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29/04/17

22/04/17

[Alfredo] isole



Alfredo guarda lontano. E’ tornato al parco e questa volta ha scelto di sedersi al sole. C’è stato un po’ di freddo nei giorni precedenti e le ossa iniziano a far male.
Sembra assorto Alfredo, in effetti quando inizia a guardare così per lui tutto scompare e dentro la sua testa inizia un lavorio fatto di coincidenze e assonanze ed elementi esterni e fughe scontate verso pensieri privi di significato.
Ecco oggi è iniziato tutto da un movimento strano che gli era sembrato di scorgere tra due alberi.
“Un coniglio” si era detto e subito però era arrivato quel rubasogni di un Walt  con il suo panciotto e l’orologio che un po’ gli ricordava quello ricevuto dal nonno, chissà se era davvero così alto il prestigio dei ferrovieri un tempo in quell'Italia fascista fatta di treni in orario e confini, pensare che solo pochi anni qualcuno aveva parlato di vacanze, magari in un isola, a Ustica o sulle Tremiti, a Pantelleria.
Ci sarebbe tornato volentieri Alfredo a Pantelleria, c’era stato da giovane. Lui che non sapeva neppure nuotare, prigioniero di un luogo e di gente straordinaria, chissà cosa hanno in comune gli isolani e i montanari, forse solo il legame forte con la propria terra, l’appartenenza, un po’ come il sentirsi ancora comunista, il graffio della gatta a chi si avvicina ai suoi piccoli, il sapore di una granita alla mandorla in una mattina d’agosto, il fuoco.
Il sole inizia a dare fastidio, Alfredo si alza e si dirige verso casa. Il piccolo parco è deserto, solo un ragazzo che si avvicina a lui e lo ferma per chiedergli dei soldi, qualcosa da mangiare. Ha quel finto abbigliamento americano da ghetto che il vecchio odia e dignità. Alfredo decide che può fidarsi. Saranno in due a tavola, oggi, a dividere il pasto.

Fonte immagine: “PANTELLERIA” by mauro is licensed under CC BY 2.0

[Alfredo] Romani



“Hanno sparato di nuovo. Questa volta alla polizia, però”
“Già”
“E domani ci sono le elezioni... sa che il poliziotto ucciso era omosessuale?”
“Crede sia importante? Dopodomani comunque, le elezioni”
“Sì, sì. Dopodomani, è vero. È il giorno del compleanno di mia nipote“
“Auguri”
“Grazie, grazie. Le ho già comperato il regalo, sa? Un libro bellissimo, sui romani”
“Le piace la storia?”
“Non lo so, li studia quest’anno. Ma il libro ha tutte le pagine che si sollevano e magari...”
“Sì, certo. E come finisce?”
“Cosa, mi scusi”
“Il libro. Come finisce?”
“Non credo abbia una fine. Cioè non è la storia con le battaglie e i confini e la repubblica e l’impero,  è più... e più sui costumi, ecco”
"Niente fine dell'impero, allora"
"No, no. Niente fine"

Fonte immagine: “Money from around the world” by Images Money is licensed under CC BY 2.0

17/04/17

[Alfredo] ai miei tempi


Ai miei tempi sarebbe già stato in pensione. Avuto dei nipoti, forse. Amici con cui bere e imprecare ai tavolini.
Ai miei tempi avrebbe votato comunista e maledetto servi e padroni.
“Ai miei tempi” è quello che oggi ritorna, mentre attraversa una città deserta, mentre ricorda di giovani morti a Milano tanti anni prima, di lotte.
“Ai miei tempi” è la frase che Alfredo fugge e, quando questa torna, lui la appallottola e la calcia via.
Ai miei tempi è un passato mai esistito, un presente che non esisterà.


Fonte immagine: “SDS protest: University of Michigan students sit-in at Administration Building, November 5, 1968.” by Wystan is licensed under CC BY 2.0

15/04/17

[Alfredo] fogli


Sui giornali le notizie di una prossima guerra mondiale si mischiano a quelle sui pettegolezzi, sulle scaramucce da piccolo cortile. Chissà se è sempre stato così, nelle altre guerre, al loro iniziare.
Alfredo è diviso tra la voglia di godersi in pace questi giorni di luce, questa piena primavera e quella di discutere, di approfondire. Forse è proprio questo a renderlo così nervoso, così incapace di fare, di muoversi. Forse è proprio per questo che decide di fare ordine in casa. Accade sempre in tali frangenti. Alfredo crede che fare ordine in casa quando si è in difficoltà sia essenziale. Un puro atto spirituale.
Da un cassetto escono fuori delle vecchie foto, probabilmente sono lì dal trasloco.
Alfredo sfoglia i piccoli libretti dalla plastica  ingiallita, “il passato è passato” pensa e un po’ si auto assolve dai disastri che sente intorno.
In uno di quei libretti tra due foto sente, sotto il tatto, un bozzo. E’ un pezzo di carta. Alfredo lo estrae con curiosità. Un vecchio foglio di quaderno piegato con precisione. Da un lato equazioni di algebra, dall'altro solo una frase “Presto occuperemo il paradiso”.    

Fonte immagine: “Model of the Hiroshima bombing” by Maarten Heerlien is licensed under CC BY 2.0

14/04/17

[Alfredo] alzare lo sguardo


Ci sono giorni in cui Alfredo esce di casa a caccia di Bellezza.
Per farlo, quando capitano queste urgenze, Alfredo, a volte, segue strani percorsi. Attraversa strade mai utilizzate, ricerca incontri non immaginati. Più spesso affronta le solite vie. Semplicemente, in questo caso, cambia prospettiva: invertendo il senso di marcia abituale, guardando al di là dei tabelloni pubblicitari, spiando tra le grate o dentro alle finestre aperte, cercando negli occhi della gente.

Non sempre è una caccia fortunata, Bellezza sfugge se l’occhio e il cuore non desiderano avvicinarla, se è solo la testa a chiedere. Ma Alfredo sa già che anche questo può succedere e allora dimentica in fretta l’accaduto e si dà un nuovo indefinito appuntamento. Un altro giorno.

Oggi gli è sembrato di essere fortunato. Ha potuto riconoscerla in un soffitto meraviglioso, tutto in legno. Cassettoni dipinti con dentro i colori del cielo e dell’oro. Avrebbe voluto sdraiarsi sul pavimento di quella stanza e rimanere lì a fissare quel nuovo cielo. L’esatta alternanza prospettica di ottagoni e quadrati concentrici. Il magnifico affresco centrale.
 
Era sempre stata chiusa quella finestra o forse era solo stato lui a non aver mai alzato lo sguardo.

Fonte immagine: “BEL SOFFITTO” by Gianni PINO is licensed under CC BY 2.0

13/04/17

[Alfredo] Chopin


E’ mattina.
Ora Alfredo ascolta alla radio Alice Sara e nel frattempo pulisce le sardine acquistate il giorno prima, in offerta, al supermercato.
Sembravano ancora fresche e lui aveva proprio voglia di pesce.
Sotto le sue dita i piccoli animali si aprono delicatamente e con pazienza Alfredo toglie loro le viscere, la lisca, la testa appuntita.
Nella cucina piena di sole Chopin lo accompagna e tutto pare abbia un senso, una dolcezza infinita.
Anche quelle povere vite, a cui ha già chiesto perdono, brillano. Sul tavolo un bicchiere, dei biscotti, una bottiglia ancora chiusa di vino.

“Frédéric Chopin” by Jarosław Pocztarski is licensed under CC BY 2.0

12/04/17

[Alfredo] Busker


“Ma tu lo hai visto quel tipo? Campi di concentramento! Da non crederci...”
“Passi tu a prendere il piccolo? Non posso proprio. Una consegna urgente, sì...”
“No, li dovevi proprio vedere. Nessun pudore, come gli animali ti dico, come gli animali...”

Basta stare fermi. Basta stare fermi in un via del centro e attendere che le notizie arrivino addosso. Puzzle. Alcuni semplici. Piccoli rebus con parole e immagini. Altri da comporre aggiungendo pezzi personali. Incastrare. Buttare via. Tutto qui il gioco.
Alfredo non  riesce a capacitarsi di questo mettersi in piazza, di questi ridicoli soliloqui.
Ogni tanto vorrebbe fermare qualcuno, chiedergli qualcosa.

“Ma lei ha fonti sicure su questa notizia? Cosa pensa che potremmo fare? Sarà possibile organizzarsi, aiutare? E lei signora, crede veramente che suo marito non sappia del suo amante? E tu? Tu hai mai veramente amato con passione? E cosa è per te il pudore?”

E però Alfredo cerca di dimenticare in fretta quelle voci e continua a camminare. Solo spera ancora che da una finestra lasciata aperta sulla via arrivino i primi accordi di un piano o che un artista da strada sfugga alla giustizia dell’urbano decoro.

Fonte immagine: “Busker in Florence” by Justin Norris is licensed under CC BY 2.0

11/04/17

[Alfredo] ozio


Per le piccole pause di ozio Alfredo si affida alla sua poltrona. E' un rituale ben preciso: niente scarpe, vestiti comodi, occhi chiusi.
Alfredo si assenta e lascia che affiorino le sensazioni della giornata.
Può essere il piccolo dolore al ginocchio che lo tormenta da mesi o le note del fisarmonicista udite nella passeggiata mattutina. A volte sono i brontolii di una colazione mal digerita o un formicolio che si affaccia malinconico al basso ventre.
Mancano sempre i pensieri più profondi in questo suo riordinare. Egli li ricaccia via ogni volta che essi tentano di presentarsi e per farlo parla spesso loro con dolcezza: “Questo è il momento delle sensazioni, lo sapete, inutile che veniate qui a bussare, ci sarà tempo per voi, ce n’è sempre stato”, ma capita, a volte, che quelli non vogliano proprio ascoltarlo. E' allora che Alfredo, con atto d’imperio, inizia a dormire.  

Fonte immagine: “For a life of leisure” by Donald Lee Pardue is licensed under CC BY 2.0

09/04/17

[Alfredo] sottobosco


Non è più tornato in piazza Alfredo e la scatola presa a casa dell’amico è ancora al suo posto. Non sa bene cosa ne farà, se la utilizzerà.
No, non si è tirato indietro. Il fatto è che Alfredo non sa bene di chi sia ora la responsabilità di quello che accade nella sua città. Non che di questa ignori la storia o il presente politico, ma ha perso familiarità con quel sottobosco che esegue o anticipa le decisioni del vertice, che si inebria di finto potere e che fa della soddisfazioni dei desideri altrui, siano essi dichiarati platealmente o percepiti dallo stesso lacchè, il proprio lavoro.
Lentamente Alfredo costruisce un archivio: ritaglia articoli di giornali locali, appunta stralci di discussione,  ipotizza vari interventi. Ci vorrà del tempo, lo sa.

Fonte immagine: “In Politics” by MCAD Library is licensed under CC BY 2.0

08/04/17

[Alfredo] Sogni



Alfredo non ricorda quasi mai i suoi sogni.
Da piccolo, invece, gli capitava spesso di farne a puntate, come negli sceneggiati della televisione, e lui allora attendeva con ansia che il sogno arrivasse, che i personaggi riprendessero, sera dopo sera, quella sua personale creazione.
Non c’era mai una conclusione in quei sogni, ma la cosa non lo infastidiva poi tanto.
Da adulto solo qualche incubo, alcuni sogni erotici, la felicità, nei sogni più fortunati, di rivedere il viso di chi era andato via per sempre.

Alfredo ascolta con attenzione i sogni degli altri. Gli piacciono soprattutto quelli in cui il lato fantastico scaccia via la logica del reale. Quando però, puntualmente, gli viene chiesta un’opinione, una decodifica buona per i numeri del lotto o per riaddormentare la coscienza, lui scuote la testa e risponde solo: “E’ stato un magnifico sogno, conservalo se puoi” poi passa a parlare d’altro.

Fonte immagine: “Dreaming” by Pedro Santiago is licensed under CC BY 2.0

02/04/17

[Alfredo] Vecchio


Alfredo legge distratto. È seduto sul divano e il libro è un bel libro, trascinante, arguto. Eppure Alfredo non riesce a isolarsi totalmente, non avviene quello che sempre succede quando legge con passione. Deve essere qualcosa che dal libro si è riversata su di lui, un pensiero, una frase. Prova, allora, a tornare indietro, a saltare tra le righe a caccia di piccoli tremolii dell’anima, fin quando non trova la soluzione.
Lo scrittore, quasi fuori tema, parla di una piccola lolita, dei turbamenti coscienti del protagonista. Eccolo seduto al bar con un amico sussurrare un “i giovani non perdonano nulla ai vecchi” prima di riprendere il filo vero del romanzo. Chissà cosa ha imposto allo scrittore questo piccolo intaglio esistenzialista. Un intermezzo banale, forse, nella sua acclarata verità, se non fosse che lo stesso Alfredo, ora, lo senta improvvisamente suo. Si scopra, senza alcun vero preannuncio, vecchio.

Fonte immagine: “Old Man” by Daria is licensed under CC BY 2.0
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