07/03/22

Umberto Eco - La bomba e il generale

 C‘era una volta un atomo. 

E c’era una volta un generale cattivo con una divisa piena di galloni. 

Il mondo è pieno di atomi. 

Tutto è fatto  di atomi: gli atomi sono  piccolissimi e quando si  riuniscono assieme  formano  le  molecole,  le  quali  a  loro  volta  formano  tutte  le  cose che conosciamo. 

La mamma è fatta di atomi.  

Il latte è fatto di atomi. 

La donna è fatta di atomi.  

Il fuoco è fatto di atomi.  

Noi siamo fatti di atomi. 

Quando  gli  atomi  stanno  insieme  armoniosamente,  tutto  funziona  a meraviglia. La vita si basa su questa armonia. Ma  quando  si  riesce  a  spezzare  un  atomo…  le  sue  parti  colpiscono  altri 

atomi, i quali colpiscono altri atomi ancora e così via… 

Avviene una esplosione terrificane! È la morte atomica. 

Ebbene,  il  nostro  atomo  era  triste  perché  era  stato  messo  dentro  una bomba atomica. Insieme ad altri atomi aspettava il giorno in cui la bomba sarebbe  stata  lanciata  ed  essi  si  sarebbero  spezzati,  distruggendo  ogni cosa. 

Ora dovete sapere che  il mondo è anche pieno di generali  che passano  la vita ad ammucchiare bombe. E il nostro generale riempiva di bombe il suo solaio. 

“Quando ne avrò tante” diceva “farò scoppiare una bellissima guerra!” 

E rideva. 

Ogni giorno il generale saliva in solaio e vi portava una bomba fresca.  

“Quando il solaio sarà pieno” diceva “farò scoppiare una bellissima guerra!” 

Come si fa a non diventare cattivi, con tante bombe a portata di mano?  

Gli atomi chiusi nelle bombe erano tristi. 

Per  causa  loro  ci sarebbe stata  un’immensa  catastrofe: sarebbero  morti tanti  bambini, tante mamme, tanti gattini, tante caprette, tanti uccellini, tutti, insomma. Sarebbero stati distrutti interi paesi: dove prima c’erano casette bianche coi tetti rossi e gli alberi verdi  intorno…… non ci sarebbe rimasto che un orribile buco nero. 

E così decisero di ribellarsi al generale. E  una  notte,  senza  far  rumore,  uscirono  quatti  quatti  dalle  bombe  e  si nascosero in cantina. 

La mattina dopo il generale entrò nel solaio con degli altri signori. 

Questi signori dicevano:

“Abbiamo speso un sacco di soldi per fare tutte queste bombe. Adesso vuole lasciarle lì ad ammuffire? Cosa ci sta a fare, Lei?” 

“E’ vero” rispose il generale “bisognerà proprio iniziare questa guerra. Se no non riuscirò mai a fare carriera..” 

E dichiarò la guerra. 

Quando si diffuse la notizia che stava per scoppiare la guerra atomica, la gente  impazzì  di  paura:  “Oh,  se  non  avessimo  permesso  che  i  generali costruissero bombe!” dicevano. 

Ma era troppo tardi. Tutti fuggivano dalle città. Ma dove rifugiarsi? 

Intanto  il generale  aveva  caricato  le sue  bombe su  un aeroplano  e stava gettandole una per una su tutte le città. 

Ma  quando  le  bombe  caddero,  vuote  com’erano,  non  scoppiarono affatto! E la gente, felice per lo scampato pericolo (non gli pareva vero!), le usò come vasi per i fiori. 

Tutti scoprirono così che la vita era più bella senza le bombe. 

Così  decisero  di  non  fare  più  guerre.  Le  mamme  erano  più  contente.  Ma anche i papà. Anzi, tutti. 

E il generale? Ora che non c’erano più guerre, venne licenziato.  

E  per  utilizzare  la  sua  divisa  piena  di  galloni,  diventò  portiere  in  un albergo.  Siccome ormai tutti vivevano  in  pace,  nell’albergo venivano molti turisti.  Persino  i  nemici  di  un  tempo.  Persino  i  soldati  che  una  volta  il generale aveva comandato a bacchetta.  

Il  generale,  quando  entravano  e  uscivano  dall’albergo,  apriva  la  grande porta a vetri e faceva un goffo inchino, diceva:

 “Buongiorno, signore.”  

E quelli che lo avevano riconosciuto, gli dicevano con la faccia scura scura: 

“Si vergogni! In questo albergo il servizio è pessimo!” 

E  il  generale  diventava  rosso  rosso  e  stava  zitto.  Perché  ormai  non contava più nulla. 


 

La bomba e il generale

Copertina anteriore
Bompiani, 1988 - 40 pagine

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