Alfredo era sempre stato pronto a innamorarsi. La gioia dell’incontrare, il piccolo mistero della momentanea felicità, lo aveva preso in mille modi e in ognuno di essi vivevano particolari del mondo che lo circondava, giacché Alfredo non riusciva ad amare se non le luci che egli scorgeva, quand'anche queste fossero minime o in forma di ombra.
C’erano stati i passi scoperti nei libri, le morbide carezze dei cortei, la luce che passava da uno sguardo all'orizzonte. C’erano stati i mille incontri e i pochi viaggi, i film indimenticabili e poi dimenticati, il profumo del mare e il suono della lava, c'era stato immancabile, questo suo bisogno di identificare e di identificarsi. Anche con le donne Alfredo non era mai riuscito se non ad amarle per piccole parti, secondo la fantasia che di loro, in quel momento, aveva, secondo quello che Morgana gli offriva.
Certo con l’età questa sua capacità era diminuita, ma di questo Alfredo non si era mai preoccupato tanto. Lo considerava nell'ordine delle cose, una sorta di pegno da pagare all'avanzare degli anni. A lui bastava sempre più aver conservato la curiosità, il gusto di sapere, di conoscere.
Quando era arrivata A. tutto era cambiato. Era stata pioggia improvvisa giunta a portare tutto via con se e Alfredo si era fatto trascinare da quel diluvio, non aveva cercato nessun appiglio, nessun ramo sul bordo del nuovo fiume. Quel fiume che a tratti lo lasciava senza fiato e altri lo avvicinava come non mai ai mille riflessi del sole. Gli sembrava che solo così, tra massi e meandri, avesse finalmente veramente posseduto il giorno e la notte, che solo così fosse possibile arrivare all'antica magia del mare aperto: conoscere e dimenticare.
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