30/06/15

Berti, smagliature e mestruo



Giulia si sveglia che vorrebbe vomitare, ma non riesce. Beve un bicchiere d’acqua e poi torna accanto a Michele. Lui dorme, la mano sotto il cuscino. Leggermente poggiato sul fianco sinistro. Giulia gli si mette a fianco e incrocia le mani dietro la nuca. Non riesce proprio a riprendere sonno.
 E’ stata una bella serata. Con le amiche sì è fatto casino. Una di quelle serate in cui nulla di importante avviene, niente di prezioso viene detto o memorizzato. Una di quelle serate in cui basta solo lasciarsi andare. Uno ci ha anche provato e quelle streghe l’hanno presa in giro che a loro invece è andata buca. Niente di che. Un paio di bicchieri, chiacchiere, un numero telefonico falso, e tutto è finito con due baci sulla guancia e la mano di lui sul fianco per un attimo. Non era neanche male il ragazzo. 
Non sa perché ma improvvisamente le ritorna in mente l’immagine di una sua zia. Era stato durante una vacanza al mare, lei aveva appena finito le elementari e la zia era arrivata all’improvviso, anticipata solo da una breve telefonata, a casa dei suoi. Non si vedevano da anni con sua madre e Giulia di lei aveva solo visto una vecchia foto. Quella di una bimba che poteva avere la sua età, al mare e sorridente.L'aveva tirata fuori nuovamente quel giorno mentre attendevano gli ospiti.
“Vedi come ti somiglia? Siete identiche!” La mamma era contenta di quella somiglianza. Aveva sofferto tanto quando era dovuta partire per seguire il marito, poi con la sorella solo telefonate e promesse di rivedersi. Ora finalmente era lì.
“Speriamo tu sia fortunata come lei oltre a somigliargli così tanto”
Zia Grazia aveva fatto un bel tris al lotto con i numeri datele dalla nonna in sogno e ne aveva profittato subito per venire a trovare la sorella. C’era tutta la famiglia tranne il marito che sarebbe arrivato dopo. Lei, due maschietti poco più piccoli di Giulia e due gemelline di quasi due anni.
“Voglio portare Giulia e te con noi al mare per qualche giorno” Aveva detto Grazia alla sorella e quella aveva subito acconsentito più felice che mai. Erano partiti subito. Il pomeriggio di un giorno di Luglio. Sul treno la zia tra un riepilogo e l’altro della propria vita e qualche sgridata ai figli non aveva fatto altro che canticchiare un ritornello che Giulia non conosceva. Quando lei le aveva chiesto chi fosse la zia non si era fatta pregare e così Giulia oltre al titolo “Tu sei quello” della canzonetta aveva imparato un po’ tutto su Orietta Berti. 
La casa era quasi sul mare, tutta azzurra con i cancelli e le porte e le finestre bianche. Erano Quattro appartamenti e Giulia aveva sperato in uno di quelli con un piccolo giardinetto sulla strada, invece a loro era toccato uno dei due posti al primo piano. Giulia dormiva nella stessa stanza con le gemelle. Ricordava un letto stretto, un forte odore di muffa nonostante il caldo.  La prima notte, un po’ impaurita, si era rifugiata per un po’ nella grande camera da letto dove si erano sistemate le due sorelle prima di essere convinta ad andare nella sua stanza. Toccava a lei stare attenta al sonno delle due piccoline.
“E’ tempo che tu faccia la donnina di casa” le aveva detto la madre.
Mentre ancora era lì la zia si era tolta tutto per andare a dormire. Il seno enorme poggiava sullo stomaco e il corpo era interamente attraversato da solchi che a Giulia parvero come delle cancellature su un disegno mal riuscito. Non immaginava proprio che una donna potesse essere così. Era terribile. Giulia la fissò fin quando non andò anche lei a dormire. La sua stanza era in leggera penombra e le gemelle erano già crollare dentro il lettino da viaggio che avevano montato appena arrivate. Giulia pensò che non sarebbe mai voluta diventare come sua zia. Forse era meglio morire. Ecco, quella fu la prima volta che le venne in mente quella parola, che pensò a quella possibilità. Si poteva anche morire, anzi a volte si poteva anche desiderare che ciò avvenisse.
Aveva passato una settimana chiusa a casa, leggendo. Per fortuna aveva portato dei libri con se. Era stato un disastro. La sera stessa una grossa chiazza rossa aveva macchiato le lenzuola. Giulia era corsa nella stanza della mamma e lì le era stata spiegata ogni cosa.
“E’ strano, proprio come me alla sua età” aveva detto la zia. “Ricordi quelle vacanze dove ci fecero la foto?” aveva aggiunto rivolgendosi alla sorella. La mamma di Giulia aveva sorriso.

Non riesce proprio a riaddormentarsi e poi non ne ha più voglia.  Giulia si alza nuovamente dal letto e non vuole più restare lì, così si riveste in fretta ed esce.




«Tu sei quello
che s’incontra una volta e mai più.
L’ho sentito quando m’hai guardato tu
per un attimo.

Sei tu solo
che con niente fai tutto scordar,
ma ho capito che puoi farmi innamorar
per poi piangere.

Ecco chi sei, tutte le cose che amai
sono in te.
Ecco chi sei, quello che sempre cercai
ora c’e’, solo per me, tutto per me.

Tu sei quello,
sono troppo sicura di me.
Non esiste al mondo un altro come te,
come te.

Ecco chi sei, tutte le cose che amai
sono in te.
Ecco chi sei, quello che sempre cercai
ora c’e’, solo per me, tutto per me.

Tu sei quello,
sono troppo sicura di me.
Non esiste al mondo un altro come te,
come te.

Non esiste al mondo
un altro come te.»

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