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24/06/12

"10 modi per imparare a essere poveri ma felici" di Andrea Pomella recensito da Alberto Cellotto

"10 modi per imparare a essere poveri ma felici" di Andrea Pomella

Recensioni rapide #6
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"Recensioni rapide": due paragrafi fissi dove cerco di rispondere brevemente alle domande "che libro ho davanti?" e "perché vale la pena/non vale la pena avvicinarlo?" (solitamente resto su quelli che vale la pena). 
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Pregiudizialmente non acquisterei mai un libro con un titolo simile. E in effetti non è un libro che ho scelto io. Tuttavia, questo 10 modi per imparare a essere poveri ma felici di Andrea Pomella (Laurana, pp. 144, euro 11,90, con una nota di Marco Rovelli) è un libro che vale la pena avvicinare. Il titolo non è felice perché suona troppo self-help. E questo non è un libro tra i tanti della categoria self-help. Ho dovuto ricredermi perché tratta argomenti quasi tabù ed estremamente complessi con una scrittura drammaticamente semplice ed efficace. Inutile nascondere che si tratta, a suo modo, di un instant-book figlio della crisi, figlio del senso di depauperamento che viviamo, degli anni passati (e forse dei tempi presenti) vissuti davvero al di sopra delle nostre possibilità. E la sua tempestività è forse la caratteristica da salutare con più attenzione. Questo non è un libro di facili consigli, come quel titolo potrebbe lasciare intendere. Molto meglio prendere a esempio alcuni titoli delle 10 tesi di Pomella per capire come si dipanerà il suo ragionamento (Custodire anziché consumare, Non nascondere i segni della povertà, Diffidare dei sogni di fortuna, Nascere dalla parte giusta del Mediterraneo, Nessuno lontano dalla verità può dirsi felice). Ed è un ragionamento che evita accuratamente certe secche dove è facile incagliarsi quando si discute di povertà e ricchezza, PIL e felicità, nuove e vecchie forme del capitalismo mondiale.

Ecco, se anche voi superate la resistenza del titolo o se invece magari siete attirati proprio dal titolo, sappiate che questo libro finisce per essere una lettura "arricchente" per un motivo semplice e originale: non vi troverete favolette o storielle trite sulla povertà. Sarete avvicinati da una prosa che evita facili piagnistei e guarda coraggiosamente in faccia la nostra condizione, i nostri desideri, le nostre paure il relazione al tema fondante della povertà e al neanche tanto velato terrorismo che si insinua in qualsiasi occorrenza della parola denaro. Marco Rovelli, nella nota iniziale, ricorda il "discredito sul denaro" che secondo Simone Weil avrebbe potuto essere la leva di una nuova stagione. Senza necessariamente parlare di discredito, basterebbe riscoprire la natura del denaro, il suo piano denotativo di "moneta di scambio" prima ancora delle incrostazioni delle sue connotazioni menzognere. Ragionare in modo molto "spiccio" sul denaro, questo forse basterebbe. Semplicemente risalire al motivo della sua nascita. Aggiungerei riscoprire persino le virtù di una scienza oggi tanto demonizzata, la finanza, che invece dovrebbe ritornare a essere linfa e non droga. Avremmo dovuto partire a far questo molto tempo fa, prima che persino un gruppo rock arrivasse a cantare "Money it's a crime / Share it fairly but don't take a slice of my pie / Money so they say / Is the root of all evil today / But if you ask for a rise it's no surprise that they're giving none away...". La chiave del ragionamento non è tanto nel denaro allora, ma nel riconoscere la complessità che muove da quelle due parole richiamate indirettamente anche dal titolo. Povertà e felicità. Potremmo ripartire anche da Seneca, se volessimo, e non basterebbero 10 modi, 10 anni, 10 tesi a restituire questa complessità che anche questo saggio, nella sua brevità, prova felicemente a scandagliare.
qui il blog di Andrea Pomella

21/06/12

Ombre di fiori sul mio cammino

Roberta ascoltava: thump, thump,thump... era bastato scendere dall'auto per capire che stava avvenendo, che era vero. Lui sembrava essersi accorto del suo turbamento; l'aveva abbracciata, in silenzio, poi l'aveva baciata. Erano morbide le sue labbra, forte il suo abbraccio.
Lei gli si era abbandonata immediatamente, la testa sulle sue spalle, gli occhi felici,  anche il cuore aveva ripreso a battere più tranquillamente e neanche quando lui l'aveva bendata era successo nulla: si era fatta condurre con fiducia, spogliare con tranquillità. Conosceva il tocco di quelle mani, le sensazioni magnifiche che le quelle dita erano in grado di regalarle. Non era mai stato così l'amore prima, non era mai stata tanto innamorata. Agli altri uomini, a tutti gli altri uomini, era sempre mancato qualcosa o forse avevano avuto solo qualcosa di troppo. In tutti aveva, da subito, trovato un difetto riuscendo, a volte, a far finta di dimenticarlo, altre, invece, abbandonando ogni ipotesi di nuovi incontri. Poi era arrivato Filippo, uno di quegli episodi dettati solo dalla loro ineludibilità. Perché Roberta se ne era resa conto subito, Filippo era lui, l'unico, il necessario.
Ogni cosa, anche quella più conosciuta, diveniva, insieme, fantastica scoperta e ogni momento, anche quello più insignificante, pura gioia. Era passato così un mese e poi altri erano seguiti, quindi un anno e il tempo continuava a divenire sempre più solo un incompleto artificio umano e il cuore, invece, qualcosa con cui fare i conti, da misurare anche nei suoi battiti, nei suoi sobbalzi.
Si erano sempre detti tutto loro, dal primo momento, confidato ogni cosa, ogni pensiero, ogni desiderio... ma Roberta non ricordava più chi dei due avesse lanciato quell'idea. Anche l'amore fisico era divenuto libertà e, a volte, tante volte, li aveva trasformati in un unico corpo, in un'unica cosa.
Sentiva che anche lui si stava spogliando... il suo odore! Lo avrebbe riconosciuto tra mille.
Iniziò a spingere tra le sue labbra, sentiva le sue mani tenerle il viso mentre lei continuava a muovere veloce la propria lingua, mentre la gola bruciava, mentre il desiderio aumentava. Filippo si fermò improvvisamente stendendosi accanto a lei. Sentì di nuovo il suo cuore pulsare, ma passò subito questa volta. Ora c'era il suo abbraccio, quel corpo contro il suo. Lui, allora, si sedette attirandola su di se. Roberta ebbe un piccolo sussulto, le accadeva ogni volta che lo sentiva entrare in lei, qualcosa che non sapeva definire, qualcosa che li legava sempre più. Ora le mani di Filippo erano sul suo seno, le dita le tormentavano i capezzoli e quello strano dolore si univa al piacere che lei stessa muovendosi creava. Stava per succedere a entrambi ma Filippo fermò ancora i suoi movimenti, prima che la piccola morte arrivasse. La bocca iniziò a cercare il collo di lei, i denti a mordicchiarle la pelle, le mani a poggiare decise sui suoi fianchi. Non si erano ancora detti nulla, Roberta sapeva che era meglio così, che anche quello era necessario, ma il cuore iniziò lo stesso a galoppare quando sentì la porta aprirsi, un rumore di passi farsi vicino, altre mani, leggere, poggiarsi sulla sua schiena.


Questa post partecipa all’eds Attesa, lanciato dalla Donna Camèl, insieme a:
- Melusina con God save the Queen
- SpeakerMuto con Ti aspetto- Hombre, con Faccio lo sborone- firulì firulà con E tu come stai?- Lillina con Anime
- Chiagia con In-attesa
- Melusina con Notte prima degli esami
- firulì firulà con Quanto manca alle nove
- firulì firulà con Credevo, e invece- La Donna Camèl con Quanto a me- Pendolante con Il melo 
- La Donna Camèl con haiku
- Mai Maturo con E se

16/06/12

Giuseppe Bertolucci (Parma, 27-02-47 – Diso, 16-06-12)



«Il Cioni Mario nasce a metà degli Anni Settanta, in piena tempesta ideologica, dai racconti orali di un giovane proletario toscano, che raccolgo e verbalizzo sotto forma di monologo, offrendo a quel ragazzo (Roberto Benigni) una specie di specchio dove riconoscersi e scoprire il come e il quanto del suo immenso talento comico».

Giuseppe Bertolucci, Cioni Mario, Editori & Associati, Collana Il Politecnico Nr. 3, Roma 1994

Link utili: Il teatro nel cinema di Roberto Benigni

03/06/12

Se lavessi saputo prima


Se lavessi saputo prima quello che diventavo mavissa ammazzato di nica nica che la mia famigghia è sempri stata povera però allonore ci ha tenuto e certo non se la immaginava questa mia vita. E mancu iu che a unnici anni ancora ciavevo due iammitte sicche e lunghe e mancu minni nel petto che ero lunica della mia età che i carusi del quartiere non ci tiravano lassicutafimmini quando era periodo di festa.
Se lavessi saputo prima non ciavrei detto di sì a Don Iano che mi portò al cinema per la prima volta e in cambio io ci misi la mano in mezzo alle gambe a cercare quello che non cera. Lui fece finta che ci piaceva ma io credo che era una cosa di fantasia quella sua.
Certo se lavessi saputo prima non mi facevo trovare nel letto di Turi quel giorno che sua moglie era partita per trovare i parenti a Niscemi e io ciavevo detto che ce la tenevo io la creatura ma poi quella sera addormentata nella naca e Turi ciaveva due spalle come a San Sebastiano nella chiesa e una voce e un profumo che io mi vagnavo subito a trovarmelo davanti. Quella è stata la prima volta. Cioè la prima volta che facevo quelle cose anche se nel frattempo avevo giocato con la stiricallonga di qualche carusazzo che mera piaciuto.
Se lavessi saputo prima non me ne sarei andata da casa per lo scandalo che sempre lo avrei trovato qualcuno da maritare anche senza essere contenta ma mio padre non mi voleva chiù a casa e così me ne andai a Messina che Don Iano si ricordò di me e mi raccomandò a un suo amico che cera morta la moglie.
Se lavessi saputo prima non ci avrei fatto la serva per dieci anni al porco. Che quello se le sparò tutte con me le ultime cartucce dei suoi sessantanni e io dovevo metterci il calmante e il sonnifero nel caffè per poter uscire a cercare lamore.
Se lavessi saputo prima non sarei tornata a casa con leredità di quello che tutti ora mi salutavano come alle signore e io in cambio per farici dispetto maccattai una casa chiusa e mi misi a  fari affari comu i masculi.
Se lavessi saputo prima mavissa ammazzato nica nica però forse è megghiu di no.

Questo post partecipa all’eds lanciato dalla Donna Camèl insieme a:


Melusina
Hombre

Lillina
Orsa Bipolare
Speaker Muto
Melusina
Mai Maturo
Singlemama
La Donna Camel









Fonte immagine: Fabio D'Angelo 
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