mi ricordai allimprovviso che lì vicino ci doveva essere una chiesa.
"I parrini sannu sempri tutto anche quando pari ca non sanu nenti", accussì ripeteva sempre me nonna e ogni tanto si devono seguire le parole dellantichi.
La chiesa era in mezzo a due palazzi ranni, di quelli costruiti quando tutti facevano case che bastava tannicchia di terra e due basole per acchianare i piani fino al cielo; ci stavano due finte colonne a custodire lingresso e tre gradini a fare immaginare la scala.
Ci doveva essere stato un funerale poco prima pecchè appena entrato lodore di incenso era forte e tracce di fiori macchiavano laltare bianco come una minna.
Ci doveva essere stata gente prima, e forse anche qualche lacrima, e schigghi macari, ma ora non cera nuddu e i miei passi erano come le mani dei niuri sopra i tamburi nelle foreste, e il mio ciato si confondeva con quellodore e stavo, forse, per sentirmi di nuovo male, e pensai che allora ero stato male davvero dal notaio, e chiusi gli occhi un momento, che la testa mi furiava.

"Buongiorno"
Manco mi girai che già lo sapevo chi poteva essere.
"Buongiorno" risposi.
"Tutto bene?"
Mi dovevo essere stracanciato nella faccia pecchè quando finalmente riuscii a riprendermi senza vomitare quello mi guardava tutto preoccupato.
"Venga, si appoggi a me"
Senza aspettare un sì o un no mi pigghiau sotto al braccio e mi tirò dentro alla sacrestia, poi, dopo avermi fatto sedere, sparì un momento per riapparire, poco dopo, con un bicchierino in mano.
"Tenga, è buono! Non si preoccupi"
E davvero mi rianimai con quel nettare che anche u parrinu accuminciau a starimi più simpatico, ma durò poco.
"E' rosolio -volle aggiungere- lo fa mia madre"
Ma cu cazzu tava rittu nenti pinsai, però non ce lo dissi che dopotutto era stato gentile.
Con un po' più di coscienza potei guardarlo meglio; non era giovane, questo no, però sotto alla tonaca uno se lo poteva immaginare il fisico asciutto di chi si mantiene bene, e mentre, poco prima, mi trascinava in quella stanza avevo capito che forse con quello non sarebbe stata una cosa buona spattirisi coppa.

24/01/09

Tweening (adolescenza precoce)

Source: Radio 3
Address : http://www.radio.rai.it/radio3

L'immaginario dell'infanzia è sempre più terreno di consumi. E le bambine, inseguendo modelli imposti, diventano adolescenti precocemente. "Lolite" troppo in erba chiamate a far parte del coro di aspiranti veline, modelle, ballerine, fidanzate di calciatori... E anche la letteratura per l'infanzia sembra piegarsi alle regole del mercato


Source: http://www.liberweb.it :: Il mondo dell'editoria per bambini e ragazzi, in rete
Address : http://www.liberweb.it

Nella società attuale votata all’iper-efficienza sembra aver avuto la meglio un modello educativo, rivolto ai ragazzini e alle ragazzine, basato invece che sul confronto generazionale su una concorrenza spasmodica e asfissiante tra coetanei. In questa temperie, le bambine fra i 9 e 12 anni - spesso cresciute fra colori pastello, con l’ombrellino di Barbie, le pantofoline delle Winx, le magliette di Hello Kitty, gli occhiali a forma di cuore, e le riviste, “Kiss me” “Big” “Love” “Tweens” “Pink girl” “Cioè” “Pop’s”, che sembrano un informe guazzabuglio di stupidità dove galleggiano rossetti, brufoli, diete al limone&C. e infinite declinazioni di amori irraggiungibili e sofferti – risultano strette nella morsa della storditezza delle divette di Mtv, delle fatine e delle principesse dei cartoon, o dell’ombelico di Britney, e precocemente concentrate sul corpo come mezzo di affermazione sociale e come icona culturale della femminilità. Ma sono tutte qui le aspirazioni delle ”piccole donne” di oggi, che i media vorrebbero sbrigativamente esaurire nei sogni di estetiste, parrucchiere, ballerine o veline o mogli di calciatori? E soprattutto, quanto di questa realtà documentano e contribuiscono a creare i nuovi romanzi rivolti alle giovanissime, “rosa” e non, nati dalla disgregazione degli ambiziosi progetti editoriali al femminile degli anni ’80 e‘90? Dove sono finite Gaia, Batticuore, Le Ragazzine e qual è lo stato dell’arte di questa produzione in bilico tra impegno, intrattenimento e serialità?


Source: Rossetto, dieta e seduzione così le fatine diventano lolite - cronaca - Repubblica.it
Address : http://www.repubblica.it

"C'è un decadimento nella qualità dei contenuti di quello che viene pubblicato - spiega Riccardo Pontegobbi, condirettore di Liber - Lo notiamo dai giudizi che danno i nostri collaboratori nelle recensioni". Da quell'osservatorio hanno spiato il mercato, visto precipitare il numero dei piccoli lettori, "mezzo milione in meno dalla metà degli Anni 90 a oggi" e nello stesso tempo crescere i titoli sfornati dalle case editrici (dai 900 nel 1987 ai 2.400 dell'anno passato). "A ogni libro diamo un voto, da una a quattro stelle, ma circa il 75% sta nelle due fasce più basse, quelle con un giudizio mediocre". I titoli la dicono lunga: spiegano come "diventare una rock star", annunciano piccoli manuali di galateo, istruzioni su "come sopravvivere alla prima cotta", oppure hanno per protagonisti personaggi seriali minori che nascono sulla scia di un successo come Harry Potter o come le Winx e che ne copiano le gesta e le magie. "La spinta commerciale - spiega Emy Beseghi, docente di Letteratura per l'infanzia a Bologna - sforna libri a getto continuo e rischia di schiacciare i prodotti di qualità che pure ci sono, ma sembrano disperdersi in un oceano di titoli. Penso ad autori di alto profilo come Bianca Pitzorno, Jerry Spinelli, Silvana Gandolfi e altri anche fra i classici che continuano a essere letti e cercati". L'accelerazione verso il mondo dei grandi ha abbassato l'età media delle lettrici di riviste di successo come Cioè, oltre 120mila copie di tiratura. "L'ingresso nell'età più adulta è anticipato - dice Manuela Trinci, psicoterapeuta - Il fenomeno etichettato con il nome di tweening (adolescenza precoce) fa capire come i prodotti, i programmi tv, le riviste apparentemente rivolti alle quattordicenni vengano in realtà fruiti dalle bambine di 7-8 anni.
Le bambole cominciano a essere sexy, a portare i tacchi alti, la pubblicità e la moda a promuovere trasparenze e cuoricini, certi libri di testo a riportare vecchi stereotipi femminili che, rileva ancora Emy Beseghi, "continuano ad essere maestre, segretarie, infermiere". Le solite gabbie, quelle che descrive Loredana Lipperini nel suo "Ancora dalla parte delle bambine" (Feltrinelli) e prima di lei Elena Giannini Bellotti.


23/01/09

L'obiettivo storico


''E' un obiettivo storico proposto da tanti anni dalla Cisl''. Il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dopo la firma dell'accordo raggiunto con Governo e Confindustria sul nuovo modello contrattuale.
Fonte: CISL

Di fatto, questo accordo estingue il Contratto Nazionale Collettivo di Lavoro. Le dinamiche retributive saranno vincolate alla finanziaria, ed eventuali miglioramenti, frutto della contrattazione integrativa, saranno detratti dalla quota di recupero tra inflazione programmata ed inflazione reale, e di fatto conguagliate. Inoltre, mentre per i lavoratori privati il recupero del differenziale tra inflazione programmata ed inflazione reale avverrà a fine triennio, per i pubblici dipendenti questo avverrà nel corso del triennio successivo.
L'accordo prevede inoltre la limitazione del diritto di sciopero, che ricordiamo essere una libertà delle persone costituzionalmente garantita, ed il sostanziale mutamento del modello di rappresentanza e del ruolo stesso dei sindacati.

Fonti:
Dipinto: George Grosz. Eclipse of Sun. 1926. Oil on canvas. 210 x 184 cm. Heckscher Museum, Huntington, NY, USA

22/01/09

21/01/09

Vladimir Il'ič Ul'janov detto Lenin (Simbirsk, 22 aprile 1870 – Gorki Leninskije, 21 gennaio 1924

Giunto a Pietrogrado nella notte del 3 aprile, naturalmente solo a mio nome e con le riserve dovute alla mia insufficiente preparazione, potevo presentare alla riunione del 4 aprile un rapporto sui compiti del proletariato rivoluzionario.
Il solo mezzo che avevo per agevolare il mio lavoro - e quello degli oppositori in buona fede - era quello di preparare delle tesi scritte. Ne ho dato lettura e ne ho trasmesso il testo al compagno Tsereteli. Le ho lette molto lentamente due volte: prima alla riunione dei bolscevichi e poi a quella dei bolscevichi e dei menscevichi.
Pubblico ora queste mie tesi personali, corredate soltanto con brevissime note esplicative, che ho esplicato assai più minuziosamente nel mio rapporto.

TESI

1. Nel nostro atteggiamento verso la guerra, che, da parte della Russia, anche sotto il nuovo governo di Lvov e soci, rimane incontestabilmente una guerra imperialistica di brigantaggio, in forza del carattere capitalistico di questo governo, non è ammissibile la benché minima concessione al "difensismo rivoluzionario".
Il proletariato cosciente può dare il suo consenso ad una guerra rivoluzionaria che giustifichi realmente il difensismo rivoluzionario solo alle seguenti condizioni: a) passaggio del potere al proletariato e agli strati più poveri dei contadini che si schierano dalla sua parte; b) rinuncia effettiva, e non verbale, a qualsiasi annessione; c) rottura completa ed effettiva con tutti gli interessi del capitale.
Data l'innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario, che accettano la guerra come una necessità e non per spirito di conquista, e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l'errore in cui cadono, svelando il capitale insolubile fra il capitale e la guerra imperialistica, dimostrando che è impossibile metter fine alla guerra con una pace veramente democratica, e non imposta con la forza, senza abbattere il capitale.
Organizzare la propaganda più ampia di questa posizione nell'esercito combattente.
Fraternizzare.

2. L'originalità dell'attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell'insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla sua seconda fase, che deve dare il potere al proletariato e agli strati poveri dei contadini.
Questo passaggio è caratterizzato, anzitutto, dal massimo di possibilità legali (fra tutti i paesi belligeranti la Russia è oggi il paese più libero del mondo), inoltre, dall'assenza di violenza contro le masse, e infine, dall'inconsapevole fiducia delle masse nel governo dei capitalisti, che sono i peggiori nemici della pace, e del socialismo.
Questa situazione originale ci impone di saperci adattare alle condizioni particolari del lavoro di partito tra le grandi masse proletarie, che si sono appena ridestate alla vita politica.

3. Non appoggiare in alcun modo il Governo provvisorio, dimostrare la completa falsità di tutte le sue promesse, soprattutto di quelle concernenti la rinuncia alle annessioni. Smascherare questo governo, invece di "rivendicare" - ciò che è inammissibile e semina illusioni - che esso, governo di capitalisti, cessi di essere imperialistico.

4. Riconoscere che il nostro partito è in minoranza, e costituisce per ora un'esigua minoranza, nella maggior parte dei Soviet dei deputati operai, di fronte al blocco di tutti gli elementi opportunistici piccolo-borghesi, che sono soggetti all'influenza della borghesia e che estendono quest'influenza al proletariato: dai socialisti-popolari e dai socialisti-rivoluzionari fino al Comitato di organizzazione (Ckheidze, Tsereteli, ecc.), a Steklov, ecc. ecc.
Spiegare alle masse che i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all'influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica.
Fino a che saremo in minoranza, svolgeremo un'opera di critica e di spiegazione degli errori, sostenendo in pari tempo la necessità del passaggio di tutto il potere statale ai Soviet dei deputati operai, perché le masse possano liberarsi dei loro errori sulla base dell'esperienza.

5. Niente repubblica parlamentare - ritornare ad essa dopo i Soviet dei deputati operai sarebbe un passo indietro - ma Repubblica dei Soviet di deputati degli operai, dei salariati agricoli e dei contadini in tutto il paese, dal basso in alto.
Sopprimere la polizia, l'esercito e il corpo dei funzionari.
Lo stipendio dei funzionari - tutti eleggibili e revocabili in qualsiasi momento - non deve superare il salario medio di un buon operaio.

6. Nel programma agrario spostare il centro di gravità sui Soviet dei deputati dei salariati agricoli.
Confiscare tutte le grandi proprietà fondiarie.
Nazionalizzare tutte le terre del paese e metterle a disposizione di Soviet locali di deputati dei salariati agricoli e dei contadini. Costituire i Soviet dei deputati dei contadini poveri. Fare di ogni grande tenuta (da 100 a 300 desiatine circa, secondo le condizioni locali, ecc. e su decisione degli organismi locali) un'azienda modello coltivata per conto della comunità e sottoposto al controllo dei Soviet dei deputati dei salariati agricoli.

7. Fusione immediata di tutte le banche del paese in un'unica banca nazionale, posta sotto il controllo dei Soviet dei deputati operai.

8. Il nostro compito immediato non è l'"instaurazione" del socialismo, ma, per ora, soltanto il passaggio al controllo della produzione sociale e della ripartizione dei prodotti da parte dei Soviet dei deputati operai.

9. Compiti del partito:

1. convocare immediatamente il congresso del partito;
2. modificare il programma del partito, principalmente:
1. sull'imperialismo e sulla guerra imperialistica;
2. sull'atteggiamento verso lo Stato e sulla nostra rivendicazione dello "Stato-Comune"
3. emendare il programma minimo, ormai invecchiato;
3. cambiare il nome del partito .

10. Rinnovare l'Internazionale.
Prendere l'iniziativa della creazione di un'Internazionale rivoluzionaria contro i socialsciovinisti e contro il "centro" .

Affinché il lettore capisca per quale motivo ho dovuto sottolineare come una rara eccezione il "caso" degli oppositori in buona fede, io invito a confrontare con queste tesi la seguente obiezione del signor Goldenberg: Lenin "ha issato la bandiera della guerra civile in seno alla socialdemcrazia rivoluzionaria" (citato nel n°5 dell'Edinstvo del signor Plekhanov).
Non è una perla?
Scrivo, leggo, ribadisco: "Data l'innegabile buona fede di larghi strati dei rappresentanti delle masse favorevoli al difensismo rivoluzionario... e poiché essi sono ingannati dalla borghesia, bisogna spiegar loro con particolare cura, ostinazione e pazienza, l'errore in cui cadono..."
Ma i signori della borghesia, che si dicono socialdemocratici e non sono né i larghi strati né i rappresentanti delle masse difensiste, riferiscono imperturbabili le mie opinioni in questa forma: "Ha issato (!) la bandiera (!) della guerra civile" (di cui non ho fatto parola nelle tesi o nel rapporto) "in seno (!!) alla socialdemocrazia rivoluzionaria...".
Che cos'è questa roba? Che differenza c'è tra questo e l'istigazione dei pogrom, tra questo e la Russkaia Volia?
Scrivo, leggo, ribadisco: "i Soviet dei deputati operai sono l'unica forma possibile di governo rivoluzionario e che, pertanto, fino a che questo governo sarà sottomesso all'influenza della borghesia, il nostro compito potrà consistere soltanto nello spiegare alle masse in modo paziente, sistematico, perseverante, conforme ai loro bisogni pratici, agli errori della loro tattica".
Ma gli oppositori di un certo tipo presentano le mie opinioni come un appello alla "guerra civile in seno alla socialdemocrazia rivoluzionaria"!!
Ho attaccato il Governo provvisorio perché non ha fissato un termine, né vicino né lontano, per la convocazione dell'Assemblea costituente, cavandosela con vuote promesse. Ho dimostrato che, senza i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati, la convocazione dell'Assemblea costituente non è garantita e il suo complesso è impossibile.
E si pretende che io sia contrario alla più sollecita convocazione dell'Assemblea costituente!!
Direi che queste affermazioni sono "deliranti", se decenni di lotta politica non mi avessero insegnato a considerare la buona fede degli oppositori come una rara eccezione.
Il signor Plekhanov ha scritto nel suo giornale che il mio discorso è "delirante". Benissimo, signor Plekhanov! Ma guardate quanto siete malaccorto, maldestro e poco perspicace nella vostra polemica. Se per due ore ho detto cose deliranti, come mai centinaia di ascoltatori hanno tollerato il mio "delirio"? E poi perché il vostro giornale consacra un'intera colonna a questo delirio? Tutto questo zoppica, zoppica molto.
Certo, è molto più facile gridare, ingiurare, strepitare che tentar di esporre, chiarire, ricordare in che modo abbiano ragionato Marx ed Engels, nel 1871, nel 1872 e nel 1875, sull'esperienza della Comune di Parigi e sui caratteri dello Stato di cui il proletariato ha bisogno.
L'ex marxista signor Plekhanov, probabilmente, non vuole ricordarsi del marxismo.
Ho citato le parole di Rosa Luxemburg, che il 4 agosto 1914 definì la socialdemocrazia tedesca un "fetido cadavere". I signori Plekhanov, Goldenberg e soci "si sono risentiti"... per conto di chi? Per conto degli sciovinisti tedeschi, che sono stati chiamati sciovinisti!
Eccoli in un bell'imbroglio, poveri socialsciovinisti russi, socialisti a parole e sciovinisti nei fatti!

Scritto il 4 e 5 (17 e 18) aprile 1917
Pubblicato il 7 (20) aprile 1917 nella Pravda n° 26
Questo articolo, pubblicato il 7 aprile 1917 sulla Pravda, contiene le celebri Tesi di aprile di Lenin, che evidentemente furono redatte da lui durante il viaggio alla vigilia del suo rientro a Pietrogrado.
Lenin presentò le tesi il 4 (17) aprile in due riunioni: in un'assemblea di bolscevichi e in un'assemblea comune di bolscevichi e menscevichi delegati alla Conferenza dei Soviet dei deputati operai e soldati di tutta la Russia al Palazzo di Tauride.
Trascritto per Internet da mishu, Novembre 1999





20/01/09

19/01/09

Filu di vespru - 9 -

Ero a cento metri dallo studio quando mi passi di vedere la signorina. Sì, era proprio lei. Non era stato un sogno allora, il giorno prima dico.Mi avvicinai senza farimi notare, che lei stava parlando con una cristiana, e ci tuppuliai nelle spalle. Quasi come se selaspettasse si furiò con un sorriso a bocca piena e lasciò perdere con un buongiorno quella povera cristianazza che ciaveva davanti.
"Signor Buonamico! Come sta? Si è ripreso?"
Saranno state quelle labbra, o la me minchia, ma io accuminciai a balbettare come a un carusiddu. Meno male che lei mi tirò fuori subito da quellimpiccio.
"Venga, le offro un caffè"
Ciandai dietro come a un cagnolino. Era più forte di me, quella femmina mi faceva fare quello che voleva.
"Volevo dirle..."
"Senta... allora ha pensato alla nostra proposta?"
"Ma io..."
"Secondo me, detto in confidenza... posso vero? Sì, si vede che lei è un uomo a modo... beh... secondo me lei dovrebbe accettare"
"Sì ma..."
"Lo so, può sembrare strana tutta questa storia, così, all'improvviso"
"Certo però..."
"Io lo prendo amaro, lei?"
"Molto zuccherato sa..."
"Sì certo, è per ieri, vero?"
"No, è che..."
"Ma la vedo in forma oggi"
"Insomma, dottoressa!"
"Che succede? Ho detto qualcosa che..."
"No, no, però... non so come dirlo..."
"Sono qui, non si faccia problemi"
"Sì, sì, ma..."
"E allora?"
"Senta, ma... cosa mi ha detto il notaio? Che minchia è questa proposta?"
Sera fatta una risata la Panozzi, come una che non ci crede a quello che ha sentito. Dopo che poi aveva pagato il caffè si girò verso di me.
"Allora cosa fa? Ha deciso? Viene con me a firmare dal notaio?"
Ci fici di sì con la testa e la seguii.

Davanti al portone che dava allo studio cera di nuovo la targhetta con il nome in bella mostra. Pinsai che forse con lo scuro non lavevo vista la sera prima e continuai a camminare; lofficina era chiusa e una saracinesca ammaccata nascondeva il tugurio del panzone. Feci le scale dubbioso di quello che dovevo dire, di quello che dovevo fare. Fu u suggi a presentarsi davanti alla porta per aprire, tutto gentile mi disse di aspettare di nuovo nella stanza del giorno prima e pregò lassistente, come la chiamava lui, di accompagnarmi, poi sparì davanti ai miei occhi, seguito, dopo tannicchia, dalla fimmina che con un sorriso maveva depositato al mio posto.
Io però non ciavevo voglia di affacciarmi, e neanche di stare fermo, a dire il vero.
Maddumai una sigaretta e feci la strada allindietro. Dallaltro lato della casa non si sentivano rumori a parte qualcosa come una seggia strisciata a terra e un sospiro lamintusu. Mi diressi in quella direzione ritrovandomi davanti a una stanza nica con una scalidda niura. Pianopiano, che mi scantavo di cascari a causa dei gradini stritti e del buio, scinnii verso il fondo, però a metà mi fermai che lo spettacolo non poteva essere disturbato.
La dottoressa mezza a nura e assittata nella seggia che maveva proibito di provare si stava misuranno la frevi, e per farlo sera messa il termometro na ucca e lo allimava con i denti. Chi fitusi! Non cinnavevano tempo piffari sti cosi? Non ci pinsavano ammia che aspettavo? Chimmalarucati! Utai bordo e acchianai alla luce.

17/01/09

Antichi spettri per l’Europa e manifesti.



Se mi chiederai della maschera di quell’uomo
un giorno
mi sorprenderò a parlarti
della fantasia burlesca di un torrone,
della straordinaria freschezza di un sapone
al fango d’alghe,
della teatrale falsità
di ogni costruita passione.

Tacerò forse
per pudore
la trasgressione patinata d’ogni inchiesta
sul sesso-amore,
la vecchia era
per te sconosciuta
della porno televisione.

D’altro pochi potranno dirti
anch'io certo
che non sarà dato sapere di un certo passato
sarà vietato.

E poi di certo
a quel tempo
anche a te avranno spiegato
che non è interessato il popolo al non-riscritto
di ciò che è stato,
che non è preparato
al conato che assale,
all’evidenza del male.

Chissà se per allora
sarete riusciti a trovare nuova parola
che sfondo faccia,
senso
dia, al mondo:
illusione.

16/01/09

14/01/09

quando invece abbiamo capito che il potere poteva essere una cosa che doveva essere distrutto per cambiare il nostro mondo

II.
CATALOGO BARUCHELLO DELLE FIGURE CONTIGUE
E PARALLELE ALLA SIGNORINA RICHMOND
Questi sono i nostri discorsi
questa è una casa dentro ci sono tutte
le fotografie di quello che succedeva
la fotografia di Duchamp con me a Bomarzo
una fotografia dei quadri degli anni
passati e cimiteri di uniformi
e questi personaggi tutti coperti
di parole di impressioni di Africa
c'è un grande cavallo e un piccolo
cavallo il grande cavallo legato
a questa storia il piccolo cavallo
che guarda dall'altra parte
il vecchio aeroplanino che si
chiama messaggero chimico
col carico di grano
e eau & gaz di Duchamp
questo intrico di stazioni di
rifornimento che cosa fai come
attività rispondeva mi sveglio
la mattina e poi ah ah respiro
tutto questo che diventa il delta
del Nilo la formazione della soluzione
dei problemi change
naturalmente tutto smontabile
come quello di che cosa è la pittura
come si inquadra il discorso del
la percezione e una parte del disegno
è dietro e non si vedrà mai più
ma si può smontarlo per vederlo
il problema di per sé di fare la
pittura non esiste il vero
problema è come farla insomma
questa invece è un'altra cosa
in memoria di un certo umore avuto leggendo
il discorso della sua morale alla rovescia
non mi ricordo più la storia com'è
che lui gli guarda sempre il cazzo
a quello senza una mano che si mette un
grappolo al posto del cazzo che quando
è buono glielo fa levare
questa idea del blu e del pantalone
è legata a quel mondo che è un mondo
tutto fatto di queste cose qua
riferimenti a fatti o cose della realtà
continuamente mescolati col sogno
con il recupero di un fatto culturale
loplop c'è sempre una donna
che lui ama e poi questa loplop viene fuori
e questa fuga di uccelli questi bambini
messi in fuga dall'usignolo
e una serie di fotografie sbiadite di sogni
che stavano nella stanza al mare
poi le ho tirate a sorte questo è
un congresso di PO e LC questa è
la torre del comando del circo di pietra
e allora le ho mescolate tutte
c'è culone occhiuto che è un'altra
storia poi dentro ci sono
questi indumenti ci sono gli anni
sessanta rivissuti minuto per minuto
il discorso dell'utopia che
l'utopia è discesa gradualmente
fino a dventare l'ideologia
poi è passata fino all'esaurimento
del discorso della pratica
che è questa trasformazione di questo
tipo di discorso delle immagini la
reintroduzione dell'utopia ad ogni costo
qui dentro ci ho messo uno
di quei candelotti che puzzava tanto
l'ho preso l'ho messo qui e poi l'ho
chiuso non c'era niente dentro
e poi l'ho tolto e poi oggi
te lo faccio sentire senti
come è impregnato è tremendo vero
in questi anni l'abbiamo respirato
tutti gli uccelli volavano verso ovest
alla ricerca di S. volavano volavano
volavano poi ne cade uno poi ne
cade un altro volano attraverso
il mare passano i continenti
e alla fine restano in trenta
e hanno girato tutto il mondo
e che alla fine si rendono conto
che non esiste l'uccello S.
che loro cercano che hanno
cercato sono loro l'uccello S.
sono loro l'uccello Richmond forse
questo è un altro è l'unione
di questa cosa qua che era stata fatta
con un suo significato di esorcismo
qua c'è un centimetro col quale
è stato fatto questo gioco
attaccato a questo uccello
qua ci sono gli alberi e poi c'è
la situazione in cui si muovevano
c'è sempre il cappello del carabiniere
questo pantalone che non so
esattamente che cos'è e messe
a asciugare queste cinque incarnazioni
e una macchina militare una specie di
carro armato di aeroplano il
capitano che si chiama la bistecca e ha
questo suo preparativo militare
che si riferisce al sogno
quello che rimane intanto
qua è questo brandello
un'attività di tipo difensivo
personale una strada per costruirsi
un linguaggio in una pittura simbolica
trasformata trasformando trasformati
tutto quello che abbiamo respirato
immagini riportate su altre immagini
su altre superfici che non è soltanto
l'operazione di tipo estetico o un
esperimento per riuscire a sopravvivere
un'arma per convincersi a essere vivo
ma una cosa più vicino al gioco
una cosa che può essere al limite
un fatto collettivo come per esempio
con i bambini possiamo dire
ci mettiamo insieme e facciamo tutti
un enorme quadro di figure ritagliate
una parte le ha ritagliate agnese
i due burocrati per esempio con la busta
rossa e questo incontro praticamente
armistiziale tra i sessi oppure qua
questo personaggio con alle spalle
una specie di coscienza piano
piano queste cose sono spoglie che lui
lascia una serie di cose attraverso
cui si passa l'espulsione degli anni
sessanta il limbo antipotere insomma
e c'è qui lo specchio per guardare
attraverso si vede quello che c'è dietro
una serie di cose attraverso cui si passa
cercando di amplificare il sintomo
come una persona mutilata si prude
il piede che non ha più da anni
mentre un piede cresce da un'altra parte
quando invece abbiamo capito
che il potere poteva essere una cosa
che doveva essere distrutto
per cambiare il nostro mondo
e qui c'è tutta la descrizione di come
l'abbiamo vista noi il pratone
qui dove era schierata la polizia
le fotoelettriche da una parte
i carabinieri da una parte le case
il giro che abbiamo fatto sullo
sterrato e dove hanno fatto le barricate
lì e lì dove c'erano i fiori
poi abbiamo parlato con la gente
poi siamo usciti attraverso la
carrozzeria che c'è lì e il camion
la posizione del camion rovesciato
nella pittura l'esplosione che ribalta
la pittura dall'altra parte dove guarda
l'altro uccello liberando figure
attraverso il gas attraversando la
non il gioco solamente ma finalmente
insieme trasformando tutte le volte
che abbiamo desiderato e l'esplosione e
le lotte i compagni le armi l'amore

 

12/01/09

Filu di vespru - 8 -

Camminando camminando arrivai al famoso cuttigghio. Anzi in Piazza Giovanni icchisi icchisi e tre aste. Bancarelle e negozi qui non cenerano. Un albero consunto, la traccia di una rete in metallo a segnare ormai solo la terra, quattro panchine di cemento che uno stanco non ci si poteva nemmeno riposare la schiena. Questo cera, non picca e mancu assai. Massittai lo stesso supra a quei blocchi friddi. Senza un vero motivo e senza nemmeno averne voglia, ma i cosi su accussì, o i fai, oppure nefai, tanto è inutile starci a pensare.
Pigghiai la mappa dalla sacchetta e mi riliggii di nuovo la lettera, poi furiai il foglio. Supergiù a dove era segnata la croce corrispondeva una palazzina di un piano. Aveva un balcone al centro bellissimo, tutto di ferro intarsiato, e anche due finestre ai lati, con le persiane di legno. Al centro del tetto, proprio sopra al balcone, cera una nicchia vuota che era circondata da una scritta, però non si leggevano le parole, che la distanza era assai e u niuro e la luddura del tempo macari. Sforzandomi arriniscii a decifrare una cosa tipo "mater" ma chistu fu tutto. Decisi di vedere se riuscivo a sapere chiossai di quella casa e così mi avvicinai al portone. Mancavano i campanelli e anche i nomi all'ingresso.
"Accù cecca?"
Non avrei saputo cosa rispondere, che ci dovevo dire? Non lo sapevo nemmeno io cosa cercavo.
"Lei è qui per la madre?"
Ancora non riuscivo a vedere chi mi stava parlando, che nellandrone cera scuro, e già questo maveva fatto due domande. Continuai a fare scena muta.
"E allura? Chi ci tirano a lingua?"
Seduto sui primi gradini della scala che portava al piano superiore accuminciò a materializzarsi una specie di Garibaldi vistutu di niuro. Ciaveva una buttigghia di vino in mezzo alle gambe e masticava con piacere pani friscu. Decisi che era il momento di fare u figghiu dellemigrante.
"I miei genitori abitavano qui vicino" ci dissi.
"Ah sì? E comu si chiamavunu?"
"Brancitelli" risposi.
Mi passi casaffugau quanto sentì quel nome, però dopo diventò più gentile.
"Veni, veni! Avvicinati! U voi tannicchia di vinu? E' bonu!"
Guardai per un momento il collo di quella bottiglia piena di pezzi nichi di muddica e decisi di no.
"No, grazie. Ma lei abita qui?"
"Iu? No, no! Chimmivoi mottu?"
Non la capii quella frase, ma lui continuò e non ci potti spiari autru.
"Brancitelli dicisti... cenera una di Brancitelli... era una donna bellissima... ma tu chiccecchi? Veni assettitti!"
Mi fece spazio nel gradino continuando a bere e a parlare. Solo il pane aveva lasciato. Di lato, vicino a una cartata di olive.
"Io lo so a cosa stai pensando ca iu sugnu mbriacuni, ma non è accussì!"
E fu proprio mentre diceva queste cose caddivintau strano.
"U viri stu vinu? E' sangue, e questo pane... questo pane, u viri? E' il corpo dei poveri cristi come ammia, e io me lo mangio e arriru e mi mangio macari iu, e cacario, e piscio, e rutto, e che centra chistu dirai? Nenti, ma nenti non è come sembra e ora iu spostu sta buttigghia e non ce più. U viri? Ti pari na magia? No! Non è accussì! E quando tutti lo capiranno saranno liberi, e macari iu, e tu... che non lo sai ancora."
Accuminciai a spostarmi per alzarmi, ma quello mi pigghiau per il braccio tenendomi strettostretto.
"Fermati! Ti devo cuntare una storia... che quelli non lo sanno chi erano i tre santi, e pensano ca immazzananu per gioco, pecchè erano cristiani... ma il motivo è che loro invece dicevano che tutti siamo uguali, e questo non andava bene, e quando io celo dissi anche mi volevano ammazzare, macari ammia, capisci? Ma teni! Chiffà? Non vivi? La Brancitelli me la ricordo e anche laltro giorno vinni una signorina che la cercava, e io ciò detto che sono trentanni che non la vedo, e anche tanta altra gente è sparita, ma io sono qua! Pecchè lei torna. E' lei che celà insegnato, la mater. A canusci? Deve tornare, e quando tornerà i suoi tre figghi si sveglieranno, e cangeranno il mondo... è il destino!"
Con uno strappo secco riuscii a liberarmi e senza mancu girarimi niscii fuori nella piazza. Lui continuava a parlare e lo sentii gridare.
""Benedetta! Benedetta!"
Ma ormai mi sentivo più tranquillo.

11/01/09

Le Nuvole



Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio

Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri

Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore

Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai

Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia

10/01/09

Un omaggio a Robert Doisneau



Ho sempre pensato che quello che si scrive, nel momento in cui viene reso pubblico, abbia il diritto di vivere le vite, i pensieri, le immagini dei lettori. Ogni lettura infatti possiede una verità che è al tempo stesso non criticabile e non difendibile.
Ho sempre legato la poesia proposta, già nel momento in cui la scrivevo, alle foto di Doisneau e l'aver potuto fondere le due "visioni" mi riempie di gioia.Naturalmente il merito è tutto del mio amico Vittorio; un amico perso tra i vicoli catanesi e ritrovato tra le strade di facebook :-)

09/01/09

La pari dignità

Non s'intende proponendo l'istituzione di questo Ordine sacrificare la verità storica di una feroce guerra civile sull'altare della memoria comune, ma riconoscere, con animo oramai pacificato, la pari dignità di una partecipazione al conflitto avvenuta in uno dei momenti più drammatici e difficili da interpretare della storia d'Italia [...]
L'articolo 2 prevede che tale onorificenza sia conferita:
a) a coloro che hanno prestato servizio militare per almeno sei mesi, anche a più riprese, in zona di operazioni, nelle Forze armate italiane durante la guerra 1940-1945 e che siano invalidi; a coloro che hanno fatto parte delle formazioni armate partigiane o gappiste, regolarmente inquadrate nelle formazioni dipendenti dal Corpo volontari della libertà, oppure delle formazioni che facevano riferimento alla Repubblica sociale italiana;


Ferruccio Nazionale, 22 anni, catturato in un rastrellamento ed ucciso dopo sevizie per rappresaglia dai fascisti della Decima Mas di Junio Valerio Borghese ad Ivrea nel Luglio 1944.

"Coloro che sono caduti per mano degli attuali imputati, hanno combattuto e sono caduti per dare a costoro la possibilità di difendersi, per creare anche a vantaggio di costoro, quell'ambiente e costume democratico, nel quale trovano fondamento tutte le norme di equità, di giustizia e di clemenza, in virtù delle quali per tacere d'altro, la pena di morte è stata abolita e ad ognuno di essi è concessa la speranza, per non dire l'assoluta certezza, di rivedere, e non tanto tardi, le mura della propria casa" 
Requisitoria di parte civile di Giuliano Vassalli contro Borghese e altri, pronunciata nelle udienze del 21 e 22 gennaio 1949 presso la Corte di Assise di Roma"

08/01/09

Filu di vespru - 7 -

Mi alzai friscu e contento. Mero fatto una panzata di sonno come non mi capitava da assai. Tutta intera e senza susirimi mai, mancu per pisciare. Avevo anche sognato e ce poco da ridere se vi confido che cera la Pagnozzi in questo sogno, pecchè accussì è. Eppoi megghiu idda che quella cosa cutta del suo principale.
Io allinizio ciavevo la testa sopra alle sue minne, però non la vedevo anche se lo sapevo che era lei, ma poi ci siamo trovati sopra a una specie di muntagna di rina che tutto attorno cera il mare. Ho incominciato a
spugghiarla che mi batteva veloce veloce il cuore, e anche lei mi livava i robbi però con più calma come quando una picciridda spogghia u pupu, poi a poco a poco abbiamo iniziato a affondare dentro alla sabbia e alla fine ci siamo spariti dentro: senza nemmeno ribellarci, o che so gridare aiuto.
Mah! Chissù strani i sogni.
Appena nisciuto mi venne voglia di vedere se quello che avevo pensato della mappa era vero e così allungai la strada e mi diressi verso la Via dei Verdurai. Anche se cera qualche bancarella nuova e un paio di facce che non conoscevo non si poteva dire che era diversa da come me la ricordavo e scommetto che anche uno motto qualche secolo fa se si fosse trovato al posto mio non avrebbe trovato molti problemi a ambientarsi. Forse lunica difficoltà sarebbe stata per quegli alberi di plastica e per quelle luci che annunciavano il natale, ma si sarebbero abituati presto, penso.
Accuminciai a passeggiare lentamente dal lato destro, quello dove ci sono le traversine dei santi. Cerano ancori tutti e tre, con i loro nomi, e le nicchie, e gli altarini a ogni incrocio: Alfio, Filadelfo e Cirino, venuti a moriri in Sicilia dalla lontana Francia.
Era Maggio, e a uno ci tirano la lingua, allaltro u  cucinanu come a un pisci, e o chiù nicu ci ficinu un vestito di pece e bitume. Insomma da chistu allacido e al cemento non è che ci sia tanta differenza... sarà che la vita è una questione di tradizioni.

06/01/09

Filu di vespru - 6 -

Quando finalmente arrivai allindirizzo la strada era tutta o scuru. E certo questa non è una novità per Catania e per questi posti spidduti dalla grazia do Signuruzzu. Il portone grande che dava sul cortile era aperto e una lucina veniva da quelle che ammia mi erano sembrate le stalle. Mi avvicinai. Di certo sarebbe stata una cosa buona avere qualche notizia in più sopra a questo figghiu di sucaminchi.
Arrirrii cuntento. Ero stato fortunato. Il caruso della matina era assittatu a terra che trafichiava con una bici e saiutava con una torcia. Mavvicinai tranquillo:
"Ciao, senti..."
Locchi non vistuno chiù nenti. La luci che quello mi sparò addosso mi impedì di proseguire ogni discussione e quando finalmente tutto turnau scuru davanti a mia non cera chiù nenti e era sparito macari il ragazzo. Con un dribblinghi alla maradona mi era passato avanti come a un fantasma e senera andato con la sua bici e con le mie risposte. Appena marripigghiai ci provai a inseguirlo ma mi fermai subito davanti al portone che non si vedeva più nessuna traccia di lui. Vutannumi mi accorsi che non era stato il solo a scumpariri. Appizzata nel muro infatti  mi passi ca mancava, nosacciu picchì, anche la targhetta dorata che avevo visto la prima vota entrando per acchianare le scale che portavano allo studio. Sul momento comunque non ci sturiai troppo su questa cosa. Era tardi. Decisi di tornare a me casuzza e di riprendere il sonno dove lavevo lasciato prima di arrusbigghiarimi per il freddo. Sarei passato lindomani con la luce vera mi rissi per convincermi.
E accussì fici.

05/01/09

03/01/09

Filu di vespru - 5 -

Marrusbugghiai che la testa mi faceva ancora ziuziu. Ero a mè casa. Dalla finestra aperta trasevano laria fridda e le luci astuta e adduma dei negozi. Bello Natale che si stava preparando!
Mi susii per chiudere quellinferno gelato e maddumai una sigaretta per riflettere. Nenti. Non mi ricordavo come cero tornato in quel letto. Macchiera stato? Chi mi era successo?
Sul comò allimprovviso notai una busta, grande, gialla e con il nome mio scritto bello con il pennarello. Mi misi una coperta sopra alle spalle e massittai nel letto. Scicai la chiusura aiutandomi con i denti e dopo avere tirato la carta che cera intra accuminciai a leggere. Era una lettera scritta a mano come si usava una vota. Con gli svolazzi e le parole scritte belli ranni e chiare.
"Caro fratello, permettimi di chiamarti così anche se non ci siamo mai conosciuti, credo tu ti stia chiedendo il perché di questo mio improvviso cercarti e di certo sarai rimasto sorpreso da questa tardiva scoperta. Non ho, non cerco, non voglio scuse. Sappi solo che sto morendo e come tutti i condannati mi sono affacciato al ricordo ed al rimorso. Avrei voluto per conoscerti, abbracciarti, sapere di nostra madre, di quella che è stata la sua vita però purtroppo ciò non è più possibile. Mi è stato vietato di spostarmi da letto in cui sono confinato e queste stesse parole le sto dettando alla mia cara moglie, che spero, un giorno, incontrerai. Ti saluto, dunque. Addio."
Chi lettera sconclusionata pinsai. Non ero ancora sicuro di aviri un frati ma se cellavevo era chiù scemu di mia. Ava stato mutu fino a quel momento e picchì non continuava allora? Per dirimi che stava morendo? Che ciaveva una mogliettina? Macchiminifutteva! Stavo per buttare tutta quella giornata nella munnizza quando vidi che nel dietro del foglio cera un disegno. Era una mappa con una icchisi a segnare qualcosa. Non ciaveva molto senso ma pinsai subito alle vie dove mi avevano cuntato che ero nato e dove qualche volta da piccolo ero voluto passare. E coincidevano per giunta! Che anche se non cerano i nomi io lo sapevo che quella disegnata grande era la Via dei Verdurai e che le traverse erano quelle dei Tre Santi e che lì dove cera la icchisi cera il Cuttigghio della Lite, quello che poi quando avevano abbattuto la casa più grande ciavevano cangiato anche il nome per fare un piacere al papa antico, quello buono che saffacciava di notte con la luna.
Qualche cosa non funzionava. Chi vuleva dire questa storia? Mi vistii di corsa e me ne andai fuori. Volevo cercare di parlare con il notaro, anche pecchè ancora non mi spiegavo comè che cero arrivato da quellla seggia scomoda del suo studio al mio letto.

02/01/09

01/01/09

Filu di vespru - 4 -

Mi vutai di scatto mentre stavo per accuminciare a parlare della camicetta. Un ometto in giacca, cravatta e mustazzi dordinanza mi squadrava tutto serio. Non potti fare a meno daddivintari tuttu russu. Lei però non cera e questo mi risollevò tannicchia.
"Vuole seguirmi?"
U nutaru mi guardava tutto serio e io ci seppi fare solo di sì con la testa. Attraversammo di nuovo tutto il corridoio fino ad arrivare all'ingresso, poi, da lì, passando per una stanza nica e leggia arrivammo al suo studio. Arristai con locchi aperti e la bocca spalancata. Era bellissimo. I tetti alti  come in una chiesa erano tutti appitturati e cerano fimmini e, piante e vino che scorreva a fiumi, e bestie strane, e colori poi, che erano più luminosi e veri di quelli della televisione che cianno messo al bar, quella grande, quella che pare un cinima.
Per tutto il resto però la stanza era a nura. Solo una scrivania e due seggie. Una come a quelle dei re e unaltra a misura dei purazzi.
"Prego si accomodi... dunque... "
Da sotto una pila di carte Grotz pigghiau un foglietto e iniziò a guardare, prima quello e poi ammia, poi di nuovo quello e ancora unaltra volta ammia. Mi sentivo a disagio. E non era solo per quelle occhiate, è che mi veniva di ridere. Da cosa cutta e laria sera assittato tutto comodo e io, di fronte a lui, riuscivo a vedere solo a so facci di suggi e le sue mani, mi pareva di essere tornato nico quando me ne andavo cummè nonna a taliari gli spettacoli dei burattini.
"E allora notaio, mi dica." provai a chiedere.
"Sì, sì... dunque, dicevo."
Veramente navarittu niente fino a quel momento e anche dopo quel balbettio si firmau subito. Stavo per scoppiare e utari bordo quando, da una porta che non avevo visto, entrò la dottoressa.
Ni rianimamu tutte e due. Iddu scinniu dal trespolo e misi i so occhi infacci alla camicetta menza sbottonata dellangelo, io, invece, mi gudii la scena di quelle due minne che inzuttavano ogni religione.
"Le ho portato l'incartamento che mi aveva richiesto"
"Bene, sì, mi raccomando dottoressa, non voglio essere disturbato... ah... dimenticavo... - poi disse rivolgendosi a me - Signor..."
"Buonamico" ci suggerii io.
"Dunque Signor Buonamico, posso offrirle qualcosa? Un caffè? Un liquore?"
"Un caffè grazie"
"Sì, bene, può portare allora due caffè dottoressa? La ringrazio"
Quando sassittau si mise a guardare le carte che aveva ricevuto e non mi resi chiù attenzione. Pareva che non cinteressavo. Lattesa durò poco però che la signorina spuntau subito con i caffè e con quello che reclamavano le mie voglie, e io mi sintii megghiu solo a taliarla. Così quando la vidi sparire di nuovo pinsai proprio di andarmene anchio, ma ora il notaio sembrava diventato più sveglio e, infatti, acccuminciau subito a parlare:
"Dunque Signor Buonamico, le abbiamo già anticipato il motivo di questo invito però, però non le abbiamo detto tutta la verità, o meglio, intendiamo rivelargliela in questo incontro"
Non sapevo più quanti cristiani mi stavano parlando però la cosa diventava sempre più interessante, ammia merano sempre piaciuti i misteri e questi fatti mincominciavano a sembrare come a quelli che succedono nelle storie dei telefimmi.
"Dunque, la mia collaboratrice le ha già parlato del suo fratellastro... ecco, purtroppo, le sue cattive condizioni di salute non gli hanno permesso di essere qui con noi oggi, però... però ci ha pregato di consegnarle questo plico e di indicarle la via per un possibile incontro".
Qui si alzò, chivvuleva fari? E quale via? Chiccipareva che non ciarriniscevo a tornare a casa?
Savvicinò ammia e mi mise una mano sulla spalla, ora sentivo solo la sua voce e il suo ciato che sapeva di gigaro e di rocculi.. Le sue parole però marrivavano di luntanu, quasi solo sussurrate. Come a quando da picciriddu, dopo avere inchiutu la vasca di bagno con lacqua caura mi immergevo con locchi chiusi in mezzo alla schiuma e dimenticavo tutto, e in verità  anche in quel momento mi scordai tutto. Ciaiu in mente ora, mentre vi cunto questa storia, solo poche parole di quellavvinimento: percorso, pericolo, strada... cose senza senso insomma che poi poteva anche essere che celavevo messe io nei miei ricordi, accussì tanto per non fare la figura do fissa.
Powered by Blogger.