I lavori proseguono veloci. I muratori hanno tutti accenti del sud
Italia e si scambiano battute tra loro credendo, a torto, di non
essere capiti. Sono parole salaci, sfottò divertiti.
All'ora di pausa
arrivano pizze e birre. A portarle un ragazzo di colore, con la sua
bici d’ordinanza. Nonostante il caldo non è affatto sudato.
Consegna e scappa via, veloce. Non ho capito se avesse, con sé, altro da
distribuire.
Qualcuno dei
manovali rimane all'interno delle abitazioni in ristrutturazione,
qualcun altro ne approfitta per spostarsi nella vicina piazza
all'ombra striminzita di bassi palazzi, uno sceglie la piazzetta
più isolata e assolata, quella accanto casa mia.
Lo sento parlare.
Lui, immagino, seduto sulle lunghe panchine scrostate, io chino a
scrivere accanto alla finestra.
Per qualche strano
gioco di rimbalzi qui arrivano le voci delle persone che attraversano
i dintorni, ma non i segnali delle compagnie telefoniche. Niente 2G,
3G, 4G... niente squilli inopportuni. Sarà un vendicarsi delle antiche
mura o uno scherzo acustico dei vecchi costruttori.
L’uomo parla con
la famiglia, mi pare. Racconta la giornata, quello che ha fatto,
quello che gli rimane da fare. Credo siano le stesse parole di
chiunque abbia dovuto abbandonare i propri affetti per poter
lavorare. Quando finisce io sono già uscito per andare a prendere un
caffè al bar. Lo vedo addentare con gusto un panino farcito con del
crudo dal buon colore. Magari parlerà anche di questo quando tornerà
a casa.
Forse lo racconterà dicendo che quel prosciutto era molto più buono di quello che mangia giù, e la famiglia ne sarà felice,almeno anche se lontano il buon cibo non gli è mancato 😘
RispondiEliminaNoi "terroni" conosciamo bene queste cose 😄
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