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24/10/09

Altarini



Questi sono tempi ca mancu i preghiere ciannu custanza.
Tuttu pari inutile. Antico.
Tuttu sicca.
La gente. I cirivedda. Le parole.
La devozione macari. La speranza.

E le maronne e i signuruzzi e i santi tutti sembra che la sanno questa situazione e sammucciunu che anche dentro agli altarini parunu come a quelle machine con i finestrini tutti niuri. Sì qualcunu putissi pinsari che è solo fitinzia. Che da tempo manca quacche perpetua che acchiana alleggiu alleggiu sopra alla scala e pulizia. Ma a mia piaci pinsari invece che è solo una scelta loro dei santi che aspettano comu va a finiri. Che fine fanno lomini. Che forse se va bene arriva un nuovo diluvio e tutta la storia può accuminciari di novu.
Io confesso che non mi hanno mai interessato assai le discussioni della chiesa. Che la religione unu se la teni dentro e la nesci nelle cose che fa e che se è tintu è tintu e paci allanima sò.

12/10/09

Mercante in Fiera



"E venici! E venici!" E insomma mi fici convincere a nesciri che qua a Parma non lo faccio assai volentieri e insieme siamo andati al mercante in fiera che è una specie di mercato delle robbe vecchie che unu ietta che non ci piacciono più e che poi li ricompra dopo ventanni che sono di moda.
Vincenzo ciaveva avuto i biglietti gratis che non lo saccio chi glieli ha dati ma di certo io non ciavissa spinnuto mancu una lira allora per quella misciuta. Lui ci teneva assai a questa cosa che laveva visto alla televisione al telegiornale il servizio che cerano macari i giùbocs e i cavadduzzi a dondolo e insomma pattemu cullautobussu che quello ci lassau davanti alla fiera dove cerano i niuri che vendevano le borse. Però poi invece cera anche lingresso e per entrare dovevi fare passare il biglietto sopra a un vetro che era come quando al supermercato la cassiera fa passare i prezzi e accussì macari noi tutti prezzati poi siamo stati dentro.
Allinizio ci siamo fermati al primo capannone che Vincenzo non lo sapeva bene dove cercare anche se per farsi vedere che lui non cera bisogno che chiedeva a nessuno sera preso la guida e subito in quel posto ciavevo trovato un concentramento di facci di minchia che mancu a ruminica in quacche chiesa al centro mi era capitato qualche cosa di simile.
Tutti a taliari pezzi di lignu mezzi scassati che u sulu prezzu iu ciavissa arrimodernato a me casa allichea che poi è da vicinu macari e invece qua tutti chiedevano e giravano e si sintevano grandi falignami ed esperti.
Sì! Esperti di sta gran funcia di minchia che lho visto con i miei occhi a uno che mentre una vecchia ingioiellata co cani dappresso si furiava ci cangiau il tabellino a un mobile per presentarlo come voleva lui che di certo aveva trovato a iaddinedda da spennare. Comunque non erano fatti mia che io mava già siddiato e menomale che poi Vincenzo aveva capito dove doveva andare che così per fortuna niscemu. Cera un pezzo di strada da fare che il posto era veramente grande ma lumanità non mancava e uno puteva continuare a taliari.
Una buttanazza tutta accalurata stringeva tra le braccia un cassettone che aveva fatto la guerra e arrireva cuntenta per laffare mentre suo marito purazzu ammuttava un liuni di petra e i ligna di un ammuari sopra a un carrello. Nello sforzo du minnazzi notevoli nonostante letà abballariavano dentro a un vestitino di primavera. Ogni tanto una chiù ribelle nisceva fora a mostrare come alla signora ci piaceva arrispammiare sulla misura del reggipetto e mostrando al mondo a sò cuppulidda niura tutta surata. Roba di darici nalliccata di conforto.
Io confesso ca non potti fare a meno di darici nocchiata macari che letà di quella cera e che il marito non sembrava essere tanto comprensivo. Comunque dopo questa scenetta arrivamu o paradiso dei ricordi. Non ci mancava nenti in effetti che Vincenzo ciaveva avuto ragione.
E dischi e iochi e scatoli e scatoline e orologi e telefoni e giornali e bomboniere e quartare e seggi di plastica e vastuni di lignu e fotografie e poster dei filmi e cazzi di marmuru macari e statue del duce e di stalin e manifesti e pignati e cucchiara e lampadine e lampadari e tantu autru che ora mancu mi ricordo chiù.
Pareva che ero tornato picciriddo e furiava ancora alla fiera con i calzoni corti e la bocca china di zuccuru filato. E io credo che solo questo ci vale la pena che a pinsarici bene alla fine invece ce nerano assai di minchiate che quando uno ce là a casa spera solo che un colpo di vento i fazza cascari nterra per trovare una scusa buona per la spazzatura. E comunque comu fu e come non fu passamu un pomeriggio divertente che si fici presto orario di chiusura e quello era lultimo giorno della fiera che infatti in tanti dei mercanti stavano smuntannu i cosi.
Alluscita in effetti per questo cera assai confusione di barattelli e camioncini e machinuni con gli sportelli grandi e davanti a noi uno che lavevo visto che vendeva orologgi antichi che ciaveva dato tutta la mircanzia in una valigia a uno niuro che sembrava Cuntachinte per i muscoli che ciaveva. E il padrone lo guardava con attenzione al suo nuovo schiavetto prima che quello ci faceva qualche rottura e u niuru invece sorrideva che aveva trovato i soldi da mangiare per la sera e qualche altra cosa forse. Che non si sa mai.

11/10/09

Fumetti



Quannu eravamo nichi che ammucciuni si virevano le prime immagini delle fimmine a nura la minchia accuminciava ad acchianari e la mano andava sempre lì per aggiustare i causi. Erano fimmini addisignati chiossai che i giornali costavano e allora non cera vogghia di sprecare ittannuli na strada. Di giornaletti invece se ne trovavano tanti. Soprattutto nella sciara che uno passava e li vireva dietro a qualche pietra e poi li rimetteva allo stesso posto come se fosse stato a casa che di sicuro poi sarebbe passato qualcun altro a fare la stessa cosa. Arristavano tante fantasie nella testa e voglia di sapere chiossai che però cera sempre quello chiù spettu che lui già sapeva tutto.
Cicciu ora è o carciri che lhanno pigghiato ca sava fatto u negoziu dentro a sò casa con lascisc e le piante di droga ma allepoca era quello più vecchio che a quattordici anni ancora faceva la seconda media per colpa di quella matematica buttana che proprio non ci vuleva trasiri na testa. Ciccio ci provava con tutte e comunque a tutte ci rava na tuccata no culu o ne minni che poi lui diceva che scherzava. Ogni giorno quannu finivano le lezioni lui al cancello nisceva dalla tasca una sigaretta e un pacco di pospira di cira e fummannu accuminciava a cuntari. Cerano una cinquantina di metri di terra prima di arrivari alla strada e alla firmata dellautobussu ma a lui ci bastavano per farci tannicchia di scola.
Ciccio ci parlava delle buttane di via delle finanze e delle straniere di Taormina. Di alcune mammine che serano fatte notare e di quelle stuppagghiare dei giornali. E di ognuna lui sapeva qualcosa e delle posizioni e dei trucchi macari. E si incazzava su unu non ci crireva alle sue storie che:
"Iu non ni riciu munzignarie"
"Sì ma Ciccio... ma a tia ti lanu mai sucata?"
"Certo che sì! Da buttana di to o ma'"
E allora accuminciavano i coppa fino a quando non passava lautobbussu almeno che quello cenera solo uno ogni ora e allora fineva tutto.


Fonte immagine (con un bel post, anche): Nuvole Parlanti

04/10/09

Moto Ape Piaggio


I vireva passari o spissu i cristiani che si iammavunu u vancu a fera. Cera chi trascinava di malavoglia il carretto a due ruote. Cu era chiù in grana e ciaveva montato i gommi delle machine al posto di quelle di legno e ferro. Eppoi infine cu sava fatto i soddi e ciaveva a lapa.
A lapa era sempre tutta acculurata con le storie dei paladini e con le scritte contro il malocchio e con lasimazzi che non poteva mancare mai e dentro alla lapa cerano i figghi chiu nichi e darreri i chiu ranni a teneri a merci. A lapa faceva un bordello peggio di una cavasachi però accussì uno la sentiva di lontano che se stavi giocando a pallone ciavevi il tempo di segnare prima che arrivava e poi ti luvavi. Na vota il mio amico Puddu mi rissi se me lo volevo fare un giro che so o pa' senera presa una nuova e però me o ma' si scantava e accussì finiu a nenti ma mi ricordo che per un sacco di tempo mi visti na me fantasia che tenevo quello strano manubrio e accelleravo e frenavo e sgaggiavu macari i machini ma sulu chiddi ca non mi facevano passare.
Insomma mavissa piaciutu macari che a pinsarici ora invece capisco che mi piaciu chiossai immaginarlo. Puddu poi stunnau di casa ca tunnau con la famigghia o paisi e macari i stradi libere sparenu e a genti ca furiava e i lapi macari ca ora ci sù i camioncini e i machini rossi dei giappunisi. E di tanto arristano sulu i ricordi e dei cosi importanti picca o nenti.

18/09/09

Templa


Io non lo saccio se dico una fesseria ma mi pari che un tempo quando qualcuno decideva di rapiri una fabbrica la pensava come a una chiesa. Come a uno scogghiu. Come a un simbolo di una religione che doveva durare per sempre.
E i mura erano belli larghi. E gli uffici ranni. E i pilastri ben fatti che ci doveva veniri difficili a tutti sulu a pinsari di abbattirli. Insomma la fabbrica era magnifica. Qualcosa di più importante degli operai. Di chiù forti dello stesso padrone. La fabbrica era il mondo che allimprovviso cangiava. La prova che non si poteva chiù turnari indietro.

16/09/09

Santi


E' bello quando unu ciavi un santo. Unu tuttu sò che ci può parlare e chiedere e confessare e mannari macari affanculu se vuole.
Iu pensu anche che uno se lo dovrebbe potere scegliere come ci piaci a questamico. Chinnisacciu u voi niuru iautu e cullocchi azzurri? Oppure pensi che è megghiu uno che è stato ricco e poi cià dato tutto ai poveri? O ancora immagini una carusidda ca mossi priannu e vergine? Ecco che ci runi un nome e ci fai lidentichitti e quello o quella spunta fora sulu pittia. E ci puoi aviri limmaginetta o il quadro o la statua comu ti veni più comodo o per come vuoi spendere.
E certo la chiesa ne ha fatti tanti di santi accussì ma purtroppo ancora non ciabbastano per tutti. E allora ogni tanto penso che i parrini dovrebbero avere un registro e tu ci vai e ci spieghi a loro comè fatto u to santo e ci cunti tutti i pila e la storia e quelli lo scrivono sopra il registro e ti autorizzano che poi macari quannu mori se lo può prendere qualcuno che può essere che cè piaciuto quello tuo.

13/09/09

Decenza


Me lo ricordo ancora che le prime vote che acchianai al nord non mi facevo convinto di come putissi fare la gente ad asciugare i robbi. Isava a testa e vireva sulu balcuni motti. Senza vita. Senza culuri.
Poi malluminanu lintelletto dicennumi che era una questione di decenza. Che non sta bene fari viriri le proprie mutanne al mondo. O parrari affacciato alla ringhiera. E meno che mai chiamari do balcuni a genti na strada.
Io continuo a non crederci a sti minchiati che secunnu mia è sulu ca purazzi non cianu u suli tutto lanno e allora una scusa ci voli per le proprie sventure comu nella favula della volpe e delluva che i soru a scola ma cuntavano o spissu sta storia quantera nicu.
Una vota il Cavaliere Arcidiacono mi cuntau che addirittura a Genova quannu ci fù u buddello avevano fatto una legge per vietarla in tutta la città questa usanza che allora non cera decoro. Comu su fussi chistu u problema della buona educazione mentre invece si putissuru ammazzari a coppa i cristiani impunemente.

20/08/09

Insurgent City



Presentazione del progetto Insurgent City di Parma al Festival delle Culture Antifasciste di Bologna.
La presentazione e' intervallata da una performance musicale di Rita Pelusio che ha improvvisato un suo spettacolo durante l'ultima serata del festival.

17/07/09

uroburos


Ammia la monaca me lo diceva sempre che ancora ce ne sarebbe voluto di tempo per farimi quagghiari a mennula. E ora che quel tempo è passato non lo so ancora se il miracolo è avvenuto che poi daltronde forse è megghiu accussì.

15/07/09

Santi


Insomma visti darreri macari i santi fannu tannicchia di pena con queste spalle chiatte e quellaureola ca cula sangue. Pari proprio come a quella telenovella dei ricchi.
Loro sono lì che controllano dall'alto che ogni cosa non ci può pariri altro che nicuzza. Un fastidio che si può schiacciare comu na muschitta troppo vicina o mangiari.
Davanti in quello che ci fanno vedere parunu importanti. Tutti pruvuligghiati che unu si putissi scantari e pinsari " Sarà chi mi pò capitari su ora io mi ci arrivottu contro!". E accussì ni stamu tutti muti che non si sa mai. E ni facemu a passiata co gelatu. Parramu di corna. Ciccamu un palluni.
Eppure bastassi picca ad acchianari dassupra e darici nammuttata a sti fantasmi. Forse è sulu chiù comudu non sapirlu. Forse è sulu stanchizza.

08/07/09

Granite


Oggi arristai incriccato con la carina che parevo una fisarmonica chiusa. A voti succede che forse nosacciu avissa muovermi chiossai o dimagrire o addivintari chiù giovani.
Nelle foto che mi sono arrivate cera anche questa con quello che vende le balate di ghiaccio po pisci che u chiamu quandero nico era sempre lo stesso: "Ghiaccio fresco! Ghiaccio fresco" e celaveva scritta anche nella ghiaccera questa scemenza che però ai picciriddi come a mia ci piaceva che ci potevamo ridere e pensare di essere addivintati tutti prufissuri.
Una volta prima dei frigoriferi cerano quelli che scinnevano il ghiaccio dallEtna e con quello si facevano le granite e i gelati ed era tutta unaltra cosa o almeno accussì mi cuntava me nonna che ciarrireva macari la faccia quando me lo diceva. Io al momento minni pigghiassi anche una moderna che di granite qua unni sugnu non ne capisciunu nenti che è comu cunfunniri a merda ca cicculatti.
A granita e comu na poesia damuri. Un soffio na ucca che ti fa veniri i brividi e tarrisuscita. Una granita non ci deve avere nenti che non sia morbido sopra alla lingua e se poi ciai u panuzzu giustu dabbagnari ti senti veramenti in paradiso. Autru che briosce muddacchie e troppo ruci che ora anche da noi si usano chisti. Pani cauru e profumatu ciagghiessiri e una panchina allombra unni nuddu ti sconcica. Unni u munnu è cuttia. E basta.


06/07/09

Nicola

Nicola sinni futteva che la casa stava crollando e della munnizza e del feto anche che si sinteva che ogni tanto qualcuno ci battezzava la porta con una bella pisciata. Nicola si purtava in giro il suo sacchetto di tila e cugghieva unni puteva. Due pomodori ammaccati nel banco dellamico Tano. Quacche angiova arrialata per carità a piscaria. Na fedda di muluni di quelle tagliate per prova allincrocio delle strade.
Nei giri fortunati vicino ai cassonetti ci puteva capitare anche di trovare un bel mobiletto daggiustari e allora lui se lo pigghiava ngazzicalora e se lo portava a casa che poi diventava nelle sue mani unopera darte e vino e birre per una simana. Destate si mitteva davanti alla porta e aspittava u friscu. Ogni tanto con quello arrivava macari u ciaru do mari e allora Nicola brindava chiù cuntentu che quella era la sua felicità.
Cerano tante storie supra a stu cristiano. Che era stato incarcerato. Che cera morta a figghia. Che so mugghieri se nera scappata dopo che lui laveva vista ca si misurava u gargarozzu cullaiutu di so cumpari.  Ammia mi parevanu tutti minchiati. Le storie di sempre. Quelle che uno sinventa per ammucciari i guai sò e aviri di parrari cullamici a putia.
Ora da un po' la porta è chiusa ncatinazzata. Ci spiai a Tano che anche io lo conosco o fruttaiolu ma lui non mi ha dato spiegazioni. "Pattiu" mi rissi. Come si poteva dire "Mossi" o "Attruppicau".
Non ne ho saputo chiù nenti e niente più ho chiesto a nessuno. Sulu che per ricordarlo mi pigghiai macari iu un sacchettu di tila che forse un giorno diventerò bravo comu a iddu ad aggiustari i ligna.

05/07/09

Fera o luni


Non lo so se ce la facissi ora a girare alla fera o luni. Troppa confusione. Troppo caos. Eppure a pinsari di manciari bastardi comu a chisti nella foto forse mi passerebbe questa paura.
Qua unni sugnu ora cè tutta la genti che quando accatta le cose sembra che ci deve fare loperazione. Guanti di prastica e buste che appena i tocchi si spaccunu e poi a vilanza con il prezzo che sattacca nelle ita e musica e tutti a parrari alleggiu e nessun ciauru se non quello dei detersivi del pavimento comu ospitali. Manca solo la mascherina e la bombola del gas per fare iri linterventu bonu.
Io cè lho in testa le persone che vedevo. Quello che si furiava tutte le bancarelle un giorno sì e unu macari e a furia di assaggi si faceva il pranzo prima daccattari un mazzu daddauru. La signora che litigava con tutti sopra il prezzo e poi nisceva un portamonete nicunicu che fino a quando aricugghieva leuro ci vuleva na matinata e nel frattempo quello si era deciso a farici u scuntu. U spettu ca sapeva tutto e parrava cu tutti come se fossero amici sò e poi sarritirava a casa cu na busta di pira ammuffati tutto soddisfatto per laffare. A carusa sfortunata che si presentava alla chiusura con il picciriddo dappresso per fare megghiu scena.
Alla fera ogni cosa era ordinata anarchia e lattenzione era sulu nella disposizione delle cose che allora lo spazio non ciabbastava. Ora forse è lo stesso e io non la so questa cosa ma ammia mi basta che loccasione di vederla ce lho avuta e ricordare succiarinesciu.

03/07/09

"A noi poverelli le matasse paion più imbrogliate, perché non sappiam trovarne il bandolo."


Io lho sempre pensato che questa terra facissi volentieri a meno di noi. Lumani dico. Quelli con lanima. Quella specie strana che quannu sù chiossai di uno sammazzunu tra di loro e su ci speccia o ciacchiana la fantasia distruggono tutto quello che trovano e chi se visto se visto.
Stamatina guardando questa foto mi sono dato ragione. Non ci starebbe assai la natura a pigghiarisi di novu tutto se sulu non ci fussimu chiù. Oppure.
Oppure basterebbe tornare indietro e cacari e pisciari per strada e pigghiari i frutti supra allalvuri e ciauriarici u culu e fimmini quannu è ura di futtiri e furiari senza dio e senza paradisi. Senza machini e senza servi. Basterebbe tornare a essere quello che siamo sempre stati: animali. E moriri.

02/07/09

Re e Vicerè


Oggi marrivau una lettera di Amato ed era pisanti che dentro cerano tante fotografie. Mischinazzu che pensiero gentile. Macari credeva che io me la potevo dimenticare la mia città e allora mi vosi fari questo regalo.
Io confesso che non lo aperta subito la busta. Non lo so pecchè. Sarà stato che la sorpresa è sempre più bella da tenere che tu ti immagini ogni cosa oppure che magari mi scantavo di trovarici le solite minchiate buone per i turisti. E invece sbagghiava che dentro le foto meritavano veramenti. Come a quelle di un poeta e Amato sisà scrivi puisie.
Ad esempio questa me la ricordavo che è vicino alla piscaria e cè uno importanti un vicerè che ci tagghiano la testa. Che poi però la statua arristau no sacciu se per memoria o per sfregio.
Ogni tanto capitano questi fatti che prima ti applaudono e poi ti fannu a peddi. E se non ciarrivano a tia se la pigghiano con quelli che ti sono stati vicini. Penso sia normale. Arriva un punto che non puoi accuntintari tutti e allora tutti allimprovviso non si accuntentunu chiù di tia.

30/04/09

La bottiglia

La radio è quasi sempre addumata a me casa che ammia mi piaci e poi sento le voci quando non cè nuddu e quelle mi fanno compagnia. Certe volte può macari capitari che ascuto una cosa intelligente o qualcuno che murmuria notizie che arrinesciunu mutimuti a fariti pinsari.
Ieri per esempio parranu di una buttigghia importante che avevano trovato e io a questa buttigghia confesso che ciò pensato tutto il resto della giornata e anche ora mi veni nella testa ca pari una musca di quelle che non escono più dalla finestra.
La storia poi in fondo è semplici che attruvanu questa cosa vicino a un campo dei tedeschi della guerra quelli dove ammazzavano a ebbrei e zingari e ghiarrusi e cumunisti e dentro la buttigghia ciaveva una carta ammugghiata che cerano scritti sette nomi e sette numeri che poi si chiamano matricole rissunu alla radio e questa cosa già era successa vicino a un altro campo na para di anni fa con altri due nomi di gente diversa.
E a mia mi veni nella testa che di queste persone cè rimasto solo questo e che chiù tinta della fame più crudele delle vastunate era per loro la cosa di non potere esistere di essere addivintati sulu numeri senza passato e senza futuro. Allora penso a mia e mi dico che io invece ciarrinesciu a mangiari e quasi sempre nuddu mi runa coppa senza motivo eppero a dire la verità non lo so lo stesso se una buttigghia vuota mi sivvissi.

Messaggio in bottiglia 65 anni dopo Auschwitz

19/04/09

Dedicato. Polvere

Gli oggetti appicca appica si coprono di polvere sottile e se fai passari assai tempo quella prende tutto e ammuccia ogni cosa. Faccie grigie sopra alla carta delle fotografie e vecchi dischi sintuti una volta sola. Chiavi che non hai mai saputo cosa rapunu e minuzzagghie. Cose grandi e cose niche.
La polvere non sei tu che la chiami. Lei arriva e non ne fa distinzioni che per idda tutto è uguali. Certo ogni tanto ti può veniri la vogghia di pigghiari una pezza per pulizziari però quasi sempre finisci che rimandi e rimandi e non se ne fa chiù nenti che di sicuro poi te lo scordi.
La polvere a volte chiovi chiossai e sono tanti i motivi. Chenesò qualcuno qualcuna che per spazzare le sue cianfrusaglie ti inchi attia o il vento che spinge e colpisce lì dove non ci sù difisi.
Mi pari che anche nella testa funziona accussì solo che non cè nessuno che ci ciuscia sopra alle tue cose. Nessuno. Anzi no forse ogni tanto la morti.

17/04/09

Macerie

Ora di fronte a me casa hanno finito da poco di scannari una fabbrica e dappettutto ci sono macerie e blocchi e terra ammunziddata. A mia comunque non mi da fastidio quando mi affaccio che tanto è abbastanza lontano è lunica cosa sono la polvere e i rumori se cè vento che poi se ne ho voglia invece pozzu viriri tutte le ruspe e i camion giganteschi megghiu che se fossero alla televisioni. La signora Manara del piano di sotto dice che ci devono fare nuovi appartamenti e che per farli toglieranno gli alberi che ci sono rimasti nel mezzo tra noi e loro ma ancora con questa crisi tutto il lavoro va avanti alleggiu alleggiu e penso che passerà assai prima che la fanno questa scemenza. Comunque questo centra picca che io volevo dire unaltra cosa in effetti. E' che stamatina presto che quasi ancora cera scuru in mezzo a tutti sti macerie cera na cosa ca non ciava essiri. Nanimali che non mi aspettavo di vedere. Una cunigghiedda tutto grigia che sautava da una pietra allaltra come una capretta sperduta. E in mezzo a quel bianco del cemento ammia mi passi comu nanima in pena ca cerca conforto. Ca cerca aiuto. Durau picca sta visioni cheppoi quella è sparita ma iu ci continuo a pensari che qualcosa vorrà pure dire questo fatto. Eppero non ciarrivo.

01/04/09

Siliquastro

Chiovi. Ci sarebbero tante cose da fare. Stenniri la biancheria. Taliari le piantine appena misi nel vaso. Fumare in santa pace una sigaretta sporgendosi tannicchia chiossai fino ad arrivare a viriri la strada. Chiovi però. Quì. In questa città. E i primi alberi che avevo visto fioriti hanno già perso ogni cosa. Peccato! Che cè un viale che ci passo spesso che allimprovviso di notti a ghionnu senza nessun segnali ava addivintatu tutto rosa. Un rosa gentile. Delicato. Alberi strani però. Rami senza fogghi e lo stesso tanti ciuri. Legno niuru e ciatu di baci.
Io impaccideru mi sono informato e mi hanno detto che quelli si chiamano alberi di Giuda. Che la tradizione dice che lapostolo si è impiccato a un loro ramo. Ora fermo restando che io sapevo che il disgraziato aveva usato un carrubbu che a me sempre accussì me lhanno cuntato mi è venuto normale pensare a cumu mai Giuda avissa scelto proprio quelle piante.
Io nella mia testa una risposta me la sono data che mi sono detto che forse u Signuruzzu alla fine ci vosi dare un conforto inaspettato a quellanima. Per quel suo tradire. Per quel suo dondolare.

29/03/09

Luca

Ieri ho scoperto che Luca non è Luca. Cioè è sempre Luca ma però non si chiama accussì che lui mi ha detto che i nomi se li sceglie a secondo di quello che ci dice la testa in quel momento.
Ora è il periodo di Luca pecchè cè stata la canzone di Sanremo e lui lo voleva fare sapere a tutti che ci pareva una minchiata quella cosa che cantavano.
Ieri abbiamo parlato un bello pezzo. E' capitato che cera scappato il cane di casa. Un cucciolo tuttu iancu che hanno da un po' di giorni. Lui allora è uscito di corsa fuori di casa per cercarlo e menza testa comè si è dimenticato di portarsi dappresso le chiavi. Accussì quando è ritornato io lho fatto entrare da noi che avevo sentito prima tutto il trambusto e ci ho preparato una bella tazza di cafè per tranquillizzarlo.
"Mi chiami Cosimo" mi ha detto a un certo punto che già io avevo acceso la sigaretta nel balcone e quando ha visto la mia faccia perplessa ha aggiunto "E'il mio vero nome".
Ora io non lo so pecchè lha fatto però mi piace che ha deciso così.