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04/12/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (15)

Certo che i cento euri putevano esseri utili ora che sivveva di accattari i biglietti nuovi o anche per mangiare nel frattempo che ad esempio tannicchia di fame era arrivata a tutti rui e lora della giornata era propizia.
Araziu pinsau bonu di scegliere un posto. Una putia che stava vicino alla piazza e che prima ciaveva chiesto a quacche passante per canusciri. Che lui non sapeva e non laveva frequentato a quel paese.
E macari che tutti lavevano taliati storti che non era difficile arristari impressionati da unu vistutu mali e da una buttana niura che facevano i fidanzatini ciavevano lo stesso dato le indicazioni che magari quelli erano solo drogati o turisti americani.
"Dà na vanedda! No zu Ianu" aveva detto uno.
"Go o rittu e poi a lefti che cè ancol Iano" aveva aggiunto unaltro.
"Quanto veni un giro?" cera nisciuto a un terzo.
Insomma sta putia non era mali che pareva pulita e poi cera macari un tavolino messo fora anche se cera friddu. E questo stava tutto attaccato al muro quasi che era timido o che non cenaveva iammu assai di farisi viriri con i clienti da tutta la gente che passava.
Loro si pigghiano una pasta alla norma e du puppetta arrustuti che poi invece cera anche quella con il finocchietto alla palermitana e alla puttanesca macari che però non era il caso e poi rocculi affugati e carne di cavaddu e patatine fritte e angiove e tante altre cose che se li scordàno subito dopo averle sentite presentate dal padrone.
Serano messi dentro che quello nel locale aveva ricavato una stanza vicino alla cucina e così si puteva macari mangiare comodi. Certo però che per essere una putia il vino era proprio acitu e dopo il primo assaggio Araziu laveva ittatu tuttu nterra come fosse stato un incidente e sera fatto portare una birra ca era di certo megghiu. Avevano comunque pagato venti euri compreso il caffè ed erano nisciuti subito poi che volevano arrivare presto alla stazione.
Per strada ora cera uno strano silenzio e ciauru di mari macari. Arrivava tutto chinu di sali e ti riempiva i polmoni e locchi e lanima che se non ci fossero stati abituati di sicuro avissuru impazzutu che il mare quando decide di regalarti il suo profumo non scherza.

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