Il gatto teneva stretta tra le sue zampe la piccola preda, ci aveva giocato un po’ poi aveva soltanto aspettato che quell'essere smettesse di muoversi.
Dalla panchina Alfredo aveva osservato tutti gli istanti della caccia, indeciso se intervenire. Alle sue spalle, tra incolti arbusti, una mascherina medica, vittima dell’ultima follia collettiva, un pacco di sigarette accartocciato, i resti di uno spuntino da fast food, un preservativo usato. Poco distante da lui il cestino dei rifiuti ricolmo di buste familiari sfuggite al porta a porta settimanale e lo spazio affissioni per le pubblicità elettorali totalmente vuoto.
Se tutto fosse sparito in quel momento tranne quelle poche cose ad Alfredo sarebbe piaciuto dar loro un senso, legare una cosa all'altra fino a creare una storia. Il mondo però non sparisce a comando e le storie arrivano quando vogliono arrivare, questo Alfredo aveva quasi imparato ad accettarlo.
Il gatto aveva depositato la preda ai suoi piedi e ora attendeva un ringraziamento, forse dubbioso che quell'umano avesse capito.
Alfredo gli diede una timida carezza e stette lì a fissarlo fin quando non lo vide distrarsi. Poi raccolse tutto da terra e si allontanò.
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