"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
11/01/14
Amleto - 9 -
"E tu chiffai Tino?"
"Io... io non fazzu nenti per ora"
"Ma comu? Ma ti diplomasti almeno?"
Tino non ce ne ha voglia di rispondere che lui a Carmelo lo ha conosciuto a scuola ma no perchè erano compagni. E'che cià venduto il fumo. Che quella volta ne aveva preso assai e allora cera voluto rientrare con i soldi.
"No signora. Arrivai alle medie. Non cinnavevo testa per studiare"
"Capisco. Ma travagghi almeno? Poca fa telefonau to patri. Cercava a me maritu. U sai che sono amici?"
"Sì u sacciu. Ma quello non è mio padre"
"E comu u chiami allora?"
Tino si furia che ci piacerebbe avere un aiuto da Gemma. Che lo sa che lei fa finta e intanto se la sta sentendo tutta quella discussione. E la carusa è come se la capisse quella richiesta che allimprovviso smette di puliziari e ci va vicino e ci spia a sua madre:
"Ma chi ci stai facendo linterrogatorio?"
"Ma no! Si parrava. Vero Tino?"
"Sì. Sì" risponde lui. E la vorrebbe abbracciare alla sua Gemma che già la sente sua anche se quasi non si sono scambiati nemmeno una parola.
"Cheffà Tino mi fai compagnia ca scinnu a accattari u pani e la verdura?"
Tino talia alla madre come per cercare il permesso e poi riesce a dire solo: "Certo" ma il sorriso che ciavi nella faccia è molto più di un discorso.
Ora Gemma è sparita che si deve vestire. Tino invece continua a sertirsi in imbarazzo.
"Chiffà ci dico a Carmelo che sei passato?"
In quella domanda cè qualcosa come se quella donna lo sta pigghiannu po culu e Tino accumencia a innervosirsi che non ciarrispunni solo per Gemma.
"Certo! Era per la prossima partita" invece ci dice.
"Allora ti faccio telefonare"
"Va bene. Va bene"
Gemma è pronta che non cè stata assai. Che si vede che ha fatto di fretta e si è solo cambiata la tuta. Anche se a Tino ci piaceva chiossai prima.
Uscendo dalla porta per un attimo si sfiorano e sorridono e "Scusa" ci fa lei. "Scusa" ripete lui. Nella strada poi stanno tannicchia lontani comu se avissiru paura ad avvicinarsi.
"Allora ora travagghi?"
"Sì"
"E comè la Germania"
"Comu cà sulu ca cè chiu friddu"
"Avaia. Non ci criru. Non può essiri"
"Ma sì ca è u stissu. Ti susi travagghi mangi e ti ocucchi"
"E non cillai u zitu nella Germania?"
"Ma su partii un mese fa!"
"E' che io pensavo..."
"Chi pinsavi?"
Davanti al panificio cè un ciauru che a Tino ci veni fami.
"Na mangiamu una raviola?"
Gemma ciaccala la testa e per un po' non cianno più niente da dire ma tanto però non cè nemmeno bisogno.
Quando tornano verso casa ora sono più vicini e Gemma trasi per prima nel portone e Tino la segue e ci dice che ora deve tornare a casa e poi si baciano che nessuno di loro ciaveva pensato che poteva succedere e invece.
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