venerdì, maggio 30, 2025

[Alfredo] felicità

 Le gambe fanno un po' male oggi, anche il peso è aumentato e le sigarette, anche. 

Alfredo però non può rinunciare a salutare il suo albero e la sua panchina e così si incammina, molto presto però,  affinché il sole non ferisca, affinché i passi raccontino solo la storia tra lui e il prato che scricchiola contento. 

A volte Alfredo se lo è chiesto cosa fosse la felicità, non si è mai risposto però. Il fatto è che risposte per lui non ce n'è. Gli era capitato di parlarne con gli amici, certo. Ognuno portava i propri esempi e lui in genere rispondeva con parole come queste: “Non pensiamo di essere stati felici quando guardiamo al passato? Quando dimentichiamo le scortesie, i litigi, le delusioni per ricordare invece solo le immagini, i baci, i sapori di pochi piccoli istanti? Ma siamo stati veramente felici in quei momenti? Insomma ne abbiamo mai avuto consapevolezza? Certo, se è successo, forse è stato solo per casuali coincidenze, per grandi moti dell’anima, per brevi fughe d’amore. Che senso ha, allora, dare definizioni alla felicità?” 

Piuttosto camminare qui nel silenzio, pensa Alfredo, raggiungere il mio albero, la mia panchina, guardare il cielo, vivere.

giovedì, maggio 29, 2025

la casa del maestro

la casa del maestro è piccolina

quasi non si vede la cucina

c'è anche un gatto, sul termosifone,

forse, a guardar bene, è di cartone.


Quello che i bimbi non dicono

sta tutto nei loro gesti

nei loro visi

nei piccoli gesti improvvisi.


la casa del maestro è piccolina

lui ci vive dalla sera alla mattina

c'è anche un gatto, sul termosifone,

un po' furbo e un po' zuccone.


I loro nomi possono confondersi,

mischiarsi, svanire.

Rimane sempre, nella memoria,

una reazione, un pianto, una baldoria.


la casa del maestro è piccolina

con una vecchia porta giallina

c'è anche un gatto, sul termosifone,

si lecca i baffi ma è un fifone. 

mercoledì, maggio 28, 2025

elenchi

cose di cui avrei bisogno oggi:

un caffè,

il profilo dell'Etna e il rosso del gelso sul mare,

una chioma gentile

sotto cui stenderci per leggere,

un bacio mattutino su labbra di ricotta,

i passi di un bimbo che sorride al mondo,

il volo di una nuvola solitaria e malandrina,

un bombo ingordo

sui fiori azzurri del rosmarino.

martedì, maggio 27, 2025

vecchiaia

 


Erri De Luca - Ines de la Fressange, L'età sperimentale


lunedì, maggio 26, 2025

statti luntanu da Marabbecca

"Su putissi tunnari arreri"

rici u vecchiu assittatu avanti a porta e 

no mentri talia u picciriddu ca ioca cu mpezzu di lignu 

ca ni fa aereo e machina e cannuni

ni fa telefono e ciuri.

"Su putissi tunnari arreri" pensa e 

si talia i manu arrappati, i vini de iammi,

i pinseri senza fantasticheria, ma

già si fici scuru e poi notte davanti a da potta.

U picciriddu nammentri rommi 

co lenzuleddu e u pigiama di superman 

"su putissi addivintari ranni" sogna

e no so sognu u vecchiu u talia

ma u picciruddu scappa, si vota, furia

a circari cielu, aria, fantasia. 

domenica, maggio 25, 2025

[Alfredo] Ocimum Basilicum

Non riesce più a dormire fino a tardi Alfredo e allora ne approfitta per sistemare casa, il poco che c'è da fare in quel piccolo spazio, o per godersi la sua pianta di basilico illuminata dal primo sole. 

La guarda Alfredo, ne esamina le foglie, la carezza per lasciare che il profumo arrivi alle narici, lo risvegli completamente. 

Accanto al basilico ha messo da poco delle piantine di pomodoro e già iniziano a scorgersi i piccoli frutti acerbi, timidi nel loro nascondersi tra le foglie eppure già cosi sfrontati nel loro  pesare sul fragile fusto.  Alfredo non sa bene cosa ne farà. Certo ha immaginato pesti profumatissimi e insalate dolcissime, ma in realtà sarebbe più contento se potesse fermare qui il corso degli eventi, se fosse possibile intrappolare tutto quel piccolo splendore in un istante, come in una foto, come in una pagina di Wilde. 

Alfredo però questi pensieri non li confessa a se stesso, con le dita smuove un po' la terra, osserva ancora il terreno per capire se sia umido a sufficienza,  poi alza lo sguardo verso l'esterno: gli alberi quasi in fiore, le grandi aiuole già falciate, i ragazzi verso scuola che si inseguono leggeri. 

Una piccola foglia verde gli è rimasta in mano, Alfredo la soffia via, la vede volteggiare con allegria fino alla strada sorretta a tratti da un leggero vento che sembra abbandonarla per poi di nuovo rincorrerla, quasi fosse un gioco, quasi fosse vita.

venerdì, maggio 23, 2025

[Alfredo] al teatro Farnese ad ascoltare Nori e Sostakovic

 "Si può andare in un posto bellissimo, ascoltare della buona musica, riflettere su belle parole eppure non essere contenti" Alfredo continua a pensarci a questo suo scontento e si chiede perché e si domanda cosa sia stato. 

Alfredo ci è capitato quasi per caso in quel posto. Certo gli piace ascoltare musica, riesce anche a capire la bontà di molte parole,  ma aveva  scoperto tardi quella iniziativa e pensava di non trovare più un biglietto d'ingresso. Gratis, naturalmente che la cultura costa.

Alfredo era stato felice di aver trovato un posto libero. Che fortuna. Solo quattro posti per un teatro affollato, forse una rinuncia arrivata all'ultimo minuto. Un sogno, insomma.

Si era seduto, aveva ascoltato l'introduzione retorica, i suoni, la voce... eppure ora sentiva quella insoddisfazione.

"Forse perché ci sono andato solo" si era giustificato, ma Alfredo va in giro sempre da solo. Vive da solo, mangia, beve, commenta, sorride, bestemmia, ama la vita da solo Alfredo. Si è abituato. Ci sta bene. 

Il fatto è che tutta quella gente ben educata, ben vestita, democratica, competente, morta, tutta quell'introduzione, quelle parole, quella musica gli sono sembrate all'improvviso un grande esercizio di ipocrisia. Io parlo a te, che mi comprendi e che se anche non mi comprendi fai finta di farlo e ti faccio vedere, mi faccio vedere, come tu ti fai vedere.

Alfredo è rientrato a casa e ha messo su una tammurriata e ha ballato e ha abbracciato la sedia e il cuscino anche. Ha dato un bacio al buio, ha bevuto Alfredo e scoreggiato rumorosamente. Poi ha dormito, di un buon sonno e la tammuriata e Sostakovic erano una sola cosa e Blok danzava con lui mentre l’Achmatova lo baciava con passione in una piazza piena di gente che rideva e ascoltava e parlava e viveva.  

mercoledì, maggio 21, 2025

[Alfredo] piccole chance

 Manca poco, la prossima fermata. La ragazzina inizia ad agitarsi. Sposta lo zaino da un lato all'altro delle spalle, mette via il cellulare, passa le mani tra i capelli, abbozza un sorriso che sa di prova. 

Alfredo capisce subito se lui è salito o meno. Nel primo caso lei inizia a guardare oltre il finestrino, assente, mentre lui, in genere, comincia a giocare con il telefonino. Nel secondo, invece, quasi sempre la ragazza, se ha spazio, mette a terra lo zaino e china un po' la testa, delusa, poi riprende in mano il cellulare e inizia a scrivere. Forse alle amiche, forse ha una sorta di diario, pensa Alfredo.

Chissà se il nostro principe si è mai accorto di quello che le passa per la testa, chissà se lei si è mai confessata a lui. 

Alfredo non sa se vadano nella stessa scuola perché scendono a fermate diverse e anche il punto in cui si incontrano è abbastanza lontano da quello in cui lei inizia il viaggio. Forse hanno amici in comune, forse altro, chissà. 

Solo una volta ad Alfredo è sembrato di vedere un fugace saluto tra loro, qualcosa che andasse oltre lo sguardo chiuso di lei, oltre l'indifferenza di lui. Comunque ogni volta che gli capita di vederli Alfredo non può fare a meno di costruire piccole storie su di loro, o forse piccole storie su se stesso, su quello che è stato, su quello che ha visto.

Alfredo alla fine crede non sia cambiato molto, in questi mancati scambi, insomma, nei rapporti tra anime. 

Anche se lei fosse stata lui e viceversa. Anche se fossero state due donne o due uomini. Anche fosse stato solo il desiderato sogno dell'altro.

lunedì, maggio 19, 2025

[Alfredo] cortei

 Quando Alfredo si è intrufolato nel lungo corteo non pensava a nulla. 

Non ricordava le lotte di un tempo, gli scontri. Non ricordava la botte ricevute, quelle date. 

Quando Alfredo si è intrufolato nel corteo pensava solo che fosse giusto essere lì, anche se non conosceva nessuno anche se non riconosceva nessuno. 

Perché i cortei hanno sempre qualcosa di speciale "è il potere delle folle" una volta gli avevano spiegato, ma Alfredo pensava invece che fosse il potere dei cuori perché allora nulla gli avrebbe impedito di seguire una di quelle marcette nere che sempre più spesso apparivano sui giornali. 

No, non erano cortei quelli. non erano cuori che pulsavano, non erano. 

Quando Alfredo si è intrufolato nel lungo corteo ha guardato le bandiere e gli striscioni e i volti della gente e allora ha iniziato a diventare più giovane sempre più giovane e a sorridere e a bisbigliare slogan prima di urlarli, prima di cantare, prima di perdere la voce. 

Quando Alfredo si è intrufolato nel lungo corteo gli è rinata la speranza.

domenica, maggio 18, 2025

[Alfredo] sala d'aspetto

Lo studio medico è abbastanza pulito, Alfredo lo ha scelto a caso tra quelli più economici, più distanti dal centro città. Non ama molto i medici Alfredo, anche se in fondo lui è lì solo grazie a loro, ma forse è proprio quello il motivo. 

Il fatto è che ricorda ancora le lunghe file di letti in ospedale dove era stato da piccolo, i giorni passati in solitudine ad attendere l'orario di visita, il cibo scadente. Ora invece è seduto in questa stanza, “abbastanza pulita” torna a dirsi per farsi coraggio. 

Alle pareti quadri senza valore e qualche avviso. Nessuno vi presta attenzione e anche loro paiono ad Alfredo consci della loro inutilità. 

Ecco, però, forse una parete  tutta bianca sarebbe molto più triste, pensa, e allora Alfredo si aggrappa a questa possibilità per dar loro un senso. Si concentra su uno di quei quadri, lo osserva con attenzione. Mostra strisce orizzontali che si accumulano, si passa dal giallo all’azzurro e ogni linea è sovrapposta alla precedente, viene coperta dalla successiva. A volte una pennellata acquista densità e si formano increspature che ad Alfredo paiono piccoli omini protesi verso il vuoto. Come volessero scappare, come volessero vivere in un altro luogo. Altre linee invece risultano piatte e quasi non si distingue la loro esistenza reale sulla tela, quasi fossero semplici macchie della stessa, come se il loro creatore si fosse dimenticato di dar loro una anima. 

Alfredo è così assorto che non si accorge che qualcuno lo ha chiamato, che ora è il suo turno. 

sabato, maggio 17, 2025

[Alfredo] Attese

Alfredo guarda le ultime notizie, ma non ascolta. Non riesce.  È seduto al tavolino di un bar: la tazzina di caffè davanti a lui, un cornetto già sgonfio in mano, lo scontrino sotto il bicchiere d’acqua, un fiore finto dentro un piccolo vaso di vetro.

Il brusio attorno è così forte che è impossibile sentire qualcosa e così Alfredo guarda, guarda e cerca di capire, guarda e pensa. Vicino a lui altri tavoli, qualche gruppo di ragazzi a far caciara, una donna che chiacchiera con la barista, una coppia che gioca a un antico gioco sfiorandosi quasi di nascosto le mani mentre i loro occhi si perdono in quelli dell'altro. 

Alfredo pensa che forse è lì per attendere qualcuno, qualcosa, ma non è ben sicuro sia così, forse lo ha solo sognato, forse ha solo voglia che accada. 

“Le serve qualcos’altro?” La cameriera è gentile anche se lo guarda come fosse un alieno. “No, no, grazie va bene così” risponde Alfredo ma poi subito dopo si da una occhiata veloce per vedere se tutto è in ordine, se magari quello sguardo volesse segnalargli qualcosa. 

Quando lei arriva Alfredo si alza subito in piedi: “Eccoti! Eri tu allora!”

Lei lo guarda un po' imbarazzata, quasi nervosa. Passa oltre e si ferma a parlare con la barista. Alfredo vede che le due donne lo indicano, lo fissano strano prima che a loro si unisca anche la cameriera. 

Non si siede, Alfredo. Esce. Respira. Fuori è primavera.

mercoledì, maggio 14, 2025

A Pepe



Il maggiolino attende ora 

chi lo guidi verso un cielo azzurro

e poi Manuelita che gli sorriderà

e Lucia che più non può stargli accanto

e io 

che sto qui, al caldo, 

tra vecchie foto che scorrono veloci, 

tra frasi e discorsi che cambiano il presente,

che costruiscono il futuro.

Muoiono i giusti,

ma più ancora, senza lotta, moriamo noi.

venerdì, maggio 09, 2025