La casa è silenziosa, Michele si spoglia e rimane in mutande. Le birre sono sempre ghiacciate e lui non ha voglia di preparare nulla per cena. Si piazza sul divano e mette un po’ di musica. Questa sera tocca a Peter Gabriel. Attende che il disco finisca e che la birra sia meno gelata poi chiama Giulia al cellulare
“Ciao, dove sei?”
Confusione in sottofondo. Suoni.
“Sono con le amiche a ballare, vieni?”
Michele chiude la conversazione e getta via il telefono sul divano. Finisce l’ultima birra aperta, si gratta un po’ il culo, poi va a farsi una doccia.
Si riveste ed esce. Ritorna a camminare cercando un’aquila nel cielo, ma questa città non è Batheaston e la piccola collina di Solsbury è solo qualcosa che ronza nella testa.
Michele attraversa strade, saluta pedoni distratti, litiga con i marciapiedi sconnessi. Non sa bene dove sia. L’aria non sembra voglia farsi più fresca, ma la testa è leggera e i pensieri assenti. Si ferma in una piccola piazza deserta. Una piazza quadrata. Al suo interno, superata la strada che la cinge, un altro quadrato segnato da un muretto e delimitato da alberi. Da ogni lato parte, al centro, uno stretto passaggio pedonale che confluisce in uno spiazzo tondo segnato da quattro vecchie panchine ad arco. Al centro del cerchio di terra finale, una piccola fontana anonima, tonda anch’essa e con la base quadrata. Michele beve e si siede. Allarga le braccia e le gambe, porta indietro la testa a osservare la notte. Gli alberi offrono una buona copertura dalle luci che illuminano la strada. Come fosse dentro un pozzo, Michele osserva le stelle .
“Belle vero?”
Un vecchio in calzoni corti e canottiera lo guarda. E’ arrivato in silenzio e si è seduto nel quarto di panchina accanto alla suo. Ha il busto ripiegato in avanti e le braccia che poggiano sulle gambe. I capelli canuti e disordinati, una barba grigia cresciuta male. Ha la testa rivolta verso lui e sorride.
“Sì, veramente belle”
“Sa che in realtà noi non sappiamo quale di esse sia in questo momento ancora in vita?”
“Sempre che muoiano”
“Certo! Proprio così, sempre che muoiano”
Il vecchio si tira su e inizia anche lui a scrutare il cielo. I due rimangono così, in silenzio, per un tempo che Michele non riesce a quantificare.
“Conosce il paradosso di Teseo?”
Il vecchio continua senza attendere nessuna risposta.
“Per secoli la nave in legno sulla quale viaggiò il re di Atene fu conservata intatta semplicemente sostituendone le parti che via via si deterioravano con altre perfettamente identiche. Ad un certo punto, però, tutte le parti erano state sostituite. Ecco, era ancora quella la nave di Teseo o era ormai altro? E noi? Cosa siamo noi? Io, lei… Ora insieme guardiamo le stelle e guardandole mutiamo, tutte le nostre cellule, tutti i nostri organi, i nostri pensieri anche, mutano eppure…
Il vecchio continua a parlare, Michele si rannicchia sulla panchina e lo ascolta e guarda il cielo fino ad addormentarsi.
«Climbing up on Solsbury Hill
I could see the city light
wind was blowing, time stood still
eagle flew out of the night
he was something to observe
came in close, I heard a voice
standing stretching every nerve
had to listen had no choice
I did not believe the information
(I) just had to trust imagination
my heart going boom boom boom
– Son, – he said – Grab your things
I’ve come to take you home -.
To keep in silence I resigned
my friends would think I was a nut
turning water into wine
open doors would soon be shut
so I went from day to day
tho’ my life was in a rut
– Till I thought of what I’d say
which connection I should cut
I was feeling part of the scenery
I walked right out of the machinery
my heart going boom boom boom
– Hey – he said – Grab your things
I’ve come to take you home –
(back home)
When illusion spin her net
I’m never where I want to be
and liberty she pirouette
when I think that I am free
watched by empty silhouettes
who close their eyes but still can see
no one taught them etiquette
I will show another me
today I don’t need a replacement
I’ll tell them what the smile on my face meant
my heart going boom boom boom
– Hey – I said “You can keep my things
they’ve come to take me home -.»
I could see the city light
wind was blowing, time stood still
eagle flew out of the night
he was something to observe
came in close, I heard a voice
standing stretching every nerve
had to listen had no choice
I did not believe the information
(I) just had to trust imagination
my heart going boom boom boom
– Son, – he said – Grab your things
I’ve come to take you home -.
To keep in silence I resigned
my friends would think I was a nut
turning water into wine
open doors would soon be shut
so I went from day to day
tho’ my life was in a rut
– Till I thought of what I’d say
which connection I should cut
I was feeling part of the scenery
I walked right out of the machinery
my heart going boom boom boom
– Hey – he said – Grab your things
I’ve come to take you home –
(back home)
When illusion spin her net
I’m never where I want to be
and liberty she pirouette
when I think that I am free
watched by empty silhouettes
who close their eyes but still can see
no one taught them etiquette
I will show another me
today I don’t need a replacement
I’ll tell them what the smile on my face meant
my heart going boom boom boom
– Hey – I said “You can keep my things
they’ve come to take me home -.»
Nessun commento:
Posta un commento