venerdì, febbraio 28, 2020

[Alfredo] Mario

“Forse è solo che siamo già scappati così tante volte da noi stessi che non sappiamo più dove nasconderci e allora cerchiamo solo di non pensarci più”
Mario cammina tenendo le mani dietro la schiena, in quel modo strano che ormai solo i vecchi utilizzano. Alfredo gli è accanto, attento.
“Da noi stessi?” domanda.
Mario si ferma e guarda l’amico dall'alto dei suoi venti centimetri di differenza. E’ magro Mario, una canna da pesca che ha perso anche la sua flessibilità.
“E certo, da chi se no? Gli altri non esistono, non sono altro che nostre proiezioni”
Sembra sicuro nelle sue affermazioni, ma Alfredo lo sa che probabilmente domani sosterrà tutto il contrario. Fa parte della sua natura avanzare ipotesi e disfarsene e magari tornare a riprenderle, sempre però analizzandole, dubitandone solo per poterne affermare la giustezza con più forza. Superandole sempre, comunque.
“Anche io Mario?” Alfredo sorride fissandolo con curiosità.
“Sei il mio specchio” quello gli risponde. 

mercoledì, febbraio 26, 2020

[Alfredo] caccia

Il gatto teneva stretta tra le sue zampe la piccola preda, ci aveva giocato un po’ poi aveva soltanto aspettato che quell'essere smettesse di muoversi.
Dalla panchina Alfredo aveva osservato tutti gli istanti della caccia, indeciso se intervenire. Alle sue spalle, tra incolti arbusti, una mascherina medica, vittima dell’ultima follia collettiva, un pacco di sigarette accartocciato, i resti di uno spuntino da fast food, un preservativo usato. Poco distante da lui il cestino dei rifiuti ricolmo di buste familiari sfuggite al porta a porta settimanale e lo spazio affissioni per le pubblicità elettorali totalmente vuoto.
Se tutto fosse sparito in quel momento tranne quelle poche cose ad Alfredo sarebbe piaciuto dar loro un senso, legare una cosa all'altra fino a creare una storia. Il mondo però non sparisce a comando e le storie arrivano quando vogliono arrivare, questo Alfredo aveva quasi imparato ad accettarlo.
Il gatto aveva depositato la preda ai suoi piedi e ora attendeva un ringraziamento,  forse dubbioso che quell'umano avesse capito.
Alfredo gli diede una timida carezza e stette lì a fissarlo fin quando non lo vide distrarsi. Poi raccolse tutto da terra e si allontanò.

martedì, febbraio 25, 2020

partita doppia

Su cuntu e ricuntu
ogni cosa, ogni virgola,
ogni arrisuttanza,
mi pari giusta.
Allura chi è st'ammancu
ca mi vota l'anima,
ca mi leva u ciatu?
Passiu e parru.
E tuttu pari ca manca,
quannu non manca nenti.

[Alfredo] notte

Alfredo non dorme.
Si rigira nel letto, si alza, beve un po’ d’acqua, poi ritenta ma il sonno non arriva e allora inizia a interrogare le mura, la finestra,  il grande armadio che gli fanno compagnia. Arriva a chiedere anche allo specchio che ogni giorno lo osserva con finta noncuranza, quasi senza farsi scoprire. Nessuno sa però dirgli qualcosa.
Alfredo allora rinuncia, ma continua a chiedere e a domandare perché lui proprio non riesce a capire: “Sarà stato il caffè? Forse non ho mangiato bene”, ripete, e arriva in cucina e le pentole e le stoviglie stanno già riposando sullo scolapiatti. Alfredo li ripone con cura e accende una sigaretta. Fuori l’aria è fresca. C’è silenzio sulla via. La notte sembra così bella.
“Che ne sarà di me? Di noi che non dormiamo? Del mondo che non riposa” chiede alle stelle, ma anche quelle stanotte non hanno risposte, così come la luna, così come quel lampione che sorride singhiozzando alla piccola piazza:
“Hai bevuto?” gli chiede Alfredo e lo abbraccia stretto, stretto e gli sussurra qualcosa.
Il lampione smette di tremare. E così Alfredo.

martedì, febbraio 18, 2020

[Alfredo] surplace

Nella piccola piazza erano arrivati i due ragazzini a far chiasso, nel primo sole di una primavera troppo precoce per essere vera. Giocavano con le loro bici come lupetti non ancora svezzati e ridevano e cantavano per non farsi paura. Si rincorrevano, si urtavano, tentavano virtuosi surplace. Alfredo li osservava e cercava di ricordare quando anche lui. Improvvisamente si alzò per dirigersi verso loro:
"Mi fai provare?"
Il più grosso dei ragazzi, capelli disordinati e sguardo fiero, lo aveva guardato dubbioso. Era stato il più piccolo a rispondergli divertito:
"Certo, certo, ecco qua"
Alfredo aveva sollevato il pastrano e inforcato, in silenzio, la bici. Un giro rapido attorno alla piazza per prendere le misure e poi improvvisa la frenata. Tutto il corpo era ora concentrato a individuare il giusto baricentro, la giusta misura, mentre piccoli colpi di pedale frenavano una anticipata resa. Ecco ora ricordava. Non era molto diverso dal presente.
"Siete mai stati felici?" chiese loro restituendo la bici.
I due scoppiarono a ridere. "Buongiorno" poi, gli dissero e volarono via.

lunedì, febbraio 17, 2020

Carmelina

Appena ciattaccava a cianciana o iattu Carmelina scappava pi tutta a casa per farisi pigghiari. E saddivitteva e sammazzava de risati a fari du iocu. A sentiri da musica di festa e di chiantu che la cercava.
U sapeva ca du iattareddu dipendeva di idda e che lavissa seguita fino in capo o munnu. E sammucciava e curreva. E cera e non cera.
"Carmelina chiffai? Lassa stari da povera bestia. Veni cà. Aiutami"
Ma Carmelina non cinnaveva vogghia di suvvizza e di sacrifici. Iucava a farisi acchiappari. A pigghiari e lassari. E accussì crisciu.

domenica, febbraio 16, 2020

[Alfredo] conoscere e dimenticare

Alfredo era sempre stato pronto a innamorarsi. La gioia dell’incontrare, il piccolo mistero della momentanea felicità, lo aveva preso in mille modi e in ognuno di essi vivevano particolari del mondo che lo circondava, giacché Alfredo non riusciva ad amare se non le luci che egli scorgeva, quand'anche queste fossero minime o in forma di ombra.
C’erano stati i passi scoperti nei libri, le morbide carezze dei cortei, la luce che passava da uno sguardo all'orizzonte. C’erano stati i mille incontri e i pochi viaggi, i film indimenticabili e poi dimenticati, il profumo del mare e il suono della lava, c'era stato immancabile, questo suo bisogno di identificare e di identificarsi. Anche con le donne Alfredo non era mai riuscito se non ad amarle per piccole parti, secondo la fantasia che di loro, in quel momento, aveva, secondo quello che Morgana gli offriva.
Certo con l’età questa sua capacità era diminuita, ma di questo Alfredo non si era mai preoccupato tanto. Lo considerava nell'ordine delle cose, una sorta di pegno da pagare all'avanzare degli anni. A lui bastava sempre più aver conservato la curiosità, il gusto di sapere, di conoscere.
Quando era arrivata A. tutto era cambiato. Era stata pioggia improvvisa giunta a portare tutto via con se e Alfredo si era fatto trascinare da quel diluvio, non aveva cercato nessun appiglio, nessun ramo sul bordo del nuovo fiume. Quel fiume che a tratti lo lasciava senza fiato e altri lo avvicinava come non mai ai mille riflessi del sole. Gli sembrava che solo così, tra massi e meandri, avesse finalmente veramente posseduto il giorno e la notte, che solo così fosse possibile arrivare all'antica magia del mare aperto: conoscere e dimenticare.   

lunedì, febbraio 10, 2020

[Alfredo] pestaggi

Alfredo non aveva mai creduto a quel separare buoni e cattivi e non solo perché tutte le volte che si era ritrovato con il gesso tra le dita, davanti alla lavagna, non era mai riuscito a scrivere nessun nome, ma anche perché, soprattutto forse, tra i suoi migliori amici i cattivi si sprecavano e forse lui stesso lo era stato, lo era. E tra gli stessi, ne era sicuro, c'erano anche i migliori uomini che avesse mai incontrato.
Non ci credeva, Alfredo, neanche in quel momento, a quel bianco e a quel nero: mentre i pugni arrivavano sempre più dolorosi, mentre, accasciandosi a terra, sperava solo che quei calci non riuscissero a spezzargli le ossa , a segnare, ancor più, il suo corpo.
Rannicchiato attendeva che tutto finisse, che quei soldi sottratti bastassero, che quello straccio macchiato di sangue accontentasse gli dei e nel farlo aveva iniziato a ripassare mentalmente tutto ciò che di magnifico aveva incontrato: gli amori, le arti, le storie.
"Che cazzo ridi vecchio?"
L'ultimo calcio aveva spento tutto nella sua testa, ma sul volto era rimasto ugualmente qualcosa di simile a un sorriso.

domenica, febbraio 09, 2020

[Alfredo] sogni

E se poi sogna Alfredo gli capita di pensare che non è possibile, che i sogni non fanno bene a nascere quando c’è la luce e allora prova a ricacciarli indietro, a ignorarli, ma quelli a volte sono così cocciuti che si riaffacciano e bussano e mordono che quasi sembra che vogliano divorarlo e allora Alfredo si arrende e dice: “Se è questo che volete allora sono vostro”.
È che i sogni bisognerebbe stenderli bene in una bella giornata di sole, pensa, e attendere che il vento ci mandi il loro profumo prima di indossarli, facendo solo attenzione a non stropicciarli troppo, alle pieghe, prima di dimenticarli.

martedì, febbraio 04, 2020

[Alfredo] vento

Il vento oggi aveva voglia di parlare. Raccontava dei suoi viaggi, delle cose che aveva visto, delle illusioni che aveva regalato, delle urla che si era portato via. A un tratto si era tanto infervorato nei suoi discorsi che, distratto, aveva anche lasciato cadere un vaso dalla finestra di Alfredo verso il pavimento.
Era un bel vaso, fatto bene insomma. Conteneva tre piccole piante grasse che, scaraventate a terra, erano riuscite comunque quasi a conservare la loro forma, la loro delicata bellezza.
Il vento si era subito reso conto del danno provocato. Dapprima silenzioso si era poi trasformato in tiepida brezza. Era così che aveva continuato a sussurrare le proprie scuse ad Alfredo mentre questi raccoglieva il terriccio e cercava, tra dimenticati oggetti, un nuovo luogo dove interrare quei piccoli tesori.
“Chissà se si abitueranno a tornare sole, hanno vissuto un bel po’ di tempo insieme” pensò alla fine, quando ebbe trovato la soluzione, alzando gli occhi verso il suo amico. Il vento, però, era già sparito, così Alfredo si premurò solo di lasciarle vicine, ognuna nel suo piccolo vasetto.
“Se avete qualcosa da raccontarvi di certo ci riuscirete così” disse loro, prima di richiudere la finestra.

lunedì, febbraio 03, 2020

[Alfredo] domenica

Quando arriva la domenica è già andata via una settimana ed è questa l’unica cosa che Alfredo riesce a prendere in considerazione. Non tanto i mesi, che quelli non riesce proprio a ricordarli come per gli anni, quando il fatto che saranno necessari altri sei giorni al suo riapparire.
Un tempo, da ragazzo, avrebbe  potuto sapere di  quell'arrivo dal suono delle campane, dal profumo del pranzo che lentamente si impossessava della casa già dal mattino, dall'odore del pane caldo che gli veniva chiesto di acquistare nel piccolo forno familiare sotto casa, da quel sapore di piccola festa che gli pareva di percepire ogni volta e che lo vedeva ciondolare fino a tardi tra le stanze prima di decidersi a uscire.
Ad Alfredo piace ancora andare in giro la domenica, soprattutto quando il sole si intestardisce a dare vita a quei volti che incontra, a quelle facce che gli appaiono, in quel giorno, con quella luce, più paffute e contente.
“Forse siamo anche noi degli alberi” gli era venuto di pensare alcune volte “c’è chi ha radici così forti da non poter essere sradicate se non a costo della vita e chi invece rotola via trasportato dal vento” Quest’ultima immagine, in realtà, era nata dopo aver visto un documentario su degli strani arbusti di un altro continente, ma lo aveva subito colpito così tanto da farla, immediatamente, sua.
Una volta Alfredo aveva confidato questo suo pensiero a un amico biologo, un ragazzone alto e grosso che lavorava, dopo aver finito gli studi, nel negozio di ferramenta del padre.
“Ma se proprio dobbiamo discendere da qualcosa - gli aveva detto - perché non da un albero? Ecco a me piacerebbe essere un lontano cugino di un castagno. No, non è come credi. Non per poter vivere cento o mille anni. Che me ne farei di tutto quel tempo? è solo che mi sembra più bello, ecco. Più realistico. E poi i castagni sono solidi, forti e nello stesso tempo burberi. Generosi anche. E poi, non sembra anche a te che amino gli scherzi con tutte quelle spine a coprire un dono che sanno già offriranno a tutti? No, non ridere. Lo so a cosa pensi. E tu? Non vorresti fosse così anche tu?”
Il giovane garzone biologo l’aveva seguito con attenzione e stava per rispondergli quando un cliente era entrato chiedendo delle viti a brugola e un set completo di utensili.
Quando la vendita era stata completata Alfredo era già lontano. All'orizzonte il sole disegnava merletti di luce sulle ombre del parco e la luna attendeva fiduciosa che qualcuno la pensasse  per apparire, per diventare reale.