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30/05/07

Annunziato Allegra

Io mi chiamo Annunziato Allegra detto Americanu pecchè mi piaciunu i canzuni dellinglisi. Quelle ivimetal. Io premetto che ciò diciannovanni e sugnu catanisi vero. Della Civita. Io vulissi scrivere quello che so. Quello che ho visto. Ma non lo so se ci riuscirò bene che ho finito le scuole alla media e già diciamo accussì i prufissuri erano stanchi di mia. Eppoi può essere ca mi manca la vogghia.
Io sono del club che cè sotto casa. Semu tutti carusi che ci canusciemo da sempre. Tutti do fascio che il Catania è una fede ma anche Benito merita.
Il mese scorso vinnuno tutti i giocatori e noi glielabbiamo detto che ci preparavamo una bella sorpresa ai palermitani. Loro si misuru a ridere e tutto finiu a farsa con le paste e i botti nella strada per festeggiare.
Io la matina cerco di vendere qualche cosa alla fera. Al mercato insomma. No non cè lho il permesso. Ma non cè bisogno che Scapagnini quando labbiamo votato ha detto che un occhio lo chiudeva e così ha fatto.
E' semplice questo travagghiu. Io e lamici partiamo presto per le campagne e scippiamo tutto quello che si può e poi dopo ci tiriamo la matinata a vendere. A poco prezzo però che così la gente accatta.
No. I soldi non ciabbastano. Così poi ci scappa qualche telefonino o qualche orologio. Ma senza fari dannu. Sulu accussì. Con tannicchia di paura che la gente si scanta e molla quello che ti deve.
La sira quasi sempre siamo solo tra noi. E qualcuno ciavi la carusa. Qualcunaltro tira fuori una canna o la pista giusta se la giornata è andata bene. Qualchealtro ancora si occucca.
La domenica invece al club cè u chinu. E ci sono quelli importanti macari. Quelli con la machina e le femmine che li vedi che ci guardano come allo zoo ma che qualcuno se lè scopate e i capi anche. Che tutti stanno attenti e ci fanno mille salamallecchi. E sempre ci nesciunu i soldi per la trasferta o qualche pezzo di cento non previsto.
A noi catanisi veri comunque a noi fedeli ci sta bene lo stesso chè limportante è la guerra e non la battaglia. E cè nel manifesto del club questa cosa. E io ci credo.

27/05/07

[movimenti geometrici] Il cubo

Ogni tanto la sento. La tua mano m'afferra e mi lancia
lontano. Un sei, quasi sempre, è di spezie e conchiglie.
Ha frequenze un po' basse rapportate a quell'uno eterno
vincente. Le altre facce son vita di sempre. Tra nonne
e bambini, è un tre che sorride. S'accapiglia, giocando,
con un quattro minore. Rimane un cinque. Invano lo cerchi.
Perché ricordarti che il dado è truccato se tu non lo senti?

Aprile 2000

Nostalgia

"La nostalgia non è saudade". Me lo ripetevo oggi, e ci pensavo, e nel frattempo ascoltavo Amalia Rodrigues, ma non capivo, eppure lo so, la nostalgia non è saudade.

La nostalgia non è un passato qualunque, perchè allora "loro" avrebbero già vinto eppure:

"La nostalgia ha sempre avuto, come proprio baricentro, il tempo, e, quindi, il problema del tempo. Mentre nello spazio si può andare e tornare da un punto 'A' a un punto 'B' muovendosi nelle sue tre dimensioni, e quindi tornare indietro da un luogo dove siamo stati, di contro non si può tornare verso un tempo che abbiamo già vissuto, perché il tempo è irreversibile. Il tempo è fatto di istanti che non tornano più. E allora la nostalgia ha come oggetto, come sostanza del proprio pensare, della propria immaginazione, un tempo che non ci appartiene più, che è completamente finito. Questa impossibilità di ritornare in quel tempo, pur sapendo che sarebbe possibile, nel caso di un movimento nello spazio, ritornare in un determinato luogo, in quel luogo, questo contrasto tra un tempo impossibile da recuperare ed uno spazio possibile da percorrere, che è un autentico conflitto crea questa sorta di ansietà che è la nostalgia."*

Non è neanche un profumo la nostalgia, benchè di odori viva, e di ricordi .

La nostalgia non è, ed è questo il suo esserci.

*Antonio Prete

Aprile 2003

26/05/07

C.D. Friedrich


Ricopro d'ocra il mare, 
ma è sul tuo viso che m'immergo;
nelle gocce dei pensieri, attendo.

Attendo che il giorno sparga sillabe, baci, sanguinanti rovi,
che sopraggiunga, infine, la notte,
il bianco e il nero dei sogni.

Fuori il vento par farsi bufera di suoni:
è dentro il dolore.



Non so. Ho cercato. E continuo. (omaggio a Buzzati)

Non so ancora sfibrare il dolore.
Non so neanche musicare il tuo canto.
Non so.

"Non serve nascondersi
giù nelle cantine
non serve sprangare
le porte e i cancelli
nessun può fermare
le belle streghine
Teresa Daniela Maria
Katia Nadia Mirella
Lidia Lalla Lucia
Bianca Susi Graziella." *


Ho cercato un telefono guasto.
Ho cercato sulle labbra il tuo nome.
Ho cercato.

"Non serve nascondersi
giù nelle cantine
non serve sprangare
le porte e i cancelli
nessun può fermare
le belle streghine
Teresa Daniela Maria
Katia Nadia Mirella
Lidia Lalla Lucia
Bianca Susi Graziella." *


E continuo a far finta di niente.
E continuo a nascondere il viso.
E continuo.

*Dino Buzzati, "Poema a fumetti".

25/05/07

Numeri

Se avessi un buon motivo per farlo, ti direi: "Quattro!" Aspettando, poi, quel bacio che non tarda ad arrivare. Se avessi più coraggio, dico, oserei forse, un "Tre!" Anche se so già che, no, con te non si può scherzare. Due, dunque, penso... fin quando Uno sarà; fin quando sapremo amare.

R.V. si svegliò meglio del solito quel giorno, sì, aprendo gli occhi aveva scorto le sue dita disegnare complesse e misteriose figure nell'aria (come fossi stato un pessimo direttore d'orchestra di uno strano cartone animato, raccontò, poi, sorridendo), ma la fedele emicrania pareva averlo abbandonato, e le sue rughe, notò poco dopo, prima di radersi, sembravano essere quasi sparite.
"Dimmi" propose allo specchio, ma quello non volle spiegargli.

R.V. ha cinquant'anni, ed una vita dietro, e ancora scampoli avanti. Che altro a lui non tocca, ha confidato il medico. E prenda questo, e ingoi quello, e le analisi mi raccomando, ci vediamo presto. R.V. ha chiuso gli occhi, poi, sulla strada, ha donato una lacrima al mondo e si è sdebitato; da par suo, s'intende, che ogni altro gesto non sarebbe stato a lui adatto. "Consono" avrebbe suggerito la sua vecchia maestra, ma di sicuro ormai è morta, e R.V. non ricorda altro nella propria vita, della propria vita.

"Si sente male?" Cloe non parla con gli sconosciuti, ma "sa" di quell'uomo e non riesce a resistere. "Venga, si alzi". R.V. ora ha due anni ed un'amica della mamma da odorare, poi quattro, anche, e piccoli amici, e Lei che lo chiama per giocare.
Il bar dietro l'angolo luccica come una puttana, ma anche il volto di R.V. brilla, e Cloe beve dall'uno e dall'altro, e mima sorrisi dicendo "Son veri", e gli accarezza le mani, e lo bacia, sul silenzio dei suoi racconti.

"Oggi rimani" le disse; poi, nel silenzio, ripresero a parlare.

Settembre 2002

23/05/07

Catania

Macchissi catanisi? Macari iu.

E chi dici a Via Etnea? E u Liafanti? E cè ancora Savia? E la Villa? E la Via Crociferi? Ma di unni si? Da Civita? Chi? Di Librinu? Eccheè?

Librino è un nome. Un'idea giapponese di crescita esistenziale. Un naufragio d'anime, con vista mare.

Quannu vinni in Australia ciavevano dato una casa a Monte Po. Era bella ma non ci iemu mai a stari. Pattemu prima.

A Monte Po manca un confine per amare, manca un pensiero, dietro quei bunker, che non sia una piazza: da dominare.

Prima iu stava a San Berillo. Ci costrueno ora?

Nel ghetto dei marocchini e delle puttane son fioriti i sogni del postindustriale. Pub a cottimo, deserto da colmare, gioventù italiota da masticare.

Mi pari ca cancianu tanti cosi. Chissà se un giorno ci pozzu turnari.

La speranza é figlia del normale. In questa città di sopravvivenze si cerca il pane. Non si può sognare.

[Test di appercezione tematica] Figure di interni

1) L'uomo è seduto. La testa tra le mani dondola lentamente. Davanti a lui una gigantesca scatola ancora chiusa.

2) Una donna giovanissima. Vestita elegantemente. Il suo viso spigoloso è rivolto verso un signore riverso su di un sofà. Nudo. Sta per alzarsi, poi ricade stancamente.

3) La stanza è buia. Un cerino viene acceso e consumato. Nessuno sembra reggerlo tra le dita.

4) Lui è disteso sul letto. Il suo viso è dipinto di verde. Lei gli sta accanto. Il colore della sua pelle muta velocemente dal rosa al rosso. Un vampore. Lui inizia a cibarsi della cenere rimasta.

5) Due anziani. Si danno le spalle. I capelli bianchi di lei, lunghissimi, coprono la nuca ed il volto di lui. Continuano a restare immobili. Rumori di auto riempiono l'aria.

6) Un rubinetto aperto. Una pentola poggiata sull'acquaio. L'acqua continua a riempirla.

7) Una corda penzola dal soffitto. Un bambino si avvicina ad essa, poi fugge urlando.

8) Labbra. Un membro eretto. Una interminabile fellatio. Ad ogni passaggio una nuova striscia di sangue.

9) Una finestra aperta. Un cielo azzurro, immobile. Urla, richieste d'aiuto, sirene d'autoambulanza. All'improvviso un assordante silenzio.

10) La porta si apre. Un gatto attraversa di corsa un lunghissimo corridoio. Le pareti sembrano stringersi sempre di più. La porta si richiude.

[movimenti geometrici] Il quadrato

Il primo movimento è quello fatto con
più decisione. Da A a B tutto appare semplice
e possibile, eppure, affinché si possa riuscire
nell'impresa , risulta necessario strappare al
proprio corpo ogni riconoscibile dettaglio.
Solo così, infatti, sarà possibile sovrapporsi
alla propria ombra. Toccare C è il passo
successivo. Rifiutare di segnalare ad occhi
estranei il rimescolarsi noioso d'innumerevoli
sfarfallii emotivi, ecco la strada necessaria. A
volte tale impegno potrebbe essere vanificato
dal consapevole mimetizzarsi di tangenti
fallacemente unidirezionali. Infine D. Per
molti è questo il punto finale del viaggio, ma
non tutto sarà compiuto.



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