“Forse è solo che siamo già scappati così tante volte da noi stessi che non sappiamo più dove nasconderci e allora cerchiamo solo di non pensarci più”
Mario cammina tenendo le mani dietro la schiena, in quel modo strano che ormai solo i vecchi utilizzano. Alfredo gli è accanto, attento.
“Da noi stessi?” domanda.
Mario si ferma e guarda l’amico dall'alto dei suoi venti centimetri di differenza. E’ magro Mario, una canna da pesca che ha perso anche la sua flessibilità.
“E certo, da chi se no? Gli altri non esistono, non sono altro che nostre proiezioni”
Sembra sicuro nelle sue affermazioni, ma Alfredo lo sa che probabilmente domani sosterrà tutto il contrario. Fa parte della sua natura avanzare ipotesi e disfarsene e magari tornare a riprenderle, sempre però analizzandole, dubitandone solo per poterne affermare la giustezza con più forza. Superandole sempre, comunque.
“Anche io Mario?” Alfredo sorride fissandolo con curiosità.
“Sei il mio specchio” quello gli risponde.
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