Se di inizio si può parlare
è quello del pigro fiume.
Ma quello che c’era
adesso non c’è più
e quello che sarà
è ancora lontano
giù nel fondo, indecifrabile.
Certo, continuerà a scavare,
a prendere
dal mondo, a donare.
Certo quelle rocce,
quell'ultimo, sordo, gorgogliare,
erano già un intuibile destino.
Certo il mare, amico,
lo attende.
Il fiume, però, ancora non sa
ogni cosa e
precipita
e già qualche schizzo,
lo sorprende. Un misterioso ribollire.
Aria e acqua, intorno,
gelida roccia tagliente,
qualche cangiante
arcobaleno.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
martedì, settembre 24, 2019
venerdì, settembre 20, 2019
blues in orbit
C’è un tempo interminabile
in cui sparisce ogni piccola certezza,
ogni volontà.
C’è un tempo interminabile
in cui una tromba jazz diventa solo rumore
e le voci in strada dei passanti
ronzii fissati ai lampioni.
C’è un tempo interminabile
in cui vivono
me e quell'altro
che batte sui tasti,
ascolta,
sorseggia un nero che brucia e rinfranca.
C’è un tempo interminabile
in cui cantileno la vita
e il mio corpo
e l’amore
e quella luna che non riesco più a vedere
tra i palazzi del vicolo, tra le pietre
di chi è stato, di chi sarà.
C’è un tempo interminabile,
è quello di una sigaretta,
dell’ultimo sorso,
del pensiero di te.
in cui sparisce ogni piccola certezza,
ogni volontà.
C’è un tempo interminabile
in cui una tromba jazz diventa solo rumore
e le voci in strada dei passanti
ronzii fissati ai lampioni.
C’è un tempo interminabile
in cui vivono
me e quell'altro
che batte sui tasti,
ascolta,
sorseggia un nero che brucia e rinfranca.
C’è un tempo interminabile
in cui cantileno la vita
e il mio corpo
e l’amore
e quella luna che non riesco più a vedere
tra i palazzi del vicolo, tra le pietre
di chi è stato, di chi sarà.
C’è un tempo interminabile,
è quello di una sigaretta,
dell’ultimo sorso,
del pensiero di te.
giovedì, settembre 19, 2019
Pidgin
Quaccuno maddumanna
picchì scrivo accussì,
chissù sti frasi,
sta lingua ca curri,
arruzzulia,
ca non si capisci.
Iu non cinnaiu risposte e
non ni vogghiu aviri.
Sulu mi piaciunu sti paroli
imbastardite, sti cani
casallicunu na trazzera
per il tempo di un saluto e poi
tornano a ciauriari u munnu.
picchì scrivo accussì,
chissù sti frasi,
sta lingua ca curri,
arruzzulia,
ca non si capisci.
Iu non cinnaiu risposte e
non ni vogghiu aviri.
Sulu mi piaciunu sti paroli
imbastardite, sti cani
casallicunu na trazzera
per il tempo di un saluto e poi
tornano a ciauriari u munnu.
mercoledì, settembre 18, 2019
Etna e poesie
Carlo cerca spazio. Fatica un po’ a sedersi, a incrociare le gambe. Gli acciacchi dell’età, pensa.
Il cerchio è quasi
formato, il fuoco acceso.
Vicino a lui vagano dei sorrisi, qualche
sussurro, il cigolare del legno fresco. Non sono tantissimi. Visti da
lontano li si potrebbe credere scout in gita se non fosse per quel
loro composto silenzio che sa di attesa.
Tutto ora sembra
pronto. Qualcuno si alza, presenta la serata, dopo è solo un
susseguirsi di emozioni, di celate paure. Dopo è solo il sedimentarsi rapido di un ricordo.
Carlo ha il tempo
d'innamorarsi di un volto, di una frase, del solco di una clavicola,
di una parola pronunciata con un accento strano, di una stella che
improvvisa cade a far festa, del vino che viene distribuito a fine
serata.
Infine tutto tace. La notte riprende il
suo spazio.
Carlo saluta, si incammina, forse è solo, forse ha
qualcuno a fianco.
La montagna, che non
ha smesso un attimo di osservarli, borbottando li benedice.
sabato, settembre 14, 2019
date
Non ricordo mai i giorni esatti, le date,
27 marzo 1982, intendo, o
14 dicembre 1967, magari
11 aprile 2008.
Ecco, le dimentico
così come si dimenticano le chiavi,
sul piccolo ripiano accanto alla porta, o
gli occhiali, tra i libri accatastati e mai sistemati.
Ricordo, invece,
il primo sfiorarsi timido delle labbra,
quel piccolo tic alla mano,
nell'attimo esatto dell’ultimo addio,
il profumo del mio rincorrerti, del mio saperti presente,
la sorpresa divertita di ogni nuovo darsi.
Forse ritorna solo quello che ho dentro, mi dico, e allora
chiudo gli occhi, mi concentro
fin quando qualche rumore non mi distrae
o un tuo bacio.
27 marzo 1982, intendo, o
14 dicembre 1967, magari
11 aprile 2008.
Ecco, le dimentico
così come si dimenticano le chiavi,
sul piccolo ripiano accanto alla porta, o
gli occhiali, tra i libri accatastati e mai sistemati.
Ricordo, invece,
il primo sfiorarsi timido delle labbra,
quel piccolo tic alla mano,
nell'attimo esatto dell’ultimo addio,
il profumo del mio rincorrerti, del mio saperti presente,
la sorpresa divertita di ogni nuovo darsi.
Forse ritorna solo quello che ho dentro, mi dico, e allora
chiudo gli occhi, mi concentro
fin quando qualche rumore non mi distrae
o un tuo bacio.
venerdì, settembre 13, 2019
Una gita a Cattolica
Il piccolo porto,
il mare quasi sempre nascosto
eppure lì,
sospeso nell'orizzonte.
Sulle spiagge quasi deserte
i colori sembrano inseriti a forza
come sfuggiti ad altri quadri, ad altre vite.
Al bagno ventisette si balla ancora:
coppie si abbracciano, ridono, inventano passi.
Sulle sedie, attorno a loro, altri anziani
in attesa
di un autunno che tarda a venire.
il mare quasi sempre nascosto
eppure lì,
sospeso nell'orizzonte.
Sulle spiagge quasi deserte
i colori sembrano inseriti a forza
come sfuggiti ad altri quadri, ad altre vite.
Al bagno ventisette si balla ancora:
coppie si abbracciano, ridono, inventano passi.
Sulle sedie, attorno a loro, altri anziani
in attesa
di un autunno che tarda a venire.
venerdì, settembre 06, 2019
Divulgare
Come spiegare che si è creduto,
che si è sperato?
La speranza non passa dalle parole,
è corpo la speranza. E' sabbia e vento
che sferza il mondo. E' odio
la speranza, è amore.
che si è sperato?
La speranza non passa dalle parole,
è corpo la speranza. E' sabbia e vento
che sferza il mondo. E' odio
la speranza, è amore.
giovedì, settembre 05, 2019
ancora estate
Appena fuori dal mondo le stelle
parlottano tra loro, qualcuna
raccoglie ciuffi di comete, qualcun'altra
sta un po' in disparte a osservare piccoli pianeti.
Appena fuori dal mondo, noi.
Il cielo è un carosello di nuvole.
parlottano tra loro, qualcuna
raccoglie ciuffi di comete, qualcun'altra
sta un po' in disparte a osservare piccoli pianeti.
Appena fuori dal mondo, noi.
Il cielo è un carosello di nuvole.
domenica, settembre 01, 2019
[Diario parmigiano] 7
La donna ha in una mano una piccola busta da cui fanno capolino dei fiori. Credo siano rose.
Inizio meccanicamente a cercare di ricordarne i vari significati: rossa è amore, passione; arancio bellezza, desiderio; bianca innocenza, amore puro; rosa amicizia, gratitudine; gialla gelosia, incertezza. Li avevo imparati per uno dei miei primi regali importanti su suggerimento di una seducente signora. Io sedicenne idealista e brufoloso, lei quindicenne innamorata dell'anima dei muri, la fioraia divertente, divertita e pettoruta.
Ritorno, con i pensieri e lo sguardo, alla donna. Ha una naturale eleganza che l'accompagna come un'aura tra la gente. Non credo sia molto anziana, non più di me di certo. I pantaloni chiari e la camicia rivelano un fisico ben curato. Eppure il suo volto appare stanco, quasi provato. Si ferma. Le dita corrono veloci a cercare qualcosa sullo schermo del telefonino, gli occhi rimbalzano tra quello e la strada. Forse rincorre un appiglio visivo che la porti in qualche luogo, forse attende qualcuno. Improvvisamente la vedo decisa. Il passo non è affrettato, l'andatura sinuosa. Non fa, però, in tempo ad allontanarsi da me, per svoltare alla sua destra, che una bici distratta le va addosso. Una ruota si intrufola tra le sue gambe.
Non succede nulla di grave per fortuna. Il giovane conducente chiede scusa e va subito via. I pantaloni della donna, però, si sono sporcati e a nulla serve cercare di pulirli. Lei reprime con garbo la sua stizza, io mi piego per aiutarla a raccogliere la busta sfuggita nel piccolo incidente. Faccio in tempo a osservare al suo interno, ancora intatto, un piccolo vaso di rose bianche.
La donna mi ringrazia con un sorriso, poi si allontana.
Ripenso al mio strafare da adolescente, avevo scelto rose rosse e bianche: amore indissolubile.
Inizio meccanicamente a cercare di ricordarne i vari significati: rossa è amore, passione; arancio bellezza, desiderio; bianca innocenza, amore puro; rosa amicizia, gratitudine; gialla gelosia, incertezza. Li avevo imparati per uno dei miei primi regali importanti su suggerimento di una seducente signora. Io sedicenne idealista e brufoloso, lei quindicenne innamorata dell'anima dei muri, la fioraia divertente, divertita e pettoruta.
Ritorno, con i pensieri e lo sguardo, alla donna. Ha una naturale eleganza che l'accompagna come un'aura tra la gente. Non credo sia molto anziana, non più di me di certo. I pantaloni chiari e la camicia rivelano un fisico ben curato. Eppure il suo volto appare stanco, quasi provato. Si ferma. Le dita corrono veloci a cercare qualcosa sullo schermo del telefonino, gli occhi rimbalzano tra quello e la strada. Forse rincorre un appiglio visivo che la porti in qualche luogo, forse attende qualcuno. Improvvisamente la vedo decisa. Il passo non è affrettato, l'andatura sinuosa. Non fa, però, in tempo ad allontanarsi da me, per svoltare alla sua destra, che una bici distratta le va addosso. Una ruota si intrufola tra le sue gambe.
Non succede nulla di grave per fortuna. Il giovane conducente chiede scusa e va subito via. I pantaloni della donna, però, si sono sporcati e a nulla serve cercare di pulirli. Lei reprime con garbo la sua stizza, io mi piego per aiutarla a raccogliere la busta sfuggita nel piccolo incidente. Faccio in tempo a osservare al suo interno, ancora intatto, un piccolo vaso di rose bianche.
La donna mi ringrazia con un sorriso, poi si allontana.
Ripenso al mio strafare da adolescente, avevo scelto rose rosse e bianche: amore indissolubile.
Iscriviti a:
Post (Atom)