30/04/09

La bottiglia

La radio è quasi sempre addumata a me casa che ammia mi piaci e poi sento le voci quando non cè nuddu e quelle mi fanno compagnia. Certe volte può macari capitari che ascuto una cosa intelligente o qualcuno che murmuria notizie che arrinesciunu mutimuti a fariti pinsari.
Ieri per esempio parranu di una buttigghia importante che avevano trovato e io a questa buttigghia confesso che ciò pensato tutto il resto della giornata e anche ora mi veni nella testa ca pari una musca di quelle che non escono più dalla finestra.
La storia poi in fondo è semplici che attruvanu questa cosa vicino a un campo dei tedeschi della guerra quelli dove ammazzavano a ebbrei e zingari e ghiarrusi e cumunisti e dentro la buttigghia ciaveva una carta ammugghiata che cerano scritti sette nomi e sette numeri che poi si chiamano matricole rissunu alla radio e questa cosa già era successa vicino a un altro campo na para di anni fa con altri due nomi di gente diversa.
E a mia mi veni nella testa che di queste persone cè rimasto solo questo e che chiù tinta della fame più crudele delle vastunate era per loro la cosa di non potere esistere di essere addivintati sulu numeri senza passato e senza futuro. Allora penso a mia e mi dico che io invece ciarrinesciu a mangiari e quasi sempre nuddu mi runa coppa senza motivo eppero a dire la verità non lo so lo stesso se una buttigghia vuota mi sivvissi.

Messaggio in bottiglia 65 anni dopo Auschwitz

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