Cerca nel blog

29/06/09

fola

Il colaticcio e lo spruzzo della pompa
sulla strada poi la pizzeria a servire
biologica aranciata
tortellini
due porzioni grazie
tenga il resto
ma fino a dove fino a cosa
ci chiediamo
che intorno è come quando siam partiti
e ora qui senza metano
lo spettacolo dei guitti è solo musica
alla radio è già tardi
è già lontano.
Allora si ritorna
si vorrebbe ritornare mi correggi
inventando un senso
nel graticcio dei percorsi senza nome
da dare al tempo
ai corti pensieri
della notte
prima che noi
prima che si dorma.

28/06/09

"Dentro il sogno del padrone" di Tiziano Scarpa



[...] Lo spettacolo televisivo che ci ha proposto Berlusconi, da trent'anni a questa parte, il sogno in cui ci ha risucchiati, non era una strategia di marketing. Era quello che piace veramente a lui. Era il suo sogno. Quello che, appena può, lui allestisce scenicamente per sé stesso, dal vivo, intorno a sé, a casa sua, a palazzo, nelle sue ville, facendolo recitare in carne e ossa dalle sue giovani invitate, i suoi suonatori di chitarra, gli ascoltatori delle sue barzellette.

La tivù con cui ha conquistato l'Italia è esattamente la realtà che allestisce per sé. Nessuna discrepanza fra lo spettacolo riservato al principe e quello offerto ai sudditi. A ridosso della scena, dentro casa, con la tivù che ci recita in bocca, imbevuti dalla sua luce, siamo stati risucchiati dentro il sogno del padrone.

27/06/09

Filu di vespru - 15 -

Grotz non fece una piega, anzi per un momento mi passi che stava per buttarsi nella festa e un poco la cosa poteva essere anche fastidiosa, ma poi però tutto quello che successe fu solo che io mi sistemai i causi, che la Pagnozzi spariu,  e che accuminciamu a parrari io e lui nella sua stanza.

"Ora lei mi senti e mi spiega ogni cosa" ci rissi "io non lo so che cosa cercate e che cosa volete, ma lidea che quella del fratello mio è una minchiata io cè lho ben precisa"
"Ma veramente..."
"Ecco non si sforzi di dire chiossai e me lo dica una buona volta, chivvuliti lei e la signorina?"
"Insomma signor Buonamico... come dire... noi cercavamo solo il suo aiuto. Il nostro era un gioco innocente"
"Innocente? Un gioco? Ma chi minchia rici dutturi?! Cioè lei veni a me casa mi spara la cosa di quello lì sì del testamento, mi runa addirittura una mappa come nei filmi dei pirati e poi mi rici che stava scherzando? Ma lei è pazzu o cosa?"
Non ci vireva chiù dallocchi e lavissa pigghiato veramenti a cauci se non fossi stato così curioso di sapiri la verità. Lui dal canto suo continuava a essere nanim abbassamata.
"Allora... è vero. Lei non ha nessun fratello e quella lettera era un falso. Però..."
"Però cosa?"
"Le dicevo, però non tutto quello che le è capitato è un gioco o una truffa, credo se ne sia accorto lei stesso. Pensi al registro in chiesa o a quello strano personaggio che ha incontrato in questi giorni"
"Ma lei..."
"Come so queste cose? Semplice signor Buonamico, mi pare di averglielo già detto, noi cercavamo il suo aiuto e naturalmente non potevamo, diciamo così, abbandonarla a se stesso"
U nutaru chiuriu la frase con una specie di sorrisetto ca mi fici incazzari ancora chiossai. Mi sinteva pigghiatu po culu e per giunta continuavo a non capirici nenti.Non ci volevo però dari sazio.
"Va bene, va bene, mi arrendo.- ci confessai -  Mi voli cuntari tutta la storia dallinizio per favore?"
"Dunque, lei conosce Calogero Mastroscina?"
"Calogero come? No, non mi pari"
"Ma come? Non li legge i giornali?"
"Sì i giurnali! A chi mi servono?"
" Comunque... Calogero Mastroscina...

23/06/09

22/06/09

Pity the Nation


Pity the nation whose people are sheep
And whose shepherds mislead them
Pity the nation whose leaders are liars
Whose sages are silenced
And whose bigots haunt the airwaves
Pity the nation that raises not its voice
Except to praise conquerers
And acclaim the bully as hero
And aims to rule the world
By force and by torture
Pity the nation that knows
No other language but its own
And no other culture but its own
Pity the nation whose breath is money
And sleeps the sleep of the too well fed
Pity the nation oh pity the people
Who allow their rights to erode
And their freedoms to be washed away
My country, tears of thee
Sweet land of liberty!

Lawrence Ferlinghetti

21/06/09

Filu di vespru - 14 -

"Senta! Unnè u nutaru?"
"Signor Buonamico, di nuovo qui?"
"Non mi ricissi nenti! Unnè?"
"Ma che succede? Sembra che lei..."
"E allura? Me lo vuole dire?"
"Si calmi, si calmi venga"
Dette queste parole mi pigghiau per la mano. Era chiù forti di mia. Mi stava passannu tutto! Ma se poi lei se ne accorgeva e non mi calmava più? Sarà per questo che continuai a vucitari, a fari tannicchia di resistenza fino a quando non ciaccuminciai a liccari i minni.
Ero vicino alla seggia che cera allingresso, quella privata, se vogliamo dire accussì. Lei sera sbottonata la camicetta e la gonna se nera acchianata in un momento. Che ben di dio ca tineva a carusa!
Le mani non sapevanu chiu che cosa pigghiare, la mia bocca furiava come a un tuppetturu sopra a quella pelle liscia, bianca, profumata come a un giardino di gelsomini. Ero veramente così fortunatu?
Mentre pensavo a questa cosa lei ne approfittò per inginocchiarsi davanti a mia e farimi assittari nella seggia. Evidentemente celaveva nel sangue questa specialità pecchè in un attimo piscau u pisci e accuminciau a cucinarlo, ma io feci finta di non sapere niente di quello che avevo visto e poi non ciavevo nemmeno la forza di parlare che dalla mia bocca niscevano solo versi strani e incomprensibili.
Mancava ormai picca, non ci volevo moriri accussì come a un pupazzeddu senza anima.
Ci pigghiai con tutte e due la mani la testa e mi susii spingendola contro al muro. Poi accuminciai a fari avanti e arretu.
Ci trovò così u nutaro. Lei con le spalle appoggiate, a ucca china, e il culo nudo nterra. Io con le gambe larghe a raggiungere laltezza giusta e le mani sul muro. Parevu uno che, cuntento, si è arreso.

19/06/09

Mario Benedetti y otras sorpresas



Mercoledì 24 giugno alle ore 18.00 presso l’Istituto Italo Latinoamericano omaggio agli scrittori uruguayani Mario Benedetti e Idea Vilariño.
Si proietteranno frammenti dei documentari “Mario Benedetti ed altre sorprese” di Alessandra Mosca e Davide Cremaschi, e “Idea” di Mario Jacob.

14/06/09

Acqua

Ci sono periodi in cui tutta lacqua scumpari.
E' comu se quella che arriva no ciumi allimprovviso si ritirassi pe cazzi sò rifiutandosi di rialarisi a tia. Tutto intorno appicca appica allora avanza il deserto che anche quelli che prima si lamentavano che lacqua era tanta e ogni tanto ci allagava macari i campagni ora sentuno acchianari larsura la sete.
No non è la stissa cosa lacqua del rubinetto che quella anche poi a picca a picca qualcuno la toglie e viene razionata e ci sono i turni e non ci poi certo annaffiari le piante o inchiriti la vasca e nemmeno pecchè no lavariti la machina comu sfregiu.
Ci sono periodi in cui tuttu scumpari e a tia ti veni vogghia di andare alla sorgente e macari ci pensi anche ad accuminciari questo viaggio che certe volte ti dici lacqua ci sta assai a turnari. Non è sempre così però che altre invece basta picca. Una roccia che scivola. Una manciata di terra scossa. Gli zoccoli di qualche bestia. Tannicchia di pioggia.
A voti basta picca. E il torrente diventa piena e u ciumi libertà.

09/06/09

Rocco

qualcuno alle torri di luce segnalava l'arrivo degli appestati
i cenci neri dell'inganno
le campanelle rituali
degli ammorbati
"Chi ha vinto?" mi chiedi
ma io non ho voce
nessuna voce
solo disperata speranza nel cane
in quel tozzo di pane sottratto alla mensa
per vivere
per salvare

06/06/09

Della stupidità



Per il bene la stupidità è un nemico più pericoloso della malvagità. Contro il male è possibile protestare, ci si può compromettere, in caso di necessità è possibile opporsi con la forza; il male porta sempre con sé il germe dell'autodissoluzione, perché dietro di sé nell'uomo lascia almeno un senso di malessere. Ma contro la stupidità non abbiamo difese.
[...] osservando meglio, si nota che qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l'istupidimento di una gran parte degli uomini. Sembra anzi che si tratti di una legge socio-psicologica.
La potenza dell'uno richiede la stupidità degli altri. Il processo secondo cui ciò avviene, non è tanto quello dell'atrofia o della perdita improvvisa di determinate facoltà umane – ad esempio quelle intellettuali – ma piuttosto quello per cui, sotto la schiacciante impressione prodotta dall'ostentazione di potenza, l'uomo viene derubato della sua indipendenza interiore e rinuncia così, più o meno consapevolmente, ad assumere un atteggiamento personale davanti alle situazioni che gli si presentano.
Il fatto che lo stupido sia spesso testardo non deve ingannare sulla sua mancanza di indipendenza. Parlandogli ci si accorge addirittura che non si ha a che fare direttamente con lui, con lui personalmente ma con slogan, motti ecc. da cui egli è dominato. È ammaliato, accecato, vittima di un abuso e di un trattamento pervertito che coinvolge la sua stessa persona. Trasformatosi in uno strumento senza volontà, lo stupido sarà capace di qualsiasi malvagità, essendo contemporaneamente incapace di riconoscerla come tale. Questo è il pericolo che una profanazione diabolica porta con sé. Ci sono uomini che potranno essere rovinati per sempre. (da Della stupidità)

Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 – campo di concentramento di Flossenbürg, 9 aprile 1945)

03/06/09

INDIFFERENTI




Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'èin essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.

"La Città futura", pp. 1-1 Raccolto in SG, 78-80.

02/06/09

Monarchia voti 10.719.284 - Repubblica voti 12.717.923



Addio Lugano bella
O dolce terra pia
Scacciati senza colpa
Gli anarchici van via
E partono cantando
Con la speranza in cuor,
E partono cantando
Con la speranza in cuor.

Ed è per voi sfruttati
Per voi lavoratori
Che siam incatenati
Al par dei malfattori
Eppur la nostra idea
E’ solo idea d’amor
Eppur la nostra idea
E’ solo idea d’amor

Anonimi compagni
Amici che restate
Le verità sociali
Da forti propagate
E’ questa la vendetta
Che noi vi domandiam,
E’ questa la vendetta
Che noi vi domandiam

Ma tu che discacci
Con una vil menzogna
Repubblica borghese
Un dì ne avrai vergogna
Noi oggi t’accusiamo
In faccia all’avvenir
Noi oggi t’accusiamo
In faccia all’avvenir.

Scacciati senza tregua
Andrem di terra in terra
A predicar la pace
Ed a bandir la guerra
La pace fra gli oppressi
La guerra agli oppressori
La pace fra gli oppressi
La guerra agli oppressor.

Elvezia il tuo governo
Schiavo d’altrui si rende
D’un popolo gagliardo
Le tradizioni offende
E insulta la leggenda
Del tuo Guglielmo Tell,
E insulta la leggenda
Del tuo Guglielmo Tell,

Addio cari compagni
Amici luganesi
Addio bianche di neve
Montagne ticinesi
I cavalier erranti
Son trascinati a nord
I cavalieri erranti
Son trascinati a nord.

Pietro Gori
Powered by Blogger.