Assittato in una panchina mi pigghiu u suli e cerco dasciugari queste povere ossa.
Lavevo visto fare tante volte questo affizio i primi tempi che ero da queste parti. Stavo in un paiseddu vicino alle montagne e non canusceva a nuddu che ero provvisorio e quasi quasi manco io lo sapevo come cero finito dà. Ma però ammia mi è sempre paciuto taliari. Sugnu curiusu. E' che penso che il mondo cià sempre qualcosa da mostrarti. E può essere bello oppure brutto. Non importa. Perchè macari quello che vedi è solo la spiegazione di quello che hai visto tanto tempo prima. Oppure una domanda che tu sapevi già la risposta.
Insomma iu in questo paisuzzu vireva che ogni vota ca spuntava u suli i vecchi niscevunu a seggia da casa e si facevano aiutare se non ciarriniscevano e poi sassittavunu fora nel giardino in mezzo allalberi di cachi e ai fiori che accuminciavano a sbocciare. Non capivo bene però allora. Mi pareva come a una specie di tradizione. Una di quelle cose fatte dai nanni e dai nanni dei nanni. Invece ora u facissi macari iu su putissi. Troppa acqua e troppa umidità. Non ci sono abituato.
Non cè tanta gente in questo parco e ammia non mi dispiace. Chiuro locchi e cerco di non pinsari a nenti. In realtà vulissi sentiri i profumi. I rumori. I primi però mancano che saranno le sigarette che fumo una dietro allaltra oppure la strada vicina. E i secondi invece vengono quasi tutti dalle machine che passano veloci.
E' inutile. Non cè poesia. Continuo ancora tannicchia e mi sforzo macari in questimpresa. Poi però mi susu che già mi siddai.
Al centro del parco ci stanno deserti i iochi dei picciriddi. Purazzi. Nesciunu da casa comu lacidduzzi dellorologio. A orari precisi. Io invece di orari non ce ne ho e forse sono fortunato per questo. Ma macari no dicissi.
Tornando verso casa poi ci sono tante villette. Tutte uguali una con laltra come a quelle degli americani. In genere manco le taliu che mi parunu tristi visti da fora e poi su sempri chiusi come se ci stanno i fantasmi dà intra.
Oggi però passando cè la musica di un pianoforte. Una cosa di nenti. Quattro note che si ripetono sempri i stessi. E però non mi danno fastidio. Anzi mi pare bello quel suono. Anche se non cè quasi melodia. Anche se si capisce che qualcuno sta solo imparando.
E' che forse le note cantano a come ci dice il cuore. E quando il cuore di cu sona è bello che è contento anche quelle si vestono a primavera.
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