Dal frigo ho tirato fuori due scatolette di tonno e ci siamo messi lì a mangiare che non c'era neanche del pane, ma non ne sentivamo il bisogno. Giorgio non parlava, leccava la scatoletta e muoveva un po' i fianchi. Io avrei voluto ancora parlare della nebbia, ma dopo aver mangiato non avevamo più la voglia così: “Buonanotte!” gli ho detto, “Buonanotte!” mi ha risposto prima dei miei sonni bui. E' che non riesco più a sognare o a ricordare il sogno, non so bene. Una volta avevo visto qualcosa dove dei medici svegliavano la gente che dormiva e quelli raccontavano loro i loro sogni, come fosse semplice, come fosse qualcosa imparato a memoria. Io i miei sogni non li ricordo, non li ho ho mai ricordati forse. Dovrei chiedere a Giorgio di svegliarmi come quei dottori e di chiedermi e di graffiarmi se rifiuto di collaborare, di mordermi pure, purché io parli, io dica. Non ricordo i sogni .
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Il mio lavoro è quello che ho da anni. Mi è arrivato così che un giorno Tecla ha aperto una busta e lì dentro lui mi aspettava e mi invitava e mi suggeriva di presentarmi. Il mio lavoro è quello che ho e la gente mi chiede e io cortesemente rispondo. A tutti che non sta bene dimenticare qualcuno o pensare “No, tu mi sei antipatico” oppure “Non ho mai amato quel tipo di persone”. Io rispondo e consiglio e indico e facilito. Il mio lavoro è quello che ho e non riesco più a immaginarmi prima quando facevo altro, quando vivevo altro.
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Ti muovevi lentamente su di me, il bacino tracciava piccoli cerchi mentre le mie mani stringevano i tuoi fianchi. Fare l'amore con lentezza, come se non dovesse mai finire, come se quell'io dentro te non fosse solo il misero avanzo di una animalesca evoluzione ma il ponte verso un nuovo corpo. Fare l'amore senza mai stancarsi di averne voglia, di cercarsi. Fare l'amore come condannati, come forsennati, come figli del demonio perché nulla può essere negato. Sentirti mia, sentirmi tuo, puri.
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