Gino La Monica u vavveri era preciso nelle sue cose che da quasi trentanni dopo la pisciata mattutina e la toletta sistemato larnese in mezzo alle cosce si mitteva i causi belli stritti e nisceva per la sua passeggiata quotidiana fino al lavoro. Tutto questo accuminciava puntualmente alle sei che già alle sette meno tre era davanti alla porta di casa e alle sette precise fuori dal cancello.
Da nico non era stato mai molte volte a giocare insieme a noi dopo la scuola che lui preferiva altre cose e del resto con il tempo a capemu tutti questassenza che a non conoscerlo come dice la bibbia erano rimasti in pochi nella nostra via.
Gino ciaveva sempre tenuto alla precisione e alla pulizia e allo sport macari che anche ora a cinquantanni pareva un carusiddu tutto friscu e azzimato. Niente a che vedere con gli altri nostri compagni che tra panze e malatie parunu nisciuti quasi tutti da un filmi dellorrore.
Ogni tanto quando mi veniva la fantasia di pigghiari un cafè al bar aspettavo lora giusta e lo fermavo. Lui per queste cose era un po' di testa che alli voti lo vedevo che mi avissa mannatu volentieri affanculu e altre che si dimostrava tutto contento di fermarsi con me. Io comunque ho sempre cercato di non dargli tanto fastidio che non mi è mai sembrato giusto inquietare la gente se quella non vuole. In genere parlavamo di minchiate o di ricordi che poi è lo stesso. A volte però ultimamente ci vedevo passare nella faccia strani pinseri che però non ce lho mai chiesto il motivo che pensavo che me ne avrebbe parlato lui se voleva.
Aieri proprio mi ero deciso ad aspettarlo che ci volevo chiedere una informazione e un piacere per un cosa che avevo visto in un negozio che avevano iammato vicino al suo. Era uno di quelli che ci vendono tutte le cose a uneuro e io passando avevo alluccato una iaggia nuova per il canarino epperò non mero potuto fermare che ciavevo unappuntamento. Per questo ci volevo chiedere a lui che ci veniva di sicuro più semplice.
Quando visti passari lorario un poco mi allarmai che non era mai successo prima. Dopo però mi misi il cuore in pace che pensai che anche se era vero che non era mai successo questo non voleva dire che uno non si ammala mai.
Fu al telegiornale allora di pranzo che finalmente riuscii a conoscerlo il motivo di quellassenza. A capire.
Un pugno di carusazzi lo aveva aspettato alluscita il giorno prima e ciavevano livato tutti i soddi. E ciavevano detto cose come Frocio e Ghei di merda. E lavevano pistato a sangue che ancora era ospitali.
Il giornalista parlava veloce che subito dopo cera un servizio sullultimo cantante del festival e lintervista a quello macari ma io comunque ciarriniscii a riconoscerlo che era lamico mio che me lo immaginai dal nome della strada.
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