Ho tagliato le foto del basilico per aromatizzare l’olio e le nuove
piante, che ho messo alla finestra, lentamente stanno provando ad
arrampicarsi su per la leggera grata che mi separa dal mondo. Ho
anche fatto colazione al bar stamani, scambiando parole di viaggio
con la proprietaria, e, appena entrato, il tabaccaio mi ha porto le
sigarette senza chiedermi cosa volessi.
Ecco forse è in
questo leggero scorrere delle cose, nel formarsi di piccole
abitudini, nella ripetizione che rimane sempre nuova il senso.
Tornando verso casa mi sono accorto, a poche decine dal portone, di
un altarino posto tra due palazzi. È parecchio alto rispetto al
piano stradale, forse è per questo che mi era fin a ora sfuggito. È
stato ritinteggiato, cosi come le mura delle case che lo inglobano,
ed è più grande di quelli che solitamente osservo a Catania. È
pulitissimo e vuoto, quasi fosse il ricordo del sacro incastonato nel
reale o solo un reale che del sacro possiede, nascosta ai distratti,
la struttura, il fiato.
Credo sia ora di
prepararmi un nuovo caffè.
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