Ieri ho scoperto che Luca non è Luca. Cioè è sempre Luca ma però non si chiama accussì che lui mi ha detto che i nomi se li sceglie a secondo di quello che ci dice la testa in quel momento.
Ora è il periodo di Luca pecchè cè stata la canzone di Sanremo e lui lo voleva fare sapere a tutti che ci pareva una minchiata quella cosa che cantavano.
Ieri abbiamo parlato un bello pezzo. E' capitato che cera scappato il cane di casa. Un cucciolo tuttu iancu che hanno da un po' di giorni. Lui allora è uscito di corsa fuori di casa per cercarlo e menza testa comè si è dimenticato di portarsi dappresso le chiavi. Accussì quando è ritornato io lho fatto entrare da noi che avevo sentito prima tutto il trambusto e ci ho preparato una bella tazza di cafè per tranquillizzarlo.
"Mi chiami Cosimo" mi ha detto a un certo punto che già io avevo acceso la sigaretta nel balcone e quando ha visto la mia faccia perplessa ha aggiunto "E'il mio vero nome".
Ora io non lo so pecchè lha fatto però mi piace che ha deciso così.
"La poesia è scritta da qualcuno che non è lo scrittore a qualcuno che non è il lettore" - Paul Valéry -
domenica, marzo 29, 2009
sabato, marzo 28, 2009
[Condomini] Dante
Io non me lo ricordo a Dante. A dire la verità sì lho visto al collo di sua madre dentro alla foto in bianco e nero però non me la ricordo lo stesso la sua faccia.
La Signora Franca invece cè laveva bene in testa quel figghio perso con i puttusa della droga e nel cuore anche se lo ricordava che lui era stato il segno della seconda parte della sua vita quella dove sera innamorata per la prima vota e risposata anche.
Sò marito novu aggiustava e vinneva le machinette per i picciriddi. Quelle dove ci si spinnevano le dieci lire. Quelle che andavano davanti ai bar e ai panifici. Quelle insomma dove cera un volante che ci dovevi guidare una pallina di vetro in una strada piena di buche e che se eri bravo e fortunato la pallina finiva nelle tue mani. Era una magia quel pezzo di vetro. Ciaveva dentro una specie di farfalla acculurata che se la vedevi con un occhio solo in direzione della luce tutto il mondo diventava brillante e meraviglioso. Lui tante volte me le ha regalate quelle palline che io ogni volta mi sentiva ricco e fortunato anche. Dante ci voleva bene a quel mischinazzo di so pattri che ci cascau u munnu incoddu quannu muriu sutta a un carretto in un paese della provincia mentre faceva un nuovo grande affare.
Lui Dante quannu era caruso e mi vedeva giocare al balcone sammucciava nel suo e mi fiscava per poi uscire di sorpresa chiamandomi.
"Sugnu cà! Sugnu cà! E chiffai non mi viri?" diceva e io lo sapevo a memoria quel gioco però mi ci addivittevu sempri.
Aveva diciassette anni Dante quando partiu per Milano. Venticinque quannu sarritirau in vacanza con un figghiu avuto con una carusa americana che sua madre mancu u sapeva. Ventisette quanno a lei ci arrivò un telegramma da Niu Iocchi che ci diceva che so figghiu era morto di overdose.
La Signora Franca invece cè laveva bene in testa quel figghio perso con i puttusa della droga e nel cuore anche se lo ricordava che lui era stato il segno della seconda parte della sua vita quella dove sera innamorata per la prima vota e risposata anche.
Sò marito novu aggiustava e vinneva le machinette per i picciriddi. Quelle dove ci si spinnevano le dieci lire. Quelle che andavano davanti ai bar e ai panifici. Quelle insomma dove cera un volante che ci dovevi guidare una pallina di vetro in una strada piena di buche e che se eri bravo e fortunato la pallina finiva nelle tue mani. Era una magia quel pezzo di vetro. Ciaveva dentro una specie di farfalla acculurata che se la vedevi con un occhio solo in direzione della luce tutto il mondo diventava brillante e meraviglioso. Lui tante volte me le ha regalate quelle palline che io ogni volta mi sentiva ricco e fortunato anche. Dante ci voleva bene a quel mischinazzo di so pattri che ci cascau u munnu incoddu quannu muriu sutta a un carretto in un paese della provincia mentre faceva un nuovo grande affare.
Lui Dante quannu era caruso e mi vedeva giocare al balcone sammucciava nel suo e mi fiscava per poi uscire di sorpresa chiamandomi.
"Sugnu cà! Sugnu cà! E chiffai non mi viri?" diceva e io lo sapevo a memoria quel gioco però mi ci addivittevu sempri.
Aveva diciassette anni Dante quando partiu per Milano. Venticinque quannu sarritirau in vacanza con un figghiu avuto con una carusa americana che sua madre mancu u sapeva. Ventisette quanno a lei ci arrivò un telegramma da Niu Iocchi che ci diceva che so figghiu era morto di overdose.
giovedì, marzo 26, 2009
[Condomini] Le tre grazie
Lucia ciavi locchi belli e parra senza firmarisi mai. E' stata lei la prima che ho conosciuto nel palazzo che a scoprire quali sono le altre famigghie di questa specie di blocco di lego dove vivo credo che ci vorranno anni.
Lei fa la cassiera ma è dietista che me lo ha detto quannu mi visti arritirari con una busta china china di angiove sotto sale che al supermercato cera lofferta e io mi ero fatto la scorta. Non ciarrinisciu purazza a starisi muta: "Ma lei cosa ci fa con tutte queste?" mi spiau. Io però cangiai subito discorso che un po' mi sono vergognato di quella mia spittizza economica e un po' avevo vogghia di parrari.
Lucia abita con altre due ragazze che vengono dalla Puglia come a lei. Emigranti insomma comu menza città del resto.
Le altre due mi piaciunu picca cioè mi piace picca Antonia pecchè il fratello di questa invece è un bravo caruso che mi saluta sempre. Tutte e tre fanno orari diversi e forse è per questo che arrinesciunu a vivere nella stessa casa. Lucia nesci sempri presto e io me ne accorgo che lascia nella scala un profumo gentile che mette allegria. Luca il fratello lo vedo spesso sotto allingresso con i suoi amici che ciciulia e cerca di fare conquiste prima di andare alluniversità o quannu sarritira dalla lezione ma per il resto penso che il tempo se lo passa a casa a studiare. Antonia te ne accorgi che cè pecchè ietta sempri vuci e sinnifutti di tutto e di tutti. A sira parti vistuta comu una buttana con qualche amica strolica come a lei sgommando a tutta velocità dentro machini sempri diverse poi quando sarritira ne matinati per dire al mondo che è ancora viva accumencia a sunari senza sosta il clacson fino a che ci dice la testa. Forse a coca ci fici mali oppure è sulu malarucata ammia comunque la cosa ca mi fici incazzari chiossai fu quando Lucia mi rissi che quella sua amica vutava u milanisi minchiataru. A tutto cè un limite.
Lei fa la cassiera ma è dietista che me lo ha detto quannu mi visti arritirari con una busta china china di angiove sotto sale che al supermercato cera lofferta e io mi ero fatto la scorta. Non ciarrinisciu purazza a starisi muta: "Ma lei cosa ci fa con tutte queste?" mi spiau. Io però cangiai subito discorso che un po' mi sono vergognato di quella mia spittizza economica e un po' avevo vogghia di parrari.
Lucia abita con altre due ragazze che vengono dalla Puglia come a lei. Emigranti insomma comu menza città del resto.
Le altre due mi piaciunu picca cioè mi piace picca Antonia pecchè il fratello di questa invece è un bravo caruso che mi saluta sempre. Tutte e tre fanno orari diversi e forse è per questo che arrinesciunu a vivere nella stessa casa. Lucia nesci sempri presto e io me ne accorgo che lascia nella scala un profumo gentile che mette allegria. Luca il fratello lo vedo spesso sotto allingresso con i suoi amici che ciciulia e cerca di fare conquiste prima di andare alluniversità o quannu sarritira dalla lezione ma per il resto penso che il tempo se lo passa a casa a studiare. Antonia te ne accorgi che cè pecchè ietta sempri vuci e sinnifutti di tutto e di tutti. A sira parti vistuta comu una buttana con qualche amica strolica come a lei sgommando a tutta velocità dentro machini sempri diverse poi quando sarritira ne matinati per dire al mondo che è ancora viva accumencia a sunari senza sosta il clacson fino a che ci dice la testa. Forse a coca ci fici mali oppure è sulu malarucata ammia comunque la cosa ca mi fici incazzari chiossai fu quando Lucia mi rissi che quella sua amica vutava u milanisi minchiataru. A tutto cè un limite.
martedì, marzo 24, 2009
[Condomini] Cip e Ciop
Cè che con la picciridda casa casa non posso più fumare e mi devo mettere nel balcone macari se cè friddu o chiovi. Io lo faccio che è giusta questa cosa anche se certe volte è una vera rottura di minchia nesciri fora. Comunque menomale che almeno non ciaiu nessun palazzo di fronte! Accussì può capitari che mi fermo a taliari lacidduzzi o qualche nuvola chiù strana. Una vota mi capitau addirittura ca visti uno scoiattolo. Non lo so come cera capitato sutta a mè casa però stetti un bel pezzo sopra allabete vicino allingresso prima di scinniri e di sparire in un pezzo di giardino che è lì vicino. Io non lavevo mai visto uno scoiattolo. Così dal vivo dico che il massimo erano stati cippi e cioppi alla televisioni. Di suggi invece me ne intendo che ogni tanto nelle strade niscevano fora che erano chiù rossi de iatti e anche di scecchi sò qualcosa che ancora me le ricordo le stalle piazzate nei garage del condominio.
Insomma stu balcuni qualche sorpresa sembra darmela e su arriniscissi a fari crisciri u basilicò e le fresie che ciavevo a Catania sarebbe perfetto. Certo manca u ciauru do mari che al massimo qui tarriva ogni tanto na zaffata di merda di concime ma non si può avere tutto e poi è naturale.
Insomma stu balcuni qualche sorpresa sembra darmela e su arriniscissi a fari crisciri u basilicò e le fresie che ciavevo a Catania sarebbe perfetto. Certo manca u ciauru do mari che al massimo qui tarriva ogni tanto na zaffata di merda di concime ma non si può avere tutto e poi è naturale.
domenica, marzo 22, 2009
[Condomini] Caserma Cernaia
"Ha da essere fiero di una bimba così!"
Il vecchio sassittau con queste parole vicino a mia. Era arrivato con la vecchia bicicletta e una busta dellesselunga misa nel cesto davanti che si vedeva il filone di pane e il salame ca niscevanu menzi fora.
Ci sorrisi priato che i complimenti non dispiacciono mai soprattutto se sono rivolti a chi vogliamo bene e ci spiai se anche lui ciaveva qualche nipote nel gruppo.
"No, no! Avevo solo bisogno di riposarmi" mi rispose gentile e poi continuò a parlare che io nellascoltarlo facevo fatica a seguire Angelica con la coda dellocchio.
Di certo aveva superato luttantina ma Vanni ragionava ancora come a un carusiddu e ci piaceva parrari e ricordare e discutere che in mezzora oltre al nome vinni a sapiri tante altre cose sopra a questo cristiano. A volte parrava difficili anche se ci scappava ogni tantu na paruledda in dialetto. Secunnu mia lui ava stato di sicuro un prufissuruni delluniversità che mi passi di capiri anche che ciaveva avuto tanti alunni importanti.
Quando era stato carusiddu aveva fatto il partigiano nel piemonte che la sua famigghia si era trasferita lì ed era stato pericoloso e terribile macari che mi cuntau che un suo amico che ciaveva i so anni lavevano pigghiato che qualcuno gli aveva fatto la spia e lavevano portato in una caserma a Torino che si chiamava Cernaia e lì ciavevano luvatu locchi e lugnia e macari la lingua prima di impiccarlo. Diciassette anni ciaveva e una cravatta nova stritta no coddu.
Quanu finiu di cuntarimi questa cosa Vanni si fici il segno della croce e mi passi commosso macari ma si firmau picca che subito riprese a parrari e continuò dicendomi che poi però per fortuna era arrivata la pace e tutti serano misi a fari soddi che non sembrava che ci fosse nenti di più importante che quello e anche lui in fondo ava fattu accussì e un poco si vergognava di questa cosa che mi disse che era anche colpa di quelli come lui che avevano pensato che non si sarebbe mai potuto tornare indietro. E invece.
Vanni cuntava e taliava i picciriddi e poi la sua bici e ammia macari ma io lo sapevo che lui cercava in altri posti. Nei ricordi forse. O nel futuro.
Il vecchio sassittau con queste parole vicino a mia. Era arrivato con la vecchia bicicletta e una busta dellesselunga misa nel cesto davanti che si vedeva il filone di pane e il salame ca niscevanu menzi fora.
Ci sorrisi priato che i complimenti non dispiacciono mai soprattutto se sono rivolti a chi vogliamo bene e ci spiai se anche lui ciaveva qualche nipote nel gruppo.
"No, no! Avevo solo bisogno di riposarmi" mi rispose gentile e poi continuò a parlare che io nellascoltarlo facevo fatica a seguire Angelica con la coda dellocchio.
Di certo aveva superato luttantina ma Vanni ragionava ancora come a un carusiddu e ci piaceva parrari e ricordare e discutere che in mezzora oltre al nome vinni a sapiri tante altre cose sopra a questo cristiano. A volte parrava difficili anche se ci scappava ogni tantu na paruledda in dialetto. Secunnu mia lui ava stato di sicuro un prufissuruni delluniversità che mi passi di capiri anche che ciaveva avuto tanti alunni importanti.
Quando era stato carusiddu aveva fatto il partigiano nel piemonte che la sua famigghia si era trasferita lì ed era stato pericoloso e terribile macari che mi cuntau che un suo amico che ciaveva i so anni lavevano pigghiato che qualcuno gli aveva fatto la spia e lavevano portato in una caserma a Torino che si chiamava Cernaia e lì ciavevano luvatu locchi e lugnia e macari la lingua prima di impiccarlo. Diciassette anni ciaveva e una cravatta nova stritta no coddu.
Quanu finiu di cuntarimi questa cosa Vanni si fici il segno della croce e mi passi commosso macari ma si firmau picca che subito riprese a parrari e continuò dicendomi che poi però per fortuna era arrivata la pace e tutti serano misi a fari soddi che non sembrava che ci fosse nenti di più importante che quello e anche lui in fondo ava fattu accussì e un poco si vergognava di questa cosa che mi disse che era anche colpa di quelli come lui che avevano pensato che non si sarebbe mai potuto tornare indietro. E invece.
Vanni cuntava e taliava i picciriddi e poi la sua bici e ammia macari ma io lo sapevo che lui cercava in altri posti. Nei ricordi forse. O nel futuro.
sabato, marzo 21, 2009
[Condomini] Segreti
La gente ciavi sempre vogghia di parrari e non centrano le città o i posti o la lingua che appena cè tannicchia di intimità subito ti capita qualcuno ca ti cunta i so cazzi. E così una panchina vota o una fila particolarmente lunga o un posto vicino sopra allautobussu ciabbastano per queste confessioni.
Io non mi lamento che mi è piaciuto sempri stari ad ascutari e scoprire cose nuove. Accussì quannu capita fazzu finta di essiri un parrinu e accalo ogni tanto la testa a fari capiri ca ci sugnu che tanto le persone non hanno bisogno daltro.
Io non mi lamento che mi è piaciuto sempri stari ad ascutari e scoprire cose nuove. Accussì quannu capita fazzu finta di essiri un parrinu e accalo ogni tanto la testa a fari capiri ca ci sugnu che tanto le persone non hanno bisogno daltro.
giovedì, marzo 19, 2009
[Condomini] Il lavoro
E' chiù forti di mia. Un giorno sì e uno no quando mi affaccio mi aspetto di trovare il mare allorizzonte e tannicchia ci rimango male ca ci sù sulu palazzi e qualche albero a fari cumpagnia ai mè occhi.Però insomma va beni macari accussì che non cè problema a campari.
La picciridda a scuola accumencia a parrari strana. Ciavi questo accento figghiu di nuddu e tutto ammiscato che ammia mi veni di ridere a sintirla però mi pari cuntenta e certe volte si sforza pure di fari la siciliana. Forse per farimi un regalo.
Quando di pomeriggiu ora ca cè u suli niscemo fora io mi porto i giornali che mi procura Vincenzo e ci dò una occhiata mentre lei ioca collaltalena. Ogni tanto si avvicina per regalarmi una risata e se mi vede tutto concentrato mi ripete che anche a lei a scola ci fanu viriri sta cartazza collinchiostro e mi fa domande e voli cuntati storie. Oggi ad esempio cè questa cosa che al milanese che arriri sempri ci fà schifo travagghiari e io non posso certo darci torto e neanche Vincenzo di sicuro ci va contro e forse nacari la nicuzza qualche vota che la verifica della maestra è difficili ci runa raggiuni. Però mentre ci pensavo na me testa ciavevo sempri davanti a Tanu u meccanico e allora chiamai Angelica e ci chiesi se se lo ricordava a quel cristiano che tanto lo sapevo che non era possibile che quannu partemu lei era troppo nicuzza.
Insomma Tano non cinnaveva di questi problemi che a lui ci piaceva il lavoro che faceva e travagghiava cuntentu. Lento e con precisione.
" La prima cosa Totò non è la machina è il suo padrone. Per questo a tutti quelli che mi cercano io li voglio conoscere e ci parru e mi fazzu spiegare tutto e su ciannu fretta i mannu a cacari che tanto i me soddi mi fazzu u stissu e u supecchiu e comu u mancanti"
E in effetti era piacevole andare da Tano che ci trovavi sempre qualcuno e lui mentre smuntava e rimontava i pezzi di quelle machine scassate parrava e ascutava e faceva dumanni e molte volte litigava macari ma sempre con cortesia che arraggiarisi non ha fatto mai bene a nessuno. Ecco io non penso che a Tano il suo travagghio faceva schifo e forse ora ca ci riflettu bonu mancu a Vincenzo che a fine mese sarritira sempre tutto contento e quasi di sicuro mancu alla picciridda che ci rimane male ogni vota che non ci può andare a scuola.
Arrestu iu allora ma iu non cuntu.
La picciridda a scuola accumencia a parrari strana. Ciavi questo accento figghiu di nuddu e tutto ammiscato che ammia mi veni di ridere a sintirla però mi pari cuntenta e certe volte si sforza pure di fari la siciliana. Forse per farimi un regalo.
Quando di pomeriggiu ora ca cè u suli niscemo fora io mi porto i giornali che mi procura Vincenzo e ci dò una occhiata mentre lei ioca collaltalena. Ogni tanto si avvicina per regalarmi una risata e se mi vede tutto concentrato mi ripete che anche a lei a scola ci fanu viriri sta cartazza collinchiostro e mi fa domande e voli cuntati storie. Oggi ad esempio cè questa cosa che al milanese che arriri sempri ci fà schifo travagghiari e io non posso certo darci torto e neanche Vincenzo di sicuro ci va contro e forse nacari la nicuzza qualche vota che la verifica della maestra è difficili ci runa raggiuni. Però mentre ci pensavo na me testa ciavevo sempri davanti a Tanu u meccanico e allora chiamai Angelica e ci chiesi se se lo ricordava a quel cristiano che tanto lo sapevo che non era possibile che quannu partemu lei era troppo nicuzza.
Insomma Tano non cinnaveva di questi problemi che a lui ci piaceva il lavoro che faceva e travagghiava cuntentu. Lento e con precisione.
" La prima cosa Totò non è la machina è il suo padrone. Per questo a tutti quelli che mi cercano io li voglio conoscere e ci parru e mi fazzu spiegare tutto e su ciannu fretta i mannu a cacari che tanto i me soddi mi fazzu u stissu e u supecchiu e comu u mancanti"
E in effetti era piacevole andare da Tano che ci trovavi sempre qualcuno e lui mentre smuntava e rimontava i pezzi di quelle machine scassate parrava e ascutava e faceva dumanni e molte volte litigava macari ma sempre con cortesia che arraggiarisi non ha fatto mai bene a nessuno. Ecco io non penso che a Tano il suo travagghio faceva schifo e forse ora ca ci riflettu bonu mancu a Vincenzo che a fine mese sarritira sempre tutto contento e quasi di sicuro mancu alla picciridda che ci rimane male ogni vota che non ci può andare a scuola.
Arrestu iu allora ma iu non cuntu.
martedì, marzo 17, 2009
Franco Fortini da Una volta per sempre
Traducendo Brecht
Un grande temporale
per tutto il pomeriggio si è attorcigliato
sui tetti prima di rompere in lampi, acqua.
Fissavo versi di cemento e di vetro
dov'erano grida e piaghe murate e membra
anche di me, cui sopravvivo. Con cautela, guardando
ora i tegoli battagliati ora la pagina secca,
ascoltavo morire
la parola d'un poeta o mutarsi
in altra, non per noi più, voce. Gli oppressi
sono oppressi e tranquilli, gli oppressori tranquilli
parlano nei telefoni, l'odio è cortese, io stesso
credo di non sapere più di chi è la colpa.
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
No Smoking Orchestra
Nastriseppia su goterosse
spartito affanno
in un rapido cigolare.
Sarà l'età?
Un giorno che finisce:
in andante botto.
sabato, marzo 14, 2009
[Condomini] Aquiloni
A Sigonella prima unu ci poteva comprare un sacco di cose con due lire e se conoscevi a genti giusta ci travagghiavi che anche il lavoro era buono e pagato assai. Basta ca non eri comunista o sindacalista scassaminchia che allora ti ittavunu fora tempo due minuti e nuddu taddifinneva.
Da tempo ormai però tuttu è chiù difficili e fu pecchè larabi sinficcanu collaerei dentro ai grattacieli americani e che dopo ficiunu la guerra che mossunu macari i soldati italiani. Che noi siamo alleati e se cè di pattiri pattemu.
Accussì ora non fanno passare vicino alla base chi non cià le stellette che cè pericolo dicono .
Mah! Non durerà assai penso e infatti mi passi di sentire che si preparano a allargari tutto e che anzi la base diventerà ancora chiù importanti che cè bisogno di controllare i nuovi nemici.
Io non ciò avuto mai tanti contatti e neanche di queste cose della storia me ne intendo però sarà chiffù veramente con quellaerei di Niuiocchi. Chissà come lo prepararono i registi quel filmi.
A diri la verità io quel giorno maddumiscii mentre crollava uno dei due palazzi che prima cera stata la pubblicità della pattita e ho dormito così assai che ho sognato macari. Ed è stato un sogno accussì strano che ancora me lo ricordo.
Cera un leone come quello prima dei filmi e io che mavvicinavo e non mi scantavo e lui che rapeva la bocca sempre chiossai e io che ci entravo dentro e prima cera buio ma dopo mi trovavo in un supemmercato grandissimo dove tutti mettevano cose meravigliose dentro al mio carrello che io lo sapevo che non mi serviva tutto però li ringraziavo lo stesso e ci facevo un inchino.
Quando arrivai alla cassa ogni cosa addivintau di novo niura e io mi trovai in una stanza nicuzza ma pulita e di nuovo di fronte a me ci stava un leone. Era chiù nicu però. Non ruggiva. Non si muoveva. Non dava segni di vita. E come poteva purazzu se era di carta velina? Sì carta velina come quella che usavo quandero nico per fare laquiloni.
E questo ci feci. Con le foffici la colla e le canne che trovai sopra a un tavolo. Un aquilone bellissimo e colorato. E vicino a mia allimprovviso fu tutto pieno di gente e cera il mare vicino e si potevano viriri le spiagge dallaltro lato come da reggio a messina e ognuno faceva avvulari un aquilone. Chi una tigre chi un leopardo o un orso o un lupo.
Nessuno ciaveva paura. Nessuno.
Da tempo ormai però tuttu è chiù difficili e fu pecchè larabi sinficcanu collaerei dentro ai grattacieli americani e che dopo ficiunu la guerra che mossunu macari i soldati italiani. Che noi siamo alleati e se cè di pattiri pattemu.
Accussì ora non fanno passare vicino alla base chi non cià le stellette che cè pericolo dicono .
Mah! Non durerà assai penso e infatti mi passi di sentire che si preparano a allargari tutto e che anzi la base diventerà ancora chiù importanti che cè bisogno di controllare i nuovi nemici.
Io non ciò avuto mai tanti contatti e neanche di queste cose della storia me ne intendo però sarà chiffù veramente con quellaerei di Niuiocchi. Chissà come lo prepararono i registi quel filmi.
A diri la verità io quel giorno maddumiscii mentre crollava uno dei due palazzi che prima cera stata la pubblicità della pattita e ho dormito così assai che ho sognato macari. Ed è stato un sogno accussì strano che ancora me lo ricordo.
Cera un leone come quello prima dei filmi e io che mavvicinavo e non mi scantavo e lui che rapeva la bocca sempre chiossai e io che ci entravo dentro e prima cera buio ma dopo mi trovavo in un supemmercato grandissimo dove tutti mettevano cose meravigliose dentro al mio carrello che io lo sapevo che non mi serviva tutto però li ringraziavo lo stesso e ci facevo un inchino.
Quando arrivai alla cassa ogni cosa addivintau di novo niura e io mi trovai in una stanza nicuzza ma pulita e di nuovo di fronte a me ci stava un leone. Era chiù nicu però. Non ruggiva. Non si muoveva. Non dava segni di vita. E come poteva purazzu se era di carta velina? Sì carta velina come quella che usavo quandero nico per fare laquiloni.
E questo ci feci. Con le foffici la colla e le canne che trovai sopra a un tavolo. Un aquilone bellissimo e colorato. E vicino a mia allimprovviso fu tutto pieno di gente e cera il mare vicino e si potevano viriri le spiagge dallaltro lato come da reggio a messina e ognuno faceva avvulari un aquilone. Chi una tigre chi un leopardo o un orso o un lupo.
Nessuno ciaveva paura. Nessuno.
giovedì, marzo 12, 2009
desideri
Vulissi ora aviri
due coppette
di ceusa niuri e panna chini chini.
Una pittia,
a copiare, ne me occhi, la tua bocca.
Una pimmia,
a stutari st'ansia sciocca.
martedì, marzo 10, 2009
[Condomini] La iattaredda
Era stata chiusa tutto questo tempo... la casa di Agnori dico. Ora cera tornata a stare una iattaredda.
Lò vista una volta sola io. Tutta con il pelo nero come al petrolio e due occhi verdi che sembrano il mare illuminato dalle lampare.Il suo padrone viene due volte al giorno la matina e il primo pomeriggio mentre lei invece non nesci mai. Sarà un destino degli abitanti di quella casa maliritta. O forse è lui che si scanta di perderla.
Le prime volte dopo che lui trasiu per le sue visite io mi avvicinai arreri alla porta per avere qualche notizia. Lo so che non si fanno queste cose ma uno lo deve sapere che vicini ciavi e comunque non mi visti nessuno così la mia coscienza era a posto. Insomma da dietro alla porta si sentiva una cantilena duciduci e sospiri. Fusa pinsai o comu cazzu si chiamano sti cosi dellanimali.
Cera però un particolare che mi sorprendeva. Quel cristiano non veniva mai di domenica.
Poi un giorno ho capito.
E' stato quando stavo niscendo per andare a comprare la birra e lui era davanti all'ascensore con il telefonino.
"Non ti preoccupare, non ti preoccupare. Sto andando a darici da mangiare alla iattaredda"
Forse devo averlo guardato troppo pecchè scansandosi per farimi acchianare sopra allascensore mi disse tutto confuso:
" Era mia moglie, lo sa come sono le mogli".
No. Non lo sapevo. Ma ci accalai la testa e chiurii la porta.
Lò vista una volta sola io. Tutta con il pelo nero come al petrolio e due occhi verdi che sembrano il mare illuminato dalle lampare.Il suo padrone viene due volte al giorno la matina e il primo pomeriggio mentre lei invece non nesci mai. Sarà un destino degli abitanti di quella casa maliritta. O forse è lui che si scanta di perderla.
Le prime volte dopo che lui trasiu per le sue visite io mi avvicinai arreri alla porta per avere qualche notizia. Lo so che non si fanno queste cose ma uno lo deve sapere che vicini ciavi e comunque non mi visti nessuno così la mia coscienza era a posto. Insomma da dietro alla porta si sentiva una cantilena duciduci e sospiri. Fusa pinsai o comu cazzu si chiamano sti cosi dellanimali.
Cera però un particolare che mi sorprendeva. Quel cristiano non veniva mai di domenica.
Poi un giorno ho capito.
E' stato quando stavo niscendo per andare a comprare la birra e lui era davanti all'ascensore con il telefonino.
"Non ti preoccupare, non ti preoccupare. Sto andando a darici da mangiare alla iattaredda"
Forse devo averlo guardato troppo pecchè scansandosi per farimi acchianare sopra allascensore mi disse tutto confuso:
" Era mia moglie, lo sa come sono le mogli".
No. Non lo sapevo. Ma ci accalai la testa e chiurii la porta.
domenica, marzo 08, 2009
Olympe de Gouges - DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DELLA DONNA E DELLA CITTADINA (1791)
PREAMBOLO
Uomo, sai essere giusto? E' una donna che te lo domanda: non vorrai toglierle questo diritto. Dimmi, chi ti ha dato il sovrano potere di opprimere il mio sesso? La tua forza? Le tue capacità?
Osserva il creatore nella sua saggezza; percorri la natura in tutta la sua grandezza cui tu sembri volerti avvicinare, dammi, se puoi, un esempio di questo impero tirannico. Risali agli animali, consulta gli elementi, studia i vegetali, da' infine un'occhiata a tutte le modificazioni della materia organizzata e arrenditi all'evidenza quando te ne offro i mezzi; cerca, scava e distingui se puoi, i sessi nell'amministrazione della natura.
Ovunque tu li troverai confusi e cooperanti nell'insieme armonioso di questo capolavoro immortale. Soltanto l'uomo ha fatto di questa eccezione un principio.
Bizzarro, cieco, gonfio di scienza e degenerato, in questo secolo di lumi e di sagacia, nell'ignoranza più crassa, vuole comandare su un sesso che ha tutte le facoltà intellettuali; pretende di godere della rivoluzione e di reclamare i suoi diritti all'eguaglianza, per non dire altro.
Le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della nazione, chiedono di potersi costituire in Assemblea nazionale.
Considerando che l'ignoranza, l'oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono la cause delle disgrazie pubbliche e della corruzione dei governi, hanno deciso di esporre, in una Dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna. affinchè questa dichiarazione, costantemente presente a tutti i membri del corpo sociale, ricordi loro senza sosta i loro diritti e i loro doveri, affinchè gli atti del potere delle donne e quelli del potere degli uomini, potendo essere paragonati ad ogni istante con gli scopi di ogni istituzione politica siano più rispettati, affinchè le proteste dei cittadini, fondate ormai su principi semplici e incontestabili, si rivolgano sempre al mantenimento della Costituzione, dei buoni costumi e alla felicità di tutti.
Di conseguenza, il sesso superiore sia in bellezza che in coraggio, nelle sofferenze della maternità, riconosce e dichiara in presenza e sotto gli auspici dell'essere supremo, i seguenti Diritti della Donna e della Cittadina.
ARTICOLO I
La Donna nasce libera e ha gli stessi diritti dell'uomo. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull'interesse comune.
ARTICOLO II
Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili della Donna e dell'Uomo: questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e soprattutto la resistenza all'oppressione.
ARTICOLO III
Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella nazione che è la riunione della donna e dell'uomo: nessun organo, nessun individuo può esercitarne autorità che non provenga espressamente da loro.
ARTICOLO IV
La libertà e la giustizia consistono nel restituire tutto ciò che appartiene ad altri; così l'unico limite all'esercizio dei diritti naturali della donna, la perpetua tirannia dell'uomo, cioè, va riformato dalle leggi della natura e della ragione.
ARTICOLO V
Le leggi della natura e della ragione proibiscono tutte le azione nocive alla società: tutto ciò che non è proibito dalle leggi, sagge e divine, non può essere impedito e nessuno può essere costretto a fare quello che esse non ordinano.
ARTICOLO VI
La legge deve essere l'espressione della volontà generale: tutte le Cittadine e i Cittadini devono concorrere personalmente, o con i loro rappresentanti, alla sua formazione; essa deve essere uguale per tutti: tutte le cittadine e tuttii cittadini, essendo uguali ai suoi occhi, devono essere ugualmente ammessi a tutte le dignità, posti e impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altre distinzioni che quella delle loro virtù e dei loro talenti.
ARTICOLO VII
Non è esclusa nessuna donna; essa è accusata, arrestata e detenuta nei casi stabiliti dalla Legge. Le donne obbediscono come gli uomini a questa Legge rigorosa.
ARTICOLO VIII
La Legge deve stabilire solo pene strettamente e evidentemente necessarie e nessuno può essere punito se non in virtù di una legge stabilita e promulgata anteriormente al delitto e legalmente applicata alle donne.
ARTICOLO IX
Su ogni donna dichiarata colpevole la Legge esercita tutto il rigore.
ARTICOLO X
Nessuno deve essere molestato per le sue opinioni anche di principio, la donna ha il diritto di salire sul patibolo, essa deve pure quello di salire sul podiosempre che le sue manifestazioni non turbino l'ordine pubblico stabilito dallaLegge.
ARTICOLO XI
La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è uno dei diritti più preziosi della donna poichè questa libertà assicura la legittimità dei padri verso i figli. Ogni cittadina può dunque dire liberamente, io sono la madre di un figlio vostro, senza che un pregiudizio barbaro la forzi a nascondere la verità; salvo rispondere dell'abuso di questa libertà nei casi determinati dalla Legge.
ARTICOLO XII
E' necessario garantire i diritti della donna e della cittadina; questa garanzia deve essere istituita a vantaggio di tutti e non solo di quelle cui è affidata.
ARTICOLO XIII
Per il mantenimento della forza pubblica e per le spese dell'amministrazione, i contributi della donna e dell'uomo sono uguali; essa partecipa a tutti i lavoriingrati, a tutte le fatiche, deve quindi partecipare alla distribuzione dei posti, degli impieghi, delle cariche, delle dignità e dell'industria.
ARTICOLO XIV
Le Cittadine e i Cittadini hanno il diritto di constatare da sè o tramite i loro rappresentanti, la necessità del contributo pubblico. Le Cittadine possono aderirvi soltanto con l' ammissione di un'eguale divisione, non solo nella fortuna, ma anche nell'amministrazione pubblica e di determinare la quantità, l'imponibile, la riscossione e la durata dell'imposta.
ARTICOLO XV
La massa delle donne coalizzata con gli uomini per la tassazione ha il diritto di chiedere conto della sua amministrazione a ogni agente pubblico.
ARTICOLO XVI
Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, nè la separazione dei poteri determinata, non ha costituzione; la costituzione è nulla se la maggioranza degli individui che compongono la Nazione non ha cooperato alla sua redazione.
ARTICOLO XVII
Le proprietà sono di tutti i sessi riuniti o separati; esse hanno per ciascuno un diritto inviolabile e sacro; nessuno può esserne privato come vero patrimonio della natura, se non quando la necessità pubblica legalmente connstatata, lo esiga in modo evidente e a condizione di una giusta e preliminare indennità.
Cahiers de dolèances. Donne e Rivoluzione francese, introduzione e note di P.M. Duhet, Palermo, La Luna/ Editions des femmes, 1989
giovedì, marzo 05, 2009
Albanese, Lucarelli e Serra parlano di colori
Il colore buono è il bianco, che rimane fedele. Il resto si ribella. Il grigio si intristisce e butta acqua, il viola scappa al tramonto, il nero si fa nero, il rosso è bello ma dura minga, il giallo brucia tutto, l'azzurro costa caro e fare il cielo ce ne vuole, mica solo un tubetto... cento, duecento, anche cinquecento tubetti ci vogliono per fare il cielo.
Io, con gli occhi chiusi, ci sto sempre, anche se non canto. Sono cieco dalla nascita. Non ho mai visto una luce, un colore, un movimento. Ascolto. Anche i colori per me hanno un altro significato. Hanno una voce, i colori, un suono, come tutte le cose. Un rumore che li distingue e che posso riconoscere. E capire. L'azzurro, per esempio, con quella zeta in mezzo è il colore dello zucchero, delle zebre e delle zanzare. I vasi i viali e le volpi sono viola e il giallo è il colore acuto di uno strillo. E il nero, io non riesco a immaginarlo ma so che è il colore del nulla, del niente, del vuoto. Però non è solo una questione di assonanza. Ci sono colori che per me significano qualcosa per l'idea che contengono. Per il rumore che contengono. Il verde, per esempio, con quella erre raschiante, che gratta in mezzo e prude e scortica la pelle, è il colore di una cosa che brucia, come il sole. Tutti i colori che iniziano con la b, invece, sono belli. Come il bianco o il biondo. O il blu, che è bellissimo. Ecco, ad esempio, per me una bella ragazza, per essere davvero bella, dovrebbe avere la pelle bianca e i capelli biondi. Ma se fosse veramente bella, allora avrebbe i capelli blu.
La prima immagine è un cartone colorato, fantastico e stilizzato come certi disegni di bambini: striscia azzurra di terra, cielo viola, grattacieli neri, il ruvido arancione di una cupola situata al centro come un mezzo sole.
Esplodono fuori campo le voci e le risate di alcuni ragazzi.
-ragazzo- Ehi, c'è la scimmia! Puìt, puìt...
-ragazza- (grida) A macaco
-ragazzo- (grida) A scimmia!... (a un amico) Dio fà guardala, sembra proprio una scimmia, col muso da
scimmia!
-amico- Ma quella è una scimmia vera! Minchia, con quella faccia da cazzo che ha!
-ragazzo- (ride) E' una che se la graffi in faccia ti sporchi le mani e lei resta a righe!... (urla) Scimmia, Scimmia!...
-ragazze- (in coro) Macachi, macachi!...
Appaiono in sovrimpressione i "titoli di testa" del film.
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