E accussì Agostino Amaranto sinni iu.
Stava priannu assittato al primo banco che da quando senera andato in pensione ciaveva sulu u Signuruzzu per parlare che figghi non cenerano mai stati e Aitina cera morta dinfarto mentre faceva i pulizii. Che lui celaveva detto mille volte di non fari sfozzi assai con il cuore che teneva e che non ci faceva nenti per tannicchia di loddu ma lei non lo stava mai a sentire che poi cosa dicono quelli che vengono e vedono i fulinii sopra il muro?
"Aitina ciavi deci anni che non ci entra nessuno in questa casa" lui ci faceva notare.
"E questo chivvoli dire? Fussi pittia cà ci fossi sulu munnizza" lei ribatteva.
Ma era tutto un gioco quello. Che alla loro età tante volte sono queste le parole di chi si vuole bene e non ciavi più il coraggio di dirselo. E così sempre alla fine Agostino accalava la testa e sabbiava pacinziusu davanti alla televisione a dommiri e sognava e a volte ci pareva che lui e so muggheri erano sopra a unisola come quelle dei sogni o della Ventura e loro erano il re e la regina e tutti ci dicevano bravi bravi e poi saccuminciava a ballari e a fari festa e vuci e qualcuno gridava gridava e anche quella volta solo che Aitina era già interra e ciarristau per sempre.
E accussì Agostino Amaranto sinni iu.
Stava priannu assittato al primo banco e il crocifisso era tutto lucido che lavevano restaurato e anche lui ciaveva messo i soldi. Li aveva presi da quelli della liquidazione cheppoi non erano stati tanti pecchè Agostino aveva sbagliato mese o forse non cià faceva chiù e se avesse resistito due mesi chiossai sarebbero stati di certo di più. Ma lui era stato contento che la festa al lavoro celavevano fatta lo stesso. Con lorologio con il suo nome e i pasticcini e la lettera con le firme dei colleghi che Agostino dopo quarantanni ancora sbagghiava i nomi ma diceva a tutti che era la sua memoria. Che lui si trovava meglio con le facce.
E accussì Agostino Amaranto sinni iu.
Stava priannu assittato al primo banco e San Demetrio a fianco di lui lo guardava dallalto in basso. Lui non ci faceva caso che i santi su accussì si sapi e poi Agostino teneva sempre locchi chiusi per concentrarsi meglio nelle sue fantasie e manco lo calcolava a quello. E forse fu per questa sfida che la base della statua si spaccò quel giorno mentre lui ci stava cuntannu o Signuruzzu di quando era nicu è cera la guerra. O forse San Demetrio lo voleva solo abbracciare per tutte quelle sue disgrazie. Insomma fatto stà che Agostino finiu a terra con la testa che ci nisceva sangue e pareva felici mentri alleggiu alleggiu sinni ieva. O almeno così me lo immaggino.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
lunedì, ottobre 27, 2008
sabato, ottobre 25, 2008
resine
Nel cuore a frugare
resine ambrate attendo
parole
a sfregiare
questo rifiuto
l'accidia
l'ormai stabile
scontento
giovedì, ottobre 23, 2008
[Condomini] Bandiere
Macari le bandiere surano al sole e i colori a poco a poco se ne vanno che neanche loro ce la hanno la pazienza di stare lì a farci ricordare.
E' così difficile farlo da solo. Con le proprie forze intendo.
Uno cià sempre bisogno di appigghiarisi a qualcosa come se non ce la facissi o non vulissi farlo quello sforzo. Quella minchiata.
Cosi queste bomboniere inutili mi dicono che un giorno qualcuno si è sposato o cè nato il figlio o chi cazzu ni sacciu e che mi ha pensato anche. E questa maglietta tannicchia bruciata mi confessa che ero distratto mentre taliavo il culo della vicina alla finestra e anche che quel giorno cera cauru e non solo nella mia testa.
Però non sono mai completi i ricordi. Anche se tarrivano certe volte che pari che sei dentro la scena di un filmi. Cè sempre quacche cosa che manca o cheppure cangia con il tempo senza nemmeno dirtelo o fartelo capire. Come quando dentro a una foto vecchia che già lhai vista tante volte ti accorgi di quacche cosa che non avevi mai notato e allora fai finta di sapere che cè sempre stata oppure immagini che cè lhanno aggiunta apposta.
I capelli di qualcuno di cui provi a insittare il nome. La bicicletta messa in un angolo. La lunga ciaccazza nel muro della casa.
Ecco il ricordo è come un puttuso nel muro e se tu lo lasci stare lui non ti da fastidio. Anzi ti fa sorridere o piangere o pensare che ogni tanto ci vuole. Ma se inizi a scavare a mittirici le tue dita in quel buco capace che con il tempo e lacqua e il vento e il sole ti crolla tutto. Senza nemmeno il tempo che hai capito a cosa è servito. Senza nemmeno il tempo che hai capito come.
E' così difficile farlo da solo. Con le proprie forze intendo.
Uno cià sempre bisogno di appigghiarisi a qualcosa come se non ce la facissi o non vulissi farlo quello sforzo. Quella minchiata.
Cosi queste bomboniere inutili mi dicono che un giorno qualcuno si è sposato o cè nato il figlio o chi cazzu ni sacciu e che mi ha pensato anche. E questa maglietta tannicchia bruciata mi confessa che ero distratto mentre taliavo il culo della vicina alla finestra e anche che quel giorno cera cauru e non solo nella mia testa.
Però non sono mai completi i ricordi. Anche se tarrivano certe volte che pari che sei dentro la scena di un filmi. Cè sempre quacche cosa che manca o cheppure cangia con il tempo senza nemmeno dirtelo o fartelo capire. Come quando dentro a una foto vecchia che già lhai vista tante volte ti accorgi di quacche cosa che non avevi mai notato e allora fai finta di sapere che cè sempre stata oppure immagini che cè lhanno aggiunta apposta.
I capelli di qualcuno di cui provi a insittare il nome. La bicicletta messa in un angolo. La lunga ciaccazza nel muro della casa.
Ecco il ricordo è come un puttuso nel muro e se tu lo lasci stare lui non ti da fastidio. Anzi ti fa sorridere o piangere o pensare che ogni tanto ci vuole. Ma se inizi a scavare a mittirici le tue dita in quel buco capace che con il tempo e lacqua e il vento e il sole ti crolla tutto. Senza nemmeno il tempo che hai capito a cosa è servito. Senza nemmeno il tempo che hai capito come.
mercoledì, ottobre 22, 2008
Janis Joplin - Mercedes Benz
Oh Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
My friends all drive Porsches, I must make amends.
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
Oh Lord, won’t you buy me a color TV ?
Dialing For Dollars is trying to find me.
I wait for delivery each day until three,
So oh Lord, won’t you buy me a color TV ?
Oh Lord, won’t you buy me a night on the town ?
I’m counting on you, Lord, please don’t let me down.
Prove that you love me and buy the next round,
Oh Lord, won’t you buy me a night on the town ?
Everybody!
Oh Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
My friends all drive Porsches, I must make amends,
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So oh Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
That’s it!
My friends all drive Porsches, I must make amends.
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
Oh Lord, won’t you buy me a color TV ?
Dialing For Dollars is trying to find me.
I wait for delivery each day until three,
So oh Lord, won’t you buy me a color TV ?
Oh Lord, won’t you buy me a night on the town ?
I’m counting on you, Lord, please don’t let me down.
Prove that you love me and buy the next round,
Oh Lord, won’t you buy me a night on the town ?
Everybody!
Oh Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
My friends all drive Porsches, I must make amends,
Worked hard all my lifetime, no help from my friends,
So oh Lord, won’t you buy me a Mercedes Benz ?
That’s it!
>
O Signore, mi compreresti una Mercedes Benz?
I miei amici guidano tutti Porche, devo rimediare
Ho lavorato duro per tutta la vita, nessun amico mi ha aiutata
Perciò Signore, mi compreresti una Mercedes Benz?
O Signore, mi compreresti un televisore a colori?
"Dialing for Dollars" mi sta cercando
Aspetto la consegna ogni giorno fino alle tre
Perciò, Signore, mi compreresti un televisore a colori?
O Signore, mi compreresti una notte in città?
Conto su di te, Signore, ti prego non mi deludere
Dimostrami che mi ami e pagami il prossimo giro
O Signore, mi compreresti una notte in città?
Insieme
O Signore, mi compreresti una Mercedes Benz?
I miei amici guidano tutti Porche, devo rimediare
Ho lavorato duro per tutta la vita, nessun amico mi ha aiutata
Perciò Signore, mi compreresti una Mercedes Benz?
O Signore, mi compreresti un televisore a colori?
Tutto qui!
domenica, ottobre 19, 2008
Cesare Pavese da Lavorare stanca
Traversare una strada per scappare di casa
lo fa solo un ragazzo, ma quest’uomo che gira
tutto il giorno le strade, non è più un ragazzo
e non scappa di casa.
Ci sono d’estate
pomeriggi che fino le piazze son vuote, distese
sotto il sole che sta per calare, e quest’uomo, che giunge
per un viale d’inutili piante, si ferma.
Val la pena esser solo, per essere sempre più solo?
Solamente girarle, le piazze e le strade
sono vuote. Bisogna fermare una donna
e parlarle e deciderla a vivere insieme.
Altrimenti, uno parla da solo. È per questo che a volte
c’è lo sbronzo notturno che attacca discorsi
e racconta i progetti di tutta la vita.
Non è certo attendendo nella piazza deserta
che s’incontra qualcuno, ma chi gira le strade
si sofferma ogni tanto. Se fossero in due,
anche andando per strada, la casa sarebbe
dove c’è quella donna e varrebbe la pena.
Nella notte la piazza ritorna deserta
e quest’uomo, che passa, non vede le case
tra le inutili luci, non leva più gli occhi:
sente solo il selciato, che han fatto altri uomini
dalle mani indurite, come sono le sue.
Non è giusto restare sulla piazza deserta.
Ci sarà certamente quella donna per strada
che, pregata, vorrebbe dar mano alla casa.
venerdì, ottobre 17, 2008
A Sasha
Un passo in più a raggiungerti,
questa notte,
tra i pensieri, a rovistare.
Un passo ancora,
amore,
che non ti debba mai io trovare.
Che sempre sia come
se quella luce
che attraversa il corpo,
quella luce
arrugginita chiave,
disperasse ingenua
di poter far male.
E se anche domani sarà sera,
di noi ignoti drappi
voglio far gioco:
per quel che,
perduto,
più non c'è,
a caccia
di quel che,
già segreto,
un tempo c'era.
lunedì, ottobre 13, 2008
presenze
c'è la morte
e un azzurro che parla alle stelle.
C'è un corpo
che pende,
calore
che si disperde
domenica, ottobre 12, 2008
[Condomini] Il consigliere Berni
Vincenzo lavora vicino a Parma che il lavoro cè lha dato unagenzia. E' una fabbrica dove pigghiano il polistirolo e lo tagliano per come ci serve. Lui avissaffari otto ore ma non ciarrinesci mai che spera sempre che se lo prendono senza scadenza come alloperai veri anche se ora stanno licenziando a tutti.
Comunque è per questo che laltra sera ci mannau a mia allassemblea del condominio. La cosa non mi dispiaceva che mi ricordavo gli incontri dellistituto delle case di quando ero a Catania però tannicchia fui deluso che qua mi passunu troppo seri e senza sfogo anche se rimanevano tutti incazzusi quando si parrava di soddi.
Qua cianno la stanza delle riunioni che ci si putissuru fare le feste dei picciriddi ad averli che fino ad ora ne ho visti pochi di nichitti e tutti niuri per giunta.
Nella stanza delle riunioni cerano tanti vecchi e un pugno di genti che ogni tanto viru quando scendo le scale. Parravuno. Alzavano le mani. E si taliavano come a quello che penza: "Ora ti fazzu viriri che cosa ti combino che tu in questi mesi mhai fatto questo e questaltro!".
In mezzo a questo mortorio uno era sempre additta e parlava chiossai di tutti. E' stato così che ho scoperto che nel mio palazzo ciaiu un consigliere. Uno di quelli importanti insomma. "Le buone abitudini non si perdono mai" pinsai.
Berni si chiama. Come a quello delle cipudduzze per il riso.
Questo allapparenza è diverso dal Cavaliere Arcidiacono. Tutto in ordine e siccu siccu che pare che mangia poco. Lui alla riunione ci nisciu di dire che ora è allopposizione ma che ci avrebbe aiutato se volevamo e Vincenzo mi ha spiegato che allopposizione vuol dire che è comunista. Ma a mia tuttu mi passi tranne che quello che io immagginavo dei comunisti. Mi pari triste come a una scappa spaiata e poi facendoci attenzione parra preciso come a Arcidiacono però in italiano. Insomma volevo sapere chiossai di questo cristiano e così mi sono fatto coraggio è ho chiesto alla signora Brianti la vecchia maestra che abita accanto ammia:
"Signora ci rissi - mentre laltro giorno ciarritiravamo dalla spesa insieme - ma il dottore Berni che è comunista?".
Lei mi ha guardato con un sorrisetto furbo e poi sinni nisciu con un:
"Da bò? Comunista? Ma no nani! Un tempo forse. Lui ora è con Veltroni"
Fici finta di avere capito e trasii a casa. Alla televisioni cera un telefilm di quelli americani con il poliziotto buono e quello cattivo che facevano la parte per fare confessare a unu. U lassai addumato a farimi compagnia e mentre mi sistemai la spesa. Poi alla fine massittai nel divano e chiurii locchi. Per un attimo mi passi di iniziare a capiri.
Comunque è per questo che laltra sera ci mannau a mia allassemblea del condominio. La cosa non mi dispiaceva che mi ricordavo gli incontri dellistituto delle case di quando ero a Catania però tannicchia fui deluso che qua mi passunu troppo seri e senza sfogo anche se rimanevano tutti incazzusi quando si parrava di soddi.
Qua cianno la stanza delle riunioni che ci si putissuru fare le feste dei picciriddi ad averli che fino ad ora ne ho visti pochi di nichitti e tutti niuri per giunta.
Nella stanza delle riunioni cerano tanti vecchi e un pugno di genti che ogni tanto viru quando scendo le scale. Parravuno. Alzavano le mani. E si taliavano come a quello che penza: "Ora ti fazzu viriri che cosa ti combino che tu in questi mesi mhai fatto questo e questaltro!".
In mezzo a questo mortorio uno era sempre additta e parlava chiossai di tutti. E' stato così che ho scoperto che nel mio palazzo ciaiu un consigliere. Uno di quelli importanti insomma. "Le buone abitudini non si perdono mai" pinsai.
Berni si chiama. Come a quello delle cipudduzze per il riso.
Questo allapparenza è diverso dal Cavaliere Arcidiacono. Tutto in ordine e siccu siccu che pare che mangia poco. Lui alla riunione ci nisciu di dire che ora è allopposizione ma che ci avrebbe aiutato se volevamo e Vincenzo mi ha spiegato che allopposizione vuol dire che è comunista. Ma a mia tuttu mi passi tranne che quello che io immagginavo dei comunisti. Mi pari triste come a una scappa spaiata e poi facendoci attenzione parra preciso come a Arcidiacono però in italiano. Insomma volevo sapere chiossai di questo cristiano e così mi sono fatto coraggio è ho chiesto alla signora Brianti la vecchia maestra che abita accanto ammia:
"Signora ci rissi - mentre laltro giorno ciarritiravamo dalla spesa insieme - ma il dottore Berni che è comunista?".
Lei mi ha guardato con un sorrisetto furbo e poi sinni nisciu con un:
"Da bò? Comunista? Ma no nani! Un tempo forse. Lui ora è con Veltroni"
Fici finta di avere capito e trasii a casa. Alla televisioni cera un telefilm di quelli americani con il poliziotto buono e quello cattivo che facevano la parte per fare confessare a unu. U lassai addumato a farimi compagnia e mentre mi sistemai la spesa. Poi alla fine massittai nel divano e chiurii locchi. Per un attimo mi passi di iniziare a capiri.
sabato, ottobre 11, 2008
[Condomini] La za Rosa
La za Rosa ciaveva solo quarantanni ma uno ce ne avrebbe dato di più per come sera sfummata. Tutta abbuscicata e stanca.
A causa dei figghi: che Dio u sapi dove erano ora. Delle disgrazie: ca non mancavano mai. Per quella vita che faceva: che da sempre ci dava da vivere.
Però ciaveva ancora tanti amici Rosa. E di tutte le età macari. Che ormai sera fatta un nome per come la sucava e per quel lavoro di fino che solo lei sapeva fare. Così per i clienti non ciaveva sta grande importanza taliari il resto del personaggio. Ca non sivveva.
Quando lanno scorso prima di pattiri mi presentai per il mio solito appuntamento del venerdì lei ciaveva sotto a un carusittu di sirici diciassette anni.
Lo visti nesciri con locchi di fora e le gambe che non cià facevunu a caminari. Mi fici una risata ricordando che non era stata tanto diverso pimmia la prima volta a casa di questa santa donna dopo però entrai subito che i ricordi sono ricordi ma la minchia già mi tirava.
A za Rosa si stava pulizziannu i renti. Lo faceva sempre ogni vota. Lei ci tineva a fare bella figura.
La stanza di lavoro era pulita e ordinata anche se i mobili antichi erano tutti a pezzi e un lavandino era stato messo proprio vicino allingresso. Sopra a quello cera una mensola ianca ranni e spaziusa che serviva a tenere una bella collezione di tubetti di dentifricio di tutte le marche e sapori. Forse Rosa sceglieva il gusto a seconda di quello che il cliente ci lassava na ucca pecchè i tubetti erano tutti munciuti e accussì con la testa abbassata pinnevano tannicchia tristi da dentro i bicchieri di vetro.
"Picchi non vinisti a scorsa simana?" mi rissi con la bocca ancora insaponata.
"Avevo chiffari. Ma picchi? Ti mancai?"
Ci visti un sorriso sopra a quella faccia.
"No. E che mi mancavano i to soddi pi fari a spisa" marrispunniu.
Questa volta fui io a sorridere ma lei manco se ne accorse pecchè dopo avermi preso per mano maccumpagnau alla postazione sassittau sopra al letto e accuminciau a trafichiari con i bottoni dei causi.
A nisciu fora senza mancu accalarimi i muttanni e in un attimo sanficcò tutta na ucca come solo lei sapeva fare. Non lavevo mai capito comu ciarrinisciva in quei momenti a respirare.
Con la lingua arrivava a liccarimi i baddi mentre le mani ci servivano dappigghiu. Seguendo i suoi movimenti io accuminciavo a perdere ogni controllo e a ogni passata ci spingevo la testa sempri chiossai e sempri per più tempo. Nosacciu chi mi pigghiau ma ciu rissi in quel momento quello che avevo pensato in quelle ultime due simane.
"Senti Rosa... ma picchì non veni a stari cummia a Parma?"
Ittai una vuci. Forse per la sopresa che le avevo fatto o forse per un suo errore a me minchia stava addivintannu uno spiedino. Ci visti per un attimo la bocca tutta insanguinata e nello stesso tempo marrivau lontano na testa un: "Tu si pazzu!" detto con una voce duci duci come a quella dell'angeli.
Poi però marrusbigghiai o spitali.
A causa dei figghi: che Dio u sapi dove erano ora. Delle disgrazie: ca non mancavano mai. Per quella vita che faceva: che da sempre ci dava da vivere.
Però ciaveva ancora tanti amici Rosa. E di tutte le età macari. Che ormai sera fatta un nome per come la sucava e per quel lavoro di fino che solo lei sapeva fare. Così per i clienti non ciaveva sta grande importanza taliari il resto del personaggio. Ca non sivveva.
Quando lanno scorso prima di pattiri mi presentai per il mio solito appuntamento del venerdì lei ciaveva sotto a un carusittu di sirici diciassette anni.
Lo visti nesciri con locchi di fora e le gambe che non cià facevunu a caminari. Mi fici una risata ricordando che non era stata tanto diverso pimmia la prima volta a casa di questa santa donna dopo però entrai subito che i ricordi sono ricordi ma la minchia già mi tirava.
A za Rosa si stava pulizziannu i renti. Lo faceva sempre ogni vota. Lei ci tineva a fare bella figura.
La stanza di lavoro era pulita e ordinata anche se i mobili antichi erano tutti a pezzi e un lavandino era stato messo proprio vicino allingresso. Sopra a quello cera una mensola ianca ranni e spaziusa che serviva a tenere una bella collezione di tubetti di dentifricio di tutte le marche e sapori. Forse Rosa sceglieva il gusto a seconda di quello che il cliente ci lassava na ucca pecchè i tubetti erano tutti munciuti e accussì con la testa abbassata pinnevano tannicchia tristi da dentro i bicchieri di vetro.
"Picchi non vinisti a scorsa simana?" mi rissi con la bocca ancora insaponata.
"Avevo chiffari. Ma picchi? Ti mancai?"
Ci visti un sorriso sopra a quella faccia.
"No. E che mi mancavano i to soddi pi fari a spisa" marrispunniu.
Questa volta fui io a sorridere ma lei manco se ne accorse pecchè dopo avermi preso per mano maccumpagnau alla postazione sassittau sopra al letto e accuminciau a trafichiari con i bottoni dei causi.
A nisciu fora senza mancu accalarimi i muttanni e in un attimo sanficcò tutta na ucca come solo lei sapeva fare. Non lavevo mai capito comu ciarrinisciva in quei momenti a respirare.
Con la lingua arrivava a liccarimi i baddi mentre le mani ci servivano dappigghiu. Seguendo i suoi movimenti io accuminciavo a perdere ogni controllo e a ogni passata ci spingevo la testa sempri chiossai e sempri per più tempo. Nosacciu chi mi pigghiau ma ciu rissi in quel momento quello che avevo pensato in quelle ultime due simane.
"Senti Rosa... ma picchì non veni a stari cummia a Parma?"
Ittai una vuci. Forse per la sopresa che le avevo fatto o forse per un suo errore a me minchia stava addivintannu uno spiedino. Ci visti per un attimo la bocca tutta insanguinata e nello stesso tempo marrivau lontano na testa un: "Tu si pazzu!" detto con una voce duci duci come a quella dell'angeli.
Poi però marrusbigghiai o spitali.
martedì, ottobre 07, 2008
[Condomini] Parmalat
Io sono fortunato che ho due supermercati vicino a me casa e poi anche che a quello che ho capito i proprietari si odiano. E così ad esempio se uno ciavi luva a un prezzo laltro ci abbassa qualche centesimo per farci un dispetto e a tutti noi che accattiamo ci pari una grande cosa e loro alla fine ci varagnano lo stesso tutti e due che lunici sempre a peddiri semu nuautri.
Io quasi tutti i ionna furio i lunghi corridoi e passo do friddu dei surgelati o ciauru del bancone del pane e ascuto la gente che è bello perdiri tempo accussì. Che impari e canusci certo chiossai delle cose del mondo di tutti quelli che sassettano davanti ai telegiornali.
Oggi due signori distinti e incravattati parravunu che cè la crisi delle banche e che vogliono tenere al collegio quello che ha fatto fallire la parmalat.
Io delle banche non ci capisciu nenti che soddi non ne ho mai avuti però mi pari stranu che una banca fallisci. Ca non ciavi chiù soddi insomma. Mi pari una cosa comu se alla chiesa ci finissunu tutti i santi o ai picciriddi la voglia di giocare. Invece la storia del latte un poco penso di arrivarici che dalle loro parole mi passi sempre la solita cosa di imbrugghiuni senza ritegno e di ammuccalapuni chini di fiducia. Che i primi se la cavano sempre e lultimi si trovano ne vai in ogni tempo.
Io quasi tutti i ionna furio i lunghi corridoi e passo do friddu dei surgelati o ciauru del bancone del pane e ascuto la gente che è bello perdiri tempo accussì. Che impari e canusci certo chiossai delle cose del mondo di tutti quelli che sassettano davanti ai telegiornali.
Oggi due signori distinti e incravattati parravunu che cè la crisi delle banche e che vogliono tenere al collegio quello che ha fatto fallire la parmalat.
Io delle banche non ci capisciu nenti che soddi non ne ho mai avuti però mi pari stranu che una banca fallisci. Ca non ciavi chiù soddi insomma. Mi pari una cosa comu se alla chiesa ci finissunu tutti i santi o ai picciriddi la voglia di giocare. Invece la storia del latte un poco penso di arrivarici che dalle loro parole mi passi sempre la solita cosa di imbrugghiuni senza ritegno e di ammuccalapuni chini di fiducia. Che i primi se la cavano sempre e lultimi si trovano ne vai in ogni tempo.
domenica, ottobre 05, 2008
[Condomini] Conti
Ora nella casa dove stiamo io Vincenzo e la picciridda cè abbastanza spazio che uno si può moviri comodo senza intappare contro a spigoli e seggie. Lui aveva già comprato tutto che Vincenzo è uno preciso e si fa sempri tutti i cunti giusti. Ogni simana sassetta pigghia carta e penna e con una calcolatrice che cè lha data Berlusconi al tempo delleuro si calcola lentrate e le uscite e quello che possiamo comprare e quello che dobbiamo spendere. A mia mi veni da ridere a guardarlo ma lo saccio che ha ragione lui.
Io da quanto sono qua mi viru anche le notizie della città alla televisioni che prima invece non cenavevo bisogno e accussì oggi ho saputo che quello russo chino di soddi saccattau cento poltrone tutte in una volta alla fiera dei mercanti di Parma. Dice che ci servivano per la casa sua nuova che è a Londra nellinghilterra. O mischinazzu ci custanu cari queste seggie. Un milione di euri che se la matematica non è una opinione vuol dire che ognuna fu decimila euri e ogni iamma duemilaecinquecento. E io la vorrei una di queste iamme. Anche se lo so che non si può mangiari. Però cè la potrei vendere io a quello. A Abbramovicc. Diciamo che mi abbastasse vendergliene una ogni due mesi per vivere con dignità almeno altri sessantasei anni. A dio piacennu.
Io da quanto sono qua mi viru anche le notizie della città alla televisioni che prima invece non cenavevo bisogno e accussì oggi ho saputo che quello russo chino di soddi saccattau cento poltrone tutte in una volta alla fiera dei mercanti di Parma. Dice che ci servivano per la casa sua nuova che è a Londra nellinghilterra. O mischinazzu ci custanu cari queste seggie. Un milione di euri che se la matematica non è una opinione vuol dire che ognuna fu decimila euri e ogni iamma duemilaecinquecento. E io la vorrei una di queste iamme. Anche se lo so che non si può mangiari. Però cè la potrei vendere io a quello. A Abbramovicc. Diciamo che mi abbastasse vendergliene una ogni due mesi per vivere con dignità almeno altri sessantasei anni. A dio piacennu.
sabato, ottobre 04, 2008
Claude Lévi-Strauss - scarto differenziale
L'unica fatalità, l'unica tara che possa affliggere un gruppo umano e impedirgli di realizzare in pieno la propria natura, è quella di essere solo.
[...] il vero contributo delle culture non consiste nell'elenco delle loro invenzioni particolari, ma nello scarto differenziale che esse presentano fra di loro. Il senso di gratitudine e di umiltà che ogni membro di una data cultura può e deve provare verso tutte le altre è fondabile su una sola convinzione: che le altre culture sono diverse dalla sua, nella maniera più svariata; e ciò, anche se la natura ultima di tali differenze gli sfugge o se, nonostante tutti i suoi sforzi, riesce a penetrarla solo molto imperfettamente.
Claude Lévi-Strauss, Razza e Storia e altri studi di antropologia, Einaudi
[Condomini] Silenzi
Quannu veni a sira non ce la faccio a sopportare cetti silenzi.
I silenzi che mi arrivano nella testa mentre massetto davanti alla televisione. Quelli che mi taliano in qualche riflesso quando mi metto a mangiari. I silenzi che attraversano le camere e non si fannu tuccari.
Sono silenzi strani. Senza ciauru. Senza amuri.
Non li voglio questi silenzi. E vulissi nesciri fora. Vulissi fari voci. Ma loro lo sanno e mi fermano mi bloccano e non ciarrinesciu a mannalli via. A scappare.
Allora chiuru locchi. Penso a questo tempo ca non passa e cerco di dormire. Di fare finta di nenti. Come se ogni tanto macari io ciavissi diritto. Come se ogni tanto ci fosse giustizia.
I silenzi che mi arrivano nella testa mentre massetto davanti alla televisione. Quelli che mi taliano in qualche riflesso quando mi metto a mangiari. I silenzi che attraversano le camere e non si fannu tuccari.
Sono silenzi strani. Senza ciauru. Senza amuri.
Non li voglio questi silenzi. E vulissi nesciri fora. Vulissi fari voci. Ma loro lo sanno e mi fermano mi bloccano e non ciarrinesciu a mannalli via. A scappare.
Allora chiuru locchi. Penso a questo tempo ca non passa e cerco di dormire. Di fare finta di nenti. Come se ogni tanto macari io ciavissi diritto. Come se ogni tanto ci fosse giustizia.
venerdì, ottobre 03, 2008
Il bosco dei cento acri
- PREMESSA-
Mi guardi.
Un Bertelli dimenticato
circonda i tuoi gesti.
IL BOSCO DEI CENTO ACRI
-WINNIE THE POOH-
Sulle mie braccia
ad esplorare il mondo.
Indichi e non riesco a vedere.
"Pensa, pensa, pensa."
Ricordo! Chiudere gli occhi,
sognare.
-PIMPI-
Ha occhi di fuoco,
zanne affilate,
unghia d'acciaio.
Ti guarda.
Mi guardi.
Ridiamo.
-TIGRO-
Fai un salto,
fanne un altro.
Corri, e fuggi se puoi.
Di questa vita,
ci sbrana alle spalle
l'imparare a nuotare.
Fai un salto,
fanne un altro.
-IH OH-
Sei più alta.
E' facile questo tuo vagare,
questo sparire mentre
ignaro
perdo pezzi di me stesso,
e se cresciamo,
mi dico,
il mio è più simile a un morire.
mercoledì, ottobre 01, 2008
[Condomini] La parmigiana
E accussì lho fatto. Vincenzo me lo diceva sempre al telefono:
"Totò ma chi ci stai a fari dassutta? Acchiana che tanto su non ti piaci puoi scinniri quannu vuoi!" e io veramente macari ciavevo voglia di cangiari e però "tantu tuttu u munnu e paisi" ci rispondevo a lui ma in realtà ero curioso.
Così sarà un misi che acchianai nella padania dove cè Bossi quello che sputazza che però qui una vota erano tutti cumunisti mi rissi Vincenzo.
Io e lui ora abitiamo nella stissa casa. Una specie di pezzo del lego di nove piani che tuttattorno ci sunu altri due pezzi accussì e case più basse e la campagna e un parco nicu chinu di cinisi quando cè bel tempo e di cani a passeggio quannu chiovi.
Qui certu i cristiani su strani e io dicissi una bugia a confessare che mi trovo bene ma mali no questo per ora non lo posso dire.
Vincenzu nesci la matina che deve prendere lautostrada e io mi fazzu una passiata apperi oppure pigghiu lautobussu che arriva al centro. Che poi non ci sarebbe mancu bisogno di pigghiarlo che questa città è nicuzza e anche se mi dicono che è importante è che cera il Duca prima a mia mi pari come uno dei tanti paisazzi che ci sono vicino a Catania. Che a Vescovi e a Principi e a palazzi e reggie noi non ci siamo fatti mancari mai nenti.
Io ancora sono come a un turista e guardo e furio e ascuto comu se non capissi nenti. Io cè ne avrei di domande ma per ora me le tengo per me che prima o poi capiterà di poterle fare a qualcuno. Io a esempio la cosa che non ho capito è perchè la parmigiana si chiama accussì se poi qui non la sanno fare.
Oggi mentre ero fuori mi fimmanu che volevano unintervista. A mia! Ca ci mancavunu scecchi a fera! Io ci rissi di sì tanto per sentire chi vulevano e così ho saputo che i vigili ciavevano fatto una plastica nella facci di un carusazzu e che loro volevano capire cosa ne pensava la gente. Ora a pinsarici na sta città ci sunu tanti niuri che io li vedo travagghiari dappertutto e allora mi domando ma su chisti si ni vannu cu ci leva a munnizza nelle strade ai parmigiani e cu ci pulizia u culu ai loro vecchi e cu ci fa i pumpini ai bastardi ca furiunu che machinuni pigghiati a credito?
Ma tutte queste cose non cè lho dette nellintervista.
"Totò ma chi ci stai a fari dassutta? Acchiana che tanto su non ti piaci puoi scinniri quannu vuoi!" e io veramente macari ciavevo voglia di cangiari e però "tantu tuttu u munnu e paisi" ci rispondevo a lui ma in realtà ero curioso.
Così sarà un misi che acchianai nella padania dove cè Bossi quello che sputazza che però qui una vota erano tutti cumunisti mi rissi Vincenzo.
Io e lui ora abitiamo nella stissa casa. Una specie di pezzo del lego di nove piani che tuttattorno ci sunu altri due pezzi accussì e case più basse e la campagna e un parco nicu chinu di cinisi quando cè bel tempo e di cani a passeggio quannu chiovi.
Qui certu i cristiani su strani e io dicissi una bugia a confessare che mi trovo bene ma mali no questo per ora non lo posso dire.
Vincenzu nesci la matina che deve prendere lautostrada e io mi fazzu una passiata apperi oppure pigghiu lautobussu che arriva al centro. Che poi non ci sarebbe mancu bisogno di pigghiarlo che questa città è nicuzza e anche se mi dicono che è importante è che cera il Duca prima a mia mi pari come uno dei tanti paisazzi che ci sono vicino a Catania. Che a Vescovi e a Principi e a palazzi e reggie noi non ci siamo fatti mancari mai nenti.
Io ancora sono come a un turista e guardo e furio e ascuto comu se non capissi nenti. Io cè ne avrei di domande ma per ora me le tengo per me che prima o poi capiterà di poterle fare a qualcuno. Io a esempio la cosa che non ho capito è perchè la parmigiana si chiama accussì se poi qui non la sanno fare.
Oggi mentre ero fuori mi fimmanu che volevano unintervista. A mia! Ca ci mancavunu scecchi a fera! Io ci rissi di sì tanto per sentire chi vulevano e così ho saputo che i vigili ciavevano fatto una plastica nella facci di un carusazzu e che loro volevano capire cosa ne pensava la gente. Ora a pinsarici na sta città ci sunu tanti niuri che io li vedo travagghiari dappertutto e allora mi domando ma su chisti si ni vannu cu ci leva a munnizza nelle strade ai parmigiani e cu ci pulizia u culu ai loro vecchi e cu ci fa i pumpini ai bastardi ca furiunu che machinuni pigghiati a credito?
Ma tutte queste cose non cè lho dette nellintervista.
manomai
Si ghiaccia il torrente,
poi s'alza l'incanto per quel nascosto: "Ti amo".
Gioisco dolente
ma non guardo
lontano,
provo solo a cadere in modo diverso.
Respiro,
mi fermo,
imprigiono il verso
su ciottoli
e schegge.
Ribelle il ruscello
pian
piano
riavanza
un salterello, una danza, un fiume
che vive.
poi s'alza l'incanto per quel nascosto: "Ti amo".
Gioisco dolente
ma non guardo
lontano,
provo solo a cadere in modo diverso.
Respiro,
mi fermo,
imprigiono il verso
su ciottoli
e schegge.
Ribelle il ruscello
pian
piano
riavanza
un salterello, una danza, un fiume
che vive.
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