Carlo cerca spazio. Fatica un po’ a sedersi, a incrociare le gambe. Gli acciacchi dell’età, pensa.
Il cerchio è quasi
formato, il fuoco acceso.
Vicino a lui vagano dei sorrisi, qualche
sussurro, il cigolare del legno fresco. Non sono tantissimi. Visti da
lontano li si potrebbe credere scout in gita se non fosse per quel
loro composto silenzio che sa di attesa.
Tutto ora sembra
pronto. Qualcuno si alza, presenta la serata, dopo è solo un
susseguirsi di emozioni, di celate paure. Dopo è solo il sedimentarsi rapido di un ricordo.
Carlo ha il tempo
d'innamorarsi di un volto, di una frase, del solco di una clavicola,
di una parola pronunciata con un accento strano, di una stella che
improvvisa cade a far festa, del vino che viene distribuito a fine
serata.
Infine tutto tace. La notte riprende il
suo spazio.
Carlo saluta, si incammina, forse è solo, forse ha
qualcuno a fianco.
La montagna, che non
ha smesso un attimo di osservarli, borbottando li benedice.
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