27/07/19

[Diario parmigiano] 1


“L'amore ti rimane appiccicato addosso come fosse chewing gum sulla punta delle scarpe e diventa inutile che tu ti dia pena a sfregare che tanto qualcosa resta sempre, anche solo la macchia sulla pelle”
Era la quarta volta che il vecchio mi ripeteva questa frase e io non facevo altro che sorridere e muovere il capo ad acconsentire. Cosa altro potevo fare?
L'uomo mi raccontava la sua vita e, in quel momento, io ero lì per lui; del resto sono stato sempre un buon ascoltatore.
Forse è proprio vero che la gente si divide tra chi parla e chi ascolta e poi tra chi parla sbraitando e chi lo fa con calma e tra chi ascolta con attenzione e chi, invece, con sufficienza e ancora tra chi sbraita c’è chi lo fa per paura o per stupidità mentre tra quelli che parlano con calma di sicuro c'è chi lo fa pesando bene le parole, ponderandole, e chi invece esercita solo una professione e, ancora, tra chi ascolta con attenzione c'è il buono di cuore e chi, per interesse, ha imparato a fingere così come tra chi lo fa con sufficienza emergono l'uomo cortese e lo stupido. Insomma potremmo giocare e fare un po’ di ordine a questo mondo, trovare le giuste intersezioni. Consegnare, ad esempio, l'urlatore stupido al suo stolto pubblico o il pauroso all'interessato, ma sono così tante le variabili e i sottogruppi di queste poche voci che solo a immaginare mi passa la voglia. Allora rimango qui ad ascoltare il vecchio e a sorseggiare il mio pinot grigio.
Quando ritorno al mio borgo mi aspettano i pianti continui del bimbo dei vicini di casa e le urla serali della pazza in fondo alla via. Confesso che mi stanno entrambi simpatici.
Il primo per come viene rincuorato dai genitori, la seconda per quel suo urlare frasi sconnesse in perfetto italiano. Stasera, mentre sto per aprire il portone, mi sorprende con un “bricconcello” che mi ricorda l'infanzia. “Prendila nel culo” aggiunge.
Come non essergliene grato?

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