Visualizzazione post con etichetta Giuliano. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Giuliano. Mostra tutti i post

06/12/20

Ciao Giuliano

I buffi miei sensi di te altro 

non sapranno che antiche e cortesi parole. 

Sempre rimani quel dolce vento 

che guida alla rada.



Ciao Giuliano.

08/02/17

Poli, Gozzano e Brunilde

Gozzano madre amica.jpg

Oggi sfogliavo Paolo Poli e ho incontrato Gozzano:

Gozzano si è rifugiato in soffitta in mezzo alle cose abbandonate. Mentre D’Annunzio elogiava la sua bellez­za, i suoi successi con le donne, Gozzano diceva: «Non amo che le rose | che non colsi», e invece di queste bel­le donne, di queste Basilisse («la fiamma è bella!»), lui aveva la cuoca: « Signorina Felicita... a quest’ora che fai? Tosti il caffè: | e il buon aroma si diffonde intorno? | O cuci i lini e canti e pensi a me, | a l’avvocato che non fa ritorno?» Si è nascosto dietro i vasi di marmellata. Men­tre D’Annunzio aveva il tripode, il bucintoro, la nave con le vele che sbattono.
Gozzano è una specie di entomologo bambino che va acchiappando le farfalle e nel finale c’è un atropo, con la testa di morto, che minaccia e annuncia la fine. Di lui mi piace molto anche quel firmarsi minuscolo guidogozzano, anch’io ogni tanto mi firmo paolopoli, come se fossi una città greca.
Ci sono ancora nelle nostre case dei giornali vecchi di quando le zie ricamavano il corredo, che ora non si usa più perché si comprano le lenzuola di carta. C’erano delle poesie che informavano le donne sui fatti della vi­ta, gli affetti familiari. Ah, la grazia artigianale imbam­bolata di quei nostri giocattoli gozzaniani di cartapesta dipinta: cavallini che strizzano l’occhio per imperizia del pittore, barometri réclame con la santa che cambia di colore, cassette per elemosine col frate in piedi e il negretto inginocchiato che dondola la testa in ringra­ziamento della moneta. Riscalda il cuore il mondo delle stampe in bianco e nero, a tratteggi grossi ma non gros­solani e simmetrie prevedibili ma non sprovvedute, do­ve l’immaginazione anche la più modesta è sollecitata a intervenire, è stimolata a suggerire toni e timbri, lu­ci e atmosfere sulla povera scorta di quei magici segni. Come si rallegra il fanciullino che è in noi al ritrovare il volto di certe nostre avole e balie buonissime che ci condussero come a una festa alla visita domenicale del cimitero gremito di floreali angioli artistici o ci tiraro­no per mano su per la via crucis del finitimo santuario delle illustrate stazioni!

 Alfabeto Poli, Paolo Poli (a cura di Luca Scarlini) 

Non posso non collegare questo incontro alla serie di articoli (che invito a leggere) presenti sul blog "il cavallo di Brunilde"...

12/09/10

ANARCHICI di Giuliano

Gli anarchici sono quasi sempre persone tranquille e oneste. Quand’è stata l’ultima volta che un anarchico ha tirato una bomba? Forse cent’anni fa, e comunque i matti ci sono in ogni categoria, anche fra gli agenti d’assicurazione. Quanti morti e feriti hanno provocato gli anarchici negli ultimi cent’anni? Quasi niente, molti più danni hanno fatto le corse in moto e in automobile, per esempio la tanto mitizzata Mille Miglia (come tutti i rallies) ha un bilancio di morti spaventoso, quasi un centinaio tra morti e feriti. Eppure, gli anarchici continuano ad avere cattiva stampa (eufemismo).
Anarchici, o simpatizzanti anarchici, erano persone come Giorgio Gaber, come Fabrizio de André. Di Gaber, se fate un giro su youtube, troverete un bellissimo filmato dove canta “Addio Lugano bella” (quasi l’inno degli anarchici d’Italia) in ottima compagnia, Enzo Jannacci, Lino Toffolo, Fausto Cigliano, e altri ancora. Gli anarchici sono spesso persone fuori dal comune, magari davvero un po’ matti (vivere senza capi né padroni, figuriamoci) ma innocui e perfino simpatici.
Io non sono anarchico, o magari – chissà - sono così anarchico che non voglio far parte di nessuna organizzazione; ma so che anarchico era anche Luigi Veronelli, enologo e giornalista, che fu molto famoso negli anni passati per una sua rubrica televisiva di vini e gastronomia che conduceva con Ave Ninchi, attrice fiorentina allora famosissima e donna pacifica come poche altre. Insieme facevano un bel duo, ma io oggi vorrei ricordare Veronelli con una piccola raccolta dei versi (non suoi) che pubblicava nella sua rubrica settimanale su L’Espresso, negli anni ’90. La sua era una rubrica di vini e gastronomia, ma ovviamente uno come Veronelli non poteva fermarsi a questo. Buona lettura, con l’avvertenza che i primi versi citati sono un tantino – come dire? – beh, diciamo spinti.


Ma ti masnà, (ragazzo)
ch’it verde il cel
sercand le nivole
o ’n vol d’osej
podras diventé n’omo?
Walter S.Currel, poeta piemontese

Io brindo al sole,
che i grappoli indora;
io brindo al fico,
e alla sua signora.
anonimo, cit. da L. Veronelli

Deh, parliam de’ mosconi
quanta grazia abbia il ciel donato loro
che, trascinando merda,
si fan d’oro.
Domenico Burchiello ( ‘400, fiorentino )

soz ciel n'a homme por quant sit barbue
qui ne la veult avoir en si braz nue...
(poeta provenzale anonimo, cit. da L.Veronelli )

va' mangia con gioia il tuo pane
bevi con cuore allegro il tuo vino

ecclesiaste (citato da Veronelli)

Non ci sono scheletri
nel mio armadio,
solo un angelo rosso
che mi offre da bere
e mi scuote il cuore
tra due dita.
Ma poi,
che razza d’angelo,
è piuttosto uno scherzo del cielo.
Si è venduto le ali,
o forse le ha perse,
in una partita a dadi,
e non può più volare.
E io gli dico,
e io gli chiedo,
e io lo prego,
di andare via, o almeno
di non far rumore quando
sono in compagnia.
Ma lui resta lì, immobile,
beffardo e silenzioso,
e mi innonda la bocca
di desiderio.
( da Vinerotìe, di Gianni Toti e Mariella De Santis, cit. da L.Veronelli )

Amico, so che Venere ti tiene
ora in balìa.
Felice te ! ti corre
il sangue nelle vene più gagliardo,
ti si chiude la gola a volte e sosta
per troppa gioia il battere del cuore.
Ma se tempo verrà - né venga mai -
che del fuoco la cenere sol resti,
e tu allora a cercar vieni l'amico.
Lo troverai nella taverna che ha
ai vetri stinte tendine rosse
e scritto per insegna: Al Goto Grosso.
Io non ti chiederò di te e di lei.
Spingerò verso te colmo il bicchiere
perché in silenzio con l'amico beva
l'oblìo.
(Camillo Sbarbaro, cit. Veronelli)

Stanotte vorrei parlare con l’angelo
che forse riconosce gli occhi miei.
Se lui brusco chiedesse vedi l’Eden?
e io dovrei dir: sì, vedo fiamme.
(R.M.Rilke, citato da me medesimo in attesa di rivedere “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.)
Fonte: deladelmur di Giuliano