Michele si domanda se a casa ci sia ancora Giulia. Rimane dietro la porta, la mano destra dentro la tasca dei pantaloni a saggiare le chiavi. Sono tre: portone d’ingresso, casa e cantina. Quella di casa è la più fastidiosa, lunga e nodosa, ma anche la più protettiva quando si trova a essere nervoso. Oltre la porta nessun rumore. Michele vorrebbe poggiare l’orecchio sul legno, ma non si decide a farlo e così resta immobile. I piedi sullo zerbino con la scritta “welcome”, attende solo che qualcosa succeda. Quando si decide è solo perché gli è venuta una gran voglia di pisciare. Non può attendere oltre. Inserisce la chiave nella serratura e cerca di non fare rumore, ma dentro casa l’unico segno della presenza di Giulia vive nella persistenza del suo profumo. Nei suoi pensieri. Si affretta verso il bagno. “Tornerà” pensa, mentre urina.
Michele fa partire un the best degli Animals e sorseggia una birra in mutande, poi pensa al pasto. Pancarré e gorgonzola, altre due birre, una tazzina di caffè pescata, non si sa come né perché, nel frigo.
Ora c’è da pensare al nuovo lavoro. Michele recupera un bloc-notes e delle penne, poi ripassa mentalmente le consegne. Deve raggiungere i luoghi indicati, piccoli bar con pochi tavoli interni o esterni, sedersi come un normalissimo cliente e prendere nota di quello che accade attorno a lui: personale, qualità del servizio, ordinazioni… esattamente dalle 17.00 alle 20.00. Su questo ultimo punto hanno chiesto massima precisione e su questo Michele si sente molto preparato. L’uomo sagoma gli ha anche dato una carta di credito da utilizzare per le sue consumazioni. Dovrà pagare con quella.
Dieci locali per dieci giorni. Uno per quartiere. Non assicurano nulla ma magari se il lavoro è ben fatto potranno riconvocarlo, spostarlo in altre città, in altre nazioni, chissà. Michele non ha chiesto nulla, non gli interessa. Sono mille euro netti per trenta ore di lavoro. Non è necessario farsi tante domande.
Un’ora prima dell’inizio Michele è già pronto. Camicia, pantaloni di cotone, colori chiari da invisibile bravo ragazzo. Decide di portare con sé anche una sacca per poter mettere dei libri insieme al bloc-notes. Decide per un giapponese e un italiano. Nessuno dei due troppo famoso. Ne andrebbe della sua concentrazione se dovesse attirare la curiosità di qualcuno e poi Michele non ama parlare delle sue letture. Arriva al massimo a un “mi è piaciuto”, raramente però. Per il resto dimentica o tace.
«It's a hard world to get a break in All the good things have been taken But girl there are ways To make certain things pay Though I'm dressed in these rags I'll wear sable some day Hear what I say I'm gonna ride the serpent No more time spent sweatin' rent Hear my command I'm breakin' loose, it ain't no use Holdin' me down, stick around And baby, baby Remember, remember It's my life and I'll do what I want It's my mind and I'll think like I want Show me I'm wrong, hurt me sometime But some day I'll treat you real fine There'll be women and their fortunes Who just want to mother orphans Are you gonna cry While I'm squeezin' them dry Takin' all I can get, no regrets When I, openly lie And live on their money Believe me honey, that money Can you believe, I ain't no saint No complaints So girl throw out Any doubt And baby (baby) Remember (remember) It's my life and I'll do what I want It's my mind and I'll think like I want Show me I'm wrong, hurt me sometime But some day I'll treat you real fine (It's my life and I'll do what I want) Don't push me (It's my mind and I'll think like I want) It's my life (It's my life and I'll do what I want) And I can do what I want (It's my mind and I'll think like I want) You can't tell me (It's my life and I'll do what I want)» |
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