venerdì, novembre 30, 2007

Heather Brooke e Chloe Des Lysses

Sono qui da ore a guardare Heather e penso che lei
potrebbe pure sconfiggere Chloe cioè non è che lei
è più bella ma il fatto è che io non ho mai visto lei
in un filmato e ho sempre solo immaginato che lei
insomma doveva essere brava come nelle foto lei
però più con il culo perché in quelle i pompini lei
non li fa mai e poi quella bionda la Heather dico lei
secondo me è proprio insuperabile per come a lei
riesca ad entrare tutto in gola anche con i dildo lei
li fa sparire che fa impressione insomma come lei
c'era Linda ma ero piccolo e non ho visto il film lei
con l'uomo quello dal cazzo enorme erano bravi e lei
è diventata famosa per questo ma in fondo Chloe lei
mi da più soddisfazione e io riesco a sognare con lei.

mercoledì, novembre 28, 2007

[Condomini] Il baule

Io ciò tante cose messe dentro al baule che nemmeno lo apro più che tanto lo so che non ci entrerebbe niente. Allora certe volte lo guardo e penso a quello che ci potrei trovare. Secondo i miei ricordi. Per quello che non vedo.
Di sicuro ci sarà la foto dei nonni. Quella grande con la cornice che sembrava di legno e che poi una volta è caduta e abbiamo scoperto che era gesso invece. Fatto bene però che mai nessuno senera accorto.
In quella foto lui era vistuto da militare e lei era davanti a lui assittata tutta seria. Strano! Io me la ricordo sempre additta che ci prepara da mangiare e poi aspetta appoggiata alla credenza un poco più lontano mentre lui svuota il piatto. E lo guarda mia nonna quel suo uomo. E sorride contenta se mangia che poi dopo prepara anche per i figghi e per noi.
Forse cè anche il libro delle battaglie lì dentro. Quello con la copertina rossa del fascismo e le cose di guerra del popolo italiano che ci stanno nei quadri. E gli Orazi e Barletta e Adua e tutte quelle donne un poco a nura che io me le sognavo qualche volta anche se non dovevo.
Credo che ci ho messo anche il vecchio macinino del caffè nel baule.
"Fatti rari tannicchia di cafè do Zu Turi!"
E io partivo tutto contento che finalmente uscivo. Ero grande. E di sicuro sarebbe arrivata qualche avventura.
Il baule lo guardo qualche volta. Certe volte arrivo ad accarezzarlo anche. Ma tanto non ci entrerebbe più niente.

martedì, novembre 27, 2007

13,20 tangenziale ovest

che tu scriva
ancora
credo sia già qualcosa

narrami
allora
un sapido ricordo

o di questi ingorghi d'anime scorate
al tumular dell'ora

venerdì, novembre 23, 2007

Lariano

Non così.
Non il visto,
ma il vero al Vero serve
e morte
- raggiante, amorosa morte -
se Pietà,
al quieto tuo miraggio,
risponde.

martedì, novembre 20, 2007

[Condomini] Ignazia Aragonese

Il suo primo figghio cera nato che lei ciaveva tredici anni.
Nel palazzo nessuno senera accorto di quella panza che unchiava. E non era facili sapiri del resto pecchè la carusidda nisceva poco dalla sua casa e sempre con la famigghia che mancu nella scuola andava.
Questi fatti però il giudice di sicuro non li conosceva. Pecciò ci livau la creatura. Pecché vide che lei non capiva nenti di quello che ci dicevano gli altri e la sua famigghia non ciaveva soldi per mangiare. E così la fece partorire e poi la rimandò di nuovo a casa.
Io non dico che fece male fatto sta però che dopo due anni e tannicchia di confusione che si sentiva ogni tanto arreri alla sua porta ce ne spuntò unaltro di picciriddu. Macari questo ce lavevano levato e per evitare altre cause e travagghi al tribunale decisero di metterla in un posto tranquillo con i pazzi e le monache.
Era da pochi giorni che era tornata e sera fatta ancora più bedda. La vedevo ogni tanto al balcone.
Cantava ora.
Stava ferma assittata con le mani a camuriarisi la faccia e dalla bocca le usciva una voce dangelo. Cantava tutto il giorno la stessa canzone. Forse laveva imparata in quella casa. Io non ci capivo nenti pecchè era una canzone degli inglisi però mi piaceva sentirla mentre ripeteva quella musica. 
La polizia dice che è stato un incidente. Io nel muro vicino a dove è caduta ciò messo un cartoncino per ricordarla:
Ignazia Aragonese 1981-2000 

domenica, novembre 18, 2007

Appunti modenesi

questo t'amo lontano
a cercarlo lo trovo
aprendo questa mano
ché la tua mi manca
e anche questa notte
che mi stanca d'assenza
non voluta non cercata
faccio finta mai sia stata
e vivo

venerdì, novembre 16, 2007

Il poeta con poesie di Giorgio Bassani, Elio Pagliarani, Sandro Penna

"Se la poesia deve essere ormai - come tu dici -
 
considerata né più né meno d'un semplice

strumento di comunicazione
uguale a tantissimi altri ebbene
sia
Comunicare tramite l'arte del resto fu ognora
la mia ambizione suprema
pur se non giunsi mai e poi mai
a sperare di riuscirci persino con te
coglione" *

Ieri alla scuola di scrittura mi hanno spiegato come il mio pensiero manchi di spazialità e forza evocativa. Ho chinato il capo un po' disperato, pensavo già ai soldi buttati via.
Il Maestro, forse intuendo quel vergognoso pensiero, mi ha subito dopo incoraggiato e rivelato, con quelle belle frasi che gli sono proprie, lo spessore autobiografico delle parole da me elencate. Forse non tutto è perduto.
Il fatto è, caro lettore, che io (Didattico Dorelli, di anni Quaranta, di professione Disoccupato) lo so già da me di non essere capace! Ma la mia fidanzata sostiene il contrario e, complici le innumerevoli poesie a lei dedicate, e segretamente, nonché diligentemente, copiate, mi son visto così costretto a seguire il suo "consiglio" (metto tra parentesi quest'ultima parola perchè forse qualcuno di voi sa già di cosa parlo e di come sono certe donne) dando, per questa nobile causa, fondo ai miei ultimi risparmi.

"Ma dobbiamo continuare
come se
non avesse senso pensare
che s'appassisca il mare" *

Alcune volte, confesso, ho tentato di rivelarle tutto, ma come? Insicuro della risposta da dare a quest'ultima domanda ho sempre rimandato ed ora spero solo di riuscire a mettere, su carta, qualche poetica parola in un momento di grazia; magari oggi dopo aver fatto l'amore o in altra pari o strana occasione. Dopo, mi son detto, potrei sempre dire di aver perso la grazia suprema del compositore. Fino ad ora, però, la vena non è mai arrivata.

"Oh nella notte il cane
che abbaia di lontano.
Di giorno è solo il cane
che ti lecca la mano." *

Mio buon lettore, cosa dirti? Chiudo qui i miei pensieri che ad andar oltre non son capace; certo però la prossima volta, la prossima donna, mi accontenterò di pronunciare un "ti amo".


* Poesie di Giorgio Bassani, Elio Pagliarani, Sandro Penna.

giovedì, novembre 15, 2007

[Condomini] ABP

E cera questo caruso anche che il nome e il cognome pimmia era difficile a ricordare pecchè a lui tutti ci dicevano Abbipi invece di chiamarlo.
E Abbipi mi faresti questo e Abbipi mi faresti questaltro ci gridavano a lui quelle lavannare del palazzo e iddu a tutte ci rispondeva di sì e poi però faceva i cazzi suoi ca sinni futteva. Nonostante questo però nessuna ci diceva mai niente e anzi ciarrialavano caramelli come se fosse stato utile davvero.
Io ero già più vecchio e per questo non giocavamo assai insieme. Solo una volta mi ricordo ce ne siamo stati vicini un po' più di tempo.
Era piovuto tutta la notte e la mattina anche e io non c'erò potuto andare a scuola che non si passava con quel fango. Poi allimprovviso era spuntato vento e un sole come destate e io ero sceso sotto a giocare. Non cera nessuno. Anzi no. Cera Abbipi davanti a una pozza ranni come a un laghetto che ci ittava pettri dentro. Massittai sopra a un muretto poco distante e mi misi a taliari quello specchio di terra e acqua. Dopo un poco vinni anche lui.
Il cielo azzurro e le nuvole passavano veloci lì sopra. E i muscuni e lacidduzzi e i pinseri anche.
"Quando addivennu ranni ci potrò ittari pietre in faccia a tutti" mi rissi. Però è assai che non lo vedo.

mercoledì, novembre 14, 2007

Ormai hai nove anni


domani disarcionerai l'eroe
e non capirò
non saprai

domani
forse

ciechi
oggi si gioca
a rintracciare lo specchio


lunedì, novembre 12, 2007

Falsa indagine

Cerchi forse riparo dalla pioggia
ma il tuo giocare - la falsa ritrosia,
il lucido cuore su cui nulla poggia -
sterile appare, spenta fantasia.

Forse è sangue ciò di cui hai paura,
ma se, nell'affrontare le battaglie,
nascondi la più vera tua natura,
chi vorrà vivere tra quelle maglie?

Non sono feroce - come tu credi -
e cerco inutilmente di esser vero,
ma è solo quell'inutile che vedi

quando, vicino te come straniero,
mi affaccio, nudo ora, a indagare.
Ancora mare. E picchi da scalare.
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venerdì, novembre 09, 2007

Il pregante interrogativo

Non riusciva proprio a crederci, eppure... ripensando a certe parole, allo strusciare casuale nei giorni di festa, al leggero tremolio di quelle mani quando la domenica sfioravano le sue... avrebbe dovuto capire, avrebbe dovuto intuire... ed ora? Non sapeva proprio cosa fare...
"Maria vieni è pronto"
La voce di sua madre la fece trasalire, rialzò in fretta gli slip e scappò in cucina.
"Cos'hai? Sei tutta rossa!"
"Credo di avere un po' di febbre"
"Vieni qui! Fai sentire. Ah! Benedetta figliola! Ti avevo detto di non uscire per Natale, magari è..."
"Ma mamma!"
"E sì, e sì... ne avrai tante di feste! Che vuoi che..."
"Non vedo niente di pronto"
"Non senti questo profumo? Guarda dentro il forno"
Il sorriso nascosto dietro quell'ultima frase le fece capire tutto; magari sottraendole il gusto della sorpresa ma, di certo, restituendole la fame.
"Don Aldo mi ha chiesto se di pomeriggio passavi per le prove"
"E' stato qui? Ma perché non mi hai..."
"Dormivi"
Maria abbassò il capo. Il pane caldo le bruciava le dita. Avrebbe deciso dopo, c'era tempo.

mercoledì, novembre 07, 2007

Smettere di fumare riduce il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari mortali

Quando ti affacci non sempre puoi vedere tutto: anche se ti sporgi, anche se ti arrampichi sulla balaustra e ti viene paura di volare.
Quando ti affacci ci sono le persone e le macchine e la vita, da qualche parte, che, lucida, ti sfiora. Sarà solo questa leggera brezza, ti dici, e con gesto rapido alzi la cerniera della felpa con le strisce laterali da carabiniere.
Quando ti affacci vorresti sempre incrociare lo sguardo della ragazza che ascolta i Joy Division, quella che una volta hai sorpreso in mutande ad annaffiare i fiori e ti ha sorriso. Sono mesi ormai che la sua finestra è chiusa e una ragnatela si è impossessata dell’angolo in alto sul balcone.
Brilla, a volte, padrona di misteriosa luce.

Quando mi sono affacciato, oggi, tutto pareva lontano. La mia miopia ho pensato, e ho chiuso le imposte.

Franco Fortini - Internazionale

Noi siamo gli ultimi del mondo. - Ma questo mondo non ci avrà.
Noi lo distruggeremo a fondo. - Spezzeremo la società.
Nelle fabbriche il capitale - come macchine ci usò.
Nelle sue scuole la morale — di chi comanda ci insegno.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un ‘altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà.

Noi siamo gli ultimi di un tempo — che nel suo male sparirà.
Qui l’avvenire è già presente. Chi ha compagni non morirà.
Al profitto e al suo volere – tutto l’uomo si tradì.
Ma la Comune avrà il potere. – Dov’era il no faremo il sì.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà

E tra di noi divideremo — lavoro, amore, libertà.
E insieme ci riprenderemo — la parola e la verità.
Guarda in viso, tienili a memoria — chi ci uccise e chi mentì.
Compagno, porta la tua storia — alla certezza che ci unì.

Questo pugno che sale — questo canto che va
è l’Internazionale, — un ‘altra umanità.
Questa lotta che eguale — l’uomo all’uomo farà
è l’Internazionale. — Fu vinta e vincerà.

Noi non vogliamo sperar niente. — Il nostro sogno è la realtà.
Da continente a continente — questa terra ci basterà.
Classi e secoli ci hanno straziato — fra chi sfruttava e chi servì.
Compagno, esci dal passato — verso il compagno che ne uscì.

Franco Fortini 1968, 1971, 1990, 1994.

lunedì, novembre 05, 2007

oggi

Altro non dire
alle labbra

ché quel ti amo
riposi

difeso da baci
e paure.

domenica, novembre 04, 2007

Cinque minuti

20 Luglio 2004 ore 22.50

Cinque minuti esatti, ho cinque minuti per creare questa storia... ed un personaggio.
Ecco lo vedo, appare un po' spaesato tra strade che conosce benissimo ma a guardarlo bene si comprende che quello è il suo modo di camminare: testa bassa a scansare escrementi, braccia rigide, pensieri altrove.
Improvvisamente si ferma per raccattare qualcosa. Un pezzo di vetro, si direbbe. Con gesto rapido incide il palmo della mano sinistra, poi lo getta via. Una striscia di sangue. Mi accorgo solo ora delle antiche macchie rossastre che anticipano sul marciapiede il suo cammino.

20 Luglio 2004 ore 22.55

sabato, novembre 03, 2007

Ricomposizione


Nuvole ad incastri, sotto una striscia di sole,
artigliano la pazienza mia,
del giocatore.

Narcotizzati, immagino, i sensi ma,
poi, improvviso, un dettaglio
a negare attenzione.

E' tardi, allora. Ti alzi.
Lo faccio anch'io,
ad ignorare questo scuotersi del cuore.

[Condomini] Abou El Sayed

Stamattina mi visti spuntare davanti alla mia casa i carabbineri.
Avevano bussato a tutte le porte ma nessuno ciaveva aperto. E cetto. La signora Agnello di sicuro non cera e sarà dovera con il suo carusiddu. Nelle altre case del primo piano a quellora non cera nessuno. Forse lamericana. La signora Alagna al secondo piano. Ma capace che era uscita per cercare sua figghia in qualche vanedda.
Comunque sunanu da me.
"Buongiorno -mi disse il più giovane- stiamo cercando un certo Abu Elsaied. Sa dirmi se abita in questo palazzo?"
Lo guardai come si talia una bottiglia china dopo una imbriacatura. Di sicuro cercavano il marocchino.
Da quando sera messo dentro casa la moglie di Antonio sera fatto la macchina nuova e tanti amici. Lo venivano a trovare la sera. Uno entrava e uno nisceva. Qualcuno del palazzo sera lamentato per il portone che rimaneva sempre aperto la notte ma lui per farli stari muti un giorno ciaveva fatto mettere con i suoi soldi la chiusura automatica.
"Maresciallo qua ci stanno tante famigghie - ci rissi- no sacciu come si chiamano tutti. Forse allottavo piano"
Quando scinnenu Abù era in mezzo alle divise e piangeva. Angela lo seguiva in silenzio però non ci andò nella macchina con loro.
Pochi minuti dopo era dietro la mia porta che bussava.
Aveva ancora la vestaglia di casa tutta rossa con i fiori e un paio di tappine con le perline.
"Totò! Totò! Su puttanu! E ora comu fazzu? Sti bastaddi!"
Chiangeva Angiluzza e la faccia ci diventava tutta piena di strisce nere.
Ci resi un fazzoletto e labbracciai strettastretta. La conoscevo da quando era nica e riempiva le bottiglie alla fontana.
Mi cuntò tutte le sue cose.
Che lei ci voleva bene veramente a Abù e che per campare ci volevano i soldi e quel disgraziato di Antonio non ci voleva dare il divorzio che se lei poteva a questora già se lera già sposato a lui anche lindomani. Accussì avissi fatto e allora non ce lo avrebbero portato via per il permesso e tante altre cose che quasiquasi piangevo anche io con lei.
"Non ti preoccupare!" Non ti preoccupare ci ripetevo. E nel mentre continuavo a stringerla e ci facevo tante carezze. Na facci. Sopra le minne. In mezzo alle cosce.
Poi finalmente si calmò.

venerdì, novembre 02, 2007

Confini

Confini.
Attese smembrate
nei riflessi. Silenzio.
Notte sui duelli
delle fronde, senza terra
il vento.
Ombre.

giovedì, novembre 01, 2007

fiuuu

ora esco, saranno ormai due anni che non vedo altro che queste lunghe crepe, il latte a scaldare sul fornello, le foto, ora esco, dalla finestra ho osservato il cielo, il vento, siamo in pochi a conoscerlo, loro pensano che non si possa vedere, annusare, forse, toccare, con il palmo ben aperto aprendo e chiudendo le dita, tagliando, ma ora. ora esco e più in là la strada e quei rumori, le voci, i fantasmi di luce. erano le tredici e venticinque del sedici marzo millenovecentonovantanove, il coltello nella mano destra illuminava la fetta di pane, ed esplodeva, la marmellata, e rideva, e parlava, e iniziava a raccontare, e tu, tu non sei capace di, tu non potresti fare, tu non riusciresti a. ora esco, la gattina pare mi voglia salutare, è di fragola come il muro su cui osservo le foto, lo specchio, a volte lo prendo tra le mani e osservo il mio corpo, le gambe, il torace, l'inguine, una volta è caduto per terra ma non si è rotto, sapete le disgrazie, eccetera, ma non si è rotto, dicevo, e l'ho di nuovo raccolto, e il muro. ecco, li sento. sono arrivati. ora esco, ora esco. no, non sono loro, i miei amici e parliamo, cosa? dimmi, no, ti ho detto che non sono loro. dormi, dormo.