21/11/09

Araziu. Vita errabonda di un sincero furfante (10)

La maglietta si fermava un bello pezzo sopra u viddicu e la faccia era precisa a una vastedda ma Mario che accusì si chiamava quel cristiano non era malvagio.
Laveva solo visti tutti loddi e ancora vagnati e subito cera venuto in testa che forse erano di quelli che sbarcano con le barche vecchie che arrivano dal mare e che di sicuro non sapevano dove andare. E anche dopo quando seppe la verità non se ne fece problemi che cerano andati a simpatia.
Eppoi unu non può fare finta di niente davanti alle disgrazie che ce lhai davanti allocchi e macari il fatto che anche lui cera stato fuori di casa che se lo ricordava ancora quando nicu nicu lo avevavano spedito in germania che cera so ziu. Ora che la situazione era buona ora che ciaveva la lapa e il giardino e la casa ora che non mancavano mancu i soddi pa vicchiania ora poteva anche fare tannicchia di carità se cenera bisogno. Però carità vera. No come a quella del parrino della sua chiesa ca si futteva i soddi da festa do paisi pi fari abottire la perpetua. No quella no. A carità vera è quella che si fa quasi ammucciuni quando capita o quando uno ne ha vogghia e possibilità.
"Mangiati! Mangiati"
Sara e Araziu non serano fatti pregare che tra passeggiata e ginnastica la fame certo non mancava. E mentre mangiavano u carusu accuminciau a cuntari e ci rissi di Roma e del treno e della fermata e della sucata macari che Araziu quel brutto vizio di dire sempre la verità non laveva lasciato.

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