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12/03/14

Carmelo Sapienza


Quannu ammazzanu Carmelo Sapienza u pisciaru io ero ancora nico. Roba di unnici durici anni.
Lavevano pigghiato nella prima traversa arreri a me casa e io cero passato dopo una para di minuti. Purazzu! Era tutto elegante con la giacca e la cravatta e ammia mi passi macari di sentiri u ciauru di pino silvestre passannuci vicino. Ciaveva un peri fuori dalla machina e laltro abbiato nellaltro sedile e anche le braccia erano aperte che sembrava proprio spaparanzato come a uno che sè fatto una bella futtuta.
Lunica cosa strana era quel sangue che gocciolava dalla manica della giacca. Come quando mia madre appinneva le cammise ai fili tutte ritte per stirarle meglio e lacqua nisceva a vagnari il balcone di sotto.
Carmelo ciaveva un carretto con il ghiaccio e si faceva il giro del quartiere. La sua specialità erano le sicce che come quelle che vendeva lui se ne trovavano poche e nessuno lo sapeva il segreto ma quando cera la pasta con il niuru uno lo sapeva subito se era stato lui a procurarle quelle prelibatezze.
La polizia vinni presto e però già tutti nella strada erano spariti. Insomma finiu che nel giornale cera scritto che era stata la guerra di mafia. Era il periodo dei morti ammazzati quello.
Certo si sapeva che Carmelo ogni tanto a posto di sicci arrialava stummi ma però gli sbirri non la considerarono assai questa cosa. Eppoi picchì perdiri tempo? Carmelo era orfano e senza famigghia. Nessuno si sarebbe lamentato.
Alla scola il mattino dopo ci cuntai tutto ai miei compagni di quella avventura. Mi ricordo che Ciccio il figghio della za' Mena mi taliava tutto attento. Era u chiù nicu e io lo sapevo che simpressionava e accussì fici la minchiata di esagerare che i picciriddi quando possono fare male non si tirano mai arreri.
Parrai di testa spaccata. Di sangue a ciumi. Di iammi tagghiati. Insomma a fici accussi seria che chiddu attaccau a chianciri e passanu ionna prima di vederlo di nuovo assittato vicino al banco.
A Ciccio lho rivisto venti anni dopo che era diventato ippi e sascutava i bitols e i rollin ston come nella canzone. Taliannulo bonu con tutti quei capelli e iautu comera mi passi a copia preciso di Carmelo buonanima.
Ciaveva lautoradio accesa.
"Totò Totò comu stai? quannu tempo! Veni ascuta! Ti piaci Gion Lennon? Veni ascuta parra di dio sta canzuni!"
Non è ca ci capivo assai che io linglese no canusciu ma mi fermai volentieri che tempo ce ne avevo. Ciccio mi misi la mano nella spalla e mi passau una sigaretta strana. Tutta macchiata di giallo. Io ci resi una tirata e poi ci feci un sorriso.
"Ciccio! Ma u sai che quasi non tarricunusceva?"
Accussì pigghiamu a parrari che ammia a dire il vero maccuminciau a furiari tannicchia la testa e non lo so se per colpa della sorpresa o delle storie che mi cuntau ma alla fine scuncittai lanima.
Fu quando mi cuntau di come aveva sciolto nellacido a Saro u immirutu. Quello che aveva ammazzato per gelosia a so o pa'.


Scritto per l' EDS GIALLO proposto dalla Donna Camèl

Partecipano all'eds e ti invito a leggere:


Il numero 97
Giallo canarino
Ritratto in giallo, ocra e carboncino uno ( due e tre )
Il cane bianco
Giallo di provincia
Assassinio sull’Agreste Express
Dolce come la morte 1, 2 e 3
Ah, look at the lonely people 1, 2
I feel fine
Lo strano caso del signor D., investigatore
Il privilegio della memoria
Angelo e Lucifero

[condomini emiliani] musica

Assittato in una panchina mi pigghiu u suli e cerco dasciugari queste povere ossa.
Lavevo visto fare tante volte questo affizio i primi tempi che ero da queste parti. Stavo in un paiseddu vicino alle montagne e non canusceva a nuddu che ero provvisorio e quasi quasi manco io lo sapevo come cero finito dà. Ma però ammia mi è sempre paciuto taliari. Sugnu curiusu. E' che penso che il mondo cià sempre qualcosa da mostrarti. E può essere bello oppure brutto. Non importa. Perchè macari quello che vedi  è solo la spiegazione di quello che hai visto tanto tempo prima. Oppure una domanda che tu sapevi già la risposta.
Insomma iu in questo paisuzzu vireva che ogni vota ca spuntava u suli i vecchi niscevunu a seggia da casa e si facevano aiutare se non ciarriniscevano e poi sassittavunu fora nel giardino in mezzo allalberi di cachi e ai fiori che accuminciavano a sbocciare. Non capivo bene però allora. Mi pareva come a una specie di tradizione. Una di quelle cose fatte dai nanni e dai nanni dei nanni. Invece ora u facissi macari iu su putissi. Troppa acqua e troppa umidità. Non ci sono abituato.
Non cè tanta gente in questo parco e ammia non mi dispiace. Chiuro locchi e cerco di non pinsari a nenti. In realtà vulissi sentiri i profumi. I rumori. I primi però mancano che saranno le sigarette che fumo una dietro allaltra oppure la strada vicina. E i secondi invece vengono quasi tutti dalle machine che passano veloci.
E' inutile. Non cè poesia. Continuo ancora tannicchia e mi sforzo macari in questimpresa. Poi però mi susu che già mi siddai.
Al centro del parco ci stanno deserti i iochi dei picciriddi. Purazzi. Nesciunu da casa comu lacidduzzi dellorologio. A orari precisi. Io invece di orari non ce ne ho e forse sono fortunato per questo. Ma macari no dicissi.
Tornando verso casa poi ci sono tante villette. Tutte uguali una con laltra come a quelle degli americani. In genere manco le taliu che mi parunu tristi visti da fora e poi su sempri chiusi come se ci stanno i fantasmi dà intra.
Oggi però passando cè la musica di un pianoforte. Una cosa di nenti. Quattro note che si ripetono sempri i stessi. E però non mi danno fastidio. Anzi mi pare bello quel suono. Anche se non cè quasi melodia. Anche se si capisce che qualcuno sta solo imparando.
E' che forse le note cantano a come ci dice il cuore. E quando il cuore di cu sona è bello che è contento anche quelle si vestono a primavera.

09/03/14

[condomini emiliani] violette

Oggi nel prato cerano tutte le violette a fare primavera. Solo che io non lo sentivo il ciauru che un poco ci sono rimasto male.
E' che mi aspettavo una cosa che non sento da quando ero picciriddo. Il ciauro delle signorine nelle immaginette che arrialava a mio padre il barbiere. Lui se le guardava tutto contento e mi diceva che era ciauru di viole. E comunque che poi lho capito leffetto è stato lo stesso che io camminando ciavevo come a tante furmichedde che mi acchianavano di supra e locchi che furiavano a cercare.
Il fatto è che la natura è natura e macari su cillaiu a cu pinsari idda non senti ragiuni.
Sarà la lontananza. Sarà che non si può. No sacciu. Sacciu sulu ca manca qualcosa e a questo qualcosa non ciabbasta lamuri.

05/03/14

[condomini emiliani] asteroidi

Aieri maccattai il telefono. Uno di quelli nuovi che dentro ci sono tutte le persone.
Ammia a dire il vero non mi sivveva assai ma Vincenzo ha insistito tanto. Lui dice che si risparmia. E poi cera lofferta macari.
Quando lho pigghiato mi hanno dato anche la scheda che ce la ho messa dentro e subito era già carico e funzionava. Poi mi sono fatto spiegare.
Per farmi contento Vincenzo mi ha detto che quando voglio mandarci un messaggio una cosa importante ma anche una minchiata se voglio una cosa qualsiasi insomma io non pago nenti. Devo solo mungiri dove cè scritto uozzappi e poi scrivere alla sua foto. Così abbiamo fatto le prove che lui è andato in una parte del supermercato e io in unaltra e alla fine ci sono riuscito a fare questa cosa che però lo stesso mi è sembrata una minchiata. Cioè a essere precisi mi pareva come quando da nichi ciavevamo i uochitochi che mi ricordo che ciabbiamo passato chiossai di una estate prima di sfasciarli. Ma è passato tanto tempo e ora semu ranni.
Vincenzo ci ha messo dentro anche le foto della gente che conosciamo che così lo so a chi telefono e poi mi ha messo ammia macari lì dentro anche se io tannicchia mi canusciu.
Lui mi ha fatto anche vedere che ci sono tanti posti dove si parrunu e scrivono tutti che poi però la sapevo già questa cosa che lhanno detta macari alla televisione. La cosa che mi è piaciuta chiossai dentro a quellarnese è quella dove trovi le strade. Forse perchè io mi perdo sempre. Arrivato a  casa infatti ci ho giocato tannicchia che ci mettevo un nome a caso e vedevo tutta le vie che dovevo fare. Poi mungi cà e mungi dà il telefono ha smesso di funzionare e allora lho abbiato sopra al divano e mi sono affacciato al balcone.
Era nuvoloso e io nella mia testa ho sperato che oggi cangiava perchè hanno detto che deve passare una petra tra la luna e la terra. Una petra gigantesca che però non cè pericolo e si può anche vedere. A mia quando lho sentito mi è tornato in testa quando facevamo le cacce con le fionde. E allora ho subito pensato che forse cè una grossa zazzamita alla fine del cielo e ho avuto pietà per lei che magari non lo sapeva che stava per moriri. O forse ci sarebbe solo saltata una zampa e noi ce ne saremmo accorti che la notte sarebbe addivintata tutta russa di sangue.

04/03/14

[condomini emiliani] malinconie

Che poi ci sono giornate come questa e il cielo non ti aiuta che tutto cià una luce strana comu su fussi notti mentre è ancora giorno.
Questi sono i giorni dove tutto funziona sulu se ciai la persona giusta vicina che se no ti pò veniri sulu la malinconia. La malinconia del tempo che è stato. La malinconia di quello che non è stato.
Io per carattere sono di quelli che facissi di novu ogni cosa precisa precisa pecchè penso ca su non fussi statu accussì allora oggi mancu cillavrei questi pinseri.
Epperò riflettendoci forse non è questo il problema. Cioè vogghiu riri la malinconia non ti veni per le cose. Ti veni per il modo. E quello ca sintisti e che non torna il problema. E' quello che non può tornare.

03/03/14

Mario Lodi (Piadena 17/02/1922 – Drizzona 2/03/2014)


 

«Sono stato in una classe poco tempo fa, ho chiesto ai bambini cosa sognassero di fare, uno mi ha risposto ‘il miliardario’, ovviamente in euro, ‘così mi compro due belle ragazze e due macchine’. Gli altri ne hanno fatto subito un leader. Nel ‘mi compro’ c’è un’idea di mondo. Se vogliamo una speranza come scuola dobbiamo inventarci un sistema per fermare questo mercato. Non so se l’idea che ho saprà farlo. Sperimentiamo, poi magari alla fine scopriremo che non vale, ma almeno proviamo»

02/03/14

01/03/14

[condomini emiliani] Bitols


Oggi chiovi ancora e allora non  mi resta che la televisioni. Furiu e furiu i canali ma non cè nenti che mi convince e allora accumenciu a cucinari che mi sono comprato un pezzo di secondo taglio in offerta e assira lho messo nel vino che me lo voglio fare al forno con le patate.
La carne fatta accussì ha bisogno di tempo che deve cucinare lenta lenta come quando nelle storie dei filmi uno cerca lassassino. E forse questo paragone mi è venuto nella testa che ora nella luci addumata in cucina cè il telefilmi di quella che scrive romanzi. Quella che dove arriva ammazzano a qualcuno. Che poi è sempre così in queste avventure.
A pinsarici ci sono cresciuto con queste storie che iu era nicu però me le vedevo tutte le puntate di magrette e di wolfe e poi cera anche sceridan con limpermeabile che ce laveva anche colombo tutta strapazzata e forse macari lodda ma quello è stato dopo che già cercavo di capire e mi appassionavo chiossai a quello che succedeva.
Io una cosa che ancora ricordo però non è un poliziotto ma è padre braun che  cera anche quello che è morto ora. Foà ecco. E lui prima era cattivo e poi invece diventava amico do parrinu.
Un altro che ricordo è quello tignusu. Cogiac. Mi ricordo che con lamici cerano tante storie su di lui e forse mi viene in testa più per questo a dire il vero.
Una volta con Vincenzo ciabbiamo giocato a fare linvestigatori che a lui ciavevano arrubbato il pallone che aveva lasciato ammucciato vicino al campetto e volevamo scoprirlo chi era stato. Era un pallone nicu come quello delle foche al circo però non avvulava come il supertell e per questo ci piaceva.
A Vincenzo a quel tempo ciavevano arrialato una machina fotografica tedesca che ciaveva una custodia bellissima di pelle  e che ancora stava dentro a una scatola di cartone gialla. Lui si scantava ad aprirla che si poteva sfasciare e poi non cera granchè di fotografari. Però questa volta se la pigghiau per questa impresa. Nella scatola cerano anche due flasc. Erano come i dadi solo che facevano la luce.
"E ora chi facemu?" ci spiai.
"Stasira u pigghiamu e ci facemu una fotografia come i detectiv" mi rispose.
"E poi?"
"E poi si pensa"
E così con il pallone nuovo iucamu tutto u pomeriggio ai passaggi. Poi iddu u pusau per finta nello stesso posto e noi nammucciamu arreri a una fila di cassette per la frutta. Non passau tanto tempo.  Da un puttusu vicino alla palla spuntau una cosa niura e pilusa. Furiava sutta i petri proprio vicino a noi. Un suggi di fogna ca pareva un iattu. Prima ciaurau il pallone e poi accuminciau ad ammuttarlo come per giocarci ma penso che voleva solo spostarlo. Fatto sta riuscì a spingerlo fino all'inizio della discesa che portava alla sciara e poi no vistumu chiù. La foto non ce labbiamo fatta però che Vincenzo non lha nemmeno aperta la scatola e accussì tannicchia contrariati siamo tornati a casa.
Vicino al portone cera ancora il carretto do gelataro. Ciaveva la radio a tutto volume come sempre. Ciava misu la cassetta stereotto che sera cangiato limpianto da poco. Forse aveva trovato solo quella o forse ce lavevano arrialato con la radio ma dalle casse nisceva una musica strana. Erano quelli inglisi. I bitols.
Io e Vincenzo ni pigghiamu una coppetta che era estate e cera cauro e lui che sapeva tutte le parole anche di quella lingua accuminciau a cantari. Ora io non le saccio scrivere che sono passati anni e poi non ne sarei nemmeno capace ma però mi pare a pinsarici che cè le ho ancora tutte nella testa:

Here come old flat top
He come groovin' up slowly
He got jew jew eyeballs
He want holy rollers
He got hair down to his knees
Got to be a joker
He just do what he please

He wear no shoeshine
He got toe jam football
He got monkey finger
He shoot Coca Cola
He say I know you, you know me
One thing I can tell you is
You got to be free

Come together, right now
Over me



Scritto per l' EDS GIALLO proposto dalla Donna Camèl

Partecipano all'eds:


Melusina con Il numero 97
Angela con Giallo canarino
Hombre con Ritratto in giallo, ocra e carboncino uno e due
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