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31/12/09

Vaghireh

Sarà per questo che i poeti sono poeti
che loro taliano tutti i ruppa della vita
e a volte non ce la fanno a sopportare quelle imperfezioni
della trama
e altre invece se ne innamorano
che pari che non putissuru vivere senza.
Sarà per questo
penso
che di certo loro mancu u sannu
e scrivono e parlano
senza viriri
su c'è chi li senti.

30/12/09

La Sciancata

Appresso alla casa del pisciaro cera un cuttigghiu nicu. Tre case che a fare sforzi arrivavano a avere quattro stanze decenti dei tempi nostri senza cuntari il cesso che era fora misu allingresso del cortile. Io non ci ieva quasi mai da quelle parti ma a voti capitava pecchè lì ci stava a Sciancata. Chidda ca vinneva lova frischi.
Lei era vitua da sempre e per campare visto che il marito non celava lasciata la pensione sera misa a casa i iaddini che poi vinneva lova o i iaddi o i puddicina a tempo di pasqua. A Sciancata non era proprio na biddizza. Era invecchiata presto con le sue disgrazie epperò tineva ancora una risata ca pareva una picciridda. Ammizzigghiata e timida come a una verginella a caccia di marito.
Vicino a idda ci stava una famigghia di Belpasso che erano tre persone e u masculu ranni da casa vinneva cassetti a fera che qualcuna la trovavi sempre davanti alla porta e io certe volte mi ciassittava tuttu cuntentu. Poi nella terza invece cera una vecchia ca non nisceva mai e che non lho mai vista macari ca tutti ricevanu ca esisteva e che era tinta.
Io alla sciancata ci stavo simpatico che sarà stato perchè ero nicu oppure che lei non nava avuto a futtuna di aviri figghi. Fattostà che un uovo me loffriva sempre e ci faceva macari u puttusu ca spinnula che così io me lo potevo sugare beddu cauru prima di irimminni pi tunnari a casa.
Ora non ce chiù nenti dà. Diciunu che ci devono fare un residense.
In fondo a mia non mi dispiace ca spariu tuttu. Che certi ricordi unu sillavissi ammucciari na testa di nicunicu pecchè poi non ciannu chiu sensu a virirli cangiati.
Che certe cose arrestunu vivi sulu a cuntarli.

23/12/09

19/12/09

14/12/09

10/12/09

Gino La Monica

Gino La Monica u vavveri era preciso nelle sue cose che da quasi trentanni dopo la pisciata mattutina e la toletta sistemato larnese in mezzo alle cosce si mitteva i causi belli stritti e nisceva per la sua passeggiata quotidiana fino al lavoro. Tutto questo accuminciava puntualmente alle sei che già alle sette meno tre era davanti alla porta di casa e alle sette precise fuori dal cancello.
Da nico non era stato mai molte volte a giocare insieme a noi dopo la scuola che lui preferiva altre cose e del resto con il tempo a capemu tutti questassenza che a non conoscerlo come dice la bibbia erano rimasti in pochi nella nostra via.
Gino ciaveva sempre tenuto alla precisione e alla pulizia e allo sport macari che anche ora a cinquantanni pareva un carusiddu tutto friscu e azzimato. Niente a che vedere con gli altri nostri compagni che tra panze e malatie parunu nisciuti quasi tutti da un filmi dellorrore.
Ogni tanto quando mi veniva la fantasia di pigghiari un cafè al bar aspettavo lora giusta e lo fermavo. Lui per queste cose era un po' di testa che alli voti lo vedevo che mi avissa mannatu volentieri affanculu e altre che si dimostrava tutto contento di fermarsi con me. Io comunque ho sempre cercato di non dargli tanto fastidio che non mi è mai sembrato giusto inquietare la gente se quella non vuole. In genere parlavamo di minchiate o di ricordi che poi è lo stesso. A volte però ultimamente ci vedevo passare nella faccia strani pinseri che però non ce lho mai chiesto il motivo che pensavo che me ne avrebbe parlato lui se voleva.
Aieri proprio mi ero deciso ad aspettarlo che ci volevo chiedere una informazione e un piacere per un cosa che avevo visto in un negozio che avevano iammato vicino al suo. Era uno di quelli che ci vendono tutte le cose a uneuro e io passando avevo alluccato una iaggia nuova per il canarino epperò non mero potuto fermare che ciavevo unappuntamento. Per questo ci volevo chiedere a lui che ci veniva di sicuro più semplice.
Quando visti passari lorario un poco mi allarmai che non era mai successo prima. Dopo però mi misi il cuore in pace che pensai che anche se era vero che non era mai successo questo non voleva dire che uno non si ammala mai.
Fu al telegiornale allora di pranzo che finalmente riuscii a conoscerlo il motivo di quellassenza. A capire.
Un pugno di carusazzi lo aveva aspettato alluscita il giorno prima e ciavevano livato tutti i soddi. E ciavevano detto cose come Frocio e Ghei di merda. E lavevano pistato a sangue che ancora era ospitali.
Il giornalista parlava veloce che subito dopo cera un servizio sullultimo cantante del festival e lintervista a quello macari ma io comunque ciarriniscii a riconoscerlo che era lamico mio che me lo immaginai dal nome della strada.

09/12/09

07/12/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (16)

Non cera molta gente. Non cerano tante cose.
Qualche vecchia che ricamava o friscu nel balcone. Un picciriddu cammuttava senza voglia un pallone. Una lambretta scassata abbiata di lato. Una funtana rutta cabbiava un filo dacqua. Petri e ligna abbandonati per il lavoro di qualche casa diroccata. Un picciotto che sarritirava do travagghiu.
Il sole ora riempiva tutto e si pigghiava ogni cosa. Araziu e Sara erano solo macchie. Puntini acculurati. Lei con il suo culo e la faccia niura. Lui con il vestito nuovo tutto impagghiazzato. Macchie. E forse anche loro la sapevano questa cosa che non si rivolgevano la parole e camminavano con la testa vascia e la surura che calava no coddu.
Allimprovviso una chiesa vicino accuminciau a sunari le campane delluffizio. Fu cosa di poco conto che nenti dopo sembrò cambiare.
Serano infilati in una vanedda che portava solo alla campagna ma non ci fu tempo assai di pinsarici a questa sventura che un cani i pigghiau di mira facenduci viriri i renti e abbaiandoci contro come a un dannato. Scappanu arreri comu du aciduzzi. Avvulannu supra le poche ombre. Scavalcando macerie. Pigghiannu vita.

06/12/09

05/12/09

à propos de





tutti mi dicono
lo leggo anche
che innamorarsi cambia il modo di sentire
quasi fosse malattia
sostengono alcuni
o solo buona erba
dicono altri
io mi limito ad ascoltare i Penguin
"Air A Danser" e "Telephone and Rubber Band"
che poi il secondo mi ricorda che vorrei telefonarti
e che non posso

tutti mi dicono
lo leggo anche
che innamorarsi cambia il modo di vivere
ed in effetti ho appena spento il pc
e la tv e tutte le piccole cose
di cui non so che fare
ed anche i libri tacciono
e i pensieri e le voglie
se manchi

tutti mi dicono
lo leggo anche
che l'amore ognuno se lo vive come vuole
che vince che divora che prende che sussurra
ci sono tante parole belle sull'amore
e qualcuna sono anche riuscito a dirtela
che non si hanno imbarazzi nell'amore
e si crede di sapere tutto
senza sapere nulla

04/12/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (15)

Certo che i cento euri putevano esseri utili ora che sivveva di accattari i biglietti nuovi o anche per mangiare nel frattempo che ad esempio tannicchia di fame era arrivata a tutti rui e lora della giornata era propizia.
Araziu pinsau bonu di scegliere un posto. Una putia che stava vicino alla piazza e che prima ciaveva chiesto a quacche passante per canusciri. Che lui non sapeva e non laveva frequentato a quel paese.
E macari che tutti lavevano taliati storti che non era difficile arristari impressionati da unu vistutu mali e da una buttana niura che facevano i fidanzatini ciavevano lo stesso dato le indicazioni che magari quelli erano solo drogati o turisti americani.
"Dà na vanedda! No zu Ianu" aveva detto uno.
"Go o rittu e poi a lefti che cè ancol Iano" aveva aggiunto unaltro.
"Quanto veni un giro?" cera nisciuto a un terzo.
Insomma sta putia non era mali che pareva pulita e poi cera macari un tavolino messo fora anche se cera friddu. E questo stava tutto attaccato al muro quasi che era timido o che non cenaveva iammu assai di farisi viriri con i clienti da tutta la gente che passava.
Loro si pigghiano una pasta alla norma e du puppetta arrustuti che poi invece cera anche quella con il finocchietto alla palermitana e alla puttanesca macari che però non era il caso e poi rocculi affugati e carne di cavaddu e patatine fritte e angiove e tante altre cose che se li scordàno subito dopo averle sentite presentate dal padrone.
Serano messi dentro che quello nel locale aveva ricavato una stanza vicino alla cucina e così si puteva macari mangiare comodi. Certo però che per essere una putia il vino era proprio acitu e dopo il primo assaggio Araziu laveva ittatu tuttu nterra come fosse stato un incidente e sera fatto portare una birra ca era di certo megghiu. Avevano comunque pagato venti euri compreso il caffè ed erano nisciuti subito poi che volevano arrivare presto alla stazione.
Per strada ora cera uno strano silenzio e ciauru di mari macari. Arrivava tutto chinu di sali e ti riempiva i polmoni e locchi e lanima che se non ci fossero stati abituati di sicuro avissuru impazzutu che il mare quando decide di regalarti il suo profumo non scherza.

30/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (14)

" Avanti. Ora mu rici chi succiriu?"
Per tutta risposta Sara ci pigghiau la testa nelle mani e cinfilau a so lingua na ucca furiannula tutta come a un tuppetturu per un bello pezzo. Che su fossi accapitata la stessa cosa alla statua lì vicino quella di sicuro avissa pigghiatu vita o almeno a so minchia.
Macari Araziu non potti fare a meno di sentiri come a un furiamento di testa e a una caloria strana ma continuava a non capiri.
Quannu lei finalmente si calmò allora ce lo spiau di nuovo il motivo del suo comportamento:
"E allora? Ti pari una risposta questa? Ancora aspetto!"
Anche questa volta Sara fici a muta giubba. U taliu con un sorrisetto malizioso strusciandosi con la coscia sopra ai sò causi e poi però tirau fora dal reggipetto una carta di cento euri e ce li misi nelle mani.
La cosa diventava sempre più complicata. Araziu non capiva e non capire lo innervosiva che non sapeva mai cosa fare e chi dire. Alla fine ci vinni nella testa la cosa più logica:
"Chi significa?" e il giro fu più fortunato che Sara finalmente ciarrispunniu.
"Sono tue. E' quello che mi ha dato Mario per il servizio!"
"E io che centro?"
"Tu li devi tenere. E macari ammia con quelle"
"Io?"
"Certo"
Araziu non sapeva mai andare avanti quando gli altri erano accussì decisi e in genere o li mannava affanculu oppure accalava la testa. E fu in questultimo modo questa volta.

29/11/09

Goldfish


è di questa incomprensibile gioia
che non so parlare

delle tue labbra / del loro mancare
delle antiche abusate parole
- le stesse di sempre
quelle per noi oggi nuove -
dell'ansia di un narrare / del silenzio
del nostro giuocare

è di questo fluttuare.


Immagine: Elliott Erwitt, 1990

28/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (13)

Certo che dommiri cera sempre piaciuto. Quel momento in cui il mondo sparisci e tu macari cu iddu e lentamente certe volte arrivano altre immagini. Altri mondi.
Araziu non ci interessava la filosofia però cera capitato una vota di sentiri una storia e dentro questa storia cera uno che si addummisceva e poi si svegliava che era diventato unaltro e quando si riaddormentava era di nuovo quello dellinizio e tutti questi furiamenti ciavevano fatto girare la testa a lui mentre li sinteva epperò cera piaciuto che ogni notte aspettava anche lui di diventare unaltro.
"Susiti! Susiti!"
Sara ci stava davanti che lo spingeva per le spalle e nella faccia era diversa come fosse stata tannicchia più decisa. O più felice forse.
"Andiamo. Non voglio restare qui"
Araziu si stirau lungo lungo e sintiu lossa scricchiuliari poi sassittau che ancora si sinteva tannicchia stunatu.
"Come andiamo? E il camion? E Roma?"
"Andiamo ti ho detto. Non ci voglio rimanere più qua"
Si susiu guardandosi in giro. Sara se ne doveva essere accorta che cercava qualcosa o qualcuno perchè subito ci rissi:
"E' uscito. Doveva ancora fare u giru per la frutta. Andiamo ora."
Insomma non ci fu bisogno di grandi convincimenti. Finiu che si truvano di nuovo sulla strada e dopo pochi minuti a Fiumefreddo che questa vota accapitano subito un passaggio di quello giusto. Un caruso ca parrava sempri che faceva u prufissuri da scola e che in dieci minuti ci cuntau tutti i sò disgrazi ma che per fortuna doveva arrivare fino o paisi.
Sara per tutto il tempo era stata quasi muta e Araziu anche se aveva ubbidito si sinteva ancora tannicchia stunatu e poi dentro quella machina non ce ne aveva avuto vogghia di parrari de fatti sò. Accussì accuminciau a chiedere solo quando arrivanu nella piazza che era bella ranni e nel mezzo cera una statua di un signore ca minchia di fora che laveva fatta unu che si chiamava Incorpora che cera scritto che era artista. Che era da sò.

26/11/09

Memoria



A fari tuttu ci voli memoria. Quella ca si ricanusci e quella che ci scordiamo. Quella triste che ci sta sempre davanti e quella che una volta ci ha incantesimato.
A fari tuttu ci voli memoria e però u spissu non ci pinsamu. Come se non fosse una cosa importante questa. Comu su non cuntassi. E allora a lassamu appinnuta dietro alla porta comu una chiavi pronta per il ladro. Oppure a vinnemu pi na sasizza. Arrialamo.
E forse è per questo ca non cè chiù a memoria. Ca spariu u cuntu da nanna. Le rughe dei vecchi. Lannuncio del pazzo che furia paisi paisi a cuntari lantiche verità. Forse è per questo.
Per questo. Oppure che qualcuno se nè accorto bene di quantu issa vali e sa pigghiau tutta a picca a picca sta ricchizza. E ora ta cunta lui la storia. E se la fa come ci piaci a iddu macari. Come ci conviene. Che quella che era la tua memoria ora non ti appartiene più. Spariu.
E' una cosa ca parra dellantico la memoria. E del futuro anche. Ca non si può fari u dumani senza essiri sicuri do ieri. Ca non ci pò essiri morti su non cià statu mai vita.

25/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (12)

La casa Mario se lera fatta fuori del paese che tuttattorno cera la campagna e la strada piena di scaffe per arrivarci che non cenerano soddi per asfaltarla. Araziu una para di vote stava per cascari e anche le casce di frutta abballariavano che la lapa correva come nella formula uno che si vedeva che lautista ciaveva prescia. Non ci fu infatti nemmeno il tempo di rapiri la porta e di addumari le luci che i due che erano stati davanti sparenu subito.
Di sicuro serano accordati buoni per il prezzo e per la specialità in vendita.
Araziu si sistemau nel divano davanti al televisore che era nella stanza allingresso. Che poi cerano solo due stanze grandi una dietro allaltra e una scala anche che portava al piano di sopra dove erano acchianati quelli.
Accuminciau a cangiari canali che lorario non era di quello dove cera assai e poi si fimmau dove facevano un vecchio telefilm che però lui non lo conosceva e non ci piaciu assai pecchè cerano sempre le risate registrate che se uno non la capisci la battutta si sente in imbarazzo e poi ci passa a vogghia.
Di supra fu una cosa spiccia che Mario non doveva essere un grande atleta ma però scinniu lo stesso tuttu cuntentu che in fondo di sicuro non cera dispiaciuto u travagghiu.
Sara invece si fici aspittari na para di minuti e poi quando ci passau davanti u taliu tannicchia storto che Araziu non lo capì tanto bene il motivo e per un momento pensò anche di mettere le mani al portafoglio che poteva essere per la storia dei soldi ma poi ciarrinunciau.
Si era sistemato bene lui nel frattempo che sera tolto anche le scarpe e senza esagerare si era un po' sdraiato e comu fu e come non fu saddummisciu macari che il divano era bello comodo.

22/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (11)

"Nenti. Non ti preoccupari. Facemu accussì..."
Mario laveva presi veramemente in simpatia a quelli. Forse più a lei che a lui visto che ogni occasione era bona a darici una toccatina a Sara ma insomma li voleva aiutare.
"Io ciaiu a me cucinu che parte ogni simana con il camion per la Germania. Che ci porta la frutta o i mobili o lanimali. Insomma quello che ci capita e che ci danno. Voi ora viniti cummia che vi porto a me casa e vi rati nabbissata e vi lavati macari e poi tra qualche giorno acchianate sopra il camion e partite che a Roma ci passate di sicuro."
E mentre diceva queste cose locchi ci cascavano sempre chiù o spissu supra i minni della fimmina e le mani ciaccarezzavano u culu a quella sempre più spudoratamente. Sara u lassava fari che insomma non è che laffari erano andati bene fino a quel punto e i venti euri non lo sapeva proprio se ce la facevano ad arrivare ne so sacchetti. Araziu invece a dire la verità tannicchia ci dava fastidio quella cosa e però lidea di quel viaggio tranquillo ci piaceva che tanto fretta non cenera e poi pinsannuci non sa puteva pigghiari che Sara quello era u sò misteri e lui non cenaveva proprietà.
Mario u fici acchianari supra a lapa darreri e misi in moto. Sara era invece davanti con lui che si vedeva che faticava a starici che lo spazio era veramente poco.
La giornata era spuntata buona con un suli che accarezzava piano la pelle senza infastidire assai. Araziu pigghiau un pessicu e lentamente tra uno scossone e laltro accuminciau a mangiarselo. Era ruci comu u zuccuru. Comu a ucca di Sara. Comu a speranza.

21/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (10)

La maglietta si fermava un bello pezzo sopra u viddicu e la faccia era precisa a una vastedda ma Mario che accusì si chiamava quel cristiano non era malvagio.
Laveva solo visti tutti loddi e ancora vagnati e subito cera venuto in testa che forse erano di quelli che sbarcano con le barche vecchie che arrivano dal mare e che di sicuro non sapevano dove andare. E anche dopo quando seppe la verità non se ne fece problemi che cerano andati a simpatia.
Eppoi unu non può fare finta di niente davanti alle disgrazie che ce lhai davanti allocchi e macari il fatto che anche lui cera stato fuori di casa che se lo ricordava ancora quando nicu nicu lo avevavano spedito in germania che cera so ziu. Ora che la situazione era buona ora che ciaveva la lapa e il giardino e la casa ora che non mancavano mancu i soddi pa vicchiania ora poteva anche fare tannicchia di carità se cenera bisogno. Però carità vera. No come a quella del parrino della sua chiesa ca si futteva i soddi da festa do paisi pi fari abottire la perpetua. No quella no. A carità vera è quella che si fa quasi ammucciuni quando capita o quando uno ne ha vogghia e possibilità.
"Mangiati! Mangiati"
Sara e Araziu non serano fatti pregare che tra passeggiata e ginnastica la fame certo non mancava. E mentre mangiavano u carusu accuminciau a cuntari e ci rissi di Roma e del treno e della fermata e della sucata macari che Araziu quel brutto vizio di dire sempre la verità non laveva lasciato.

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (9)

Non passau assai tempo che di sicuro ci vosi chiossai a fare asciugare tannicchia i robbi piuttosto di quel muncimunci accellerato. Erano stati tranquilli dopo e lei non ciaveva mancu addumannato i soddi che era assai che non ci succedeva.
"Senti. Ma tu vinissi cummia?"
Arazio non lo sapeva proprio pecchè glielo aveva chiesto. Forse per il motivo che la sua testa continuava a furiare. O forse che si aspettava di sicuro un pernacchio per risposta. E invece.
"Fino a quando non mi dai i miei venti euri io non mi stacco di tia"
Arazio arririu. Non lo sapeva spiegare ma si sinteva cuntento.

Era ancora matina e la strada non è che era tanto traficata che poi i camion rossi se ne vanno nellautostrada che qui non ci conviene. Avevano continuato a camminare in direzione di Messina che cera un cartello con la freccia che indicava la strada e lui si furiava a ogni sgruscio di machina e lei faceva il segno dellautostoppi. Epperò nuddu si fermava. Epperò loro continuavano a non parrarisi. Come possono fare due estranei. Oppure come succede a due innamorati. A seconda i casi e la coscienza.
"Ca non si ferma nuddu"
La voce arrivava da un panzuni che avevano appena superato. Stava con la sua lapa a scartare la frutta e quella buona la mitteva di nuovo dentro le cascie e quella cattiva la abbiava nel canale che cera sutta alla strada.
"Vinita cà. I vuliti du bastarduni?"

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (8)

Con la luce se nerano accorti subito che la strada non era lontana. E anche se cera da camminare non ci voleva assai ad arrivarici.
Sara ci stava sempre davanti. A voti si fermava e si furiava per vedere che fine aveva fatto quellaltro e quando trovava la sua faccia ci sorrideva come una picciridda impertinente.
"Iu avissa pinsatu questa cosa. Mi pari che si può fare. Che ci dovrei arrinesciri"
Lei non ci rispondeva neanche. Macari che Arazio ormai ce laveva detta cento volte quella sua decisione. Che poi ci serviva macari a lui questo ripetere. Per farisi coraggio. Per essere deciso.
Poche centinaia di metri prima di arrivare alla provinciale un grosso tubo nisceva dalla terra e nella punta cera una specie di rubinetto di quelli che servono per attaccarici la pompa per annaffiare.
Si fimmanu a fari pulizia che cene avevano proprio bisogno. Lacqua nisceva fotti do cannolu e per non bagnarsi si spugghiano a mità tutte e due che così si potevano dare una bella sciaqquariata senza problemi.
Araziu non potti fare a meno di darici unocchiata a quelle delizie che abballariavano senza controllo e Sara con la sua gonna e le minne di fora pareva precisa precisa come nei filmi vecchi della televisione che ci sono lafricani che fanno tutte le feste quando arriva tarzan.
Non si sapi cu fu caccuminciau a fare quello scherzo però dopo pochi minuti che si tiravano l'acqua uno incoddu allaltro si dovettero spugghiari tutti come ad Adamo ed Eva nel paradiso.

20/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (7)

Non era difficili dommiri. Più difficile era sentiri quella fimmina che sera appoggiata a lui. Quel calore che ci passava dentro alla giacca supra a cammisa ne mutanni e finiva proprio dà. Unni non doveva finire. Araziu i chiuriu tanti voti locchi e tanti voti i rapiu fino a quando non fu u sonnu a vincere sopra alla voglia.
Sarrusbigghiau che una striscia di sole passata da un puttuso della lamiera si era andata ad ammucciare proprio sopra a locchi sò. Nei causi ciaveva una macchia frisca e nella testa una decisione. Avrebbe fatto come nei filmi. Con lautostoppi. Che là cerano sempre quelli che salivano sopra i camion o nelle machine. E anche se qualche volta andava male la maggior parte arrivava. E lui poi era un bravo carusu e qualche anima buona di sicuro lavrebbe incontrata.
Sara non cera chiù e fu automatico mettiri a manu supra o pottafogghiu. Accussì. Pi viriri che ciaveva ancora quacche speranza. Che non cera bisogno di chiedere anche da mangiare oltre al passaggio. Tutto a posto.
Si susiu come a un carusiddu senza mancu appoggiare le mani a terra. La faceva sempre questa spittizza quando voleva impressionare gli amici oppure quando era di buonumore. E Araziu si sinteva veramenti bonu da iunnata. Cetto tannicchia impuvulazzato e macari un poco loddu ma questo si puteva risolvere.
Stava per vedere il sole fora quando una voce u fimmau:
"Aspetta! Non nesciri!" riceva.
Un culu tunnu e niuru era proprio davanti alla porta e la faccia di Sara che lo taliava era tutta furiata verso di lui.
Vutau locchi senza nemmeno sapere pecchè. Anche lui aveva bisogno di pisciari.

19/11/09

My Favourite Things



"My favourite Things"
is a short film created by students at the University of Leeds.

Written by Edward Styles and Charlotte Sintrat
Directed by Edward Styles
Produced by Lucy Owens
Director of Photography Jamie Havill
Production Designer and Art Director Charlotte Sintrat
Music Composed by Stephen Wright
Edited by Carey Moyle

18/11/09

Todas as cartas de amor são ridículas.



Todas as cartas de amor são
ridículas.
Não seriam cartas de amor se não fossem
ridículas.

Também escrevi em meu tempo cartas de amor,
como as outras,
ridículas.

As cartas de amor, se há amor,
têm de ser
ridículas.

Mas, afinal,
só as criaturas que nunca escreveram
cartas de amor
é que são
ridículas.

Quem me dera no tempo em que escrevia
sem dar por isso
cartas de amor
ridículas.

A verdade é que hoje
as minhas memórias
dessas cartas de amor
é que são
ridículas.

(Todas as palavras esdrúxulas,
como os sentimentos esdrúxulos,
são naturalmente
ridículas).

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Tutte le lettere d'amore sono
ridìcole.
Non sarebbero lettere d'amore se non fossero
ridìcole.

Anch'io a mio tempo scrissi lettere d'amore,
come le altre,
ridìcole.

Le lettere d'amore, se c'è amore,
devono essere
ridìcole.

Ma, infine,
son le creature che non han mai scritto
lettere d'amore
ad essere
ridìcole.

Beati i tempi in cui scrivevo
senza accorgermene
lettere d'amore
ridìcole.

La verità è che oggi
son le mie rimembranze
di quelle lettere d'amore
ad essere
ridìcole.

(Tutte le parole sdrùcciole,
come i sentimenti sdrùccioli,
sono naturalmente
ridìcole).



Utile fonte per il testo ed altri link: dìtelo sui tetti

17/11/09

E' destino degli innamorati

È destino degli innamorati
banalizzare l'amore,
quel non trovare, non cercare, parole
nuove;
è loro destino
stringere calde virgolette
a proteggere il "cuore"
nella foga di narrare
un semplice sorriso,
un timido sfiorarsi,
uno sciocco dissapore.

15/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (6)

"Fermati! Fermati rissi!"
Non è che era stanco ma Araziu accuminciava a sentiri friddu e camminari senza sapiri unni era poi ci dava veramenti fastidio. Aveva visto tannicchia chiù avanti qualcosa dove putirisi firmari e appuntamenti per quella sera lui non ce ne aveva.
" Chivvoi? Che cè?" ci spiau invece continuando a camminare a carusa.
"Un posto pi dommiri" rispose lui "Ormai il danno è fatto. Ci pinsamo dumani a trovare la strada."
"E i miei soldi? E il lavoro?"
"Ma unni voi iri cu stu scuru?"
La luna in effetti sava ammucciato di nuovo e poi anche Sara laveva capito che quella notte ormai era persa.
"Va bene! Andiamo a vedere. Ma senza che ti fai veniri pinseri strani na testa che allora la tariffa è doppia! E dammi i me soddi prima!"
Araziu sembrò che non laveva nemmeno sentita. Erano ormai davanti a quello che doveva essere una specie di vecchio deposito fatto con quattro blocchi e una lamera come tetto. E però dentro era vuoto e pareva asciuttu macari che megghiu daccussì non ci puteva proprio capitari.
Senza chiù parrari se ne andò ad appuggiarisi in un angolo e chiuriu locchi. So nanna ce lo diceva sempre di quanto era nicu nicu:
"Senti o niputi quando ciai qualcosa che non ti gabbizza chiuri locchi e pensa a una cosa bella e poi addumisciti se puoi ca è sulu inutili perdita di tempo furiari na tempesta a menti china. "
E lui laveva sperimentato tante volte questa verità e sempre ciava dato buoni risultati che se anche non cenerano state di soluzioni giuste comunque lui cera arrivato sempre con il cuore più leggero al punto finale.

14/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (5)

Araziu acchianau di cursa fino ai binari. La minchia ancora ciabballariava fora dei causi e la testa ci furiava ma sopra a quel treno cera la sua valigia e il cappotto e il biglietto macari che lava misu nella tasca dopo che era partito.
Sara stava tornando verso di lui e lo guardava che sembrava che ciaveva come a una risata trattenuta na facci.
"E ora?"
"Ora mi dai 20 euro e semu a paci" ci rissi idda come se fosse stata la cosa più naturale di questo mondo quella situazione.
Araziu mancu a taliau chiù. Sassittau supra a quel pezzo di ferro e si misi i manu ne capiddi. Chi faceva ora? Ad accattari un biglietto nuovo i soddi ciavissuru finutu. Tornare indietro non poteva e non voleva.
" Forza alzati! Veni cummia!"
Che cosa altro restava? Si susiu come a un manichino e a testa vascia ciappizzau darreri che tanto tutto andava bene.
Sara non ciaveva sulu i minni rossi. Macari u culu ci sporgeva in tutta la sua importanza sutta a una gonna pisanti di velluto. A guardarla bene ciaveva una annacata gentile e però decisa. Un di quà e di là che pareva la lancetta di unorologio quando si sta scaricando la batteria. Araziu ce naveva uno così a so casa. Laveva vinto alla fiera del paese che sera accattato il biglietto ed era stato fortunato.
Sara non doveva avere più di una ventina di anni ma su questo lui non ciavissa misu la mano sul fuoco eppoi cera scuru macari che la luna gentilmente si era convinta di nesciri fora e finirla dammucciarisi dietro alle nuvole.
Si ritrovarono presto in un giardino daranci e da lì sopra a una trazzera che da qualche parte certo portava. Lei continuava a camminarici davanti senza nemmeno vutarisi per taliare se lui ancora era darreri. Se continuava a seguirla.

10/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (4)

Araziu non ne sapeva assai di fimmine. Cioè di quelle vere che uno ci nesci e ci parra. Delle fimmine che si toccano e che uno poi ci futti macari.
Lui canusceva i cani e lanimali e le cose dette dagli amici e quelle viste alla televisione o supra i giornali. Una vota era anche andato al cinema con i suoi compagni che erano stati loro ad insistere ma non cera piaciuto assai che dopo cinque minuti e una minata no cessu ci era passato tutto linteresse.
Sara accuminciau alliccannuci u cuddu. Ammuttannu con tutto il loro peso le sue minne sopra il petto di lui. U carusu però pareva un manichino senzanima. Si vireva ca mancava collaborazione e lei ciaveva troppa esperienza per non immaginarlo subito il motivo. Accussì non disse niente e continuò a travagghiari con la lingua. Voleva arrialarci qualcosa in più addù babbasunazzu e lidee non ci mancavano.
Senza spugghiarlo ca cera friddu arrinisciu dopo tannicchia a infilarici la mano ne mutanni. U capiu subito che non ce ne aveva assai quel bastone cauru di campari e accussì non persi altro tempo e saccalau per metterlo al caldo na ucca.
Araziu non ciavissa mai criruto che poteva essere così bello. Le gambe ci stavano tremando e il cuore ci batteva come a quando era nico e curreva na campagna sopra alla bicicletta. Chiuriu locchi e non pinsò più a niente. Era come trovarsi nel paradiso che se anche lui non cera mai stato era sicuro che Dio li doveva fare per forza a tutti i cristiani boni sti riali.
Allimprovviso sintiu un botto. Forte. Fortissimo. La testa ci girava. Si sinteva senza forze. Rapiu locchi ma Sara non cera chiù. E mancu u trenu.

09/11/09

Speranze (note su un muro)

Non ci vorrà poi molto.
Anche io sono il vecchio al crocicchio
che si aggrappa e resiste,
anche colui che ne ha cancellato il nome,
anche il padrone
di quest'oggi già chiuso.
Solo il futuro non ha resistito,
dentro i cuori, le menti mutato,
venduto, oltraggiato
da cinque zecchini.
No, non ci vorrà poi molto, ripeto.
E sorrido.

08/11/09

Se ti tagliassero a pezzetti


 
 
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (3)

Il treno sera fermato nella campagna. Araziu fici forza sopra il finestrino e saffacciau la testa per controllare. Da quel lato si immaginava che ci doveva essere il mare anche se era lontano. Soddisfatto della cosa ci vosi dare una taliata anche dallaltro lato. Solo terra. Scavata frisca e con una rete a fare da protezione.
Scinnenu che già vicino alle porte si vedevano tante lucine rosse accese proprio come lumini al cimitero. Laria era frisca e nel cielo poche stelle ciavevano avuto vogghia di nesciri fora. Nessuno protestava o faceva domande solo ogni tanto qualche carrozza si astutava tutta e allora partiva qualche friscata che addivintava un battimani appena la luce tornava.
Araziu non ciaveva più molto da dire. Si tineva le mani dentro alle tasche e furiava di qua e di là appoggiandosi sopra i tacchi. Sara lo taliava un poco strana. La sigaretta tirata troppo forte ogni tanto si illuminava tutta e i so occhi macari.
"Ciai freddo?"
"Sì tannicchia. Me lo immaginavo che era megghiu se mi portavo un cappotto!"
"Cinnai soddi?"
"Certo! Come partivo allora?"
"Veni cummia! Tanto quanto accumenciano accussì ci vuole tempo"
Araziu sentì un po' di batticuore e una piccola scossa sotto la panza quando una mano si intrufulò dentro alla sacchetta dei suoi causi e pigghiau la sua. Ficinu una decina di metri senza dire chiù nenti poi lei visti quello che doveva essere il posto giusto. Un fosso vicino ai binari ammucciato da un pezzo di sciara. Per arrivarci cera un pezzo di terra battuta che forse era di quando avevano costruito la ferrovia oppure era merito di qualche picuraro.
Sara ci lassau la mano veloce per spingerlo quasi a forza dentro a quel nascondiglio

07/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (2)

Fu vicino al ponte dellAlcantara che il treno si fermò di botto e che Araziu per quella frinata si visti arrivari due minni na facci. "A scusari! A scusari!" fu sulu capaci di dire come se era colpa sua quella novità. Per fortuna la fimmina non sera fatta nenti a parte lo scantazzo e anche sopra al treno pareva tutto tranquillo.
Dopo tannicchia di silenzio tra un colpo di tosse e una taliata di sgambesciu accumincianu a parrari. La creatura si chiamava Sara e Araziu si presentò e ci cuntau che cosa aveva fatto e che cosa stava andando a fare e insomma addivintanu amici comu sulu supra a un treno si può diventare.
Sara anche lei parrau. Ci rissi che faceva cumpagnia ai masculi a Giardini e che insomma anche quello era un travagghiu. Lei per farlo partiva ogni giorno di pomeriggio do futtinu a Catania cullautobussu e tornava nelle matinate che lì ciaveva la casa e poi era più sicuro. A dire la verità allinizio non ce ne aveva avuta assai Sara voglia di parrari ma poi si era lasciata andare davanti a quello. Che cera sembrato un bravo carusu dopotutto. Eppoi aveva ancora vogghia di crederci che ne esistono di carusi accussì.
Insomma assittati sopra quel treno mezzo vuoto quei due non se ne accorsero assai del tempo che passava. Della notte che ammucciava ogni cosa.
"Senti scendiamo a fumare una sigaretta?"
Araziu non fumava. Veramente una vota ciaveva anche provato che era in campagna ma il risultato fu che dopo il primo colpo di tosse u muzzucuni ciavvulau sopra alla pagghia che per poco non faceva un disastro.
"Insomma che fai?" ci spiau ancora Sara che si era già alzata.
"Sì, sì, aspetta!" fu la risposta di quello.

06/11/09

05/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (1)

Araziu ciaveva quella che per lui era una piccola fortuna. 300 euri che il padrone ce laveva voluti dare lo stesso quando laveva cercato anche se era stato solo per dirci che aveva deciso di andarsene. Con quelli aveva subito pensato che i posti dove andare potevano essere solo due. Roma o Milano. Che lì facevano i programmi e le storie e tutte quelle cose belle della televisioni. Arrivato alla stazione però era stato indeciso che lui il treno non laveva mai pigghiato e poi non voleva spinniri tutti i soddi che di sicuro ci sarebbero serviti anche dopo. Sinformò tranquillo alla cassa quale era il biglietto che costava di meno e quando quello dietro al vetro ridendo ci rissi la risposta non ebbe più dubbi.
"Il primo che parte" gridò e si pigghiau resto e cartoncino come un picciriddu il gelato la domenica.
Erano comodi i sedili. Certo tannicchia vecchiotti e arripizzati in qualche punto però cera lo spazio per stirari i peri e si potevano appuggiari anche le braccia se uno voleva. Con lui cerano solo due persone. Un vecchio che scinniu a Giarre senza spiccicare una parola come a un fantasma e una niura dallocchi curiosi e dalle minne chine che ci rissi che andava a Taormina a travagghiari.
Araziu si suseva ogni tanto per taliare fora. La campagna si cangiava il posto con le case e poi tornava di nuovo e il mare ci faceva la corte a tutti e due che quello non sa mai decidersi. E il cielo piano piano diventava sempre chiù scuro e sinni futteva del mare della città della campagna e del vecchio e della niura e di Araziu macari che il cielo cumanna tutto e lo dice lui quando fari scuru e quando fari luci e il vento e la pioggia e tutti i disgrazi e tutte le fortune e le vite macari. Araziu li sapeva queste cose anche se nessuno ce laveva mai dette. Ce laveva nel cuore questa verità e ciabbastava pi parrari con tutti delle cose della vita.

She's Like a Rainbow


Lei arriva tra i colori ovunque
lei pettina i suoi capelli
lei è come un arcobaleno
arrivando, porta i colori nell'aria
oh, ovunque, lei arriva tra i colori

l'hai mai vista vestita di blu?
vedresti il cielo davanti a te
e il suo viso è come una vela
macchie di bianco così belle e pallide
hai mai visto una donna più bella?

lei arriva tra i colori ovunque
lei pettina i suoi capelli
lei è come un arcobaleno
arrivando, porta i colori nell'aria
oh, ovunque, lei arriva tra i colori

l'hai mai vista tutta in oro?
come una regina nei giorni dorati
lei lancia i suoi colori tutto intorno
come un tramonto che va giù
hai mai visto una donna più bella?

lei arriva tra i colori ovunque
lei pettina i suoi capelli
lei è come un arcobaleno
arrivando, porta i colori nell'aria
oh, ovunque, lei arriva tra i colori

lei è come un arcobaleno
arrivando, porta i colori nell'aria
oh, ovunque, lei arriva tra i colori

04/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante

Araziu non ne aveva mai dette munzignarie.
Nasciu accussì che la verità cera sempri nisciuta fora senza che ciavissa potuto mai fari nenti contro questa mavaria. E per questo uscava sempri coppa quando lui da solo o con qualche compagnetto faceva una michiata.
"Araziu cu rumpiu a seggia?"
"Iu mamma!"
E assuppava.
"Araziu cu fici cascari u picciruddu?"
"Fu Nunziu mamma!"
E continuava ad assuppare.
"Araziu cu ci tirau i petri a iatta?"
"Fummu iu e Tino mamma!"
E accuminciava a chianciri.
Arrivau il punto che sua madre non ci spiò più niente che allora non ciavissa crisciutu chiù du figghiu scemu e poi che anche le vicine u taliavunu stottu che per colpa sua non cera nel cuttigghio picciriddo che non avesse vuscatu più del necessario.
Il problema vero comunque era stato quello di trovare u travagghiu da farici fari che sera discusso assai supra a stà cosa già prima ancora caccuminciava ad attisarici a minchia.
Certo non puteva vinniri. Che non avissa duratu più di un giorno. E mancu u parrinu o lo sbirro poteva fare. Che quelli di munzignarie ci campano. Forse quache mestiere di fino? E con quali clienti? Oppure u viddano? Ma avissa murutu di fami senza sapirisi dari aiuto.
Alla fine so o pà decise che la cosa migliore era di farici fari u puccaru che almeno qualcosa da mangiare lavissa trovata sempre e bisogno di munzignarie non cenera assai in quelloccupazione.
Araziu era un bravo figlio e allinizio ubbidì con coscienza a questordine. Che si fece anche le vacanze con questa scusa. Senza coppa e mangiando bene.
Epperò lui aveva voglia di scoprire il mondo. Che quello laveva visto sopra alla televisione e di certo andava per lui. Lui lo sapeva. Lo sentiva. Lì cerano tante opportunità e soldi e fimmine per uno onesto e corretto. Era sempre accussì in tutte le storie dei romanzi a puntate che sera visto da nico sotto alle cosce di so o ma'. E anche negli altri programmi pure. E nella pubblicità macari.
Fu per questo che dopo una para di misi indossò il suo vestito migliore e andò a casa dei genitori. Aprì la porta e ci rissi tutto contento alla famigghia:"Io parto" e poi no visturu chiù.

02/11/09

Notch



Ci fermiamo a narrare di inutili cose
come fosse importante quel che diciamo,
come fossero stelle
le nostre parole,
i costrutti,
le frasi
che sfumano lievi
sulle mani sincere,
sull'illusoria difesa
degli sguardi di ieri,
sui piccoli giochi di un confuso scoprirsi,
sul nostro smarrirsi.

"Le ombre, le ombre non mentono"
mi sfugge di dirti.

01/11/09

Alda Merini ( Milano, 21/03/1931 - 01/11/2009)

Pensiero, io non ho più parole.
Ma cosa sei tu in sostanza?
qualcosa che lacrima a volte,
e a volte dà luce.
Pensiero, dove hai le radici?
Nella mia anima folle
o nel mio grembo distrutto?
Sei così ardito vorace,
consumi ogni distanza;
dimmi che io mi ritorca
come ha già fatto Orfeo
guardando la sua Euridice,
e così possa perderti
nell'antro della follia.

Alda Merini, Vuoto d'Amore, Einaudi, 1991

31/10/09

"Di quell’amor ch’è palpito dell’universo intero"

Quando capita ammatti antrasatta che mai e poi mai te lo saresti aspettato questo avvenimento. E accussì da un giorno allaltro accumenci a surari e a fari cosi strani e a cuntari u tempu ammuttannulu cullocchi e a pinsari sempri alla stessa cosa anzi alla stessa persona. Che non putevi certo immaginarlo che sarebbe successo. Che di fimmine ne hai incontrate assai e certo anche qualcuna più giniusa o macari sulu chiù munnarola. Eppure.
Diventa difficile dire comu ti senti. Che non lo capisci neppure tu. Che non lo sai. Insomma che ti pari di essiri un momento una pasqua e un attimo dopo invece criri di moriri. Preciso preciso comu su ti fussi arrivato ncoddu un camion. Un terremoto.
Certo unu può essiri che non cè chiù abituato a queste rivoluzioni. Che da tempo i ionna passunu tranquilli cu na minata e un bicchiere di vino. Accussì. Senza tanto bisogno di stinnicchi no cori. Oppure che poi macari è anche arrivata l'età e unu è giustificato se lo scorda che una vota anche lui è stato carusu.
Insomma capita nonostante tutto. E non cè difisa. Non cè ragiuni.

28/10/09

"Vite" un articolo di alessio su Girodivite

Joy è una giovane ragazza nigeriana, prigioniera del CIE di Via Corelli a Milano. Il 13 agosto scorso, insieme ad altri 12 migranti, ha partecipato alle proteste contro le disumane condizioni in cui sono costrette. Per questo verrà espulsa. Ha denunciato un ispettore di polizia che, testimone la sua compagna di cella, ha tentato di violentarla. L’unica risposta che ha ottenuto, nell’Italia che organizza giornate, manifestazioni e G8 contro la violenza sulle donne, è una denuncia per calunnia.

La scorsa estate tre giovani kurdi sono stati ritrovati morti dentro alcuni tir, su navi che dalla Grecia sono approdate a Venezia. La stessa sorte, nel dicembre scorso, era toccata a Zaher Rezai, un ragazzo afghano: la sua vita è stata stroncata dalle ruote del camion nel quale era nascosto. Gli hanno ritrovato nelle tasche alcuni giocattoli e un biglietto. C’era scritto: "Non so ancora quale sogno mi riserverà il destino, ma promettimi Dio, che non lascerai si spenga questa mia primavera"

Antonino Patafi aveva 89 anni. E’ morto in una clinica di Roma, dove era stato ricoverato dopo la concessione del differimento della pena concesso per gravissimi motivi di salute. Stava aspettando l’autorizzazione a tornare in Canada, dove poter vivere serenamente i suoi ultimi giorni accanto alla famiglia.

Roberto Laviano a 69 anni è morto nel carcere di San Vittore. La sua cartella clinica recitava: "Scompenso circolatorio, ipertensione polmonare, stenosi carotidea bilaterale, diabete mellito-insulino dipendente, disturbi respiratori da pregressa tubercolosi, vasculopatia periferica sintomatica pregresso by-pass aortofemorale"

Paolo Scaroni è un giovane ragazzo di Castenedolo, in provincia di Brescia. Il 24 settembre 2005, dopo la partita Verona-Brescia, si stava recando verso il treno che l’avrebbe dovuto riportare a casa. Era appena uscito dal bar della stazione quando fu travolto da una carica di ’alleggerimento’ della celere. Picchiato a sangue è entrato in coma in pochissimi minuti. Svegliatosi dal coma, dovrà vivere tutta la vita con gravissimi danni fisici. Ha perso il lavoro, lasciato dalla ragazza la sua vita è oggi abissalmente ridimensionata.

Francesco Mastrogiovanni era un maestro elementare di 58 anni di Castelnuovo Cilento. La sua è una storia di TSO (Trattamento sanitario obbligatorio) a scopo politico, considerato scomodo e pericoloso per le sue idee anarchiche. La sua psiche, sin dagli anni 70, quando conobbe per la prima volta la brutalità delle forze dell’ordine, era rimasta segnata. La sua unica ragione di vita erano i bambini, ai quali stava dedicando i suoi ultimi anni con amore e passione. Il 31 luglio viene catturato al termine di una caccia all’uomo, realizzata con un dispiegamento di forze dell’ordine degne di Rambo. Viene trovato morto il 4 agosto. Per quattro giorni è stato legato con lacci su polsi e caviglie al letto. Secondo l’autopsia è morto per edema polmonare. La misura di contenzione non risulta dalla cartella clinica. E’ stato imprigionato con l’accusa di aver insultato l’agente che gli aveva elevato una contravvenzione(che non risulta da nessuna parte). Il TSO è stato ordinato da un’autorità diversa da quella legittimata dalla legge.

Il 9 agosto scorso 300 migranti, quasi tutti somali, cercano di fuggire dal lager di Benghazi, realizzato in Libia con finanziamenti italiani frutto degli accordi tra Berlusconi e Gheddafi. Dopo la cieca repressione militare 6 migranti sono rimasti uccisi, esangui sul pavimento, e oltre 50 feriti(dal giorno dopo di almeno una decina non si hanno più notizia). Un testimone oculare ha raccontato a Fortress Europe che i feriti sono rimasti abbandonati sul pavimento sanguinanti per giorno, con tagli su gambe, braccia e testa. Alcuni hanno febbre e principi di infezioni. Non sono stati visitati da medici o delegati di organizzazioni internazionali.

La mattina del 1° settembre vengono sgomberati gli occupanti dell’ex ospedale Regina Elena di Roma, dopo la decisione del sindaco Alemanno e del questore Pecoraro di ’ristabilire la legalità’. Alcuni inviati del quotidiano Liberazione sono entrati in uno degli stabilimenti dove sono stati deportati gli sgomberati. I rappresentanti comunali l’hanno definita una struttura che permette di essere autosufficienti, con bagni e docce in grado di accogliere anche persone con gravi disabilità. Questa la cronaca della realtà, raccontata giovedì 3 settembre a pagina 5: camerate con almeno 8 persone, armadi divelti, dieci water in comune tra tutti in venti metri quadrati circa, alcune camere gelate, altre incandescenti, persone ammassate come bestie, acqua non potabile, l’infermeria (il giornalista informa che, tra le tante, ha raccolto la storia di una signora gravemente malata che è impossibilitata a prendere le medicine) ospitata in un magazzino delle scope.

L’estate scorsa la Gazzetta di Parma pubblica la fotografia di una ragazza terrorizzata e con i vestiti strappati. Era stata sbattuta in cella dai vigili urbani e lì abbandonata, in lacrime, tutta la notte.

Negli stessi giorni a Termoli i vigili fermano un commerciante ambulante. Spinto con forza dentro l’auto viene prima picchiato e poi, sfruttando la sua scarsissima conoscenza dell’italiano, indotto a firmare una dichiarazione nella quale nega qualsiasi violenza. Solo la coraggiosa testimonianza di alcuni passanti permise all’avvocato del commerciante di ristabilire la verità.

Il 5 settembre dell’anno scorso tre famiglie rom si fermano a pranzare su un prato a Bussolengo. Vengono massacrati di botte dai carabinieri, che non si fermano neanche davanti a bambini di 9 anni. Questi alcuni brevissimi stralci della testimonianza, riportata dal sito di Carta. ‘Stai zitta puttana’, ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni ... Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: ‘Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo’... hanno urlato alla mia compagna ‘Devi dire, io sono una puttana’ ... Uno dei carabinieri in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto ‘fammi un bocchino".

Tra il 2 e il 3 marzo 2003 il Cpt di via Mattei fu teatro di un pestaggio punitivo dai contorni drammatici. Gli agenti in servizio quella notte entrarono nelle celle e nella saletta comune e pestarono a sangue, lanciando poi dei lacrimogeni, i migranti detenuti. Nel pomeriggio alcuni detenuti avevano protestato per la brutalità della repressione del tentativo di fuga di due migranti. Dopo aver atteso che la situazione si calmasse la carica è partita. Le parole di prima sono state pronunciate da uno dei responsabili della sicurezza nel cpt quella notte. I migranti si erano offerti di aprire volontariamente la porta se i picchiatori avessero fermato il loro comportamento violento. La risposta è stata "Io la sfondo e sfondo anche voi". Nel dicembre 2007 gli agenti sono stati assolti per ’causa di giustificazione’. Nel frattempo l’agente che ha pronunciato la frase qui riportata è stato promosso tra i massimi responsabili del lager.

La notte di lunedì 15 giugno 2009, due militari della Guardia di Finanza stavano effettuando un ’normale controllo di routine’. Arrivati in via Gallarate hanno trovato una giovane ragazza rumena. L’hanno costretta a salire in auto e stuprata, costringendola ad avere rapporti orali con uno di loro. Denunciati grazie alla segnalazione di un connazionale della ragazza, i due militari hanno affermato "Abbiamo fatto una stupidaggine".


Fonte:

27/10/09

Riassunto Dante De Angelis! :-)

COMUNICATO STAMPA Or.S.A. ( Organizzazione Sindacati Autonomi e di base)

Il Giudice del Tribunale di Roma, dott. Conte, ha annullato il licenziamento dell’RLS OrSA, Dante De Angelis [ne avevo parlato qui ed anche qui], macchinista delle ferrovie eletto nell’impianto di Roma.

De Angelis era stato licenziato a Ferragosto dello scorso anno perché responsabile,
secondo FS, di aver denunciato l’insicurezza dei treni Eurostar a seguito dello spezzamento di un ETR 500.

Quella del tribunale di Roma é la risposta che ci attendevamo. L’unica che meritava la dirigenza del gruppo FS che, anziché valorizzare le capacità e l’attenzione dei propri RLS, afferma la propria infallibilità licenziando lavoratori che hanno l’unico torto di essere attenti alla sicurezza dei viaggiatori e dei lavoratori.

NON SI PUO’ ESSERE LICENZIATI QUANDO SI DENUNCIA INSICUREZZA, ANCOR MENO QUANDO LE DENUNCIE SONO FONDATE.

Ed è questa la condizione di De Angelis, basti pensare che le sue denunce sono
riproposte nel rapporto annuale 2008 dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria (ANSF) in cui si menziona puntualmente la necessità di una maggiore attenzione sia per gli inconvenienti agli Eurostar ETR serie 400 (460, 480, 485, ecc) che per gli spezzamenti degli ETR 500: esattamente le segnalazioni per le quali Dante De Angelis è stato licenziato.

25/10/09

Keyword


Heather Brooke che fine ha fatto,
che fine ha fatto Heather Brooke,
qualcuno giornalmente mi domanda
e mi dispiace, sì mi dispiace
non poter rispondere, cercare
con lei, con lui,
tra gli anfratti della rete,
investigare
sul nuovo filmino, il deepthroat
da scaricare, imitare.
Il fatto è che qui io
tento solo di ordinare
suburbani frammenti di memoria
in forma di parola,
no, nessuna ars amatoria,
nessun ingoio, che non sia
logoro e voluto fantasticare,
fragile cristallo di neve,
un giuocare.

24/10/09

Altarini



Questi sono tempi ca mancu i preghiere ciannu custanza.
Tuttu pari inutile. Antico.
Tuttu sicca.
La gente. I cirivedda. Le parole.
La devozione macari. La speranza.

E le maronne e i signuruzzi e i santi tutti sembra che la sanno questa situazione e sammucciunu che anche dentro agli altarini parunu come a quelle machine con i finestrini tutti niuri. Sì qualcunu putissi pinsari che è solo fitinzia. Che da tempo manca quacche perpetua che acchiana alleggiu alleggiu sopra alla scala e pulizia. Ma a mia piaci pinsari invece che è solo una scelta loro dei santi che aspettano comu va a finiri. Che fine fanno lomini. Che forse se va bene arriva un nuovo diluvio e tutta la storia può accuminciari di novu.
Io confesso che non mi hanno mai interessato assai le discussioni della chiesa. Che la religione unu se la teni dentro e la nesci nelle cose che fa e che se è tintu è tintu e paci allanima sò.

22/10/09

- Riscoprire "l'ozio" - di Marina Piazza

Il tempo per sè non è un lusso,
ma una necessità
è lavoro dell'intelligenza

per elaborare l'esperienza personale
all'interno del prestissimo moderno

per instaurare un rapporto
con l'altro/a che non sia coatto
e costrittivo, ma nutritivo anche per sè

per stabilire un rapporto
con il proprio corpo e la sua voce

per frequentare sé stessi,
quando la scarsa frequentazione di sé s'è fatta stile di vita

per riscoprire "l'ozio"

Marina Piazza, I tempi e le forme del tempo per sé, Ferrara, 1996

17/10/09

Il cibo

Macc che però si chiama Marcello ciavi nove anni e una faccia accussì tunna ca pari una vastedda. Passa tutto il pomeriggio nel cortile a fari u putteri nelle partite che la matina invece cè la scuola. So o mà lo chiama sempre dal balcone del secondo piano che con il panaro ci proi da mangiare e da bere. Ogni ora precisa che allora u picciriddu deperisce.
Macc ciavi la passione del pallone e delle crostatine macari ma anche dei viscotta con la cioccolata e dellaranciata e delle patatine che anche queste non ci dispiacciono e in genere non ci durano più di due minuti prima che lui le finisce.
U viru quasi sempre mentre maffaccio che è assittatu sopra il muretto ca mangia affudduni e adduppannusi che pare che manca picca ca mori e certe volte mi scantu io per lui ma per fortuna fino ad ora non è mai successo niente.
Sua madre comunque è contenta che u picciriddu ci mangia e poi anche quando acchiana a casa ciavi sempre u frigorifero chinu che a lui non ci deve mancare mai niente.
Lei me la ricordo carusidda che pareva una cimmedda. Longa longa e sicca sicca. Ora addivintau una bafacchia che tutto il tempo da quando ci mossi u maritu o travagghiu lo passa davanti alla televisione e al supermercato a fari a spisa che certe volte lho incontrati anchio mentre caricavano il carrello.
Io non lo so su cià facissi ad andare avanti a merendine e feddi di carne. A mia mi piaci manciari di tutto. Dalle anciove o zuzzu. Dallaccia alle vaccaredde. Dalle cacocciule al capuliato. E non è che mabbuffu o mi fazzu i piatti ca cumma che allora non avrebbe senso. A mia mi piaci sulu sapiri. E scegliere se posso. Se sono in grado.
Epperò macari iu ciaiu le mie preferenze che se mi presentano un piatto di pasta con la cipudduzza e il pomodoro e due sarde a beccafico e un bicchiere di vino mi sento felice e tutto il resto non ciavi chiù importanza. Non esiste più.

15/10/09

14/10/09

Il corpo sociale


Ma parlare è il passato
verbo di un amore,
il ricordo già dato
o il male minore

di un presente fissato
dagli sbalzi d'umore,
dal buio dilatato
di un televisore.

"Eppure noi viviamo!"
Vorremmo confessare
a ciò che siamo stati,

ai visi inaspettati
d'una notte a chetare.
"Eppure noi..." diciamo.



Fonte immagine: Frida Kahlo, Unos cuantos piquetitos, 1935 su: "Un diálogo entre Frida Kahlo y Horacio Quiroga. La selva como escenario de la Modernidad" di Rebecca Beltrán Jiménez.

12/10/09

Mercante in Fiera



"E venici! E venici!" E insomma mi fici convincere a nesciri che qua a Parma non lo faccio assai volentieri e insieme siamo andati al mercante in fiera che è una specie di mercato delle robbe vecchie che unu ietta che non ci piacciono più e che poi li ricompra dopo ventanni che sono di moda.
Vincenzo ciaveva avuto i biglietti gratis che non lo saccio chi glieli ha dati ma di certo io non ciavissa spinnuto mancu una lira allora per quella misciuta. Lui ci teneva assai a questa cosa che laveva visto alla televisione al telegiornale il servizio che cerano macari i giùbocs e i cavadduzzi a dondolo e insomma pattemu cullautobussu che quello ci lassau davanti alla fiera dove cerano i niuri che vendevano le borse. Però poi invece cera anche lingresso e per entrare dovevi fare passare il biglietto sopra a un vetro che era come quando al supermercato la cassiera fa passare i prezzi e accussì macari noi tutti prezzati poi siamo stati dentro.
Allinizio ci siamo fermati al primo capannone che Vincenzo non lo sapeva bene dove cercare anche se per farsi vedere che lui non cera bisogno che chiedeva a nessuno sera preso la guida e subito in quel posto ciavevo trovato un concentramento di facci di minchia che mancu a ruminica in quacche chiesa al centro mi era capitato qualche cosa di simile.
Tutti a taliari pezzi di lignu mezzi scassati che u sulu prezzu iu ciavissa arrimodernato a me casa allichea che poi è da vicinu macari e invece qua tutti chiedevano e giravano e si sintevano grandi falignami ed esperti.
Sì! Esperti di sta gran funcia di minchia che lho visto con i miei occhi a uno che mentre una vecchia ingioiellata co cani dappresso si furiava ci cangiau il tabellino a un mobile per presentarlo come voleva lui che di certo aveva trovato a iaddinedda da spennare. Comunque non erano fatti mia che io mava già siddiato e menomale che poi Vincenzo aveva capito dove doveva andare che così per fortuna niscemu. Cera un pezzo di strada da fare che il posto era veramente grande ma lumanità non mancava e uno puteva continuare a taliari.
Una buttanazza tutta accalurata stringeva tra le braccia un cassettone che aveva fatto la guerra e arrireva cuntenta per laffare mentre suo marito purazzu ammuttava un liuni di petra e i ligna di un ammuari sopra a un carrello. Nello sforzo du minnazzi notevoli nonostante letà abballariavano dentro a un vestitino di primavera. Ogni tanto una chiù ribelle nisceva fora a mostrare come alla signora ci piaceva arrispammiare sulla misura del reggipetto e mostrando al mondo a sò cuppulidda niura tutta surata. Roba di darici nalliccata di conforto.
Io confesso ca non potti fare a meno di darici nocchiata macari che letà di quella cera e che il marito non sembrava essere tanto comprensivo. Comunque dopo questa scenetta arrivamu o paradiso dei ricordi. Non ci mancava nenti in effetti che Vincenzo ciaveva avuto ragione.
E dischi e iochi e scatoli e scatoline e orologi e telefoni e giornali e bomboniere e quartare e seggi di plastica e vastuni di lignu e fotografie e poster dei filmi e cazzi di marmuru macari e statue del duce e di stalin e manifesti e pignati e cucchiara e lampadine e lampadari e tantu autru che ora mancu mi ricordo chiù.
Pareva che ero tornato picciriddo e furiava ancora alla fiera con i calzoni corti e la bocca china di zuccuru filato. E io credo che solo questo ci vale la pena che a pinsarici bene alla fine invece ce nerano assai di minchiate che quando uno ce là a casa spera solo che un colpo di vento i fazza cascari nterra per trovare una scusa buona per la spazzatura. E comunque comu fu e come non fu passamu un pomeriggio divertente che si fici presto orario di chiusura e quello era lultimo giorno della fiera che infatti in tanti dei mercanti stavano smuntannu i cosi.
Alluscita in effetti per questo cera assai confusione di barattelli e camioncini e machinuni con gli sportelli grandi e davanti a noi uno che lavevo visto che vendeva orologgi antichi che ciaveva dato tutta la mircanzia in una valigia a uno niuro che sembrava Cuntachinte per i muscoli che ciaveva. E il padrone lo guardava con attenzione al suo nuovo schiavetto prima che quello ci faceva qualche rottura e u niuru invece sorrideva che aveva trovato i soldi da mangiare per la sera e qualche altra cosa forse. Che non si sa mai.

11/10/09

Fumetti



Quannu eravamo nichi che ammucciuni si virevano le prime immagini delle fimmine a nura la minchia accuminciava ad acchianari e la mano andava sempre lì per aggiustare i causi. Erano fimmini addisignati chiossai che i giornali costavano e allora non cera vogghia di sprecare ittannuli na strada. Di giornaletti invece se ne trovavano tanti. Soprattutto nella sciara che uno passava e li vireva dietro a qualche pietra e poi li rimetteva allo stesso posto come se fosse stato a casa che di sicuro poi sarebbe passato qualcun altro a fare la stessa cosa. Arristavano tante fantasie nella testa e voglia di sapere chiossai che però cera sempre quello chiù spettu che lui già sapeva tutto.
Cicciu ora è o carciri che lhanno pigghiato ca sava fatto u negoziu dentro a sò casa con lascisc e le piante di droga ma allepoca era quello più vecchio che a quattordici anni ancora faceva la seconda media per colpa di quella matematica buttana che proprio non ci vuleva trasiri na testa. Ciccio ci provava con tutte e comunque a tutte ci rava na tuccata no culu o ne minni che poi lui diceva che scherzava. Ogni giorno quannu finivano le lezioni lui al cancello nisceva dalla tasca una sigaretta e un pacco di pospira di cira e fummannu accuminciava a cuntari. Cerano una cinquantina di metri di terra prima di arrivari alla strada e alla firmata dellautobussu ma a lui ci bastavano per farci tannicchia di scola.
Ciccio ci parlava delle buttane di via delle finanze e delle straniere di Taormina. Di alcune mammine che serano fatte notare e di quelle stuppagghiare dei giornali. E di ognuna lui sapeva qualcosa e delle posizioni e dei trucchi macari. E si incazzava su unu non ci crireva alle sue storie che:
"Iu non ni riciu munzignarie"
"Sì ma Ciccio... ma a tia ti lanu mai sucata?"
"Certo che sì! Da buttana di to o ma'"
E allora accuminciavano i coppa fino a quando non passava lautobbussu almeno che quello cenera solo uno ogni ora e allora fineva tutto.


Fonte immagine (con un bel post, anche): Nuvole Parlanti

09/10/09

La civiltà e la giustizia

La civiltà e la giustizia dell'ordine borghese si mostrano nella loro luce sinistra ogni volta che gli schiavi e gli sfruttati di quest'ordine insorgono contro i loro padroni. Allora questa civiltà e questa giustizia si svelano come nuda barbarie e vendetta ex lege
Karl Heinrich Marx






Molas


sfilacciare il tessuto
intorbidirne i ricordi
l'ordito
distratto

sono un pessimo sarto
nell'arte del soprappunto

e più nessuna pezza
per il rattoppo
nessun geometrico incanto
che vigili
sul vecchio mondo
ad impedirne lo strappo

07/10/09

04/10/09

Moto Ape Piaggio


I vireva passari o spissu i cristiani che si iammavunu u vancu a fera. Cera chi trascinava di malavoglia il carretto a due ruote. Cu era chiù in grana e ciaveva montato i gommi delle machine al posto di quelle di legno e ferro. Eppoi infine cu sava fatto i soddi e ciaveva a lapa.
A lapa era sempre tutta acculurata con le storie dei paladini e con le scritte contro il malocchio e con lasimazzi che non poteva mancare mai e dentro alla lapa cerano i figghi chiu nichi e darreri i chiu ranni a teneri a merci. A lapa faceva un bordello peggio di una cavasachi però accussì uno la sentiva di lontano che se stavi giocando a pallone ciavevi il tempo di segnare prima che arrivava e poi ti luvavi. Na vota il mio amico Puddu mi rissi se me lo volevo fare un giro che so o pa' senera presa una nuova e però me o ma' si scantava e accussì finiu a nenti ma mi ricordo che per un sacco di tempo mi visti na me fantasia che tenevo quello strano manubrio e accelleravo e frenavo e sgaggiavu macari i machini ma sulu chiddi ca non mi facevano passare.
Insomma mavissa piaciutu macari che a pinsarici ora invece capisco che mi piaciu chiossai immaginarlo. Puddu poi stunnau di casa ca tunnau con la famigghia o paisi e macari i stradi libere sparenu e a genti ca furiava e i lapi macari ca ora ci sù i camioncini e i machini rossi dei giappunisi. E di tanto arristano sulu i ricordi e dei cosi importanti picca o nenti.

02/10/09

Ninna nanna del capitale


Cantacronache (Michele Straniero, Fausto Amodei, Gianfranco Pisu)


Ninna nanna del capitale

Quando di notte dormiam tranquilli
da bravi figli di madre natura
non c'è miliardo di stelle che brilli
che basti a fare dormir la struttura

Quando di notte dormiamo quieti
da bravi figli del regno animale
non bastan tute le stelle e i pianeti
a fare dormire con noi il capitale

Dormon gli onesti e i manigoldi
ma non si stancano a nostra insaputa
tutti i quattrini a produrre dei soldi
e tutti i soldi a produrre valuta

Dorme la mamma coi suoi bambini
ma si rinnovano i vecchi processi
per cui i soldi producon quattrini
e il capitale matura interessi

Dorme di notte la terra stanca
dorme la fauna dei cieli e dei mari
ma non riposano i conti in banca
non hanno sonno i pacchetti azionari

Dorme il padrone e il proletario
ma silenzioso ed infaticabile
si accresce il reddito parassitario
sopra di un'area purché fabbricabile

Questo miracolo leva d'intorno
l'antica biblica maledizione
che il pane che si mangia ogni giorno
va guadagnato col nostro sudore

Su questa terra verrà creato
il paradiso miglior che sia
non sarà quello del proletariato
ma sarà quello della borghesia

Fa ninna nanna, dormi e sta zitto
continua solo a tenere nascosto
che quella quota detta profitto
qualchedun altro la paga al tuo posto

Fa ninna nanna, dormi e riposa
riposa e sogna quello che vuoi
che come mamma solerte amorosa
c'è il capitale che veglia su noi




Fonti
Foto: Lombardia Beni Culturali
Testo (e audio) su: Il Deposito

Odifreddi vs gelmini


Signor ministro, leggo (o meglio, mi hanno segnalato di leggere) su Il Giornale di famiglia del presidente del Consiglio che sabato scorso, alla sedicente Festa della Libertà organizzata dall'altrettanto sedicente Popolo della Libertà al Palalido di Milano, moderata (si fa per dire) dal condirettore dello stesso giornale, lei ha tuonato contro «l'intolleranza antisemita del superfluo matematico Piergiorgio Odi-freddi, ex docente baby pensionato», che ha osato restituire il Premio Peano «quest'anno assegnato a Giorgio Israel, ai suoi occhi colpevole di sionismo, ma soprattutto di essere consulente del ministro».

Lei ha poi continuato, con stile e in punta di fioretto, dicendo che «gli imbecilli non mancano mai», e che «le parole di Odifreddi denotano razzismo, incapacità al confronto e stupidità». E ha terminato allargando il discorso, assimilando il mio gesto alla «modalità tipica della nostra sinistra, quella di combattere il governo e Silvio Berlusconi a qualunque prezzo, a costo di insultare allo stesso tempo la maggioranza dei cittadini che lo votano». Mi permetta di rispondere nel merito alle accuse che mi rivolge, fingendo che esse siano in buona fede e dettate dall'ignoranza dei fatti. Naturalmente non posso dir nulla sulla mia imbecillità e stupidità, e mi fido del suo giudizio: in fondo, lei è un valente avvocato che ha superato una difficile abilitazione a Reggio Calabria, dopo una laurea nella vicina Brescia e un precedente passaggio da un liceo pubblico a uno privato, mentre io sono soltanto un modesto docente universitario che ha vinto facili concorsi da assistente, associato e ordinario nell'Università pre-Gelmini, ed è poi andato in pensione dopo 38 anni e mezzo di servizio (e non dopo una sola legislatura in Parlamento).

Ma non sono questi i motivi per cui io ritengo che la collaborazione con lei si configuri come una colpa, nè penso affatto che il governo di cui lei fa parte sia da combattere a qualunque prezzo: riconosco anzi, benchè dispiaciuto e vergognato, che Silvio Berlusconi abbia ricevuto una forte maggioranza e sia dunque democraticamente in diritto di governare il paese. Addirittura, pensi un po', vorrei che a farlo cadere fosse un giudizio elettorale sul suo operato politico, e non una campagna giornalistica sulle sue scopate con le escort: soprattutto quando questa campagna è spalleggiata dall'Avvenire, che ha usato ben altri pesi e misure per la pedofilia ecclesiastica e per la sua copertura da parte dell'allora cardinal Ratzinger. Il mio problema è proprio lei, signor ministro. E non tanto, o non solo, perchè ricopre una carica per la quale non ha la minima competenza, ma anzitutto e soprattutto per le innominabili motivazioni che hanno portato lei e la sua collega Mara Carfagna alla carica che ricoprite. Come vede, gli elettori che votano il suo partito o la sua coalizione non c'entrano proprio nulla, perchè non hanno eletto i ministri: c'entra invece la necessità etica di non collaborare con chi costituisce, nella Roma di oggi, l'analogo dei cavalli-senatori di Caligola nella Roma di ieri. Il professor Israel è naturalmente liberissimo di pensarla diversamente, ma lo sono anch'io di dissentire, e di non voler condividere con lui l'albo d'oro di un premio.

Se questa mia dissociazione vi turba, è perchè non conoscete nè la democrazia nè la storia, anche scientifica. Ad esempio, quando negli anni del maccartismo Edward Teller collaborò con la commissione governativa che revocò l'autorizzazione di sicurezza nucleare a Robert Oppenheimer, la quasi totalità dei colleghi si dissociò da lui e gli tolse il saluto, ostracizzandolo della comunità dei fisici: in quell'occasione avreste attaccato pure loro, come ora attaccate me? La domanda è retorica, ma l'esempio non è campato in aria: Teller era infatti uno scienziato guerrafondaio e iperconservatore, della stessa pasta del Von Neumann al quale Israel ha dedicato la compiacente biografia che ha appunto ricevuto il Premio Peano.

Ma ci sono altri motivi per dissociarsi da lui, oltre a quelli già accennati. Perchè, come ho detto espressamente nella mia lettera di rinuncia al premio, «le posizioni espresse da Israel in ambito politico, culturale e accademico sul suo blog, sul sito Informazione Corretta e in ripetuti interventi su Il Foglio e Il Giornale trascendono i limiti della normale dialettica, e si configurano come un pensiero fondamentalista col quale non intendo essere associato intellettualmente».

Capisco ovviamente che quei due giornali, insieme a Libero e all'ala destra del Corriere, si siano sentiti chiamati in causa e abbiano immediatamente fatto quadrato intorno a Israel e contro di me. Ma mi sembra singolare che proprio da loro, e da lei, vengano accuse di razzismo e di intolleranza: non siete forse voi, la vostra coalizione e il vostro governo, a fomentare l'odio nei confronti degli immigrati in generale, e degli islamici in particolare, con parole e azioni ben più violente della democratica e innocua restituzione di un premio al mittente?

Capisco anche, ma non accetto di giocarlo con voi, il subdolo gioco dell'equiparazione della critica a un ebreo come Israel, a un sito sionista come Informazione corretta, o a un governo israeliano come quello di Netanyau, con l'antisemitismo. E non lo accetto proprio perchè non sono razzista, e dunque non giudico a priori in base alla «razza» (ammesso che la parola abbia senso), ma a posteriori in base ai fatti: i razzisti veri sono altri, e cioè coloro per i quali tutti gli ebrei sono democratici, e tutti gli islamici fondamentalisti.

E invece ci sono ebrei fondamentalisti e islamici democratici : negarlo significa fare di ogni erba un fascio, e a me i fasci non piacciono, di qualunque «razza» siano. Mi piacciono invece molti ebrei democratici, da Amos Luzzatto a Moni Ovadia a Noam Chomsky, dei quali sono amico, e sto benissimo anche con ebrei ortodossi come il premio Nobel per l'economia Robert Aumann. Sono i fondamentalisti che non mi piacciono, e se questo significa non essere simpatico a certa gente, compresa lei, sopravviverò bene ugualmente. Anzi, molto meglio che se fossi simpatico a loro e a lei.

di Piergiorgio Odifreddi (da Il Fatto Quotidiano 1 ottobre 2009

30/09/09

Linee urbane


Ora cè lautobussu ca porta a questura
e gira e vota e furia
ciavi i finestrini con le sbarre e
ci manca luscita di emergenza
rissunu
ma gira e vota e furia
e pigghia tutti
e i porta o carciri
comè gentile
comè elegante
gira e vota e furia
e dentro non ci manca nenti
tutto alla luce del sole
tutto al servizio del cittadino
solo gira e vota e furia
lautobussu ca pulizia a città
da tutte sti macchie niure
furia vota e gira
e iddi si possono fari una passiata al sicuro
al sicuro
fino a destinazione
fino a moriri
che la merda
quella
è tutta fora
ca talia

27/09/09

La paura


A scantarici semu tutti bravi che i problemi di certo non mancano e poi macari ca chisti non ci fussiru qualcuno disposto a rialannilli nzichitanza di certo si troverebbe.

E cè cu chiuri locchi.
Cu abbia pitrati.
Cu arriri senza senso
e cu si fa abbati.
Cu cerca i so amici.
Cu preia diu.
Cu futti.
Cu allucia.
Cu " ci pensu iu".

Una vota u scantu faceva veniri i vemmi e se questi tarrivavano na testa erano guai ca unu ci puteva arristari pazzu di manicomio o moriri macari che i vemmi erano pericolosi. E allora cera bisogno di una cicaredda e di massaggi e di priari che la calavermi era brava e arrisuvveva tutto. Bastava essiri precisi. Ordinati. Che tutto ciaveva il suo tempo. Che il bene era sempre chiù forti do mali.

E cè cu talia rittu.
Cu pigghia u vastuni.
Cu mangia senza pitittu
e cu fa u crastuni.
Cu si ietta nterra.
Cu accumencia a fumari.
Cè cu si caca ncoddu.
Cu scumpari.

Io se qualche cosa mi scanta mi cuntu delle storie che mi fanno scantare ancora chiossai e poi me le ripeto che così mi sento meglio. A vote poi invece mi sforzo solo di rapiri locchi che macari può capitari che la cosa ca mi fici scantari è sulu uno specchio nabbagghiu e per questo è megghiu taliari.

E cè cu fingi festa.
Cu si ietta a mari.
Cu ammazza a famigghia.
Cu si fa arristari.
Cu fa attentati e cu si marita.
Cu sforna figghi e cu si rifà una vita.


Fonte immagine:Rosa Puglisi, Mavara
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