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21/07/14

In cucina un mago fa apparire mille viaggiatori - 10 - fine


Quannu si mettunu nella machina pi tunnari a casa sono stanchi.
Ognuno è come dentro ai propri pinseri. E cè chi è contento. Chi è triste. Cu pensa alle vacanze che finiscono. Cu vulissi solo lamore. Chi si sente sola.
Isauro ciavi la testa appoggiata al finestrino. Lassa che le cose scorrono veloci e cerca di non metterli a fuoco. Era un gioco che faceva anche da picciriddo. Si sforzava di chianciri e poi non sasciugava locchi e tutto addivintava misterioso come nelle favole. Che quando le cose sono poco chiare possono essere qualunque cosa unu voli.
Si fa lassari a casa e li saluta. Ora non lo sa proprio se ha voglia di vederli ancora. Cheppoi non la sa spiegare questa cosa. Non è per loro. Anzi.
E' cumu se in pochi giorni il mondo lo avissi messo alla prova. Vuole solo riflettere. Decidere.
Acchiana a casa e saluta a sua madre e ci fa un sorriso macari che non succedeva da tempo.
"Tutto bene?"
"Si o ma'! Tutto a posto. E tu?"
"Nenti. Sempri a stissa. Ti va un piatto di pasta?"
I due sassettano e mangiano in silenzio. Ogni tanto susunu la testa del piatto per taliarsi.  Niente televisione stasera. Non cè bisogno del mondo là fuori.
"Senti chiffà? Vegnu cuttia dumani? Ti rugnu una mano cu i sicchi dacqua"
Michela lo talia sorpresa. Ma sorpresa non è la parola giusta che tannicchia se lo aspettava oppure lo desiderava solo.
"Certo! Suvvoi!"
"Sì!"
Isauro si susi e sparecchia poi si furia di scatto.
"Ma cuttutti i nomi ca cerano proprio quello di una schiava mava mettiri?" addumanna.
"Sì! Ma quella è ribelle e addiventa libera" ci risponde sua madre.

17/07/14

Al supermercato il cane mi regala due frittelle - 9 -


La sveglia è prestissimo che Isauro quasi fatica macari a lavarisi la facci. Quannu arriva allappuntamento gli altri lo taliano che lui lo capisce che qualche cosa non funziona. Ma non lo sa che cosa è.
"Non cillavevi i scappi?" ci spia Margherita.
"E chisti chissù?" ciarrispunni lui mostrando le scarpette. Belle. Novinovi. Superga. Tutte ianche. Futtute in offerta al supermercato. Una cosa facile.Senza rischi.
Nel frattempo però la carusa è sparita. Torna subito dopo che nelle mani cià le scarpe giuste.
"Queste dovrebbero andare bene" ci dice guardandoci i peri con attenzione.
Isauro se le mette senza ciatare che ci stanno subito comode e ora è pronto.
La strada è longa. Si è messo dietro al sedile dellautista che è Iano e Grazia è vicino a lui. Oggi pari più tranquilla la carusa. Anche Celestina che è misa davanti pari chiù cheta. Solo parla e parla che secondo lui Iano mancu lascuta. Margherita invece ci indica a tutti la strada e le vie giuste. Iano sempre ubbidisce che si vede che la carusa è pratica.
Isauro per un po' resiste ma poi chiuri locchi e saddumisci. E sogna macari che però dopo non ce lo racconta a loro che non è il caso ma insomma era una cosa di quelle storie come nei film vietati.
Quando si sveglia la machina è leggia. Cè una specie di piazzetta di terra con tutti lalberi che fanno ombra e un ciauro che lui non se lo ricordava o forse non laveva mai sintuto.
Isauro nesci dalla machina e si fa un giro ma per un pezzo non senti a nessuno poi però quei quattro spuntano che lui inizia a vederli da lontano.  E per un attimo se lo scorda che sono persone e ci parunu quattru animaluzzi e anche lui si sente così. Lì in mezzo a tutti quegli alberi.
"Ti sei svegliato? Margherita ci ha fatto vedere una casa bellissima, la vuoi vedere anche tu?" E' Celestina a chiedere. 
"No!"ci nesci dalla ucca. Un no siccu. Chinu di raggia.
Isauro non lo sa perchè si vota accussi alle persone.Ci veni naturali. Come a quei iatti che savvicinano per mangiare ma sono sempre attenti e pronti a rattariti. Che è più forte di loro.
" Forza si parte" E ' sempre Celestina a parrari che sembra che non lha sentita la sua risposta.
Cè un cancello. Lui prima non laveva visto. Grazia si avvicina e ci da la mano. Isauro non lo sa cosa deve fare ma poi gliela stringe forte che quella lo guarda e ci fa un sorriso come a dire "sono qua. non ti scantari".

Per alcuni metri cè una stradina. Margherita ci fa viriri a tutti una freccia che indica il sentiero. Lei è davanti che fa la guida. Si fermano davanti a degli alberi che devono essere vecchissimi. Tutti coperti di muschio.
Margherita spiega tanti cosi e ci dice il nome di ogni cosa ma Isauro fatica a ricordare.
Quando si fermano di nuovo sono arrivati davanti a una piccola grotta. Lui capisce solo che quella cià il nome di un suggi. Sarà perchè ci abitano pensa. Ma non chiede.
Si sono fermati ora e Iano e Celestina spariscono subito. Macari Grazia vulissi fari un giro ma forse perchè avissuru lassatu sula Margherita rinuncia.
Mentre aspettano sabbiano nel prato e isauro ciavi sopra le gambe le teste delle due fimmine che si incrociano e nella ucca un filo derba. Ce la dato Margherita. Dice che quello disseta.
Passa poco che Grazia si furia e accumencia a darici piccoli vasuni sopra i ginsi. Margherita non la pò viriri che girata dellaltro lato sta indicando un aceddo che vola proprio davanti a loro.
Quando quelli tornano si susunu e continuano a caminari nel bosco. Pari come in una favula che non cè più nenti di umano mancu i segnali. Solo a un certo punto allimprovviso si vede il mare lontano. E' qui che si fermano per mangiare
Loro hanno portato tutto e lui niente ma non cera bisogno ci dicono.
Iano tira fora macari u vino che forse non è una bella idea ma le caruse parunu abituate che tre litri spariscono subito e del quarto cinnaresta poco.
Sdraiati in mezzo agli alberi guardano tutti i piccoli pezzetti di cielo che saffacciano in mezzo alle foglie.
Di nuovo Isaro si senti come a un piccolo animaletto e questa volta riesce a dirglielo che loro lo guardano tutti meravigliati e ci piace questo sentimento e iniziano a discutere. Ma a Isauro non ci interessa più.
Si susi per andare a pisciare e si accorge che tannicchia ci furia la testa. Non si è allontanato assai. Appoggia il braccio e la mano e la testa a un albero e con laltra  mano si cerca la cedda. Ma non sono le sue dita ad arrivarici.
Margherita aspetta che lui ha finito. U sbattulia fino a fare andare via lultima goccia e poi lo pigghia nella ucca fino a quando quello non cresce. Fino a quando non ridiventa nicuzzu.
Isauro non lo sa quanto tempo è passato o se lo ha solo sognato. Tutto il tempo cià avuto locchi chiusi. Anzi lui non sa nemmeno se è stata Margherita anche se accussì ci passi.
Quando li riapre non cè nessuno.
Ripartono subito e ora cè di nuovo un sentiero.La strada del ritorno.
"Ecco! Di qua!" fa Margherita.
Sono quasi arrivati quanto incontrano unaltra grotta. e se prima era quella do suggi ora è la grotta do iattu. Accussì ci dice che si chiama la carusa.
"Logico!" pensa Isauro. E arriri.

15/07/14

Di notte una farfalla imita il cielo - 8 -


Arrivato a casa non ce la fa a dormire.
Si vota e si furia e poi si vota di novu e si susi e va in cucina e rapi u frigorifero e u chiuri e u rapi di novo e si pigghia lacqua e si occucca e si susi di novu.
Ora è assittato nel balcone e senti laria e talia nelle luci della strada.
Le machine che passano. Qualche iattu. I cani che si spostano da una parte allaltra. Qualcuno ca sa ritira a casa. Qualcun altro ca nesci.
Lha viste tante volte queste cose eppure oggi ci parunu diverse e nella testa ci furiano i pinseri.
Lodore e il sapore di Luciano. La mano leggera di Grazia. La voce di sua madre che lo porta picciriddo alle giostre e ci dice di non chianciri. Che lei non se ne sarebbe andata mentre lui furia in circolo con i cavalli. Locchi chiusi e la lingua di Celestina. Il cauro della botta nella testa. Il culo che ci sanguinava. La sera che ciaveva dato un bacio a un amico alla plaia e quello laveva inchiuto di coppa. Il profumo dei gelsomini nelle arene a viriri i filmi e a farsi arrialare i gelati.
Tante cose insomma. E tutte volavano e apparivano e di nuovo e ancora. Che tutte erano importanti e nessuna lo era.
Isannu locchi si accorge di una farfalla cavvola senza posa sopra alla sua testa. Pare stordita. Poi quella si ferma sopra il muro chiurennu le ali. Ranni. Tutte blu  con delle macchie ianche. Nuvole.
“ Le farfalle non volano di notte” pensa Isauro e ciabbia una scarpa. A schiacciarla.
Appoi sinni va a cuccarisi.  

A Parigi la metropolitana divora una stella - 7 -


Assittati tutte e cinque a tavola pari una bella comitiva. Una di quelle delle pubblicità.
Celestina è ancora attaccata a Iano che quello purazzo fatica macari a mangiari ma nel mentre ne approfitta che ci pisa i minni lì davanti a tutti. Isauro e seduto a capotavola e vicino ciavi a Grazia e poi cè Margherita.
Le due ragazze quando sono tornate ci hanno fatto mille domande ma lui non è che le ha capite tutte. Però ci piaciu quellargento vivo. Quella spensieratezza.
Tutti insieme hanno deciso per una pizza e ora se la stanno mangiando continuando a parrari di Francia. Di Parigi. Di viaggi.
La casa è di Iano che prima era di sua nonna e la zona non è lontana da dove Margherita cià abbiato un vaso di basilicò nella testa a Isauro. Laveva visto subito i movimenti di quel caruso e lei per giunta le conosceva bene quelle strade. Non era stato difficile capire unni vuleva scappare. A portarlo a casa però erano stati Iano e Celestina.
"E tu? Tu cillai a carusa?"
Grazia lo talia girando i capelli con le dita comu i picciriddi. Cià un accento strano che fa arririri a sentirlo.
"Iu? No! No. Insomma. Cè uno"
"Uno?" ora è Margherita a chiedere.
Fino a quel momento era stata la più silenziosa che forse si sentiva in colpa.
"Uno sì!"
"E allora? Chiffai? Insomma sulu scippi?"
Celestina aveva cercato di cangiari discorso ma forse non è che aveva fatto bene perchè Isauro addivintau tutto serio e si misi a mangiari senza chù riri nenti.
"Allora domani che si fa?"
Questa volta era stato Iano a riprendere le discussioni.
"Andiamo a mare?" propone.
"No no. I boschi i boschi" Grazia è una picciridda anche quando parla. La vuccuzza a cucchiareddo che sembra scoppiare a piangere da un momento allaltro e poi invece una risata come a quella di una criatura portata al lunaparchi.
"Ma sono due giorni che non facciamo un bagno"
"E allora? Ne abbiamo di tempo"
Isauro aveva alzato gli occhi e sera tracannato una bottiglia intera di birra dalla bottiglia poi laveva posata aruttannu come a un porco.
"Salute!" ci scappa di dire a Grazia e tutti ci veni lallegria. Anche a Isauro.
"Ammia penso che mi piaciunu i masculi. Insomma io me li sogno e ci futtu macari e però non lo so come sunu i fimmini che non mi è mai capitato e poi no non travagghiu e campu u stissu ca cè me o mà e qualche soldo uccapitu poi in qualche modo"
"Certo nelle borse degli altri" ci dice con un  sorriso Margherita.
"E io che ne potevo sapere che era vostra! Non vi canusceva ancora e ora certo ora passassi o rittu e insomma spuntò accussi e poi arrivau la punizione macari"
La birra cià fatto bene che lui macari che fa u ranni non cè abituato e poi a farici veniri la parola cè una mano sutta a tavola ca cialliscia u cavaddu. Deve essere Grazia pensa. Macari che la carusa fa finta di nenti perchè dellaltro lato del tavolo Celestina sta manciannu di gusto e poi cè Iano.
"Senti chiffai ci vieni domani?" Grazia u talia na locchi mentre chiede.
"Dove?"
"Na muntagna"
"Ma Grazia non abbiamo ancora deciso!" Diciunu quasi in coro gli altri.
"Andiamo lì invece. Ho bisogno di fresco. E di ombra. E poi anche Isauro ci voli veniri. Non è vero Isa?"
"Isa?" ci risponde quello tannicchia nsavanutu.
"Sì! Non è vero che ci vuoi venire anche tu?"
"Sì. Insomma sì"
I carusi continuano a organizzarsi mentre Isauro li talia che non lo sa bene come comportarsi che non cè abituato. Quanno sarritira  a casa che non ne ha voluto passaggi con la machina tenta di fare ordine a quelle strane giornate. Cè successo di tutto quasi. Ma poi ci rinuncia che la birra ancora ci furia nella testa è ha solo voglia di farisi puttari dal vento. Di seguire qualche stella. Di non pinsari a nenti e pisciari.  

14/07/14

Di mattina la lucciola scopre le foglie secche - 6 -


Celestina è troppo occupata per accorgersi dellospite.
La lingua si muove a fari strada sopra a quella carne. Cullocchi chiusi che non cè bisogno di distrazioni ciarriccama tutto il suo desiderio.
Iano invece u viri e ci scaccia locchio. Non parra. Solo le mani ci accarezzano i capelli a quella testolina ca ciavi in mezzu e iammi mentre le dita sintrizzanu a quei boccoli ribelli.
Isauro li talia per un pezzo. Non laveva visto fare mai a una fimmina. Con lui era diverso che era un andare su e giù fino a quando mancava il ciato. Fino a quando a ucca non era china. Senza fare troppo rumore u carusu ritorna nella sua stanza ed è lì che arrivano quei due dopo una para di minuti.
"Allora? comu ti senti?"
"Iu bonu! Ma tu cu sì?"
"Iu sugnu Iano e lei è Celestina"
Isauro li talia che ancora non capisce. La fimmina ci fa simpatia mentre lui ci pare uno scassaminchia.
"Piacere. Ma picchi sugnu cà? Chi succiriu?"
"Succiriu ca ti vulevi futtiri la borsa di una nostra amica"
"Iu?"
"Sì! Tu!"
"Ma cu siti? Chi vuliti?"
"Non ti preoccupare. Non semu sbirri!"
"E allura chi vuliti?"
"Nenti. Eri svenuto- Non ti putivamu lassari dà"
"Già! Marrivau na cosa nella testa"
Ianu e Celestina si talianu e accumenciunu a ririri. Isauru invece finalmente accumencia a capiri
"Fusturu vuatri?" ci domanda che quasi non ci può credere.
"Margherita"
"Cui?"
"Margherita. Unaltra nostra amica"
Celestina ancora non ha detto niente. Sè limitata a taliarlo. Ora allunga la mano e ce la passa sulla testa. Isauro non lo sa perchè ma non si allontana. E' leggera quella mano. Frisca. Per un attimo ci pari quella di sò o mà quannu era nicu.
"Che ore sono?"
"Le otto penso"
"Minchia è tardu!"
"Chicciai chiffari?"
"Sì! I cazzi me!"
Cè poco da fare ci da fastidio quel caruso macari ca ciavi una bella bestia in mezzo alle cosce. Isauro non ha potuto fare a meno di guardare bene prima.
"Senti magari telefoni e ceni con noi. No? Le mie amiche stanno per tornare. Così ci conosciamo."
Isauro cede di nuovo. E dopo è sotto la doccia e poi sasciuga e si vesti che Iano ci ha dato delle cose sue da mettere macari che ci stanno larghe.  
 

12/07/14

Sotto terra il pinguino cuoce un mazzo di rose - 5 -


Celestina Grazia e Margherita stannu parrannu e arrirennu quando Iano torna nella stanza.
Assittate nel divano pari che tutto attorno a loro si illumina. Sarà la giovinezza oppure quella felicità contagiosa di chi ancora non si pigghia sul serio ed è curioso e leggero. Spensierato e attento.
Celestina è la chiu ranni ma unu facissi fatica a capirlo subito. Il fisico è lo stesso. Sicche senza essiri ossa. Stessa altezza. Vestiti uguali. Sarebbe facile pigghiarle per sorelle se non fosse per i colori dei capelli.
"Vaddivittiti?"
Si girano tutte e tre verso Iano e posano nello stesso istante il bicchiere di vino che ciavevano nelle mani. Paruno quelle che abballano sutta lacqua che ogni movimento è sincronizzato e preciso.
"Allura? Comu sta?" e Grazia a chiedere per prima  mentre si sposta un riccio rosso che cè caduto sopra locchio. E' la chiu nica. Sua madre è irlandese e suo padre sè fatto una posizionè vinnennu pizze che ora non travagghia chiù e ciavi più di cento ristoranti nellinghilterra. Lei però ci passa sempre le vacanze nellisola che invece di imparare le lingue alle scole ormai conosce bene solo linglese e il siciliano.   
"Sì! Sì! Come sta?" ci spia macari Margherita. Lei invece ciavi i capelli corti a maschietto. Niuri come la notte. Però la pelle è chiara come a quella della sua amica macari su non ciavi tutte le lentiggini. Si sono conosciute al collegio della Svizzera dove le avevano mandate che cera anche laltra.
Serano rinosciute subito. A naso. Sarà stato u ciaru della montagna o quelle bestemmie che ogni tanto ci scapppavano a farle trovare. Fatto sta che quello era il secondo anno che scinnevano insieme a passare le vacanze a Catania. 
Iano le guarda e sorride. Celestina però non ci spia nenti. Si è avvicinata arreri a lui e lo abbraccia stretto stretto. Le minne abbondanti a spingere sulle sue spalle e le braccia a circondarlo.
U carusu fa finta di niente ma le atre due si accorgono allistante della reazione che quella ha provocato.
"Ci furia ancora la testa ma ci passa presto. Ora u facemu rommiri ancora tannicchia e poi lo accompagno a casa se volete. Oppure ci spiamu a lui quello che vuole fare"
Ora Celestina ci sta vasannu il collo mentre le mani iniziano a esplorarlo.
"Ci voi fari a dannazza?"
Margherita arriri mentre talia negli occhi la sua amica e anche Grazia ora la osserva prima di riprendere in mano il bicchiere.
Iano riesce a staccarsi. Si avvicina al tavolo e si versa lultimo sorso di vino rimasto.
"Vu vivisturu tutto?" ci domanda ma Celestina non ce ne ha intenzione di lasciarlo stare e si attacca di nuovo a lui comu na patedda o scogghiu.
"Va beni! U capemu! Stamu niscennu!"
Margherita e Grazia fanno in fretta. La loro amica non sembra nemmeno sentirle ma poi al rumore della porta si inginocchia che ci vinni fami.
E così che li trova Isauro appena trasi in quella stanza.

09/07/14

Sul tetto il bel gattone scopre tre piccole sardine - 4 -


Isauro nesci che prima sè sistemato bene la cresta che sè fatto tagliare come ai giocatori.  Incoddu ciavi i ginsi che puttusa e una maglietta acculurata tutta aperta davanti che avissa fari viriri i muscoli. Funziona poco con lui ma comunque è buona lo stesso che cè cauro e quello è lorario che il sole tacchiana nella testa e ti fa surari appena ti movi.
Non pigghia mancu lautobussu Isauro.
Scinni per la strada ritta e si ferma alla putia. Due bicchieri di zibibbo e poi di nuovo a caminari verso il centro. A lui ci piaci viriri la gente. Macari cappoi linsulta e su putissi ci pisciassi ncoddu.
Succede quando quelli non si fanno i cazzi sò che lui non ne da fastidio e guarda e talia e si fa i so filmi nella testa senza disturbare a nuddu. Sua madre cè lo dice sempre che uno non ci pò diri mancu chi su beddi stocchi pecchè lui si incazza. E ha ragione. Isauro è fatto accussi.
Arrivato al duomo si fa un giro alla piscaria. Laria è china. E locchi. E i naschi macari. A Isauro ci pari quasi di svenire. Poi si ripigghia e sassetta al tavolino e si fa purtari autri du bicchieri. Friddi questa volta. Gelati. Appena arrivunu nella panza sono una botta che lo sveglia e gli dà piacere.
Nel frattempo osserva con locchi attenti. Da un po' qualcuno se messo nella testa che questi sono i posti giusti per i turisti e ce li porta e ci fa fare un giro. Quelli dicono: "Che bello! Che colori! Che palazzi"  e dentro a loro però sperano di vedere qualche omicidio in diretta o qualche scippo macari. Allautri certo che quando tarrobbano attia e sempri lariu.
Isauru li aspetta che quelli non li sanno gli orari e si presentano a furiari macari quannu cè chiu caru. E infatti.
La comitiva è di tre fimmini e un masculu. Devono essere francesi che laccento ci pari chiddu. Isauru savvicina e li segue per un pezzo poi appena li vede distratti agisce. Loro sono impegnati a viriri una bella quartara e lui allora ci pigghia la borsa a una che laveva lasciata appoggiata e scappa. Corre. E' come il vento dentro alle viuzze strette che lui le conosce bene. E non cè mancu confusione. E' facile. Non si vota arreri mancu per un secondo. Non serve. Anzi rischi di fare qualche minchiata.  Si ferma solo quando si sente tranquillo e  non ciavi chiù fiato. E allora ca rapi la borsa.
Ed è in quel momento che ciarriva una botta nella testa che si scorda tutto. Ci pari di esseri morto. Tutta addiventa niuro. Poi chiù nenti.
Quando si risveglia è in un letto menzu a nura. Cè scuru. Sente delle voci e unaria frisca piacevole. Poi si apre una porta:
"Tarrusbigghiasti? Comu stai?"
Isauro ancora ci scoppia la testa. "Unni sugnu?" addumanna.
"Non sì o carceri! Non ti preoccupare!"
Veramente lui nemmeno ci aveva pensato a questa possibilità. Rapi megghiu locchi che ora si sono abituati e si accorge di essere in una casa antica che il tetto è alto e tutto decorato. Prova a sedersi macari ma ci furia ancora la testa.
"Non ti susiri. Mettiti u ghiacciu! Picchì tu livasti?"
"E tu cusì?"
"Uno"
" Certo. Sì. E iu semu rui"
Quello sorride e richiude la porta mentre Isauro crolla che tutto ancora ci furia.

08/07/14

In cucina l'orco gentile illumina il cielo - 3 -


"Chi ti successi?"
"Quannu?"
"Assira"

Isauro isa locchi dalla granita di mandorle e talia a sua madre per capire. Poi ritorna ad abbagnare il cozzo del panino dentro al bicchiere. Una furiata lenta prima di sollevarlo tuttu iancu.

"Picchì?"
"Ciavevi i mutanni tutti loddi"
"Mi cacai ncoddu"
"Ah!"

Michela Di Dio ciavi locchi puntati supra a so figghiu e le mani dentro alla bacinella china di schiuma.
Il tempo è picca. Tra unora deve essere a fari i pulizii e di strada ce nè con lautobussu.
Quel figlio a lei ci pari bellissimo. Macari ca è siccu siccu e longu comu a una cimedda.
Certo u vilissi sistemato. Ma chi ci po' fari u carusu? Ci voli tempu che questa non è lepoca. E macari a scola. Insomma è la natura. E uno che cosa ci può fare contro alla natura?
Pensa Michela e mentri pensa munci i robbi dentro la bacinella. E ci cangia l'acqua. E ni pigghia autri. E appenni i mutanni no filu. E talia. E fatica.
Ciarrestano tre quarti dora. Allora lassa tutto e saccumencia a pripararari. Una sciacquata. I pantaloni comodi. Una maglietta vecchia ma pulita.
Michela  macari su fa di tutto per ammucciarisi con la scusa del travagghio si vede ancora che è una bella fimmina. Locchi e i manu non si fermano quannu lei camina per la strada o pigghia i mezzi. Michela u sapi ca è accussì macari su fa finta. Macari ca non si talia chù mancu davanti allo specchio.
Il fatto è che già ciabbastau la sofferenza. Non ni voli sapiri di masculi. Già cinnavi unu a casa.
E di nuovo talia a quel figlio arrivato troppo presto e un poco ci luciunu locchi.
Una controllata in giro. La cucina è a posto e nella stanza di Isauro mancu ci trasi. La sua è poco più di uno sgabuzzino. Non ci voli assai ad abbissarla.
Michela saluta so figghiu e nesci. Mezzora. Cillavissa fari.  

Isauro sassetta davanti alla televisioni che a quellora ci piaci viriri i cartoni animati. Non cinni futti nenti su lautri dicono che sono per i picciriddi. Lui ci si perde e conosce a memoria tutte le serie giapponesi che ancora quando faceva la scola cerano le battaglie con i compagni e tutti però ciabbiavano le onde energetiche alle suore.
Prima di pranzo nesci che tanto sua madre torna solo alle sei e a lui non ci piaci mangiari sulu.



07/07/14

Nella foresta Babbo Natale imita la carta geografica -2 -


Non ci voli assai a turnari a casa. Isauro cammina tranquillo che lui non si scanta di nenti e non cinnavi prescia. Locchi ogni tanto ci vanu nelle vetrine o sopra a qualche culo. E' indifferente. Cè tanta gente in giro. Comitive di carusi con la vespa. Coppiette tutte abbracciate. Minchiuni ca pensano di fari i spetti.
Isauro si ferma al chiosco e si pigghia una birra e unaltra poi e unaltra ancora. Fino a quando non lo vede che quello sta posteggiando la machina e ci mette poco a veniri vicino a lui.
"Ah! Si cà!"
Isauro fa finta di non darici confidenza ma poi non può fare a meno di taliarici a cedda in bella evidenza sutta i ginsi stritti.
"Finisci sta birra ca facemu un giro. Pavu iu!"
"Senti Luciano no sacciu..."
Le parole si fermano e lui è già supra alla machina e quello già se aperto la cirnera e ciammutta la testa che Isauro non ne fa di resistenza.
Non ci voli assai a finiri. Poi silenzio.
"Ti portu a casa?"
Isauro accala la testa. Luciano ciavi una cammisa russa e la vavva longa. Lui se lo guarda come se fosse una immaginetta di priari e pensa che quello da vecchio putissi addivintari come a babbo natale iautu e rossu comè. Oppure sò maritu.
Prima di arrivare Luciano si ferma ca ci vinni fami.
"A voi qualche cosa?"
Questa volta Isauro ci rici convinto di no. La verità è che lo vuole taliare senza farisi accorgere e così lo segue con lo sguardo fino a quando entra nel bar e dopo anche quando quello nesci con una raviola e sassetta di nuovo nella machina.
"Ni voi tannicchia?"
La ricotta caura accumencia a nesciri dalla pasta. Isauro ne pigghia tannicchia con un dito e se la porta alla bocca come su fussi uno di quei filmi di futtiri che ogni tanto si guarda.
Luciano arriri.
"Si na buttana precisa" ci rici e poi ci spalma tutta la raviola nella facci tendendolo con un braccio che quello questa volta ci prova a ribellarsi.
La machina riparte. Isauro si asciuga con un fazzolettina e Luciano lo porta fuori dalla città.
Non cè la forza u carusu per spiarici unni stanu iennu. Guarda i cartelli. Le case. Fino a quando la mappa ca ciavi nella testa sparisce e la città addiventa sciara. Foresta di petri.
Luciano astuta la machina poi lo fa uscire nello scuru della notte e lo spinge per una trazzera che Isauro fatica a vedere. Saranno cento duecento metri. Una porta. Una casa ca pari un deposito degli attrezzi.
Luciano ci fa calari i causi e lo fa piegare sopra a una seggia. E la prima vota ma Isauro non si lamenta. Non urla. Pigghia tuttu senza ciatari.
Non lo sa più quanto tempo è passato. Luciano sparisce e poi ritorna. Isauro invece mancu si lava.
Arrivatu a casa si metti di novu sutta lacqua fridda. Chianci.

06/07/14

Sulla luna lo squalo graffia un barboncino rosa - 1 -


A Isauro ci piaciunu i masculi. Lui se li sogna sempre ogni notte che ci fanno la festa e la manu allora ci parti che poi si senti megghiu.
Anche ora ci sta pinsannu abbiato sopra al divano. Laria è ferma e umida come a dentro a una buttigghia di salsa caura. Si camulia la pelle che se la sente tutta appiccicata e sotto le dita ciarresta la lurdia. Palline niure che Isauro ammutta nterra prima di non pinsarici chiù.
Secondo a Lucio la colpa è di quel nome che sua madre cè lha voluto dare a tutti i costi macari che era di fimmina. Lucio è lunico amico ca ciavi. Macari a iddu ci piaciunu i masculi ma con lui non cinnè fantasia a futtiri ca è ponchio e la cedda mancu si viri sutta la panza. Invece a Isauro ci piaciunu quelli della pubblicità con tutti i muscoli ca nesciunu di fora e u pisci ca cinnè assupicchiari.
Si fici taddu. Isauro si susi e sinni va a farisi una doccia. Canninannu continuano a cascari pezzi di pelle che cerano rimasti addosso. Pari a Pollicino. Sua madre cè la contata tante volte quella storia.
Ncoddu ciavi sulu i mutanni e ci voli un attimo a trasiri sutta lacqua fridda di gebbia che a lui ci piace accussi. Cumu u gelu.
" Isà! Mettaccilla lacqua caura ca ti veni a cervicale!"
Sua madre ci urla dalla cucina che le conosce le stranizze di quel figlio. Lunico. Poi u signuruzzu non ce ne ha dati altri e per fortuna che già era stato difficile crescene uno senza patre e senza famigghia.
Isauro sallicchittiia e nesci. Ha conosciuto uno vecchio alla villa. Robba di quaranta cinquantanni e quello non cià tentato subito che a lui invece ciavissa macari andata bene che i soddi fanno comodo. Però cè piaciuta questa cosa romantica che non lo sapeva che si poteva fari macari tra i masculi come i fidanzati.
Quando si vedono quello pari suo padre. Tutto giacca e cravatta e un ciaru di vavveri che sale alla testa. Si fanno un giro in mezzo ai vialetti però non parrunu ma poi quello ci dice a levapilo:
"Ti va se andiamo a casa mia?"
Isauro non cè mai voluto andare nella casa dei clienti ma questa volta si sente più sicuro e allora accetta accalannu la testa e dicennu un sì che pare di fatica. La machina è parcheggiata vicina. Una di quelle a due posti che lui le ha visto solo posteggiate.
"Cosa fai allora?"
"Iu? Nenti"
"Come niente? Non vai a scuola?"
"Scola? Dio minniscanza! Le suore si facevano la croce al collegio e accussì non ci ii chiù"
Alberto arriri. Alberto è il nome del signore e Isauro lo talia mali che non ci piace essere pigghiatu po' culu.
"Picchì arriri?
"Pensavo alle suore. Hai la patente? Vuoi guidare tu?"
"Non cillaiu la patente"
"Ma hai ventanni no? O mi hai detto una bugia?"
"Senti chivvoi?"
Isauro si sta innervosendo e accussi ci dice di fermarsi che deve pisciare e quello si ferma vicino a un bar e ci runa macari i soldi per il caffè.
Alberto non lo sa che non lo vedrà chiù. Che u carusu nisciu senza farisi viriri. No. Non lo sa Alberto.
Talia la luna che accumencia a nesciri in mezzo al mare e adduma una sigaretta. Il braccio è appoggiato al finestrino. La faccia tunna è contenta. La machina cià il motore ancora acceso e la gente lo talia con tannicchia di invidia. Un canuzzu si avvicina e ci piscia sopra alla ruota ma lui non se ne accorge che ha altro per la testa. Ora è quasi notte.