"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
08/01/14
Amleto - 8 -
Lingresso è completamente o scuru e Tino fatica a trovare il pulsante che si scanta macari che si ricorda che i fili erano scoperti e non è certo quella la morte che vorrebbe. Non ci ha risposto nessuno ma questo è normale ca ci mancassi autru. Quando invece finalmente è dietro la porta il cuore però ci batte forte. Cià un solo grande desiderio e u Signuruzzu lo accontenta che è proprio Gemma ad aprirci.
"Ciao"
"Ciao. Cioè io... ciao"
A ucca è sicca come quando il sole squaria la testa e le parole sono tutte sparite.
"Chiffai trasi?"
Gemma u lassa davanti alla porta e continua a puliziari lingresso. Tino arresta abbabbasunutu che vorrebbe andarsene ma poi si accorge che lei ogni tanto si furia a guardarlo e allora prende coraggio e metti i peri nella casa e chiude la porta.
"Alleggiu!"
Dalla cucina la voce della madre di Carmelo lo fa tornare al mondo che tutte queste azioni ci pari che sono successe in un secolo e invece non è passato neanche un minuto.
"Cu iè Gemma?"
"Tino. U figghiu di Rosaria.
"Ah! Fallu trasiri"
"E' già intra o ma'"
"Evvabbeni. Macchivoli?"
"Nenti signora cercavo a Carmelo"
"Du risgraziatu rommi ancora. Ma chi facisturu assira?"
"Nenti! Ni mangiamu una pizza"
"Sì. Sì. Senti chiffà tu fazzu un cafè? Veni trasi. Trasi"
Tino non si vorrebbe spostare dalla porta che ora Gemma per pulire bene si è anche accalata e il culo ci disegna la tuta che si è messa per trafichiare.
A carusa continua a fissarlo ogni tanto che i loro occhi sincrociano e scappano comu du acidduzzi in primavera.
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