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27/04/13

Bastardi affucati


Io ho imparato solo ora a fare i bastardi affucati che non ci vuole assai però non mi è entrato mai nella testa quello che era necessario oppure che forse siccome mia madre li faceva che mi ci allisciavo i baffi allora un poco mi scantavo dei paragoni.
La ricetta è semplice semplice che il solo trucco è avere pazienza come nella vita insomma che ora tutti currunu e si perdono u megghiu di ogni cosa.
Aviri pazienza dicevo perchè poi di suo ci voli la paredda e la cipudda longa e il pepato vecchio lacciughe e lalivi niuri e il vino della muntagna a darici pisu.
Ecco se ciai tutte queste cose e i bastardi naturalmente sei a posto. Ci devi mettere dentro alla pentola i rametti a coprire tutto e poi fare come quando si consa u pani. Con le verdure sotto e sopra e il resto nel mezzo e poi di nuovo a strati prima di cucinare a fuoco lento. Lentissimo. Una abbagnata di olio buono allinizio e quasi alla fine. Unaltra di vino e finisti.
Sopra alla pignata poi ci devi mettere un coperchio più piccolo ma pisanti però che così ogni tanto fai pressione che nei bastardi ci nesci u broru che ci serve per cucinare.
Ecco ora aspetta. Na menzurata almeno che così ti puoi pigghiari un cafè e fumari una sigaretta o fare due chiacchiere con la vicina di casa oppure autru se sei fortunato che magari ciai la persona giusta vicino e ciaviti vogghia. 
Quando è arrivato il momento che sei a metà cottura li furii e poi li rimetti nella pentola. E' come per la frittata solo che u ciaru è qualcosa ca pigghia a testa.
Se tutto è andato bene alla fine spunta fuori una specie di torta che tu la puoi mangiare come vuoi.
Ammia mi piaciunu in mezzo alla pasta oppure nella scacciata o con il pane di casa friscu e il vino a fare compagnia.

Scritto per l'EDS "ipogeusia" proposto da La Donna Camel. Altri testi:

Caffè alla Norma di La linea d'Hombre
Lettera alla donna che ami sulla felicità e il ragu’ di Fevarin e Carnazza
La prima volta che ho mangiato i piselli davvero di Singlemama
Lu vinu di Lillina
Per un piatto di risi e bisi di Melusina
Mia nonna era google di La Donna Camel
Antichi sapori di Pendolante
Raneclode di Effe

"Dove non arriva la spada della legge, là giunge la frusta della satira"

Da Wikiquote:
  • Crescere a 0 vuol dire che si sta crescendo come l'anno scorso che è stato un anno buono, con crescita all'1,8%. (intervista di Corrado Augias su Rai3; citato da Ministero Pubblica Amministrazione, 1º ottobre 2008)
  • Il Paese è con me, ma un pezzo del Paese no, e me ne sono fatto una ragione: il Paese delle rendite e dei poteri forti, e quello dei fannulloni, che spesso stanno a sinistra. (citato in Corriere della sera, 16 novembre 2008)
  • Il lavoro pubblico è stato usato per tanto tempo come un ammortizzatore sociale, soprattutto da parte delle donne che uscivano a fare la spesa in orario di lavoro. (citato in Agi News, 2 aprile 2009)
  • Bisogna mandare i poliziotti per le strade. Ma non è facile farlo: non si può mandare in strada il poliziotto "panzone" che non ha fatto altro che il passacarte, perché in strada se lo mangiano. (citato in Corriere della sera, 27 maggio 2009)
  • La mafia dev'essere affrontata in modo laico e non ideologico. Se della mafia facciamo un simbolo ideologico, con la sua cultura, la sua storia e così via, rischiamo di farne un'ideologia e come tale, alla fine, produce professionisti di quella ideologia proprio nei termini in cui ne parlava Sciascia, professionisti dell'antimafia. (citato in Corriere della sera, 28 maggio 2009)
  • In Italia la povertà è diminuita, sembra paradossale e controcorrente ma queste sono le statistiche. Rumoreggiate pure ma queste sono le statistiche. (citato in la Repubblica, 9 giugno 2009)
  • Esiste in Italia un culturame parassitario vissuto di risorse pubbliche che sputa sentenze contro il proprio Pae­se ed è quello che si vede in que­sti giorni alla Mostra del Cine­ma di Venezia. [...] registi che hanno ricevuto 30/40 milioni di euro di finanziamenti incassando in tutta la loro vita 3-4 mila euro. Questi stessi autori nobili, con l'aria sofferente, ti spiegano che questa Italia fa schifo... Solo che loro non hanno mai lavorato per avere un'Italia migliore. (citato in Chiara Maffioletti, Brunetta: «registi parassiti». E il cinema si ribella, Corriere della sera, 12 settembre 2009)
  • A partire dall'articolo 1: stabilire che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro non significa assolutamente nulla. (citato in Corriere della sera, 2 gennaio 2010)
  • Siete la parte peggiore dell'Italia. (rivolgendosi ai contestatori della «Rete precari della pubblica amministrazione»; citato in Corriere della sera, 14 giugno 2011)


25/04/13

Oh, the wind, the wind is blowing, through the graves the wind is blowing

 

When they poured across the border
I was cautioned to surrender,
This I could not do;
I took my gun and vanished.

I have changed my name so often,
I have lost my wife and children
but I have many friends,
and some of them are with me.

An old woman gave us shelter,
Kept us hidden in the garret,
Then the soldiers came;
She died without a whisper.

There were three of us this morning
I'm the only one this evening
but I must go on;
the frontiers are my prison.

Oh, the wind, the wind is blowing,
Through the graves the wind is blowing,
Freedom soon will come;
Then we'll come from the shadow.

Les Allemands étaient chez moi,
Ils me dirent, "Resigne-toi",
Mais je n'ai pas peur;
J'ai repris mon arme.

J'ai changé cent fois de nom,
J'ai perdu femme et enfants
Mais j'ai tant d'amis,
J'ai la France entière.

Un vieil homme dans un grenier
Pour la nuit nous a caché,
Les Allemands l'ont pris;
Il est mort sans surprise.

Oh, the wind, the wind is blowing,
Through the graves the wind is blowing,
Freedom soon will come;
Then we'll come from the shadow.

23/04/13

Sarde a baccaficu


“La sarda si deve lavare e poi rapiri come a un libro che uno dentro ci legge il profumo e ci vede largento”
La Za Mela quando cucina che cè qualcuno vicino a lei diventa come una maestra che vorrebbe insegnarle a tutti le cose che sa  e usa paroli difficili soprattutto se si accorge che la talii che la faccenda ti interessa.
Io ci vado a mangiari volentieri quando mi invita che lo so che cucina che è una meravigghia e poi sacciu macari che ci piace se ci arrivo prima che così possiamo parlare mentre è ai fornelli.
“Ma chiffà puttasti i pasticcini?”
“E certo! Chi puteva veniri con una mano davanti e una darreri?”
Lei ciavi un fornello messo nel balcone chiuso dalle vetrate che accussì può friiri le cose senza che poi lodore arriva dentro alle stanze o il vento ciastuta la fiamma. Io sto sempre vicino alla finestra che così ogni tanto pozzu fumari e nel frattempo parliamo o laiuto se ci aggiuva qualche cosa.
“Ma chi ti rissi Arcidiacono?”
“E che mi doveva dire? Oramai si fa i cazzi sò che lunica cosa che ci interessa a lui è sistemare a sò niputi”
“Ma comu? Chi ci mancano lamicizie a chiddu?”
“Cangianu tanti cosi”
“Mah! Forse. Forse sì. Però u pisci continua a fetiri dalla testa”
A Za Mela è vitua da sempre e io non lho mai canusciuto a so maritu o a qualcuno dei suoi parenti ma questo non è importante che lei pimmia è come se fosse nata con il palazzo e del palazzo oramai ciavi lanni e di quello canusci tutti i segreti. Eppure a virirla accussì ogni volta è come se non sapissi mai nenti che non ci scappa mai una parola di quello che non si può dire.
“Ce la fai a rattarimi tannicchia di muddica?”  Mi furiai a guardarla con un sorriso e andai a lavarmi di corsa le mani nella pila che era un onore pimmia quella richiesta.
Il pane di casa era duro da passare nella rattarola e ci voleva forza. Ogni tanto mi scappava di mano e a Za Mela allora mi diceva: “ Attento ca ti ratti tutti i ita” ma si vireva che scherzava. Che mi trattava come a un picciriddu venuto a farle compagnia.
Nel frattempo comunque lei aveva quasi finito di puliziari u pisci per metterlo nellacitu e accuminciava a preparare limpasto con le foglie di prezzemolo e il sale e il pepe che dal frizzer aveva già nisciuto il parmigiano grattuggiato e il pecorino e le uova anche.
“Io laccatto intero quando cè lo sconto al supermercato e poi lo ratto e lo metto nel frigidere che accussì resta friscu.”
Non celavevo mai visto fare questa cosa ma anche io ho imparato tanti trucchetti che in questi tempi di crisi ogni muddichedda arrispammiata è sustanza.
“Ma so figghiu non lo mise nella provincia?”
Era come se ciavesse pinsato fino a quel momento a quel fatto ma io non me ne ero accorto.
“U figghiu di Arcidiacono? Sì! Ciavi lufficio. Dice che ora sinni va macari in pensione”
“Pinsioni? Ma su ciavi i tò anni!”
“Eh…”
“Finisti ca muddica?”
“Sì. Ma non ci voli lagghiu?”
“Aspetta! Aspetta! Ma chivvoi cucinari tu?”
“No! No! Nonsiamai!”
L’olio accuminciava a fari fumo nella paredda e io ciavevo a ucca china di saliva. Lei arrireva e ciaveva un sorriso di vecchia ma a guardarla bene con attenzione intendo pareva invece una carusidda. Una di quelle birbantelle che trovi al parco a giocare. A fare comunella con i ciuri.



Scritto per l'EDS "ipogeusia" proposto da La Donna Camel. Altri testi:

Caffè alla Norma di La linea d'Hombre
Lettera alla donna che ami sulla felicità e il ragu’ di Fevarin e Carnazza
La prima volta che ho mangiato i piselli davvero di Singlemama
Lu vinu di Lillina
Per un piatto di risi e bisi di Melusina
Mia nonna era google di La Donna Camel

Antichi sapori di Pendolante
Raneclode di Effe

22/04/13

Black capes

 

E per dire ora sto ascoltando un pezzo dei Bauhaus grazie a un amico che lo ha condiviso e ieri invece ero ad ascoltare i poeti quelli dei concorsi  che c'ero anche io nel libro e soprattutto a conoscere nuovi amici, anche se ne mancavano, e a rivederne altri e intanto eleggevano di nuovo Napolitano che per chi ha la mia età che magari ci ha anche creduto di cambiare il mondo e un po' come se avessero eletto Andreotti o Craxi che tanto era già allora lo stesso e ho scoperto che ieri per protesta c'era pure chi parlava di marce e quello, lo zombi allupato, che rideva e batteva le mani in parlamento e allora meglio gli amici morti mi son detto, quelli fatti, quelli gasati, quelli imprigionati mi sono detto più fortunati loro che.
Ieri con gli amici nuovi e quelli rivisti siamo andati a mangiare insieme e sono stato bene e tutto è andato bene solo che oggi non avevo voglia di parlare con nessuno e neanche con chi mi ha chiesto come è andata che poi è stata una sola persona avevo voglia di parlare e non sapevo, non so il perchè e insomma l'unica cosa che mi viene in testa è che dovrei decidermi a staccare la tv e internet e tornare a leggere buoni libri scoperti per caso, ecco questo mi sono ripetuto e magari anche andare in giro, camminare che lievito che nelle foto, sì abbiamo fatto delle foto, sono proprio grasso e poi magari mi fa male, che l'età, ma insomma.
Alla televisione oggi ho visto Napolitano che parlava dopo gli altri due presidenti e poi anche Marini e quell'altro che mangiava al ristorante che gli gridavano qualcosa e i piccoli saltimbanchi di partito e anche il comico ho visto che ora sembra che abbia vinto e poi nelle notizie in silenzio c'era questa piccola cosa che un milione di famiglie non ha reddito e allora ti viene proprio di non capire, che non pensi sia possibile stare seduti a vedere lo spettacolo in televisione o davanti al computer e cavarsela con due bestemmie o una ics e invece è vero.
Ieri i miei nuovi amici li avrei portati al mare, quello caldo di casa mia e mi sarei divertito a vederli saltellare sulla sabbia calda e tuffarsi mentre io bevevo una birra ghiacciata a riva e ti tenevo la mano. Ieri trent'anni fa le piazze sarebbero state piene pensavo e loro, loro per difendersi avrebbero fatto scoppiare le bombe o arrestato in massa ma avrebbero perso questa volta, avrebbero perso, mentre oggi, oggi abbiamo perso tutti.

20/04/13

18/04/13

Tutti gli amori


Io non avrei creduto mai
che un giorno t'avrei vista senza gioia.
Tu non avresti mai creduto
che un giorno avrei vissuto senza te.
Nulla rimane eguale,
si muta il bene in male,
si muta il bianco in nero
ma quel che è stato vero sempre ritornerà.
 
  Tutti gli amori cominciano bene:
  l'amore di una donna,
  l'amore di un   lavoro,
  e anche l'amore per la libertà.
  Spesso gli amori finiscono male:
  la donna resta sola
  lavoro è servitù,
  la libertà diventa una parola...
  Ma non si perde più
  quel che è stato vero
  un anno un giorno:
  altri nel mondo si vorranno bene,
  altri lavoreranno senza pene,
  altri vivranno in libertà.

Io non avrei creduto mai
di tornare la sera senza gioia.
Tu non avresti mai creduto
che il lavoro è venduto a chi non ha.
Nulla rimane uguale
si muta il bene in male,
si muta il verde in nero:
ma quel che  stato vero sempre ritornerà.

  Tutti gli amori cominciano bene:
  l'amore di una donna,
  l'amore di un   lavoro,
  e anche l'amore per la libertà.
  Spesso gli amori finiscono male:
  chi tanto amò va via
  lavoro non c'è più
  la libertà diventa una bugia...
  Ma non si perde più
  quel che è stato vero
  un mese o un  giorno:
  altri nel mondo si vorranno bene,
  altri lavoreranno senza pene,
  altri vivranno in libertà.

Io non avrei creduto mai
di rivedere il popolo ingannato.
Tu non avresti mai creduto
che chi ci sfrutta insegni la virtù.
Nulla rimane eguale:
si muta il bene in male,
si muta il bianco in nero,
ma quel che è stato vero sempre ritornerà.

  Tutti gli amori cominciano bene:
  l'amore di una donna,
  l'amore di un   lavoro,
  e anche l'amore per la libertà
  Spesso gli amori finiscono male:
  chi è amato non sa amare,
  lavora chi  tradì
  la libertà è di chi la può comprare
  Ma ricomincia qui,
  quel che è stato vero
  un nostro giorno.
  Tanti nel mondo già si voglion bene,
  tanti lavoran già senza più pene,
  tanti già ridon nella libertà.
Autori: Cantacronache, Franco Fortini
Musica: Sergio Liberovici

13/04/13

"Le poesie vanno sempre rilette" di Valerio Magrelli

Le poesie vanno sempre rilette,
lette, rilette, lette, messe in carica;
ogni lettura compie la ricarica,
sono apparecchi per caricare senso;
e il senso vi si accumula, ronzio
di particelle in attesa,
sospiri trattenuti, ticchettii,
da dentro il cavallo di Troia.

Valerio Magrelli (Roma, 1957), da Didascalie per la lettura di un giornale (Einaudi, 1999)


Fonte:  I poeti sono vivi

12/04/13

08/04/13

Margaret Thatcher (Grantham, 13 ottobre 1925 – Londra, 8 aprile 2013)

 

Oggi mossi a barunissa e tutte le televisioni e le radio parranu di quanto era brava. Di quanto era decisa. Del bene che ha fatto.
Io me li ricordo bene quegli anni che ero caruso e tannicchia chiossai ottimista che si sà comè la gioventù che non ci sono compromessi e il domani è sempre chinu di speranze. E comunque questo non è importante che non era questo che volevo dire.
Io me li ricordo bene quegli anni e i disoccupati e i minatori che resistevano e i ferrovieri che ci tentavano e gli irlandesi che morivano di fame nel carcere.
Io me li ricordo bene quegli anni e lo so bene che tutto quello che è ora è iniziato da questa fimmina arrinisciuta: la scuola dei privati, la finanza che diventa il paradiso, la gente pigghiata a vastunati. 
No. Non mi parrati di cordoglio o di tristezza.
No. Non mi parrati di rispetto.
Qua nella storia raggiuni o torto cu vinci vinci e basta e magari diventa santo.

03/04/13

Dettagli

e così continuo a guardare le cose come se
non esistessero,
non fossero vere.
e il fantasma di me sorride,
discute,
a volte perde la pazienza...
credibile,  a suo modo,
come chiunque altro.

e in ogni caso vorrei solo dirti che
per me sei primavera.
come quel sorriso sfuggito alla cagna
mentre allontanandosi  ci salutava,
come le orme dei piedi tuoi sul vetro,  a segnare,
come questo vino che non riesco più a bere.

e se è arrivato il momento
è solo che prima non ce ne siamo accorti.
che prima,
che prima eravamo neve,
fiocco su fiocco a cadere,
a calmare il domani dei sogni.
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