Nella piccola piazza erano arrivati i due ragazzini a far chiasso, nel primo sole di una primavera troppo precoce per essere vera. Giocavano con le loro bici come lupetti non ancora svezzati e ridevano e cantavano per non farsi paura. Si rincorrevano, si urtavano, tentavano virtuosi surplace. Alfredo li osservava e cercava di ricordare quando anche lui. Improvvisamente si alzò per dirigersi verso loro:
"Mi fai provare?"
Il più grosso dei ragazzi, capelli disordinati e sguardo fiero, lo aveva guardato dubbioso. Era stato il più piccolo a rispondergli divertito:
"Certo, certo, ecco qua"
Alfredo aveva sollevato il pastrano e inforcato, in silenzio, la bici. Un giro rapido attorno alla piazza per prendere le misure e poi improvvisa la frenata. Tutto il corpo era ora concentrato a individuare il giusto baricentro, la giusta misura, mentre piccoli colpi di pedale frenavano una anticipata resa. Ecco ora ricordava. Non era molto diverso dal presente.
"Siete mai stati felici?" chiese loro restituendo la bici.
I due scoppiarono a ridere. "Buongiorno" poi, gli dissero e volarono via.
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