" Avanti. Ora mu rici chi succiriu?"
Per tutta risposta Sara ci pigghiau la testa nelle mani e cinfilau a so lingua na ucca furiannula tutta come a un tuppetturu per un bello pezzo. Che su fossi accapitata la stessa cosa alla statua lì vicino quella di sicuro avissa pigghiatu vita o almeno a so minchia.
Macari Araziu non potti fare a meno di sentiri come a un furiamento di testa e a una caloria strana ma continuava a non capiri.
Quannu lei finalmente si calmò allora ce lo spiau di nuovo il motivo del suo comportamento:
"E allora? Ti pari una risposta questa? Ancora aspetto!"
Anche questa volta Sara fici a muta giubba. U taliu con un sorrisetto malizioso strusciandosi con la coscia sopra ai sò causi e poi però tirau fora dal reggipetto una carta di cento euri e ce li misi nelle mani.
La cosa diventava sempre più complicata. Araziu non capiva e non capire lo innervosiva che non sapeva mai cosa fare e chi dire. Alla fine ci vinni nella testa la cosa più logica:
"Chi significa?" e il giro fu più fortunato che Sara finalmente ciarrispunniu.
"Sono tue. E' quello che mi ha dato Mario per il servizio!"
"E io che centro?"
"Tu li devi tenere. E macari ammia con quelle"
"Io?"
"Certo"
Araziu non sapeva mai andare avanti quando gli altri erano accussì decisi e in genere o li mannava affanculu oppure accalava la testa. E fu in questultimo modo questa volta.
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