Oggi è domenica. Piove.
La vecchia continua a urlare contro i suoi
invisibili nemici e io non so bene se decidermi a pulire un po’
casa.
Oggi non è passata la coppia che fa compagnia alle mie colazioni. Forse la pioggia o i locali chiusi.
Lui strascina un po’ i piedi, fatica a muoversi, ma dal tono,
seppur stanco, della voce credo fosse un uomo abituato a comandare, a
imporsi. È curatissimo nelle sue giacche di buona fattura, nel volto
rinsecchito appena sbarbato.
Lei è una trottolina canuta, zampetta
tra lunghe gonne svolazzanti e sorrisi che sembrano non potersi
spegnere. Lo rincuora quando gli è a fianco. Lo precede spesso, ma
poi si volta a controllare e allora lo attende paziente. E però
anche in quegli attimi non sta ferma, parla, gli chiede dolcemente,
ogni mattina, cosa desideri al bar, gli ricorda le cose ancora da
fare, i luoghi da raggiungere e ripete tutto più volte quasi a voler
essere sicura di aver capito bene, di non sbagliare. Non credo che
questo le serva veramente, credo, piuttosto, che lo faccia per lui.
Durante il breve
tratto in cui mi è possibile osservarli vedo questo loro costante
andamento a elastico. Due anime abituate ad attrarsi e respingersi.
Due tortore, forse.
A volte mi è
capitato di vedere il loro sguardo, anche. E me ne sono innamorato.
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