Alla biblioteca non cera tanta gente. Come sempre.
La biblioteca era un appartamento dentro un palazzo iautu che il comune laveva affittato ma per entrarci uno non cera bisogno di citofonare che il portone era tutto scassato e i campanelli forse non avevano mai funzionato.
Nella prima stanza cera Beatrice la biblioteria. Una signora gentile e anche bidduzza che uno non lavrebbe mai detto che faceva quel mestiere che nei film sono tutte larie. Vicino al suo bancone con le schede cera il divanetto per le letture. Aveva un tavolino vicino e lo stereo per ascutare la musica nelle cuffie se uno voleva. Le altre stanze lavevano unite tirando giù qualche parete che accussì quel posto pareva più grande di quello che era veramente. Lucia salutau Beatrice che ci fici un bel sorriso e si informò se era tutto a posto. Lei non ce lo disse di suo nonna che quelli erano affari suoi però ricambiò il sorriso che chiossai non ci vinni e non cera abituata.
Nitto non cera ma era ancora presto e conveniva aspettare che macari poi avissa vinuto. La carusa ne approfittò per dare unocchiata anche lei ai fumetti. Cera tutta una fila smanciuliata che lei lo sapeva che erano quelli dove cerano le fimmine a nura che spesso li vedeva in giro nelle mani di qualcuno e vedeva i sorrisetti dei carusi macari quando lei passava e se accorgeva. Dice che erano dartista ma lei lo sapeva bene di che arte si trattava.
Sutta a chisti cerano quelli di guerra e i topolini e i diabolic eppoi tannicchia ammucciati qualcuno più strano che ogni tanto ci dava unocchiata perchè erano storie che ci parevano vere anche se quasi tutti erano dellamerica o della francia. Ni pigghiau unu e sassittau. Non cera da distrarsi che di gente ne entrava veramente picca e poi da lì puteva viriri se arrivava Nitto.
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